La patrimoniale di Monti secondo Oscar Giannino


L'innovatore ha i propri nemici tra i conservatori e ha solo tiepidi sostenitori tra coloro che sperano di trarre vantaggio da nuove leggi.
Machiavelli


Oggi è san Giosafat, nome che evoca la valle dove tutti dovremo trovarci per la conta dei salvati e dei dannati. Mario Monti ha deciso di onorare a suo modo la suggestione. Ha lanciato l’idea della patrimoniale! Ha detto che un'imposta patrimoniale non sarebbe poi la fine del mondo, c’è in molti paesi capitalisti. Il governo ci aveva pensato e ci pensa, ma il punto è avere un data base preciso delle attività degli italiani, mobiliari e immobiliari, per non sbagliare la mira. Un conto è una patrimoniale ordinaria che non fa certo impressione né scandalo al premier, altro un’imposta one off, una botta e via, per far cassa come accadde con Giuliano Amato e/o per abbattere una quota del debito pubblico. Vastissimi echi immediati all’esternazione del premier. Poi smentite dal portavoce di palazzo Chigi, nel senso almeno che il governo non ci riserverebbe la sorpresina, anche se Monti pensa e ha detto quel che ha detto. Mah. Trovarsi Monti nella condizione di Berlusconi, che dice da tempo cose bombastiche sull’euro o su Alfano e poi le smentisce come nulla fosse, è certo una novità. Non piacevole, visto che Monti piace innanzitutto per aver ripristinato la credibilità dell’Italia e dell’istituzione che ricopre. Ma al netto di tutto questo a me sembra che le parole di Monti non siano affatto casuali, né un lapsus né tanto meno una gaffe. Credo si possano invece leggere alla luce di tre diversi criteri. Il primo è politico, e guarda all’Europa. Il secondo è anch’esso politico, e guarda al futuro dell’Italia. Il terzo è tecnico, e ammetto che mi lascia abbastanza esterrefatto. Non credo che molti penseranno alla prima questione, io credo invece che Monti al Financial Times – era quella la sede delle sue dichiarazioni – risponda innanzitutto pensando sempre ai partner euriopei e ai mercati. In questo, fa non bene, ma benissimo. Poiché la Grecia ha appena votato in Parlamento l’ennesima stangata ma ha bisogno di un’ulteriore iniezione di aiuti, e poiché per la Spagna dopo il pasticcetto della Bce l’aria sembra quella di traccheggiare per gli aiuti, mi sto convincendo a differenza di quanto pensavo fino a qualche tempo fa che i tedeschi non siano dell’idea di vincolare l’Italia, prima delle politiche, chiedendo che anche Roma prenda aiuti e firmi condizioni. Credo proprio che Angela Merkel prima delle sue elezioni nell’autunno 2013 non voglia esporsi alla scontata critica di aiutare anche l’Italia, perché la cosa intossicherebbe non poco la sua campagna elettorale. Ergo Monti, previdentemente, in caso lo spread italiano salga per il rischio di instabilità che tutti sanno essere legato alle nostre prossime elezioni politiche, fa capire ai mercati e ai partner europei che ha ancora altre cartucce da sparare. E mica leggere! Io non sono affatto d’accordo nel merito con la sua bomba annunciata, ma per questo rinvio al punto terzo. Secondo. C’è anche un non labile ma semmai fin troppo evidente messaggio, che Monti lancia alla politica interna in tumultuosa evoluzione verso l’appuntamento elettorale. Il premier ha iniziato a modificare sostanzialmente il suo no al proseguimento dell’incarico. Sembrava fermo e netto, sino a pochissimo tempo fa. In Consiglio dei ministri due mesi fa aveva detto che nessun ministro si doveva candidare alle politiche, altrimenti si doveva dimettere. Tre settimane fa la posizione è cambiata, il premier ha ammesso che candidature sono possibili, si augura solo che non siano troppo numerose e che siano bilanciate, cioè di qua e di là e non troppo connotate in un solo schieramento, perché altrimenti il governo ne soffrirebbe nel rapporto con la sua eterogenea maggioranza. E anche nella risposta alla domanda reiterata se continuerebbe a fare il premier, Monti varia ormai le formule. Non è più un no senza condizioni, ma ormai un preferirei di no, un vediamo a che condizioni insomma. Non è certo un caso, che sabato scorso Monti abbia telefonato a un’assemblea di movimenti e liste civiche organizzata da Mario Baldassarri, per rivolgere considerazioni indirizzandole al premier futuro. Dovrebbe occuparsi meno di schemi di alleanze e organigrammi, e più di cose concrete. Per molti, Monti potrebbe iniziare insomma a benedire da lontano ma non troppo quelle parti di politica e di società civile che invocano la continuità del suo governo. Vediamo per esempio che cosa farà il 17 novembre, all’iniziativa del manifesto per la terza repubblica sottoscritto da Italia Futura, Cisl, Acli e sant’Egidio. E’ ovvio che se Monti inizia a non escludere che in caso di parlamento matto, senza maggioranza politica, lui debba restare in sella alla testa di un governo di convergenza ma comunque questa volta politico e fatto da chi ci sta, allora la disponibilità alla patrimioniale è un chiarissimo segnale di non dispacere ma di benevolo e invitante consenso a schemi Pd-Udc come quelli visti in Sicilia, e che sembrano prepararsi in Lombardia. La patrimoniale è per loro, inutile girarci troppo intorno. Sin qui nessun problema, Mario Monti è pienamente legittimato a tutto questo. E’ sul merito della proposta, che a me viene sinceramente da piangere. E’ verissimo che esistono paesi avanzati con imposte patrimoniali ordinarie, ci mancherebbe. Anche noi in Italia facciamo parte di quella schiera, visto che tra Imu e conto titoli e sovrimposte su auto e compagnia cantando l’attuale governo di imposte patrimoniali ne ha introdotte per un pacco di miliardi di euro. Ma il punto di fondo è che bisognerebbe ricordare che una patrimoniale ordinaria ha senso se si rimette mano al sistema fiscale, riequilibrando tra dirette, indirette e patrimoniali il prelievo in modo da esercitare nell’economia reale meno depredazione e sterminio d’impresa e lavoro. Purtroppo, è esattamente quel che Monti ancora una volta non fa. La patrimoniale come ulteriore addendum al record di prelievo fiscale italiano, quando siamo l’unico Paese euroscassato che ha alzato sia le imposte dirette con le addizionali locali, sia quelle indirette con l’Iva e le accise, sia quelle patrimoniali, sarebbe solo un’ulteriore mossa recessiva. Una decisione demenziale, e misuro apposta l’aggettivo perché nonn sopporto chi si dice liberale e poi miete con tasse reddito e speranza invece di cedere attivo dello Stato. Lo Stato che pensa solo a se stesso, alle sue casse, e al suo raggelante potere di impedire crescita, liberale e pro-crescita non è di sicuro. No, non posso essere d’accordo né ora né mai, pur riconoscendo a Monti tutto il prestigio e la credibilità di cui giustamente gode.

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12 novembre 2012



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