Non limitatevi a fare una cosa e cercare di venderla, ma riprogettatela e poi ancora ricontrollate il processo di produzione.
Edwards Deming
Il punteggio in libertà economica
Il punteggio in libertà economica dell’Italia è 58,8, che situa la sua economia al 92º posto della classifica stilata dall’Index of Economic Freedom 2012. Il punteggio complessivo è inferiore di un punto e mezzo al risultato dell’anno scorso, con una flessione significativa nella libertà dalla corruzione e nel controllo della spesa pubblica. L’Italia si piazza al 36º posto tra i 43 paesi della regione europea e il suo punteggio è leggermente inferiore alla media mondiale.
Andamento tendenziale della libertà economica italiana Vedi figura
Raffronto con gli altri paesi
A dispetto dei ripetuti tentativi di riforma, il cammino del paese verso l’istituzionalizzazione di una maggiore libertà economica è stato incerto e relativamente improduttivo. I rimedi di breve respiro non hanno sortito effetti di rilievo. Quel che è peggio, nell’assenza di un efficiente sistema giudiziario che garantisca una risoluzione effettiva e tempestiva delle vertenze legali, le basi della libertà economica rimangono deboli. La corruzione, che non di rado coinvolge funzionari pubblici, rappresenta un problema di crescente gravità ed intacca gravemente la fiducia nei poteri pubblici.
La crisi del debito sovrano che sta attualmente infuriando in Europa ha avuto un peso considerevole sulla stabilità macroeconomica. Il drastico aumento degli oneri debitori, aggravato da debolezze strutturale, sta indebolendo la competitività sul lungo periodo. Con un debito pubblico pari al 120 per cento del PIL e in continuo aumento, le possibili scelte politiche risultano sempre più limitate. A casa della complessità del quadro normativo e dei costi elevati che comporta lo svolgimento di un’attività economica, una considerevole percentuale di queste ultime rimane nel settore informale, ossia nell’economia sommersa.
Contesto politico-istituzionale
Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che aveva ottenuto nel 2008 un terzo mandato alla testa di una coalizione di centro-destra, ha annunciato le proprie dimissioni nel novembre 2011, in quanto i dubbi espressi in merito alla sua guida in campo economico e i ripetuti scandali nella sua vita privata avevano distolto l’attenzione dalle riforme economiche più urgenti. Le rivolte che si sono verificate nel corso del 2011 in Nord Africa hanno causato una forte ondata di immigrazione e l’Italia ha concesso visti d’entrata a breve termine a numerosi immigranti, che sono stati quindi incoraggiati a trasferirsi in altri paesi dell’Unione Europea membri degli accordi di Schengen. Sebbene l’Italia sia uscita dalla recessione a metà del 2009, il suo deficit ha superato le norme dell’eurozona, il tasso di crescita della sua economia è uno dei più bassi dell’UE e la disoccupazione è elevata. Tra gli altri problemi che continuano a persistere vanno rilevati la criminalità organizzata, l’immigrazione illegale e il durevole squilibrio tra un Nord prospero e industrializzato e un Sud meno sviluppato e prevalentemente agricolo.
Stato di diritto
I diritti di proprietà e i contratti sono tutelati, ma i procedimenti giudiziari sono estremamente lenti e molte aziende preferiscono raggiungere composizioni stragiudiziali. L’ordinamento legale è vulnerabile a interferenze di ordine politico. Il rispetto della proprietà intellettuale non raggiunge gli standard di altri paesi sviluppati dell’Europa occidentale. La diffusa corruzione ha favorito una cultura di illegalità e l’evasione fiscale e ha indebolito il rispetto per la magistratura.
Peso dello Stato
L’aliquota più elevata dell’imposta sul reddito delle persone fisiche è pari al 43 per cento, mentre quella dell’imposta sul reddito delle società è del 27,5 per cento. Le persone fisiche sono altresì soggette a modeste imposte sul reddito a livello regionale e municipale. Tra le altre imposte vi sono l’imposta sul valore aggiunto (IVA) e la tassa di successione. Gli oneri fiscali complessivi ammontano al 43,5 per cento del PIL. La spesa pubblica è cresciuta fino a raggiungere il 51,8 per cento della produzione interna complessiva. Il deficit rimane elevato e il debito pubblico supera le dimensioni dell’intera economica italiana.
Efficienza della regolamentazione
Avviare nuovi investimenti e nuove attività produttive è ancora un procedimento macchinoso. Le insufficienti capacità amministrative e la complessità del quadro normativo causano ritardi e aumentano i costi delle attività imprenditoriali. Le rigidità del mercato del lavoro, che ancora rimangono, limitano la vitalità dell’occupazione e il mercato del lavoro sommerso conta per una percentuale significativa dell’occupazione. La stabilità monetaria è stata mantenuta in modo relativamente efficace e l’inflazione è sotto controllo.
Apertura dei mercati La media delle tariffe ponderata per i volumi di scambio è bassa, ma le onerose barriere non tariffarie fanno aumentare i costi degli scambi. Ufficialmente gli investimenti dall’estero sono benvenuti, ma una burocrazia complessa e l’arbitrarietà nell’applicazione delle normative continuano a rappresentare un impedimento ad una crescita dinamica degli investimenti. Il sistema finanziario, per quanto relativamente ben sviluppato, è soggetto a interferenze politiche e le banche sono state fortemente provate dalle ripercussioni della crisi europea del debito sovrano.
Variazioni dei punteggi
Stato di diritto
Diritti di proprietà: 0
Libertà dalla corruzione: –4,0
Peso dello Stato
Libertà fiscale: –0,4
Spesa pubblica: –9,2
Efficienza della regolamentazione
Libertà delle attività economiche: +0,1
Libertà del lavoro: –1,4
Libertà monetaria: –0,1
Apertura dei mercati
Libertà degli scambi: –0,5
Libertà di investimento: 0
Libertà finanziaria: 0
12 gennaio 2012
Tratto da Istituto Bruno Leoni
Per un approfondimento su come l'Italia sia arrivata al limite del baratro si rimanda al successo editoriale
E. Caruso, L'estinzione dei dinosauri di stato.