La politica brevettuale di IBM. Il sistema Watson.


Il giorno migliore della vita sfugge per primo ai niseri mortali
Virgilio, Georgiche

IBM ha annunciato di aver conseguito la cifra record di 7.534 brevetti nel 2014, un risultato che per il 22° anno consecutivo colloca la società al primo posto nella classifica annuale dei brevetti degli Stati Uniti. Mettiamo subito in chiaro un punto. Oggi avere più brevetti non vuol dire essere i più bravi e i più innovativi. Vuol dire essere tra coloro che investono di più nella propria capacità di innovare, il che è un po’ diverso.
Tuttavia, la potenza muscolare della “divisione brevetti e invenzioni” di IBM è impressionante. Il totale dei brevetti ottenuti dall’azienda nel 2014 ha superato la somma totale di quelli di Accenture, Amazon, Google, HP, Intel e Oracle. In pratica, nel 2014 gli inventori di IBM hanno conseguito una media di oltre 20 brevetti al giorno, portando l’azienda a diventare la prima in assoluto a superare il numero di 7.000 brevetti in un solo anno.
In linea teorica la protezione brevettuale dovrebbe servire a ripagare gli innovatori per gli investimenti che effettuano nella ricerca e per questo la legge garantisce una deroga alla libertà di mercato per qualche tempo e crea un monopolio artificiale a protezione dell’invenzione. In pratica però il brevetto è molto spesso più facile da concedere che da difendere in tribunale. Nel caso dei big la possibilità di acquistare grandi pacchetti di brevetti rappresenta un vantaggio indiscutibile rispetto ai piccoli.
Non è il caso di IBM ma sul mercato esistono gruppi (patent troll) che commerciano in brevetti per trascinare in tribunale i piccoli e frenare l’innovazione. Questo giochino, come insegna il caso Apple-Samung, costa ogni anno miliardi di dollari. Il tema non è semplice e richiederebbe una riforma di ampio respiro che metta a fattore comune il diritto degli inventori a essere tutelati e quello degli innovatori a osare.
Quanto a IBM, il numero record di brevetti raggiunto dall’azienda nel 2014 è stato ottenuto grazie ad oltre 3.000 brevetti (pari al 40% del totale dell’anno) per invenzioni inerenti cloud, analytics, mobile, social e sicurezza. Negli ultimi cinque anni, IBM ha più che raddoppiato la sua produzione di brevetti nell’ambito di queste aree strategiche di sviluppo e ne è stata la principale creatrice.
Gli inventori di IBM hanno conseguito oltre 500 brevetti per invenzioni che inaugureranno l’era dei sistemi cognitivi, tra cui le nuove tecnologie cognitive legate a Watson.
Di recente IBM ha investito, infatti, un miliardo di dollari per lo sviluppo di Watson, uno straordinario processore capace di riconoscere una query vocale, elaborata in lingua parlata, e di rispondere velocemente in maniera corretta. Per la progettazione di Watson sono stati raggruppati i maggiori professionisti di tutta l’IBM, dando vita ad una nuova unità che prende il nome di DeepQA.
Watson è, dunque, un super-processore che prende il nome dal suo fondatore e che è in grado di competere con le complesse capacità logiche umane tanto da essere capace di rispondere in maniera veloce e completamente corretta a domande formulate in linguaggio naturale. Per linguaggio naturale si intende la lingua parlata, inclusi dunque espressioni gergali, e modi di dire che caratterizzano ogni lingua e cultura.
Nel 2011 quando Watson era stato appena ideato, per testarne l’efficienza si pensò di farlo partecipare per tre sere consecutive a un gioco a quiz televisivo, il Joepardy; questo fu un evento cruciale nella storia, costituendo uno dei più recenti scontri uomo-macchina.
Il computer riuscì a battere i giocatori più preparati che da tempo risultavano essere i campioni di tale show televisivo. Da questo esperimento pragmatico, si può dedurre che Watson è una creazione unica, e i creatori di codesta macchina sono arrivati dove nessuno mai era riuscito: usare una tecnologia innovativa per riprodurre un’intelligenza artificiale.
Mike Rhodin, vice-presidente di IBM e a capo del "Watson Group" affermò: "Watson è un sistema cognitivo che in futuro aiuterà le aziende di tutte le dimensioni, grandi e piccole, nell’elaborazione di grandi quantità di dati provenienti dai clouds, dai big data e dai social networks consentendo a tutte le imprese di trovare risposte, anche da apparecchi mobili, a domande complesse".
Watson è, quindi, un sistema computerizzato che rappresenta una svolta cruciale nella storia della tecnologia poichè consente alle organizzazioni di tutto il mondo di lanciare nuove imprese, ridefinire i mercati e trasformare le industrie. Da oggi l'approccio con la macchina sarà vocale e non si scriveranno più le domande su un motore di ricerca attendendo i risultati, con Watson le domande vengono formulate vocalmente dimezzando i tempi di ricerca e stabilendo un contatto quasi umano.

da il sole 24ore.com

13 gennaio 2015

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