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Dalla favola alla realtą. Un percorso verso l'imprenditorialitą.



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Midar compie otto anni. La ripresa

Un’altra estate soffocante si abbatté su Dovizia, quel caldo torrido faceva innervosire le persone e la città sembrava un covo di isterici.
Le famiglie delle jene ridens, poi, erano le più irritate e pentite di aver concesso troppo ai figli.
Ogni mattina tra le 4 e le 5, unico orario della giornata di frescura, cori di galline salutavano l’alba e svegliavano i signori "da poco assopiti”.
Quando il sole era alto in cielo un olezzo nauseabondo si diffondeva nell’aria, insediandosi nelle case profumate di pulito.
Le famiglie delle jene ridens erano stanche e si lamentavano delle galline, vuoi per gli schiamazzi, la puzza, lo sporco, vuoi per il fatto che molte volte i bambini si dimenticavano di dar loro da mangiare, facendole morire.
I genitori dei ridens si coalizzarono contro i figli, architettando un strategia comune: o i bambini si sbarazzavano delle galline, oppure niente paghetta, televisione, computer, giochi, niente libertà.
Furbo Fox, fu il primo ridens a portare a Midar le sue galline e, arrivato a casa Ostet, si precipitò nel pollaio.
Midar era sull’uscio dell’ufficio, quando rivide le sue galline accompagnate dalle suppliche di Furbo Fox: «Ti prego, tieniti la bici, ma riprenditi queste galline!» Midar impassibile ribattè  «Perché mai? Non ti garba più il gioco?», e l’altro, sempre più sottomesso, «No, a me piace molto giocare “a porta l’uovo”, ma guadagno di più a non farlo. Magari, ogni tanto, mi puoi far giocare?»,
Midar comprensivo rispose di sì e gli accordò un part-time.
Midar stava riavendo il suo lavoro, presto sarebbero arrivati tutti i ridens, tranne Sfarzotto junior, a riportar le galline e ad offrirgli del denaro per tenersele e per poterci giocare di quando in quando.
Midar, intelligentemente, fece loro la seguente proposta: «Non voglio un soldo, mi riprendo le galline, e voi potete venire a giocarci tutti i giorni…. A patto che distribuiate le uova ai clienti».
I ridens pensarono che Midar fosse uno sciocco, perché la consegna era la parte più divertente del gioco!

Midar, successivamente andò a casa dalla nonnina, che si era ristabilita, affinché potesse riproporre i vecchi contatti.
La vecchina fece di più; contattò personalmente i clienti, avvisando di non pagare il prezzo delle uova nelle mani del fattorino, al quale era concessa la sola mancia, perché ogni fine mese sarebbe passato Midar a riscuotere il corrispettivo.

La moglie dell’edicolante non ritornò al vecchio lavoro, ma rimase a casa a badare alla neonata. Midar lasciò il posto delle consegne a sua sorella Aida e, dopo averle insegnato a guidare la sua bicicletta, gliela donò; infatti quell’ammasso ferroso era stato la causa di separazione dalle sue galline.
Midar insegnò ad Athena, abile con i numeri, ad annotare su un taccuino: la produzione giornaliera di uova, lo scarto, la quantità richiesta e consegnata e l’invenduto.
Midar era ben organizzato, e si sentì il principe del suo piccolo regno di uova.

Midar compie nove anni.  L’espansione

A nove anni Midar si sentiva un ometto, era entusiasta di lavorare con profitto e di frequentare la quarta elementare, perché, proprio in quell’anno, il programma scolastico prevedeva l’insegnamento di Internet.
Gli alunni, nel corso degli anni, avevano imparato ad utilizzare il computer e Midar era molto curioso e predisposto alla materia.
Ma la motivazione di Midar aveva radici più profonde; infatti in televisione aveva visto che alcune imprese rimandavano per la pubblicità ad un proprio sito su Internet.
Midar aveva, altresì compreso che se voleva comprare un prodotto fatto a Cresopoli, o lontanissimo, poteva ordinarlo attraverso Internet. Invece senza Internet lui sarebbe dovuto andare in quel posto.

Il piccolo fremeva all’idea che, una volta imparato come realizzarlo, avrebbe avuto il suo sito.
L’occasione gli si presentò qualche mese dopo.
L’ insegnante di informatica Irina Gates, alla fine di un interminabile lezione di informatica, che aveva fatto perdere a tutti l’entusiasmo per la materia, illustrò il sito della scuola.
Questo sito comprendeva una sezione dedicata alle iniziative della scuola ed era dotato di un contatore di passaggi.
Midar si destò dal torpore e drizzò le orecchie, come avrebbe fatto Ares alla parola pappa.
L’occhialuta, chiamata così perché le si era abbassata la vista dopo troppe ore fissa davanti allo schermo del computer, o forse, per gli occhiali a doppio fondo di bottiglia che era solita indossare, annunciò: «Dopo introdurrò l’iniziativa degli alunni di quinta. Loro hanno costruito personalmente degli oggetti in legno, questi sono stati fotografati e saranno venduti direttamente, dal nostro sito. Non è fantastico?!?».
Un coro annoiato di “wow” si sollevò all’unisono con la campanella che pose fine alla giornata scolastica.

Midar seguì i compagni fuori dalla scuola, ma si nascose dietro un cespuglio con carta e penna e si mise a spiare da una finestra che dava luce al seminterrato che ospitava l’aula di informatica.
La visuale era perfetta, poiché l’occhialuta volgeva la schiena alla finestra ed era intenta a pigiare velocemente le dita sulla tastiera del PC; dal canto suo Midar distingueva ogni passaggio effettuato dalla maestra e lo annotava. Il bambino aveva ottenuto ciò che desiderava sapere.

Dopo quella giornata, Midar, tutti i pomeriggi per una settimana intera, diventò ospite fisso di casa Arringa Vien dal Foro.
Medea, infatti aveva un potentissimo computer in grado di realizzare il suo sogno.
Midar avrebbe introdotto nella sezione “Inziative”, del sito scolastico, la vendita di "uova provenienti dall’allevamento di galline della scuola, le quali erano state nutrite secondo standard di qualità".
Sciocchezze, pensò Medea. Se la maestra Irina Gates lo avesse scoperto, sarebbero stati guai; ma Medea aveva trascurato un particolare importante: Midar era fortunato.
Da diversi giorni, infatti, l’occhialuta non si vedeva a scuola, gli insegnanti erano restii a rispondere a domande sulla Gates, finché arrivò un supplente al suo posto.

Passò un mese ma da Internet non arrivava nessuna richiesta di uova  e sia Midar che Medea erano delusi.
Medea ebbe, però, un’illuminazione e trascinò Midar dalla nonnina. La vecchina, li ricevette entusiasta, ascoltò la loro idea, compose un numero di telefono e iniziò a parlare a raffica «Ciao tesoro, dovresti farmi un favore, mi devi aumentare la potenza di un sito. Fai in modo che in ogni motore di ricerca, il mio sito sia il primo …. d’accordo ti aspetto domani, ciao».
La nonnina spiegò che l’indomani sarebbe arrivato suo nipote, un genio dei computer, che li avrebbe aiutati ad essere competitivi.

A lavoro terminato, il sito scolastico fu subissato di richieste di uova, qualcuno chiedeva pure la carne di pollo. Midar era felice stava innescando un grande giro d’affari.

Midar compie dieci anni. Ad ogni azione corrisponde una reazione…

Midar, nel giorno del suo decimo compleanno era quasi un principe azzurro, mentre soffiava le candeline desiderò di veder unita la propria famiglia.
Ciò che Midar ignorava era che Natale Ostet sarebbe rimasto con loro, molto prima di quanto potesse immaginare..

Il giro d’affari in rete stava dando ottimi risultati, la nonnina aveva aperto un conto sul quale i clienti versavano i pagamenti degli ordini effettuati, e mamma Demetra era sempre più preoccupata.
Demetra era in ansia perché non poteva credere che il suo pollaio era diventato semplicemente la ludoteca di tutti i bambini di Dovizia.
Tutto era iniziato con la restituzione dei polli di Midar, di cui lei conosceva perfettamente la storia; poi durante le vacanze estive Natale, suo marito, aveva ampliato notevolmente il pollaio al figlio.
A settembre le gemelle avevano iniziato la scuola e lei lavorava come domestica a Dovizia, tornando a casa sempre verso l’ora di cena.
Midar quando lei era assente avrebbe dovuto occuparsi delle sorelle, del resto l’aveva sempre fatto. Però c’era qualche cosa che non le tornava e si ripromise di indagare.

L’occasione arrivò due giorni dopo. Demetra era intenta a far la spesa, nel supermercato di Dovizia, quando incontrò il cicciotto non molto amico di Midar. La donna lo fermò e gli chiese se era a conoscenza di ciò che Midar faceva dopo la scuola, ma Sfarzotto Junior proprio lo ignorava.
Sfarzotto Junior sapeva che Midar, tutti i giorni alle 18.00 chiudeva il pollaio e poi si recava a casa di Medea fino alle 19.00.
Queste cose erano note a tutti, pensò il cicciotto, però, se la mamma di Midar era preoccupata, c’era senza dubbio qualcosa di poco chiaro.
Sfarzotto Junior iniziò a pedinare e a spiare le conversazioni di Midar. Ad un certo punto sentì qualcosa di interessante. Midar che affermava «Il nostro sito è potente e la scuola non si accorge delle potenzialità che esso ha».

Sfarzotto Junior corse a casa, si collegò a Internet, cliccò sul sito della scuola, vide un numero impressionante di contatti e notò una nuova voce sul menu del sito.
Aprì la nuova pagina web e capì l’imbroglio di Midar.
Poi come una jena andò da sua madre a raccontare la scoperta. Il giorno dopo la mamma del cicciotto, ovvero la preside della scuola chiamò Demetra al suo cospetto.

Per non rivelare la fonte, la preside aveva coinvolto il corpo docenti, che unanime, accusò la signorina Irina Gates, già colpevole di frode informatica. Ma al tempo dell’illecito ai danni della scuola, l’ex insegnante di informatica era detenuta presso il carcere di Cresopoli da qualche settimana. Pertanto i sospetti si accentrarono su Midar anche se il bambino non poteva aver fatto tutto da solo.
Demetra si precipitò a scuola e fu  informata dell’illecito compiuto da Midar.
La scuola richiedeva il danno emergente ed il lucro cessante per le violazioni: accesso abusivo in un sistema telematico protetto e frode informatica. Se la scuola non fosse stata risarcita avrebbe sporto denuncia contro il bambino e i complici.

Demetra era sconvolta, arrivò a casa alle 18.00, fece mangiare la bambine e le fece andare a letto presto; poi aspettò le 19.00, consapevole che a quell’ora Midar sarebbe tornato a casa.
Demetra si sentì una mamma fallita per non aver capito fino in fondo il figlio, si sentì una mamma umiliata perché comprendeva il desiderio di Midar di aiutare la sua famiglia.
Midar arrivò a casa, mancavano 10 minuti alle 19.00, sua madre sarebbe arrivata tra poco, pensò.
Lesto aprì la porta e si ritrovò di fronte l’immagine della madre, china sul tavolo, con le mani nei capelli, scossa dal pianto.
Midar le andò vicino l’abbracciò e le chiese il motivo della disperazione.
Demetra riprese il controllo, si asciugò le lacrime, si sistemò rigida sulla sedia e disse al figlio di sedersi di fronte a lei.
Poi, con tutta calma gli disse: «Vergognati, hai perso la mia fiducia, non credevo di avere un figlio delinquente e bugiardo!».
Midar era frastornato, non aveva mai sentito la madre dire quelle cose, con quel tono gelido, soprattutto non gli era chiaro il concetto di delinquente.
Il bambino tentò di discolparsi asserendo di non essere bugiardo, ma Demetra subito lo aggredì: «Tu non mi hai mentito, ma hai omesso di informarmi su quello che stavi facendo. Queste omissioni molto gravi sono equiparabili alle menzogne, perché provocano lo stesso effetto: fanno perdere la fiducia».

Demetra era in collera, non sapeva come gestire la situazione, non aveva tutti quei soldi per il risarcimento. Scelse di telefonare al marito.


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