Grillo alla ricerca di una collocazione in Europa.

«Vorrei incontrare Beppe Grillo e discutere con lui delle nostre politiche che hanno molto in comune», aveva dichiarato qualche giorno fa all'Ansa Nigel Farage, il leader dell'Ukip, il Partito per l'Indipendenza del Regno Unito, formazione populista di estrema destra. È stato subito accontentato. Questa mattina il leader del Movimento 5 Stelle è volato a sorpresa a Bruxelles, per incontrare proprio Farage. Ma cos'hanno in comune i due? Il modo più facile per rispondere è cercare tra le righe di un post apparso nell'agosto scorso sul blog di Grillo , che è appunto un'intervista a Farage, presentato come «politico britannico, leader dell'Ukip» e «deputato europeo, co-presidente del gruppo Europa della Libertà e della Democrazia dal 1º luglio 2009». Non si fa nessun riferimento esplicito alla sua collocazione di estrema destra, sebbene si citino le sue battaglie «in difesa delle sovranità nazionali». Questo hanno in comune Farage e Grillo: accusano l'Ue di non avere legittimità popolare, sono scettici verso l'euro (Farage è totalmente contro) e ritengono che i governi italiani e greci degli ultimi anni siano dei “Puppet Government”, dei governi fantoccio messi lì da Bruxelles e dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel.
Molto interessanti sono i grassetti aggiunti dal blog alle risposte di Farage: si sottolinea che il Presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy (contro cui Farage si è prodotto una volta in un discorso molto applaudito e assai caustico al Parlamento europeo) non è stato votato da nessuno e che ha «uno stipendio più alto di Obama»; che il sistema europeo «non può essere riformato», che Farage vuole «una Europa di singoli stati sovrani democratici», che «i tedeschi sono i tesorieri e adesso prendono le decisioni», «il nuovo muro di Berlino è di fatto l’euro», e «siamo diversi!», e «costruiamo un’Europa di popoli diversi».
Beppe Grillo e il M5S condividono in toto tutte queste posizioni? Certo non sembrano dispiace al Movimento, anche se il leader britannico vuole proprio far uscire dall'Ue il suo Paese. Ma Farage è famoso in patria anche per un altro motivo, la battaglia contro gli immigrati. Anche qui: Grillo e il M5S condividono? Finora c'è stata sufficiente ambiguità, visto che Grillo ha sconfessato il referendum con cui gli iscritti avevano espresso il loro consenso alla depenalizzazione del reato di clandestinità, strizzando così l'occhio alla destra anti-immigrati. Un altro tratto comune sta nell'immagine. Come i candidati del M5S, Farage si presenta come l'uomo comune, tanto da farsi spesso ritrarre al pub con una birra in mano. Come Grillo, è infine un oratore istrionico (i suoi discorsi al Parlamento europeo sono cliccatissimi dagli anti-euro).
I due si stimano ( in una video-intervista del luglio 2013 il britannico ha tessuto le lodi dell'italiano), ma sui temi economici e energetici sono molto distanti. Farage, ex broker, è un conservatore britannico, favorevole alla flat tax e al nucleare, nonché scettico sul cambiamento climatico. Nel suo programma ci sono anche più spese per la difesa . Per non parlare del fatto che ha assunto sua moglie come segretaria a Bruxelles («Casta!!!», direbbe un grillino). Insomma, chi glielo fa fare, a Grillo, di allearsi con Farage, un leader di estrema destra? Non rischia di perdere quell'immagine “al di là” dei partiti con cui ha cercato di attrarre sia il voto di destra sia quello di sinistra? La risposta sta in una questione di influenza politica. Prima delle elezioni europee, uno spot italiano della Lista Tsipras faceva notare che un voto a loro sarebbe contato all'interno del Parlamento europeo, perché si sarebbe aggiunto a quello delle altre sinistre radicali europee che si riconoscono nella leadership del candidato greco Alexis Tsipras, mentre un voto al M5S era sprecato, a causa dell'isolamento continentale di quel movimento.
Ora Grillo prova a uscire da quell'isolamento. Perché Farage e non Marine Le Pen? Perché la leader del Fronte Nazionale francese è molto più chiaramente di destra, e non solo per un elettore italiano, visto che lo stesso Farage, come Grillo, ha escluso un'alleanza con la figlia di Jean-Marie Le Pen (che eppure l'aveva proposta ad entrambi) perché nel suo partito ci sono ancora troppi elementi antisemiti (tra cui Jean-Marie in persona, rieletto a Bruxelles anche questa volta). La galassia dei populisti europei è assai variegata, ma al momento sembra muoversi in due direzioni.
Da un lato l'estrema destra che si riconosce in Marine Le Pen, e che vuole costruire un fronte anzitutto con l'olandese Geert Wilders del Partito per la Libertà e con l'italiano Matteo Salvini della Lega Nord (che oggi era sullo stesso aereo di Grillo, ma per andare a incontrare proprio Marine Le Pen), oltre che con gli altri partiti che già oggi condividono il suo stesso gruppo al Parlamento europeo, l'Alleanza per la Libertà: l'FPÖ austriaco (di cui una volta era leader Jörg Haider), i Democratici svedesi e il Vlaams Belang belga. Dall'altro l'Ukip di Farage, del cui gruppo al Parlamento europeo, Europa della Libertà e della Democrazia, fanno parte i Veri Finlandesi, il Partito del Popolo danese e il Partito Nazionale slovacco: forze populiste di estrema destra, anti-immigrati e anti-Europa, ma perlopiù senza quella nomea di ex-fascisti che ancora accompagna ad esempio il Fronte Nazionale francese.
Su una delle ultime copertine di Courrier International erano ritratti quattro populisti : Le Pen, Wilders, Farage e Grillo. Due oggi sembrano stare da una parte, due dall'altra. Marceranno uniti o divisi? I colloqui di questi giorni servono a sciogliere proprio questo dubbio.
Daniele Castellani Perelli - da repubblica.it
28 maggio 2014

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