Il settore delle ceramiche e l'ambiente


Oggi per essere competitivi nel business occorre essere propagandisti del brand green
Eugenio Caruso


E’ noto che il settore delle ceramiche è poco green: è fortemente energivoro, richiede il consumo intensivo di acqua ed è, spesso, inquinante dell’atmosfera. Nonostante ciò qualche risposta positiva è emersa da una prima indagine condotta nel distretto ceramico, realizzata da Focus Lab, con il sostegno del Comune di Fiorano Modenese, Confindustria Ceramica e Cerform, e presentata nell’ambito della prima edizione del Festival Green Economy di distretto. L’indagine ha coinvolto un campione di 40 imprese del settore, il 55% grandi, 25% medie e 20% piccole; i settori produttivi di provenienza sono stati per il 63% la produzione di materiali ceramici, per il 25% la produzione di impianti per ceramica e il restante 13% dal settore dei colori, adesivi e smalti.
L’indagine è stata suddivisa in 8 aree:
- green production (tecnologie)
- green product (prodotti)
- green business (commercio)
- green management (gestione)
- investimenti
- benefici
- motivazioni
- prospettive e condizioni.
Processi e prodotti Green
A livello di processi produttivi, un numero molto elevato di imprese del settore (85%) ha messo in atto misure che riducono gli impatti ambientali. In particolare il 60% delle aziende dichiara di utilizzare impianti che riducono i consumi energetici e i consumi idrici. Sono inoltre in aumento gli impianti di cogenerazione, che coprono il 18% dell’energia totale utilizzata nel processo, i forni a efficienza energetica e gli impianti recupero di cascami energetici. Sono ancora scarsi gli apporti da energie rinnovabili, che forniscono il 3% dell’energia complessiva. Le certificazioni ambientali di processo (EMAS e ISO14001) vedono nuove imprese adottarli, ma il numero è abbastanza stabile rispetto agli anni precedenti, con qualche novità sul fronte gestione della sicurezza (OSHAS 18001).
Per quanto riguarda i prodotti, circa il 30% delle imprese dichiara di avere almeno una certificazione ambientale di prodotto (Ecolabel, Anab-Icea) e circa il 55% dichiara di produrre alcune linee di prodotti in conformità con criteri dello standard LEED (Leadership in Energy and Environmental Desing), standard internazionale che certifica gli edifici secondo i criteri di edilizia sostenibile (Green Building).
Sono in corso valutazioni per ottenere la certificazione EPD, come nuovo strumento di valutazione dei diversi impatti ambientali lungo il ciclo di vita del prodotto ceramico e come fattore di distinzione rispetto ai concorrenti.
Questi sistemi di certificazione che attestano la performance ambientale di alcuni prodotti ceramici hanno avuto un notevole impulso in ragione della loro efficacia come leva competitiva nei confronti dei concorrenti stranieri in mercati ad elevata domanda di prodotti green nell’edilizia e architettura sostenibile da parte di progettisti e investitori immobiliari. In particolare sono 29 i marchi commerciali che si fregiano della certificazione Ecolabel e 38 le imprese che possiedono prodotti LEED Compliant. Una quota significativa di imprese (17%) utilizza infine imballaggi e pallet certificati secondo gli standard FSC e PEFC, che attestano la provenienza della materia prima legnosa da coltivazioni gestite in modo sostenibile.
I punti di forza e le criticità
I punti di forza green della ceramica industriale sono i seguenti:
- riciclo quasi totale dei reflui,
- recupero di scarti di altre produzioni,
- procedure secondo certificazioni ambientali di prodotto e processo con vari standard,
- numerose azioni di responsabilità sociale,
- notevoli caratteristiche green in fase di consumo della piastrella (come durabilità, riciclabilità, resistenza, non tossicità, igienicità).
Inoltre, i nuovi rivestimenti ceramici si caratterizzano per essere più sottili (2/3 mm), consentono la riduzione di materie prime e del peso del prodotto finito, con minori volumi di carico e minori emissioni nei trasporti, nonché nuove caratteristiche funzionali (fotovoltaico, funzioni antibatteriche, fotocatalittiche), per nuovi utilizzi di arredi interni, pareti ventilate e arredo urbano con rivestimenti ceramici.
Le aree di debolezza green lungo il ciclo di vita sono:
- rapporto tra estrazione delle materie prime e loro rigenerazione,
- approvvigionamenti a lunghe distanze,
- consumi consistenti idrici ed energetici nella fase di produzione,
- macinazione,
- consumi idrici e gas CO2 nelle fasi di atomizzazione, essicazione e cottura;
alcune criticità green sono da registrare:
- sul fronte degli imballaggi,
- sulla gestione della logistica merci,
- sugli spostamenti casa-lavoro delle persone;
è ancora scarso l’utilizzo dei nuovi strumenti gestionali di rendicontazione delle performance green e sociali e delle procedure di green procurement.
Gli investimenti
Per quanto riguarda gli investimenti green, complessivamente le aziende del settore investono circa il 13,6% (anno 2010). Gli investimenti maggiori sono stati effettuati in progetti di sviluppo di prodotti con caratteristiche green in termini di recupero di scarti industriali pre e post consumo; seguono gli investimenti su nuove tecnologie, mentre molto scarsi quelli per il green management.
Si conferma che le ragioni principali degli investimenti green sono quelle di ottenere una distinzione commerciale a livello di processo produttivo e di prodotti commercializzati, una scelta legata alla cultura imprenditoriale e alla necessità di svolgere una prevenzione rischi e costi. I benefici indicati finora sono infatti diversi in ordine di rilevanza:
- la possibilità di allargare il mercato di riferimento a nicchie di consumatori green
- l’aumento di efficienza nell’uso di risorse in entrata
- il miglioramento nelle relazioni con i clienti e i progettisti.
Prospettive e condizioni per un approccio Green
Rispetto alle prospettive, le imprese prevedono infine investimenti maggiori principalmente nel miglioramento green delle tecnologie e dei prodotti e, in forma ridotta, su management e comunicazione. Rispetto alle condizioni necessarie per un’adesione alla green economy, la richiesta prioritaria indicata è quella di una maggiore formazione ai dipendenti e ai quadri aziendali, seguita da incentivi premianti concessi da enti pubblici, dall’utilizzo di criteri omogenei green condivisi tra le imprese, maggiori informazioni ai vari stakeholder, nonché un aumento della domanda di prodotti green ceramici da parte degli enti pubblici (Green Public Procurement), ancora poco diffuso.
In sintesi, lo sviluppo della green economy nel settore ceramico ha, secondo le stesse imprese, necessità di una serie di investimenti tecnologici e di risorse umane per introdurre misure migliorative, provenienti sia da parte delle stesse imprese, che da parte delle pubbliche amministrazioni. Nell’insieme, il settore ceramico dimostra di essere un settore player attivo da tempo, con progressi tangibili qualitativi e quantitativi rispetto alla riduzione di vari impatti lungo il ciclo di vita del prodotto e sulla promozione di nuovi prodotti con profilo green. I nuovi strumenti di politica e gestione per la green economy per imprese ed enti pubblici sono già disponibili; è necessario farli conoscere, usarli meglio, svilupparli in ottica di integrazione prodotti-processi-progetti-servizi, e soprattutto, coordinarli con partnership maggiormente integrate.
Tratto in parte da Ecoscienza - Maggio 2012

Corrado Caruso - 23 agosto 2012


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