La difficoltà di un problema non ha mai impedito a uomini e donne di proporre fiduciosamente delle soluzioni
Aldous Huxley
Nel momento in cui buttiamo via qualcosa, stiamo gettando molto di più di volgare "spazzatura". Un vecchio telefono cellulare, per esempio, contiene molti metalli preziosi di cui siamo molto carenti in Europa. Una tonnellata di questi dispositivi può contenere fino a 280 grammi di oro, 140 grammi di platino e palladio e 63 chilogrammi di rame.
Sembra ovvio che questi non sono rifiuti che si possano buttare: sono una risorsa di grande valore che dobbiamo riciclare. Ogni cittadino dell’Unione europea produce in media più di 500 kg di rifiuti urbani ogni anno. Gestire questi rifiuti ha un impatto enorme sull’ambiente. Molti di questi rifiuti sono ancora inviati in discarica, mentre molto di ciò che buttiamo potrebbe essere riusato o riciclato per realizzare nuovi prodotti.
Si stima che i materiali inviati in discarica potrebbero avere un valore commerciale annuo di circa 5,25 miliardi di euro. Nel 2005 l’Ue si era posta l’obiettivo di diventare una "società del riciclaggio" che non solo evitasse di produrre rifiuti, ma li utilizzasse anche come risorsa. Riciclare fornisce all’industria dell’Ue materie prime secondarie di grande valore e significa che possono essere utilizzate meno risorse naturali. L’energia può essere recuperata dai rifiuti negli inceneritori moderni per produrre elettricità e calore. E il compost di buona qualità ricavato dagli scarti alimentari e vegetali può migliorare la qualità del suolo e sostituire i fertilizzanti.
Il recupero è un’opportunità economica: un intero settore è stato creato per occuparsi del riciclaggio dei rifiuti e nuovi mercati sono stati sviluppati per comprarli e venderli. Oggi le imprese che si occupano di gestione dei rifiuti solidi e di riciclaggio hanno un volume d’affari di oltre 137 miliardi di euro. Insieme queste aree creano 2 milioni di posti di lavoro e almeno mezzo milione di nuovi posti potrebbe essere creato se gli Stati membri riciclassero il 70% dei loro rifiuti.
Nel 2008, le politiche di gestione dei rifiuti hanno avuto un’importante revisione con l’adozione della nuova direttiva quadro che introduce un ordine di priorità per la gestione dei rifiuti. In cima alla gerarchia di 5 livelli c’è la prevenzione, seguita dalla preparazione per il riutilizzo, dal riciclaggio e da altre forme di recupero, con lo smaltimento (ad esempio in discarica) in fondo alla gerarchia. L’obiettivo è di far sì che gli Stati membri spostino la propria gestione dei rifiuti in alto nella gerarchia. La direttiva fissa obiettivi ambiziosi per i paesi Ue per aiutarci a raggiungere gli obiettivi di lungo termine, ad esempio il riciclo del 50% dei rifiuti urbani e il recupero del 70% dei rifiuti da costruzione e demolizione entro il 2020. Gli Stati membri devono anche modernizzare i propri piani di gestione dei rifiuti e fissare programmi di prevenzione entro il 2013. La legislazione europea sui rifiuti fissa target vincolanti per gli Stati membri sul recupero e il riciclaggio/riutilizzo di rifiuti urbani, batterie, rifiuti da costruzione e demolizione, veicoli a fine vita, imballaggi e rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Per quest’ultimo filone, noto come Raee (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), è attesa una crescita fino a 12 milioni di tonnellate annue nel 2020. La Commissione sta rafforzando la propria politica in questo settore e ha proposto un nuovo ambizioso obiettivo di raccolta pari all’85% di tutti i Raee prodotti in ognuno degli Stati membri dell’Ue. Questo nuovo obiettivo sosterrà un maggiore riciclaggio dell’e-waste. Contribuirà inoltre ad affrontare il problema delle esportazioni illegali di rifiuti elettronici. I principali elementi della proposta della Commissione sono stati condivisi dal Parlamento europeo nel febbraio 2011 e sono stati nuovamente dibattuti dagli Stati membri in sede di Consiglio europeo. Un recente rapporto sui risultati degli Stati membri nella prevenzione e riciclaggio dei rifiuti mostra che mentre molto è stato fatto, siamo ancora abbastanza lontani dal raggiungere l’obiettivo di diventare una società del riciclaggio.
Nella maggior parte degli Stati membri, la quantità di rifiuti urbani da famiglie, uffici e istituzioni pubbliche sta ancora crescendo lentamente, anche se non velocemente come i livelli di consumo. La quantità di rifiuti avviati in discarica è diminuita, l’uso di sostanze pericolose, in particolare nei rifiuti elettrici ed elettronici, si è ridotto e un numero significativo di discariche e inceneritori non in regola con gli standard è stato chiuso o riqualificato per raggiungere gli standard europei.
La quantità media di rifiuti urbani riciclati è cresciuta dal 19% nel 1998 a quasi il 40% oggi. Tuttavia, ci sono differenze significative tra gli Stati membri e tra regioni dello stesso stato. I tassi di riciclaggio variano da pochi punti percentuali al 70%. In alcuni Stati membri il ricorso alle discariche è stato praticamente azzerato, mentre in altri oltre il 90% dei rifiuti viene ancora seppellito nel terreno. Gli Stati membri con i migliori risultati hanno dimostrato che è possibile raggiungere molto più degli obiettivi europei minimi di raccolta e riciclaggio. Essi hanno introdotto con successo una serie di misure economiche e legali, che includono il divieto di conferire in discarica certi flussi di rifiuti, l’introduzione di sistemi di tassazione e tariffazione che favoriscono il riciclaggio e la messa a punto di sistemi in cui l’industria e le autorità pubbliche si interessano di cosa succederà ai prodotti fino alla fine della loro vita, anche prima che siano costruiti.
I rifiuti sono un sintomo dell’uso inefficiente delle risorse e la prevenzione è perciò un elemento importante della strategia della Commissione per l’impiego efficiente delle risorse. Nel mese di gennaio 2011 il commissario Ue per l’ambiente ha lanciato questa strategia, la settima e ultima delle iniziative faro dell’iniziativa Europa 2020, che mirano a costruire una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva per l’Europa. Incrementare l’uso efficiente delle risorse porterà opportunità economiche cruciali, migliorerà la produttività farà scendere i costi e promuoverà la competitività.
Una buona gestione dei rifiuti da parte dei cittadini, delle famiglie, delle imprese e delle istituzioni sta contribuendo a far diventare l’Unione europea una società basata sul riciclaggio e sull’uso più efficiente delle risorse. Inoltre fa risparmiare soldi. Ridurre gli scarti di cibo, per esempio, potrebbe far risparmiare alle famiglie europee fino a 500 euro all’anno. Gli sforzi degli Stati membri e delle famiglie nel separare i rifiuti faranno sì che nel futuro si possa fare un uso migliore di risorse che prima si perdevano nelle discariche. In un recente sondaggio dell’Ue, quasi nove cittadini su dieci hanno affermato di separare almeno alcuni dei loro rifiuti per avviarli al riciclaggio o al compostaggio. Tuttavia, la maggior parte dei cittadini concorda che migliori servizi di raccolta sono necessari per migliorare la gestione dei rifiuti nelle loro comunità. Anche innovazioni tecnologiche e prodotti progettati per essere riciclabili saranno cruciali. Una migliore applicazione e imposizione della legislazione sui rifiuti è essenziale, compreso il rispetto dei requisiti della nuova direttiva quadro rifiuti, in particolare in merito alla prevenzione, dal momento che questo significa che utilizzeremo – e perderemo – meno risorse.
Il rispetto degli obiettivi europei sulla raccolta, sul riciclaggio e sul superamento delle discariche rimane una priorità e alcuni Stati membri dovranno fare sforzi notevoli per raggiungerli. Tutti abbiamo un ruolo da giocare nella costruzione di una società basata sul riciclaggio e sull’impiego efficiente delle risorse. E tutti abbiamo molto da guadagnarci. Aumentare le percentuali di riciclaggio ridurrà la pressione della domanda di materie prime, contribuirà a riutilizzare materiali preziosi che altrimenti sarebbero buttati e ridurrà il consumo di energia e le emissioni di gas serra dall’estrazione e dalla lavorazione di tali materiali. Si tratta anche di un’opportunità economica che non ci possiamo permettere di mancare e anche un'opportunità per la nascita e lo sviluppo di nuove imprese.
A volte quando ci troviamo a dover sostituire una piletta, o eliminare un telecomando o un cellulare la forza della pigrizia ci spingerebbe a gettarlo nel sacco viola, piuttosto che nel sacco grigio o nero; diamo, invece, un senso alla nostra etica portando quell'oggetto ormai inutile nell'area ecologica più vicina.
Revisione del 29 agosto 2012.
Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale il 24 luglio 2012 è entrata in vigore, dal 13 agosto 2012, la direttiva europea sui Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) 2012/19/EU che prevede l’adattamento delle legislazioni nazionali entro il 14 febbraio 2014.
Questa direttiva, che è la revisione della precedente normativa riguardante la raccolta e il riciclaggio delle sostanze pericolose di tipo elettrico ed elettronico (direttiva 2002/95/EC e 2002/96/EC), introduce diverse novità. La prima riguarda nuovi schemi sia di raccolta, in modo che i consumatori restituiscano i loro rifiuti elettronici senza essere gravati di spese, che di vincoli più severi riguardanti i processi di trattamento e riciclaggio di questo tipo di rifiuti. Viene, inoltre, esteso il campo di applicazione a tutte le apparecchiature elettriche ed elettroniche, compresi i pannelli fotovoltaici, e vengono fissati nuovi tassi di raccolta.
Inoltre, nelle nuove apparecchiature elettroniche i materiali particolarmente tossici o pericolosi, come piombo, mercurio, cadmio, cromo esavalente e altri, dovranno essere sostituiti con materiali alternativi più sicuri.
Nella direttiva si fissano come obiettivo iniziale, in fase transitoria, quello del recupero all'80% e del riciclaggio al 75%, salvo alcune specifiche eccezioni, mentre a regime si dovrà raggiungere un recupero dell'85% e un riciclaggio dell'80% del materiale elettrico ed elettronico commercializzato in Europa. In particolare, è stato definito un nuovo modo di calcolare il volume di rifiuti: l’Italia dovrà passare da una media pro capite di 4,2 kg ai circa 7,5 richiesti entro il 2016 e i 10 kg/ab nel 2019.
Il nuovo testo rafforza, inoltre, il sistema di vigilanza e il controllo per contrastare il traffico clandestino e illegale di rifiuti elettronici che ha assunto dimensioni allarmanti in Europa. Sfuggono al controllo, infatti, circa tre quarti dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche prodotte in Europa, mentre per quelle raccolte e di cui si ha notizia solo un terzo è stato adeguatamente trattato e riciclato, gli altri due terzi finiscono in parte nelle discariche e in parte riciclati al di fuori dell’Europa con sistemi di riprocessamento inadeguati o al di fuori degli standard europei. Il materiale elettronico così ricavato viene poi ri-immesso in Europa.
La nuova direttiva punta anche alla prevenzione della produzione di rifiuti elettronici e attraverso il loro riutilizzo, riciclaggio e altre forme di recupero, alla riduzione del volume dei rifiuti da smaltire. Inoltre, considera il recupero di alcuni materiali presenti nei rifiuti elettronici una vera fonte di ricchezza, come nel caso delle cosiddette terre rare (come antimonio, berillio, gallio, germanio, niobio, tantalio). La loro rarità è data dal fatto che, a prescindere dall’esistenza di giacimenti sfruttabili, sono realmente estratti in pochi paesi del mondo. 14 di questi elementi sono considerati critici dall’Unione Europea, anche perché la scarsezza determina un cospicuo innalzamento del loro costo.
La raccolta e il recupero dei RAEE, oltre a limitare il danno ambientale derivante da un loro smaltimento non appropriato, costituisce per l’Europa una delle maggiori opportunità di approvvigionamento di risorse e materie prime ad elevato valore aggiunto.
Corrado Caruso
22 luglio 2012