Se vogliamo essere sempre onesti nel giudicare le cose dobbiamo prima convincerci che nessuno è senza colpa.
Seneca, De ira
Sono i giorni della verità, per sciogliere il dilemma della Grecia e delle richiesta avanzate da Tsipras. Ma ieri il barometro segnava decisamente “speranza”. Il rischio di un’esplosione della crisi con esito frontale non è disinnescato. Ma al primo round di incontri con l’Eurogruppo prima e il Consiglio europeo poi, il ministro dell’economia Varoufakis e il premier Tsipras sono sopravvissuti bene, senza trovarsi davanti un secco “no”. Del resto, il governo di Syriza ha modificato non di poco le sue richieste, rispetto alle promesse fatte all’elettorato ellenico. Ma si sta rivelando anche molto abile nel giocare sul tavolo geostrategico, prima che a quello delle tecnicalità dell’alleggerimento del proprio debito pubblico, e della concessione di qualche soldino in più per finanziare i propri costosissimi programmi di spesa pubblica. Se la signora Merkel è l’Europa, come di fatto è, Atene approfitta che la cancelliera tedesca sia in questi giorni l’antemurale occidentale a Putin sulla crisi ucraina. Facendo leva su ciò, Atene si è messa in condizione di portare a casa più concessioni di quanto sarebbe stato possibile, se Ue e NATO non fossero col fiato sospeso per i combattimenti tra Kiev e filorussi. In questo modo il piccolo Davide greco potrebbe riuscire a sfilare dalla tasca del Golia tedesco molto più del previsto. Una lezioncina di spregiudicatezza non male, per gli altri eurodeboli a cominciare dall’Italia.
Tsipras sta coi russi? E’ quel che il governo Syriza ha avuto l’abilità di far credere. Sono bastate un paio di dichiarazioni ufficiali di membri di secondo piano del governo russo, sulla disponibilità di Mosca a dare aiuti alla Grecia. E un colloquio del ministro degli Esteri greco col parigrado russo Lavrov, proco prima del vertice di Minsk in cui la Merkel (con il presidente Hollande come comparsa al fianco) ha dovuto fare l’impossibile perché Putin e Poroshenko accettassero comunemente il cessate il fuoco. In più, Tsipras ha fatto uscire l’indiscrezione anche di un suo colloquio con il premier della Cina. Con gli Stati Uniti ufficialmente durissimi con Putin sulla crisi ucraina – sia pur distinguendo tra la durezza massima dei vertici militari e quella meno oltranzista di Obama, che punta a concentrare gli sforzi militari contro Isis – minacciare di fatto che un paese essenziale del fronte sudeuropeo della NATO affidi la sua sopravvivenza economica e finanziaria ai russi perché l’Unione europea nega aiuti, fa letteralmente imbestialire gli americani. In caso di un no europeo alla Grecia, oggi come oggi Varoufakis scommette molto di più su un aiuto americano diretto ad Atene che su uno russo.
Obama sta con Tsipras? A Washington, con la concessione a Obama dei poteri di guerra contro Isis, la caduta di fatto dello Yemen in mani jihadiste e l’Arabia Saudita con un nuovo sovrano forse più accomodante sul prezzo del petrolio, qualche decina di miliardi di euro di potenziamento degli aiuti per far costare ancor meno il debito greco sembrano letteralmente un’inezia. Non si capacitano di come Ue e BCE si siano messe da sole in questo cul de sac. Che potrebbe, con l’uscita della Grecia dall’euro e di fatto un suo forte raffreddamento nella NATO, segnare di fatto uno sfaldamento occidentale nel Mediterraneo orientale, visto che la Turchia di Erdogan fa capo a sé, contro ISIS non collabora e sta anzi trattando per un nuovo gasdotto con i russi di Gazprom. Non troverete una sola dichiarazione americana a favore dell’abbattimento del debito greco. Ma ne trovate cento a favore del fatto che la UE, cioè la Merkel, non devono fare scherzi e devono trovare un accordo con Tsipras. Mica poco, dal punto di vista di Atene.
Ma la crisi Ucraina non è risolta? No, inutile illudersi. Il cessate il fuoco e i 13 punti tecnici della commissione mista disegnano un quadro pieno di irti problemi irrisolti, di difficilissima attuazione. Nessuno può oggi scommettere che quel fragilissimo armistizio che dovrebbe iniziare domenica abbia in sé sufficiente fiducia reciproca per tradursi in un accordo stabile. Che veda nei mesi arretrare le forze militari, smilitarizzare i confini che per Kiev rappresentano comunque una sconfitta, per dar vita a un’autonomia amplissima del Donbass e delle aree oggi occupate dai filorussi (e da unità russe, la cui presenza è comprovata dai caduti, malgrado Mosca neghi le testimonianze dei familiari russi ne sono la prova). Ciò significa: guai ancora seri per gli ucraini, ma possibilità in più per i greci.
Che compromesso può uscirne? E’ stato chiaro sin dall’inizio, che Tsipras avrebbe mandato in naftalina il dimezzamento dell’80% del debito detenuto da BCE ed euromembri, e la sbandierata conferenza europea per l’abbattimento generale del debito. L’accordo si può trovare su un ulteriore potenziamento europeo degli aiuti che sgravi per un’altra ventina di miliardi l’onere del debito greco nei prossimi anni, e che continui a reggere in piedi le azzoppate banche greche attraverso la linea di liquidità straordinaria ELA della BCE. Il ruolo del FMI nella Trojika può venir meno senza particolari problemi, sostituito dall’OCSE. E così Tsipras direbbe al suo elettorato di aver vinto, se anche aggiungesse un paio di punti di PIL di spesa pubblica consentita in più per fare assistenzialismo di Stato. Olandesi e finlandesi storceranno il muso, ma di fatto oggi la Merkel molto difficilmente può fare uno sgarro mortale alla NATO e a Washington.
La Merkel umiliata? Al contrario, già ieri il New York Times indicava la cancelliera tedesca come il vero statista occidentale capace di mettere Putin a un tavolo di accordi, e di non spezzare l’Europa. Usando la pazienza e la mediazione, e non solo la durezza. Vedremo se finirà così. L’imprevisto è sempre in agguato. La cosa certa è che, a oggi, Tsipras e Varoufakis hanno mostrato una affilata spregiudicatezza del tutto ignota ai governi italiani, spagnoli e portoghesi. Del resto, è la collocazione geostrategica a favorirli. Ogni tot secoli, funziona così sin dai tempi in cui fermarono l’orda persiana a Maratona e Salamina. (NDR Giannino non ha tenuto conto anche dell'influenza che la lobby greca potrebbe avere su Obama per il debito e la fortissima lobby polacca per scongiurare un avvicinamento tra Grecia e Russia).
Oscar Giannino da Leoniblog.it - 14-02-2015