Dopo una campagna elettorale estenuante, monopolizzata dalla contrapposizione tra Grillo e Renzi, un dualismo che ha quasi completamente messo in ombra Berlusconi, si apre ora la fase del post-voto. In questo appuntamento elettorale il MoVimento 5 Stelle ha dovuto affrontare un nuovo esame di maturità, un test - superato, per usare un eufemismo, poco brillantemente - sulla sua capacità di mantenere quel consenso, trasversale ed eterogeneo, raccolto alle politiche. Analizzando le politiche 2013 - l’elezione in cui, per la prima volta, più di otto milioni di cittadini, che mai avevano condiviso la stessa scelta di voto, sono confluiti nel Movimento - emerge la grande varietà interna all’elettorato del M5S. Lungi dall’essere tutti semplicemente etichettabili come "grillini", gli elettori a 5 Stelle delle politiche possono essere suddivisi in cinque diverse categorie: il Credente, il Gauchista, il Renziano, il Razionale e il Menopeggio.
Il Credente: è il più storico e affezionato sostenitore del M5S. È totalmente integrato nel Movimento e lo considera una comunità di cui si sente parte, identificandosi completamente in essa. Invero, è l’elettore che aderisce maggiormente alla cultura politica del M5S e, proprio per questo, è estremamente critico verso chi non lo sostiene, anche solo con il proprio voto. Infatti, per il Credente il voto a 5 Stelle è concepito come un risultato finale naturale per chi riesce a liberarsi, grazie alla Rete, dal condizionamento operato dei media tradizionali. Questa forza politica è stata in grado di fornire speranza e fiducia a un elettore precedentemente sfiduciato e rassegnato, che ha aderito al Movimento riconoscendo in esso il potenziale per superare l’attuale fase politica, contrassegnata da corruzione e malaffare. Il Credente sviluppa un forte senso di appartenenza verso il M5S, affettività che si sostanzia in una forma stabile di comportamento elettorale, non influenzata da fattori contestuali e di breve raggio.
Il Gauchista: è l’unico elettore a 5 Stelle definibile utilizzando la tradizionale collocazione sull’asse destra-sinistra. Difatti, il Gauchista ha aderito al M5S sconfortato dalla deriva della sinistra in Italia, che viene definita insoddisfacente o inesistente. Si definisce di sinistra e proietta il proprio essere di sinistra sul Movimento, identificandolo come naturale porto d’approdo per i delusi della sua area politica. Quindi, associa al M5S un’identità di sinistra, in quanto portatore di obiettivi e di valori appartenenti alla propria sinistra ideale: principalmente l’attenzione ai bisogni del popolo, la coerenza e l’onestà. Questo elettore si è avvicinato al M5S sia con l’obiettivo di sostenerne il programma, sia con la volontà di punire l’attuale sinistra. Rispetto al Credente, il Gauchista ha sviluppato un’identificazione nel M5S meno marcata, soprattutto a causa del ruolo di Grillo all’interno del Movimento. Di conseguenza, il Gauchista riconosce al M5S un potenziale, che deve, però, essere sviluppato attraverso una maggiore democratizzazione interna.
Il Renziano: ha ripiegato sul M5S dopo il dicembre 2012, cioè dopo le primarie del centrosinistra per la scelta del candidato premier, rimanendo però indeciso fino all’ultimo minuto. Infatti, ha opzionato il M5S perché ha supposto che questa formazione avrebbe potuto avere le stesse potenzialità di Renzi di agire sulla politica in un’ottica di cambiamento concreto. Ha quindi scelto il M5S come soluzione di ripiego, anche con l’obiettivo di punire il centrosinistra, che non ha avuto il coraggio e la volontà di cambiare la propria offerta politica. Questo elettore ricerca in una forza politica primariamente coerenza e concretezza, elementi che alle politiche del 2013 non ha trovato in altre formazioni. Precisamente il Renziano ambisce a un superamento delle divisioni “ideologiche”, identificate come chiusure mentali senza senso, per operare un’azione di problem solving concreta. Ha quindi riconosciuto nel M5S la possibilità di sostenere una proposta politica post-ideologica vicina ai propri desiderata.
Il Razionale: ha deciso di sostenere il M5S perché sfiduciato dall’attuale classe politica, tuttavia la scelta di votare il Movimento è maturata solo dopo aver valutato attentamente tutte le forze in campo. Infatti, questo elettore è quello che si è sforzato maggiormente di ragionare sulla propria scelta di voto, alla ricerca del comportamento più adeguato per raggiungere il proprio obiettivo: il risanamento e il rinnovamento della politica. Pertanto, il Razionale ha identificato il M5S come una formazione in grado di operare una sorta di moralizzazione e normalizzazione della politica, che riporti il buon senso in una politica fatta di autoreferenzialità e distanza dalla vita reale. Dunque, come per il Renziano, il voto per il Movimento è dettato dalla speranza che il M5S possa influenzare in positivo il sistema politico, ma, rispetto a quanto evidenziato dal Renziano, non emerge il desiderio di manifestare il disagio verso una particolare area politica. La scelta del Razionale è stata dettata prioritariamente dalla personale considerazione sull’utilità del proprio comportamento.
Il Menopeggio: ha scelto il M5S con l’intento di spazzare via l’attuale classe politica, considerata corrotta e incapace. Questo elettore si sente in linea con gli obiettivi politici radicali e con i toni e i contenuti utilizzati da Beppe Grillo per denunciare i comportamenti della casta politica e, infatti, ha deciso di sostenere il M5S come reazione agli scandali politici degli ultimi anni e come protesta nei confronti del governo Monti. Il Menopeggio ha visto in Grillo una sponda, un compare con cui condividere la rabbia verso l’establishment, e, pertanto, deve essere identificato come l’elettore maggiormente spinto da un desiderio di protesta totale, caratterizzato da una forma di voto più reattiva che ragionata. È il tipo di elettore che maggiormente identifica il M5S con il proprio fondatore, restituendo un’immagine di questa forza politica come del partito di Grillo. Pertanto, è dell’opinione che Grillo possa essere considerato un dittatore all’interno del suo movimento, ma che questo non sia necessariamente un aspetto negativo, perché ciò permette al leader di influenzare maggiormente e in positivo la direzione politica del M5S.
Ma dopo aver riassunto le anime che hanno costituito l’elettorato a 5 stelle delle politiche 2013, non posso esimermi dall’indicare come queste si siano comportate alle elezioni europee appena concluse. Oltre all’ovvio sostegno del Credente, è molto probabile che anche il Gauchista ed il Menopeggio abbiano confermato il proprio appoggio al M5S. La lista Tsipras non è riuscita costruirsi un’immagine di forza politica di primo piano e il Gauchista, dopo anni di sconfitte elettorali e di subalternità politica, difficilmente può abbandonare il M5S per riaccasarsi in una formazione così poco competitiva. Ed è tutto da vedere che il Pd di Renzi saprà riaccendere l’interesse anche di questo elettore. Analogo discorso vale per il Menopeggio, in quanto la volontà di protestare per un’Italia e un’Europa diverse trova come referente naturale il M5S di Grillo. La situazione è differente per quanto riguarda il Renziano e lo è, in parte, anche per il Razionale, i due tipi di elettore che già pochi mesi dopo le politiche manifestavano perplessità circa l’azione del M5S e, soprattutto, di Grillo. Purtroppo per il Movimento, l’ascesa di Matteo Renzi ha condotto inevitabilmente verso la perdita della componente renziana. Anche il Razionale, però, è stato dubbioso fino all’ultimo. La percezione della scarsa efficacia politica di questa formazione lo ha portato a riflettere a fondo sull’opportunità del voto, giungendo tuttavia a conclusione in molti casi che, nonostante tutto, anche in Europa foCERCAsse necessario alzare la voce per rivendicare una politica più vicina ai bisogni dei cittadini italiani.
Francesco Capuzzi.
Da larivistailmulino.it
29 maggio 2014