La Crimea tra Ucraina e Russia.

La Crimea è una penisola di 26 mila km quadrati, appartenente all'Ucraina; si trova sulla costa settentrionale del Mar Nero ed è amministrata dalla Repubblica Autonoma di Crimea. Il toponimo deriva dalla parola tatara Qirim poi traslata in greco in Krimaia. Gli antichi Greci la chiamavano Taurica o Tauride. L'Istmo di Perekop a nord, che la collega al continente, è lungo 5,7 km e segna il confine con la regione ucraina di Kherson, mentre gli altri suoi confini sono le coste bagnate dal Mar Nero a occidente e a sud, e dal Mar d'Azov a est.

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Crimea


I primi abitanti di Crimea dei quali si sono trovate tracce sono stati i cimmeri che furono espulsi dagli sciti nel VII secolo a.C., fra i loro re si tramanda il nome di Tauri. Nello stesso periodo i greci vi fondarono molte colonie. Due secoli dopo (438 a.C.) l'arconte, o governatore degli ioni assunse il titolo di Re del Bosforo, uno stato che mantenne stretti legami con Atene, rifornendo la città di farina e altri beni. L'ultimo di questi re, pressato dagli sciti, si pose sotto la protezione di Mitridate VI, Re del Ponto (Turchia), nel 114 a.C. Dopo la morte di quest'ultimo, suo figlio Farnace II, come ricompensa per l'assistenza resa ai romani nella guerra contro il padre, venne nominato da Pompeo nel 63 a.C. sovrano del Regno del Bosforo. Nel 15 a.C. il territorio venne di nuovo restituito al Re del Ponto, ma da qui in poi figurerà come stato assoggettato all'Impero romano. Durante i secoli successivi la Crimea venne invasa o occupata da goti (250), unni (376), bulgari (V secolo), khazari (VIII secolo), Rus' di Kiev (X-XI secolo), bizantini (1016), kipchaki (1050), veneziani e genovesi (XIII secolo) e mongoli (1237).

khanato di crimea

Khanato di Crimea

Il Khanato fu fondato quando alcuni clan dell'Impero dei mongoli decisero di stabilirsi, definitivamente, in Crimea; invitarono, pertanto, un contendente al trono dell'Orda d'Oro, Haci Giray, ad essere il loro khan. Haci Giray accettò e giunse dalla Lituania, il luogo in cui era in esilio. Fondò il suo stato indipendente nel 1441 dopo una lunga battaglia per l'indipendenza dall'Orda d'Oro. Il khanato comprendeva la penisola della Crimea (eccetto la costa meridionale e sud-occidentale e i porti, controllati dalla Repubblica di Genova) e le steppe dell'attuale Ucraina e Russia. Le città commerciali in mano ai genovesi vennero conquistate dal generale turco ottomano Gedik Ahmet Pascià nel 1475. Dopo quell'anno i Khan di Crimea governarono come principi tributari dell'Impero ottomano finché nel 1736, nel corso della guerra russo-turca del 1735-1739, la Crimea fu occupata e devastata dalle truppe russe al comando del feldmaresciallo Burkhard von Münnich che tuttavia dovette poi ritirarsi in Ucraina. L'anno successivo vi irruppero nuovamente le truppe russe del generale Peter Lacy. Il trattato di pace che pose fine alla guerra ebbe come conseguenza la cessione ai russi del porto di Azov, mentre il Khanato di Crimea rimase uno stato vassallo dell'Impero ottomano. Con la successiva guerra russo-turca (1768-1774), i russi imposero all'Impero ottomano la pace di Küçük Kaynarca, in base alla quale il Khanato di Crimea perse il suo stato di signoria vassalla della Sublime Porta e divenne formalmente uno stato indipendente, ma di fatto entrò nell'orbita dell'influenza della Russia. Infine, nel 1784, approfittando dei conflitti di potere sorti all'interno della famiglia del Khan di Crimea, le truppe russe entrarono nel Khanato a sostegno del Khan, il quale offrì loro l'intero territorio: l'annessione fu ufficialmente proclamata l'8 gennaio 1784. L'Impero ottomano reagì a questa invasione dichiarando guerra alla Russia (guerra russo-turca del 1787-1792), ma ne uscì sconfitto e con il Trattato di Iassy la Crimea entrò definitivamente a far parte dell'Impero russo.
La guerra di Crimea fu un conflitto combattuto dal 4 ottobre 1853 al 1º febbraio 1856 fra l'Impero russo da un lato e un'alleanza composta da Impero ottomano, Francia, Gran Bretagna e Regno di Sardegna dall'altro. Il conflitto ebbe origine da una disputa fra Russia e Francia sul controllo dei luoghi santi della cristianità, in territorio ottomano. Quando la Turchia accettò le proposte francesi, la Russia nel luglio 1853 la attaccò. La Gran Bretagna, temendo l'espansione russa verso il Mediterraneo, si unì alla Francia ed entrambe si mossero per difendere la Turchia dichiarando guerra alla Russia nel marzo del 1854. L'Austria appoggiò politicamente le potenze occidentali e il Regno di Sardegna, nel gennaio 1855, inviò un contingente militare al fianco dell'esercito anglo-francese dichiarando a sua volta guerra alla Russia. Il conflitto si svolse soprattutto nella penisola di Crimea dove le truppe alleate misero sotto assedio la città di Sebastopoli, principale base navale russa del Mar Nero. Dopo vani tentativi dei russi di rompere il blocco e l'attacco finale degli alleati, Sebastopoli fu abbandonata dai difensori, il 9 settembre 1855, portando alla sconfitta della Russia. La Guerra di Crimea devastò il tessuto economico e sociale di Crimea e i tatari che la abitavano furono costretti ad abbandonare la loro madrepatria non solo per le conseguenze della guerra ma anche per le persecuzioni e le confische di cui furono vittime. I sopravvissuti al viaggio, alla fame e alle malattie si stabilirono in Anatolia e in altre aree dell'Impero ottomano. Per la prima volta nella storia i tatari di Crimea divennero una minoranza nella loro terra, mentre la maggioranza di essi viveva la diaspora. Alla fine il governo russo decise di fermare il processo anche perchè il territorio iniziò a soffrire a causa dell'abbandono delle terre coltivabili.
Durante la guerra civile russa la Repubblica Popolare di Crimea fu una roccaforte dell'Armata Bianca anti-bolscevica, proprio qui i Russi Bianchi guidati dal Generale Wrangel fecero la loro ultima resistenza contro l'Armata Rossa nel 1920.
In seno all'URSS nel 1921 fu istituita la Repubblica autonoma Socialista Sovietica di Crimea. La Crimea fu teatro di alcune delle più sanguinose battaglie della seconda guerra mondiale. Il 18 maggio 1944 l'intera popolazione dei tatari di Crimea venne deportata con la forza dal governo sovietico di Stalin, come forma di punizione per la creazione del Wolgatatarische Legion, che aveva combattuto a fianco del Terzo Reich. Il 21 maggio 1944, la pulizia etnica di Crimea era completata. Si stima che il 46% dei deportati morì per la fame e le malattie. Nel 1967, i tatari di Crimea vennero riabilitati, ma venne loro vietata la possibilità di tornare legalmente nella loro patria fino agli ultimi giorni dell'Unione Sovietica. La Repubblica Autonoma Socialista Sovietica di Crimea venne abolita nel 1945 e trasformata nella "provincia" di Crimea della RSS Russa. Il 19 febbraio 1954, venne trasferita dal leader sovietico Nikita Chrušcëv alla RSS Ucraina come gesto per commemorare il 300º anniversario dei Trattato di Pereyaslav tra i cosacchi ucraini e la Russia; Chrušcëv commise un atto di una stupidità infinita, pensava forse che l'URSS sarebbe durata in eterno.
Con il collasso dell'Unione Sovietica la Crimea è entrata a far parte dell'Ucraina, una soluzione osteggiata dalla gran parte della popolazione ormai di origine russa e causa di tensioni tra Russia e Ucraina. Una delle ragioni della forte russificazione della penisola è da addebitare alle tante basi della flotta del Mar Nero costruitevi dai russi. Con la sconfitta elettorale delle forze politiche nazionaliste più radicali in Ucraina, la tensione si è lentamente allentata. La Crimea ha proclamato l'autogoverno il 5 maggio 1992, ma in seguito ha accettato di rimanere all'interno dell'Ucraina come repubblica autonoma.
La secessione è l'potesi ventilata a più riprese sia dai politici filo-russi della penisola che da Mosca, ma rimasta finora a livello di propaganda. Dopo la vittoria della piazza Maidan a Kiev il parlamento di Simferopol sotto la pressione della piazza e dei militari che l’hanno occupato ha indetto per il 30 marzo un referendum sulla “estensione dell’autonomia della Crimea” che di fatto dovrebbe essere una consultazione sulla secessione dall’Ucraina.
La Crimea è abitata da due milioni di persone, il 57% della popolazione sono russi e il 27% ucraini. La lingua prevalente è il russo. I tatari, attualmente sono il 12% della popolazione e in maggioranza sostengono il governo di Kiev e sono contrari a un avvicinamento con Mosca, nemica storica. In piazza negli ultimi giorni hanno difeso la causa di piazza Maidan al grido di “Allah akbar” scontrandosi con i manifestanti filo-russi.
Una delle quattro flotte della marina militare russa, è di stanza a Sebastopoli, città storica per la gloria militare di Mosca e base militare. Conta circa 11 mila effettivi più altrettanti di personale e ha circa 60 navi (parte delle quali dislocate a Novorossiysk, in territorio russo). La sua permanenza in territorio ucraino è stata oggetto di un contenzioso lungo 20 anni, mentre il presidente ucraino Yushenko voleva sfrattare le navi russe nel 2017, con Yanukovich l’affitto della base è stato prorogato al 2042. Sebastopoli è sede anche del comando della marina militare ucraina, ma di fatto è controllata dai russi che continuano a considerarla più russa che ucraina.
I Berkut sono le truppe speciali della polizia che si sono distinte negli scontri a Kiev e alle quali vengono attribuiti i rapimenti e le torture dei militanti di piazza Maidan, oltre che la strage nelle strade. Disciolti dal nuovo governo ucraino, i Berkut di stanza in Crimea si sono ribellati e hanno partecipato al blitz contro il parlamento. Il ministero degli Esteri russo ha promesso di fornire ai Berkut in tempi brevissimi la cittadinanza russa offrendo loro una protezione contro eventuali persecuzioni ucraine per i massacri di Kiev.
Dopo il blitz al parlamento di Simferopol il governo che aveva dichiarato lealtà a Kiev è stato rimosso dai deputati e al suo posto si è insediato l’esecutivo guidato da Serghei Aksionov, leader della comunità russa. Il nuovo premier ha assunto il controllo di tutte le strutture militari, di polizia e di pubblica sicurezza della penisola, minacciando di licenziamento gli agenti che avrebbero risposto agli ordini del governo centrale di Kiev.
Manifestazioni di qualche migliaio di persone hanno chiesto la secessione dall’Ucraina e l’adesione alla Russia, eleggendo anche in piazza un “sindaco” di Sebastopoli, l’imprenditore Andrey Chaly, cittadino russo. Militanti di organizzazioni filo-russe hanno aperto le iscrizioni a “milizie di autodifesa” e hanno provato a espugnare il parlamento appendendo sull’edificio la bandiera russa. Dopo che sono stati respinti dai tatari, l’occupazione del parlamento è stata attuata dai militari e dai Berkut, e i manifestanti sono passati a ruolo di sostegno in piazza.
Dopo questi avvenimenti, in Crimea si sono alternati grossi calibri della politica russa, dai deputati di punta della maggioranza putiniana della Duma ai leader nazionalisti come Vladimir Zhirinovsky, ad attori e cantanti della play-list del Cremlino. Tutti promettono agli abitanti della Crimea protezione, sostegno, passaporti russi e aiuti economici.
Il governo ucraino di Arseny Yatseniuk ha denunciato un’aggressione militare di Mosca contro la Crimea e si è rivolto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Kiev ha anche chiesto per mezzo di note diplomatiche alla Russia “consultazioni urgenti” nell’ambito del Trattato sull’amicizia tra i due Paesi, nonostante il Cremlino non abbia ancora riconosciuto il nuovo potere ucraino continuando a ritenere legittimo il presidente in fuga Viktor Yanukovich. Mosca si è rifiutata di aprire un dialogo sostenendo che le vicende in Crimea erano un “affare interno” dell’Ucraina. In ambito Onu la Russia si è opposta all’invio di una missione di mediatori considerandola una “ingerenza” nella volontà del popolo della Crimea. Il 23 febbraio il parlamento ucraino abroga il russo come seconda lingua ufficiale, dando un contentino alle frange nazionaliste ucraine, ma scontentando un quinto della popolazione che conserva come prima lingua il russo, e, in particolare, quelle regioni, come la Crimea, prevalentemente russofone (e spesso russofile).
Giova ricordare che nel 1994 l’Ucraina ha reso alla Russia le testate nucleari ereditate dall’ex Urss. In cambio Washington e Mosca si sono impegnate a fare da garanti all’incolumità e all’integrità territoriale del neonato Paese. Il leader nazionalista ucraino Oleg Tyahnybok ha ipotizzato che, dopo che la Russia ha palesemente violato questo impegno, l’Ucraina abbia diritto a dotarsi di nuovo di un arsenale nucleare, cosa fattibile in “3-6 mesi” grazie alle tecnologie e alle industrie rimaste dai tempi dell’Urss.
Per concludere vorrei notare che mentre in Russia Putin è riuscito a liberarsi degli oligarchi, la stessa cosa non è avvenuta in Ucraina; pertanto le iniziative che si susseguono in quel paese vanno monitorate attentamente perchè dietro ogni intervento può esserci la mano di qualche oligarca che può utilizzare a proprio piacimento i nazionalisti ucraini; il problema del gas russo, quel fiume di dollari, che arriva in Europa attraversando l'Ucraina non è, certamente, un elemento di secondaria importanza.
Giova notare che il deplorevole ma legittimo governo ucraino è stato deposto da una piazza la cui identità è duplice: una pro-europea l'altra nazionalista e anti-russa. Si tratta di un movimento in una parte,moderno e progressista, che chiede l'associazione all'Europa e la modernizzazione del paese e in un'altra parte arcaico, in quanto attraversato da una corrente nazionalista e sciovinista che affonda le radici nei territori dell'Ucraina occidentale, storicamente a maggioranza etnica e linguistica ucraina. Il nazionalismo ucraino è per natura anti-russo e si contrappone all'eredità dell'Unione sovietica, che ha lasciato una cospicua popolazione russofona nelle province orientali del paese. Paese che è attratto da due poli l'Europa e la Russia che, con Putin, sta avviando una zona di libero scambio tra le repubbliche ex sovietiche, in competizione con la zona di libero scambio che l'Europa sta offrendo all'Ucraina. I fermenti in Ucraina sono, comunque, il fall out di quell'espolsione che ha portato alla disintegrazione dell'URSS. Cecoslovacchia docet.


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Eugenio Caruso


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