Ricordo di Milton Friedman

Ecco caro Lucilio, un atteggiamento eccellente, ecco la tranquillità e la libertà: non candidarsi a nulla e passare oltre a tutti i comizi della Fortuna. Quanto giudichi piacevole, caro Lucilio, una volta convocate le tribù per le elezioni, mentre i candidati se ne stanno come abbarbicati sulle loro tribune e uno promette denaro, un altro agisce per il tramite di un portaborse, un terzo consuma a forza di baci le mani di quelli ai quali, appena eletto, non consentirà nemmeno di toccare la sua mano, e tutti attendono come frastornati la voce dell’araldo, quanto è più rilassante osservare tutto questo mercato senza comperare né vendere nulla?


Seneca Lettere morali a Lucilio


Milton Friedman è morto, all’età di 94 anni, il 16 novembre 2006 a San Francisco. Nel 1976 aveva vinto il premio Nobel per l’economia ed è considerato una figura chiave del pensiero, non solo economico, del ventesimo secolo. Friedman è il teorico della rivoluzione liberale che, dagli anni settanta, ha contribuito a trasformare la fisionomia della politica del mondo occidentale.

A lui si sono ispirati Margaret Thatcher, Ronald Reagan, i due presidenti Bush e tutti gli ultimi Presidenti della Federal Reserve degli Usa. “Il quadro teorico disegnato da Friedman ha avuto così tanta influenza da coincidere, in pratica, con la teoria e la prassi delle politiche monetarie mondiali” ha affermato l’attuale Presidente della Federal Reserve. "Friedman ha insegnato cosa voglia dire essere Liberali. E cioè, conservatori quando si tratta di preservare i diritti naturali, progressisti quando si tratta di difendere spazi di libertà che ci vengono negati o di ampliare le attenzioni verso l’individuo".

Friedman non è stato solo un grande economista ma, soprattutto un filosofo morale; per lui non esisteva una libertà predominante ma un concetto pervasivo della libertà (era ferocemente antiproibizionista, ad esempio) che sottendeva anche le libertà economiche. La libertà personale lo poneva costantemente contro il sistema. Contro l’establishment accademico, che gli ha riconosciuto, obtorto collo, il Nobel solo in tarda età. Contro le idee dominanti, quelle keynesiane, che aprivano le porte a carriere e riconoscimenti facili. Contro il perbenismo che gli ha fatto pubblicare uno dei trattati più importanti sulle libertà civili ed  economiche sulle pagine di Playboy. E’ considerato il fondatore del Monetarismo della scuola di Chicago e dei Chicago boys.

Ha mostrato come e quanto la moneta conti in un sistema economico, ma ha anche asserito che le operazioni delle banche centrali e la leva della spesa pubblica sono armi pericolose se date in mano a irresponsabili o incompetenti. Come Smith, Friedman era paladino di uno stato minimo ed era contrario ad ogni irrigidimento sociale, ad ogni eccesso di regolamentazioni, ad ogni impedimento alle libertà individuali. Ricordo che la sua tesi di dottorato è un trattato contro le corporazioni degli albi professionali. Le piccole e medie imprese, per le quali libertà e deregulation rappresentano il combustibile del motore impresa tengano presente che devono molto all’influenza, positiva per esse, che le teorie friedmaniane hanno avuto sull’economia mondiale.

In un tempo dove lo scetticismo riguardo i mercati era rampante, Friedman spiegò in un linguaggio limpido e accessibile che l'impresa privata è il fondamento della prosperità economica. Tutte le economie di successo sono basate sulla parsimonia, sul duro lavoro, e sull'iniziativa individuale. Egli si scagliò contro la regolamentazione statale che intralcia l'imprenditoria e vincola i mercati. Ciò che fu Adam Smith per il diciottesimo secolo, Friedman lo è stato per il ventesimo. Quando andava in onda nel 1980 la storica serie televisiva di Friedman Free to Choose, l'economia mondiale era alle prese con una singolare trasformazione. Ispirati dalle idee di Friedman, Ronald Reagan, Margaret Thatcher e molti altri capi di governo iniziarono a rimuovere i vincoli e regolamenti accumulatisi nei decenni precedenti. In Cina venne abbandonata la pianificazione centrale e fu permesso ai mercati di emergere – prima per i prodotti agricoli e, a seguire, per i prodotti industriali. In America Latina vennero drasticamente ridotte le barriere al commercio e fu avviata la privatizzione delle aziende statali. Quando cadde il Muro di Berlino nel 1990, non c'era dubbio riguardo alla direzione che le economie pianificate avrebbero preso: verso il libero mercato.

Critiche al suo pensiero.

Ma Friedman ha anche prodotto un lascito meno felice. Con il suo zelo nel promuovere il potere dei mercati, finì per marcare una distinzione troppo netta tra il mercato e lo Stato. A tutti gli effetti, presentò il governo come nemico del mercato. E rese dunque ciechi di fronte all'evidente realtà che tutte le economie di successo sono, di fatto, economie miste. Sfortunatamente, l'economia mondiale si sta ancora confrontando con quella cecità in seguito a una crisi finanziaria risultata, in misura non trascurabile, dall'aver lasciato i mercati finanziari troppo liberi di correre. La prospettiva friedmanita sottovaluta i prerequisiti istituzionali dei mercati. Lasciate ai governi il semplice compito di far rispettare i diritti di proprietà ed i contratti, e – presto – i mercati faranno la magia. In realtà, i mercati di cui le moderne economie necessitano non si auto-generano, auto-regolano, auto-stabilizzano, o auto-legittimano. I governi devono investire in reti di trasporto e comunicazione; devono controbilanciare asimmetrie di informazione, esternalità, e disparità del potere contrattuale delle parti; moderare il panico finanziario e le recessioni; e rispondere alle richieste della popolazione per quanto riguarda reti di protezione, e assistenza sociale.

Milton Friedman è stato criticato da economisti liberali, in particolar modo dalla scuola austriaca. Nel 1971 Murray N. Rothbard, pensatore anarco-capitalista, scrisse per la rivista The Individualist un articolo nel quale definiva le teorie di Friedman come totalitarie e stataliste. In particolare Rothbard criticò aspramente le contraddizioni presenti nel pensiero economico di Friedman da molti punti di vista, come ad esempio da un punto di vista monetario, e in generale sul ruolo centrale affidato allo Stato da parte di Friedman. « Ma penso che sia inoltre molto chiaro che non bisogna essere un esperto dei testi di Friedman per rendersi conto che Milton è per il controllo assoluto della riserva monetaria da parte dello Stato, che è a favore del 3 o 4 per cento di aumento della riserva monetaria da parte dello Stato ogni anno, che è a favore di un'imposta sul reddito negativa che è essenzialmente un reddito annuale garantito dallo Stato e che è a favore di un programma di buoni che lascerebbe allo Stato il solido controllo dell'istruzione. Queste cose sono abbastanza plateali; non c'è segreto a proposito. Penso che sia abbastanza chiaro che Friedman è uno statalista. Voglio dire, se siete per lo Stato che controlla la riserva monetaria, il sistema educativo e un reddito annuale garantito, è detto tutto. Non c'è molto altro da aggiungere. » (Intervista a Murray N. Rothbard). Friedman viene anche aspramente criticato dalla giornalista di area progressista canadese Naomi Klein che nel suo libro Shock economy afferma che le riforme liberiste volute da Friedman e dai suoi discepoli sono applicabili solo per mezzo di shock violenti che catturino l'attenzione dell'opinione pubblica. I seguaci della Scuola di Chicago quindi, secondo le teorie no-global della Klein, si sono resi complici di colpi di stato e di torture perpetuate dopo di questi nei confronti dei ribelli che hanno osato opporsi alle scelte neoliberiste spesso a favore di multinazionali straniere. Svariati esponenti del governo totalitario di Pinochet hanno studiato a Chicago, con borse di studio finanziate da grandi multinazionali statunitensi come la ITT. Questo programma ha avuto inizio negli anni cinquanta ed ha permesso a centinaia di studenti cileni di assorbire le teorie di Friedman, per poi riproporle con scarso successo democraticamente alle elezioni del 1970. Visti gli scarsi risultati del metodo democratico, le grandi corporazioni statunitensi con interessi in Cile che non potevano tollerare la nazionalizzazione delle miniere ed altri settori, progettarono il colpo di stato insieme agli studenti ormai laureati e "missionari" delle teorie di Friedman. Sebbene questi economisti abbiano avuto il ruolo intellettuale di progettare il piano economico del regime e non attivo nei massacri, da documenti dissecretati negli anni 2006 e 2007 si apprende come Friedman e un altro suo collega, fossero in contatto attivo con Pinochet, ed avessero consigliato la "terapia di shock" per rendere possibile all'indomani del colpo di stato la radicale trasformazione, in senso neoliberista del sistema cileno. Milton Friedman venne criticato anche per aver giustificato l'evasione fiscale come necessaria, in certi casi.

Le testimonianze più importanti che Friedman ci ha lasciato sono Capitalismo e libertà e Liberi di scegliere.

Eugenio Caruso

 

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