Il piacere è sempre in bilico e, se non se ne sa tenere la giusta misura, si tramuta in dolore.
Seneca, Lettere a Lucilio.
La legacy di un evento globale come Expo 2015 - vetrina delle eccellenze del Paese - non riguarderà soltanto il giusto obiettivo di una riflessione politica internazionale sul problema alimentare mondiale e sulla sua sicurezza. Sarà anche un banco di prova strategico per la città di Milano e per il suo obiettivo ambizioso di essere sempre di più una “smart city”.
Il futuro infatti sarà proprio delle smart city, realtà metropolitane intelligenti dove l’innovazione tecnologica e un sistema sociale sostenibile rendono migliore la vita dei cittadini. Dai trasporti all’energia, dalle telecomunicazioni alla gestione dei rifiuti alle attività culturali e alla sicurezza, le città intelligenti ripensano il loro modello, si avvalgono delle grandi innovazioni tecnologiche, last but not least, divengono volano di crescita e occupazione.
E allora già l’area di EXPO 2015 è essenzialmente una testimonianza di cosa possa significare essere “smart”: vendita di biglietti online, sistema dei trasporti all’interno intelligente, servizi energetici sostenibili e innovativi e offerta culturale nei padiglioni delle varie nazioni. La geopolitica ridisegnata da EXPO 2015 vedrà all’avanguardia non solo l’Asia, ma anche l’Africa che potrebbe diventare un grande protagonista della manifestazione.
Expo 2015 può rappresentare l’accelerazione naturale di una trasformazione digitale – prima fra tutte quella auspicabile nelle realtà scolastiche della città - sostenuta anche da una qualità altissima della ricerca e della creatività delle università milanesi e dei settori d’avanguardia dell’industria lombarda. Elementi importanti che possono fungere da attivatori dei fenomeni di innovazione. Ma alla base di tutto questo resta il sistema educativo: c’è un grande sforzo da fare per rilanciare in modo innovativo il sistema scolastico e universitario che per tutti resta il fulcro di un cambio di passo verso una città non solo intelligente, ma anche diffusamente sostenibile.
In termini di “legacy” c’è, infine, da chiedersi se sia proprio giusta la destinazione finale dell’area espositiva che qualcuno propone, vale a dire un’area dedicata allo sport e, soprattutto, alla costruzione di un nuovo stadio. Senza nulla togliere al positivo impatto sociale di un’area sportiva, sarebbe auspicabile una maggiore riflessione strategica sulla città, avanzando ipotesi più innovative che contemplino una destinazione dell’area a settori più legati alla scienza, alla ricerca e alla tecnologia.
Presentazione di Aspenia 66 - 3 novembre 2014 - Da Aspenia on-line