Felice di vivere e padrone di sé è chi al cadere di ogni giorno potrà dire: "Ho vissuto. Domani il Padre avvolga pure il cielo di nubi oscure o sereno l'accenda il sole, non renderà mai sterile il mio passato e non poptrà mai cancellare, come se per me non fosse accaduto, ciò che l'attimo fuggente mi ha portato".
Orazio, Carmina
Liguria in ginocchio, Toscana martoriata, Milano allagata dalle immancabili esondazioni di Lambro e Seveso, morti nel varesotto, a Ispra e Biella, l'ordine dei geologi del Lazio afferma che il 98% della regione è a rischio frane. L’emergenza maltempo pare non finire mai. E proprio mentre sul Nord Italia torna il sole e si fa l’ennesima conta dei danni, dall’Australia arriva un giustificato, durissimo attacco di Matteo Renzi alle Regioni. Il premier sembra rispondere indirettamente alla richiesta di Sergio Chiamparino («escludere le spese per il maltempo dal patto di stabilità»). L’affondo di Renzi è diretto contro i governatori di ieri e di oggi: «Quando come primo atto di governo ho costituito un’unità di missione contro il dissesto idrogeologico mi hanno deriso. Ora spero sia chiaro il motivo: ci sono vent’anni di politiche del territorio da rottamare, anche in alcune regioni del centrosinistra». Di fronte all’ennesima emergenza, il Paese s’interroga. «Che cosa dovrebbe fare il sindaco di Genova? Chiamare le ruspe e buttare giù interi quartieri. È l’unica soluzione. L’altra è sperare che non piova più. Mai più», afferma in un’intervista a La Stampa il geologo Fabio Luino, del Cnr, secondo cui la Liguria si salverebbe solo abbattendo ciò che è stato costruito nel posto sbagliato. Per Erasmo D’Angelis, capo della missione voluta dal premier Renzi contro il dissesto idrogeologico, negli ultimi hanno «sono stati sprecati 2,3 miliardi per mille opere urgenti, uno scandalo». Dal 2009 il ministero dell’Ambiente ha finanziato opere per 2 miliardi e sono partiti lavori per meno della metà. Tempi tecnici, si difendono le Regioni, e contenziosi come nel caso del torrente Bisagno a Genova. Ma è sui fondi distribuiti nei dieci anni precedenti che ogni alibi cade: ci sono oltre 200 milioni non spesi. Non si tratta di mega opere come quelle di Sarno e del Seveso, ma di 140 interventi minori. Il necessario rammendo di un Paese fragile. Il giornalista Giuseppe Salvaggiulo raccontava su La Stampa di venerdì lo scandalo dei soldi mai spesi contro frane e alluvioni: duecento milioni disponibili e inutilizzati. L’elenco è lungo. Il record nero spetta al Comune di Camaiore, in Toscana: dieci progetti finanziati per 800 mila euro quindici anni fa, nessuno completato. A Napoli ci sono voluti dodici anni per avere il progetto del primo lotto di sistemazione della frana in località Costone San Martino. Intervento definito «urgente» e finanziato con 5 milioni di euro nel 2002. Ora si parte? Macché: è passato troppo tempo e la Regione ci ha ripensato. Non solo «urgenti» ma addirittura «indifferibili» erano i lavori sui torrenti di Cancello ed Arnone, in Campania. Eppure sono nove anni che li differiscono, tanto che lo stesso Comune non ne sa più nulla. A Chiavari, in Liguria, i primi otto milioni per il fiume Entella, esondato lunedì scorso, arrivarono nel 2002, all’indomani dell’ennesima alluvione. Bisognava far presto per evitare altri disastri. Ma solo nel 2011 è stata convocata la conferenza di servizi (l’organo che riunisce tutti gli enti coinvolti) e nel 2013 è arrivato il parere favorevole. Poi sono cominciati gli espropri. Ora tocca ai progetti, quindi si bandiranno gli appalti...
Però le agenzie regionali per la protezione dell'ambiente con le loro sontuose sedi, il folto organico e gli stipendi d'oro sono dei pozzi senza fondo che assorbono milioni di euro. Esse sono uno spreco nell'immenso magma dello spreco delle Regioni. ... Fortunatamente per il paese, però, le agenzie pubblicano preziosissime riviste patinate che discettano sui massimi sistemi del settore ambientale, sulle responsabilità dei cambiamenti climatici, sul buco dell'ozono e, perché no, sul disastro idrogeologico del paese; vi sono pubblicati articoli dei ricercatori delle agenzie, articoli, che, per lo più non troverebbero spazio su nessuna rivista scientifica internazionale. Non si potrebbero spendere meglio quei soldi? Non si potrebbe risparmiare su sedie e poltrone e rafforzare gli argini e abbattere le costruzioni abusive? Ma si sa il pubblico impiego non si tocca. Ogni comparto di tutte le regioni dispone di greppie con le quali .. sfamarsi a sazietà ....
Eugenio Caruso - 17 novembre 2014
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