Le rivelazioni dei media europei sulle intercettazioni realizzate dall’Agenzia di Sicurezza Nazionale americana (Nsa) continuano a suscitare molta agitazione. Per il fatto che si sono verificate in tempo di pace e tra alleati. Perché dimostrano che anche diversi servizi europei praticano lo spionaggio, e che vi sono accordi di collaborazione tra questi e gli Stati Uniti. Per la facilità con cui queste pratiche possono essere messe in atto (e lo sono). Ma anche a causa dell’ampiezza delle intercettazioni americane, non paragonabile a quelle realizzate da altri Paesi, che non riguardano soltanto i principali leader (si pensi al caso della cancelliera Angela Merkel) ma anche cittadini come tutti noi. Solo per quanto riguarda la Francia, ad esempio, il quotidiano “Le Monde” ha rivelato che in un mese la Nsa ha raccolto 70,3 milioni di dati telefonici francesi! È ormai certo che tutti noi possiamo dare per scontato di essere spiati attraverso il nostro telefono, perfino attraverso le conversazioni più insignificanti.
Questo scandalo di portata mondiale si rivela tanto più grande in quanto la reazione di Washington oscilla tra denigrazione pura e indifferenza. La vicenda, infatti, sta dimostrando come il cinismo americano caratterizza ormai tanto l’ambito economico quanto quello diplomatico. E illustra altrettanto bene i rischi derivanti dai progressi della tecnica. In nome della lotta alla minaccia terrorista, che certo non si intende negare, le nostre democrazie restringono le libertà: ma solo una parte della popolazione, quella che cerca sicurezza e ordine, approva tali disposizioni. Il segreto, di rigore in questi casi, porta a pratiche illegali, fuori controllo e moralmente riprovevoli.Oggi come non mai il lato oscuro degli Stati non fa che crescere. Allo stesso modo, in nome della lotta contro la delinquenza e l’insicurezza, e per rispondere a una domanda crescente di protezione, si mette in atto un sistema di sorveglianza senza limiti.
Tutte le nostre città sono ormai dotate di telecamere di sorveglianza che osservano le nostre azioni quotidiane. Aeroporti e trasporti pubblici sono sotto controllo, come pure gli edifici di interesse pubblico e gli uffici delle grandi aziende. Lo spazio considerevole, anzi smisurato, occupato dall’elettronica nella nostra vita quotidiana fa sì che sia sempre possibile ottenere informazioni sulle nostre azioni: dove siamo, cosa facciamo, quanti soldi ritiriamo, quali pagamenti effettuiamo, chi chiamiamo e chi incontriamo, qual è la natura dei nostri scambi. Questo pacchetto di misure è una sorta di panopticon (panopticon è un carcere ideale progettato nel 1791 dal filosofo e giurista Jeremy Bentham) moderno molto più elaborato di quello concepito da Jeremy Bentham. Va oltre i sogni più sfrenati dei teorici studiati da Michel Foucault, che desideravano sapere tutto delle nostre società per poterle controllare meglio. La nostra società contemporanea sembra dare ragione agli incubi del Grande Fratello descritto da George Orwell in 1984. Avvocati, filosofi, ma anche, sempre più, semplici cittadini sono allarmati da questo sviluppo e si stanno mobilitando per preservare la nostra libertà e la nostra intimità. Prima che sia troppo tardi.
Mi sembra che tutti siano caduti dalle nuvole alla notizia che siamo spiati, ma quanti (fatta eccezione per Berlusconi) dovendo dare un'informazione riservata o sensibile per telefono, affermano "ne parleremo quando ci incontriamo"? (ndr).
ilmulino.it - 8 novembre 2013