Le cassandre del capitalismo. L'animus anti impresa.Orbene, che bisogno c'č di preoccuparsi ora di mali che presto dovremmo sopportare? Perchč anticiparli e guastare il presente per paura del futuro? Seneca Lettere morali a Lucilio Nei primi anni novanta, in Italia, ma anche in altri paesi a forte presenza dello stato nel sistema produttivo, come in Germania e in Francia, la spinta verso la privatizzazione delle grandi imprese di stato diventa sempre più forte e la gente mostra sempre maggiore insofferenza verso questi santuari dell'inefficienza e del corporativismo. Contestualmente a questa politica neoliberista si assiste ad un fiorire di pubblicazioni che preconizzano la fine del capitalismo. Nel 1991, Albero Ronchey, diagnostica i limiti del capitalismo nell'incompatibilità a far convivere due finalità divergenti, quella delle aspettative crescenti, che conduce a forme aberranti di iperconsumo e di edonismo, e quella dei diritti crescenti, cioè l'insieme delle rivendicazioni economiche, sindacali, localistiche, sessuali e generazionali. Aspettative e diritti che sommandosi, secondo Ronchey, nemmeno una società iperindustriale sarebbe in grado di soddisfare. Prima o poi, afferma Ronchey, la curva della crescita della produzione si spezzerà secondo la norma dei fenomeni di forte crescita in presenza di fattori limitanti, quali le finite riserve di energia e materie prime, l'inquinamento, la paralisi delle aree urbane. Ronchey non è catastrofico come il Club di Roma, ma il suo segnale è di forte perplessità nei riguardi del capitalismo. Nel 1993, il filosofo Emanuele Severino svolge un'analisi tesa a mostrare, invece, che l'apparato scientifico-tecnologico sarà la causa del dissolvimento del capitalismo (1), inteso nella sua essenza di soggetto economico che ha come scopo il profitto. La tesi di Severino, secondo cui il capitalismo declinerà poiché dovrà anteporre l'interesse collettivo della salvezza dell'uomo a quello privato del profitto, è una tesi intellettuale e suggestiva, ma forse non tiene conto di un aspetto importante, il capitalismo tende a monetizzare tutto. Ricorda Severino che per Marx il capitalismo incomincia quando il "vendere per comprare" cede il passo al "comprare per vendere", ebbene il capitalismo ha scoperto che anche "la difesa della terra" è un bene che si può comprare per vendere. La difesa del pianeta non sembra quindi affidata alla lotta per la sopravvivenza del capitale, ma alla mano invisibile del libero mercato, il rispetto per l'ambiente non è più un vincolo, ma un prodotto, il consumatore, così come è stato abituato dalle tecniche del marketing a comprare prodotti utili e non utili, sta subendo ora, più o meno passivamente, l'azione promozionale di un nuovo prodotto: l'ecologia. Che essa rappresenti lo strumento per salvare il pianeta, è scontato, ma essa è anche in grado di produrre profitto salvando così l'essenza del capitalismo. Più appropriate sembrano le argomentazioni dell'economista Paul Krugman il quale si chiede come può essere che la svalutazione del baht tailandese, nel luglio 1997, abbia trascinato in una grave crisi economica tutte le cosiddette "tigri" asiatiche, e che un'economia, apparentemente forte, come quella giapponese abbia vissuto la maggior parte degli anni '90 in una situazione di quasi stagnazione. E poi, come spiegare le improvvise crisi del '73 e del '79, quelle del Sud Africa, della Russia, dei paesi dell'America latina. L'economista americano sostiene che nella nostra economia potrebbe esserci una sorta di malattia latente, tuttora sconosciuta agli economisti, che appare qua e là, senza preavvisi, e alla quale gli stati possono essere più o meno vaccinati, malattia che avrebbe avuto la sua massima espressione nella grande depressione degli anni '30. Inoltre Krugman da tempo va sostenendo che l'era delle aspettative crescenti sta morendo, sostituita da un'era di aspettative decrescenti, che coinvolge le classi medio-basse di tutto il mondo, e che sarà difficile far convivere la democrazia con un'economia che produce diseguaglianze sempre maggiori attraverso una continua erosione del reddito per la maggioranza dei cittadini. Un furioso attacco al capitalismo viene, nel 2000, da Giorgio Bocca per il quale il pensiero unico del neo-liberismo avrebbe cancellato le grandi utopie del dopoguerra, a cominciare dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo (2), avendole sostituite con il cinismo e la filosofia del «prendi i soldi e scappa». Per Bocca la Tecnologia serve ad aumentare i profitti delle imprese, a ridurre i lavoratori ad una massa di sottoccupati, diseredati e sfiduciati e a rendere l'umanità suddita delle grandi multinazionali. Scrittori come Bocca, che vedono l'economia attraverso il filtro delle testimonianze d'altri economisti (3) dovrebbero analizzare la situazione di gran parte delle piccole e medie imprese che reggono il peso della maggior parte dell'economia mondiale. È ovvio che l'obiettivo principale resta l'utile, ma in queste imprese è facile trovare il senso vero dei rapporti umani, il gusto della creatività e della sfida, la preoccupazione dell'imprenditore per i problemi dei "collaboratori", il rispetto per l'ambiente e la filosofia del well being. Secondo Thurow (7) le tre grandi aree industriali del pianeta corrono il rischio di una lunga stagnazione se non ricorreranno a drastici cambiamenti: gli Usa hanno necessità di rinnovare il sistema sociale e politico e di ridurre i consumi basati sull'indebitamento, l'Europa dovrebbe creare maggiore ricchezza e lavoro liberandosi dalle rigidità del proprio sistema sociale e investendo nei settori ad alta tecnologia, il Giappone non può più vivere su una produzione orientata esclusivamente al mercato estero e dovrebbe fare un serio sforzo per stimolare sensibilmente la domanda interna. (1) L'antropologo Claude Lévi-Strauss vede nella proliferazione della tecnica una sorta di metastasi che distruggerà la specie umana. «Il verme è nel frutto», dice. (2) Votata nel '48 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite. (3) Eppure lo stesso Keynes, amato da Bocca, metteva in guardia dal credere negli economisti, definiti «spesso dei pazzi che distillano le loro frenesie …» al soldo degli interessi costituiti. (4) Uno dei pochi che, già nel 1996, aveva previsto l'entità e le cause della crisi economica e delle borse che caratterizzerà l'avvio del nuovo millennio. (5) Afferma Thurow «L'inflazione è stata debellata . Ma coloro che l'hanno combattuta si sono talmente fissati di portare avanti la lotta che non si rendono conto di avere già vinto». (6) «Le elezioni, nella maggior parte dei paesi industrializzati, sono ridotte a un sondaggio sulla popolarità dei politici incentrato su questioni insignificanti, dove vince il più telegenico». (7) Si rimanda al successo editoriale L'estinzione dei dinosauri di stato, di E. Caruso Il portale IMPRESA OGGI vi offre un servizio? |
www.impresaoggi.com |