Ciascuno brucia la sua vita e soffre per l'attesa del futuro e per la noia del presente.
Seneca, De brevitate vitae.
È utile ricordare che la strategia
europea su consumo e produzione
sostenibili (SCP) ha visto la luce
nel 2008, quando la Commissione europea
presentò un Piano d’azione per il consumo
e la produzione sostenibili e per la politica
industriale sostenibile con l’obiettivo di
delineare gli interventi necessari a incidere
sugli attuali modelli di produzione e
consumo. Successivamente l’Unione
europea ha richiamato con forza questa
tematica nella strategia Europa 2020 dove,
in particolare, nella iniziativa “faro” sull’uso
efficiente delle risorse, il primo capitolo
richiama il tema del consumo e della
produzione sostenibili.
Come indicato nei documenti europei
sarebbe stato opportuno costruire, a livello
nazionale, un approccio il più possibile
organico capace di intervenire sulle
questioni strutturali del paese, in grado di
promuovere un percorso virtuoso per un
nuovo modello di consumo e produzione.
A livello nazionale, fino a oggi, non è stato
possibile attivare un’iniziativa organica,
ma solo iniziative sperimentali a livello
settoriale che, comunque, hanno permesso
di formulare proposte per un futuro piano
d’azione che forse dovrebbe vedere la luce
grazie a un articolo contenuto nel disegno
di legge (AC 2093) attualmente in
discussione in Commissione parlamentare.
Le proposte operative sviluppate sono
rintracciabili sul sito del ministero
dell’Ambiente nella sezione “acquisti
verdi”.
Alla luce dei risultati raggiunti nelle
sperimentazioni condotte si è deciso
di procedere con un approccio di tipo
graduale “per blocchi”, definendo una serie
di azioni e attività, tra loro coerenti, su cui
cominciare a operare, assemblandole in un
momento successivo nella strategia vera e
propria, da attuare a livello governativo.
La strategia italiana SCP dovrà intervenire
sui consumatori e sui produttori affinché
le loro scelte siano indirizzate verso
opzioni più sostenibili, individuare le
priorità strategiche, rendere coerenti e
sinergiche tra loro le politiche pubbliche
di settore, rafforzare e dove necessario
promuovere nuovi strumenti di intervento.
In particolare la strategia SCP dovrà:
- nei confronti dei produttori, stimolare
e premiare l’innovazione e qualunque
soluzione gestionale, organizzativa,
o di design del prodotto, processo o
servizio nel suo complesso, che porti alla
valorizzazione ambientale dei prodotti
considerando il loro intero ciclo di vita
- nei confronti dei consumatori,
sensibilizzare ed educare, facendo in
modo che essi abbiano accesso al numero
più ampio possibile di prodotti e servizi
migliori sotto il profilo ambientale; in una
prospettiva di più lungo periodo, deve
promuovere un cambiamento culturale
che porti gli individui a muoversi verso
un’idea di benessere basata sull’accesso
piuttosto che sul solo possesso di prodotti,
alla conoscenza degli effetti delle loro
scelte, alla consapevolezza del concetto
di bene comune, modificando così scelte e
comportamenti.
L’ipotesi di lavoro sviluppata può essere
sinteticamente riassunta in due macro
ambiti di azione:
- uno verticale relativo ai settori prioritari
di intervento individuati in relazione
alla rilevanza degli impatti ambientali e
alle potenzialità di miglioramento (cfr.
rapporti europei Eipro ed Impro); i settori
ambientali individuati a livello europeo
sono agricoltura, edilizia e trasporti, che
da soli rappresentano circa l’80% degli
impatti ambientali
- uno di carattere orizzontale con
attenzione a tematiche trasversali riferite
da un lato alle caratteristiche del contesto
produttivo nazionale, costituito in larga
parte da piccole e medie imprese e
sulla rilevanza del settore turistico per
l’economia nazionale, e dall’altro allo
sviluppo di iniziative e approfondimenti in
ordine a:
• temi di carattere tecnico e relativo
all’applicazione di strumenti per l’analisi,
la valutazione e la comunicazione
degli impatti ambientali dei prodotti e
delle organizzazioni, ciò in linea con le
indicazione sviluppate in sede Ue (vedi
in proposito il progetto Environmental
footprint”)
• temi più generali riguardanti il settore
del consumo e il tema degli indicatori.
In particolare, per quanto riguarda le
tematiche orizzontali è utile soffermarsi
su alcuni temi già oggetto di specifiche
attività o di particolari progetti.
Produzione sostenibile nelle piccole e medie
imprese e nei distretti e nelle filiere produttive
nazionali
È di particolare rilevanza sottolineare
come questo settore produttivo, cruciale
e peculiare del nostro paese debba e
possa essere aiutato nelle sfide per la
competitività internazionale, contribuendo
alla riduzione degli impatti ambientali, e
nel contempo, al radicamento di queste
attività produttive nel territorio.
La principale proposta di lavoro riguarda
lo sviluppo delle azioni sperimentali
già messe in atto nel recente passato
dal ministero Ambiente attraveso un
protocollo di intesa con il ministero
Sviluppo economico e alcune regioni
e province. La proposta mira alla
“valorizzazione ambientale dei prodotti”
del Pmi e dei sistemi produttivi locali.
Tale valorizzazione avviene attraverso
l’uso di diversi strumenti (sistemi di
gestione ambientali, LCA, disciplinari di
produzione ecc.) e attraverso l’applicazione
di processi di governance territoriale in cui
sono coinvolte anche le amministrazioni
locali e le forze sociali, che danno regole e
supporti al sistema (esempio contribuendo
alla soluzione dei problemi infrastrutturali,
contribuendo all’attivazione di centri di
ricerca applicata ai settori produttivi locali
ecc.) e in qualche modo fanno da garanti
sui percorsi messi in atto dalle aziende.
Connesso a questo progetto, vi è lo
sviluppo e l’utilizzo di strumenti di
analisi, valutazione e comunicazione delle
prestazioni ambientali dei prodotti e delle
organizzazioni, attività che il ministero
Ambiente sta conducendo attraverso la
collaborazione di soggetti come l’Enea e la
Rete italiana LCA.
Una proposta simile riguarda il settore
turistico, anch’esso strategico per le
specificità del nostro paese.
Appare necessario superare alcuni limiti
dell’attuale politica di sviluppo turistico
che non sempre è in grado di collegare
temi come la qualità e la conservazione
del territorio o la biodiversità con la
valorizzazione dell’offerta turistica.
Vanno richiamate, come forte messaggio,
le esperienze positive fatte in sede
internazionale e nazionale (siamo il primo
paese come presenza di Ecolabel nel
turismo).
Il Piano d’azione nazionale sugli acquisti
verdi” (PAN GPP)
Nell’ambito della strategia SCP assume un
ruolo rilevante lo strumento del cosiddetto
Green Public Procurement, attraverso
il quale la Pubblica amministrazione
può esercitare un ruolo rilevante sulla
qualità ambientale (e anche sociale) dei
prodotti e dei servizi che vengono acquisti,
esercitando al contempo un significativo
stimolo all’innovazione dei prodotti e delle
stesse imprese.
Il Piano d’azione per la sostenibilità
ambientale dei consumi della pubblica
amministrazione (PAN GPP) è stato
adottato con il decreto interministeriale
nel 2008 ed è stato aggiornato con decreto
del 10 aprile 2013.
Il consumo sostenibile
Su questa area ancora largamente
inesplorata bisogna focalizzare l’attenzione
su due aree tra loro connesse:
- la
comunicazione e la educazione ambientale
- la promozione e la diffusione di stili di
vita e di consumo più sostenibili.
Su questi temi, partendo dall’analisi delle
molte esperienze positive sorte a livello
nazionale, che propongono modelli di
consumo e di commercio innovativi, è
possibile costruire proposte di azioni a
livello complessivo.
Strumenti economici e indicatori
Va approfondito il tema della fiscalità
ambientale e degli strumenti economici e,
accanto a questi, è sicuramente necessario
riprendere una riflessione seria sugli
indicatori, sia in particolare per misurare lo
sviluppo e l’applicazione di un Piano SCP,
sia per mettere in discussione il Pil come
strumento valido per misurare il livello di
“benessere” della società e dell’economia.
Riccardo Rifici
Direzione Valutazioni ambientali
Ministero dell’Ambiente e della tutela del
territorio e del mare - da Ecoscienza 5/2014
9 gennaio 2015
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