3 Lo stato patrimoniale delle società minori
L'articolo 2435 bis del codice civile definisce società minori quelle che, nel primo esercizio o, successivamente, per due esercizi consecutivi, non superino uno dei due seguenti limiti:
- totale dell'attivo dello stato patrimoniale 3.125.000 euro (sarà portato a 3.650. 000),
- ricavi da vendite e servizi 6.250.000 euro (sarà portato a 7.300.000);
- dipendenti occupati in media durante l'esercizio 50.
Le società definite minori sono autorizzate a presentare lo stato patrimoniale, il conto economico e la nota integrativa in forma abbreviata. Per forma abbreviata dello stato patrimoniale si intende una rendicontazione comprendente le sole voci contrassegnate dalle lettere maiuscole e dai numeri romani e altre piccole differenze. In fig. 4 è mostrato lo schema di "stato patrimoniale abbreviato" previsto dal codice civile per le società minori.
Fig. 4 Schema di redazione dello stato patrimoniale abbreviato
ATTIVO |
A) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti con separata indicazione della parte
già richiamata (se non compresa nella voce CII)
|
Totale A |
B) Immobilizzazioni con separata indicazione
di quelle concesse in locazione finanziaria
I. Immobilizzazioni immateriali:
Beni
- fondi ammortamento
- fondi svalutazione
Totale I. |
II. Immobilizzazioni materiali:
Beni
- fondi ammortamento
- fondi svalutazione
Totale II. |
III. Immobilizzazioni finanziarie:
Beni
- fondi svalutazione
Totale III. |
Totale Immobilizzazioni (B) |
C) Attivo circolante
I. Rimanenze
II. Crediti, con separata indicazione degli importi
esigibili oltre l'esercizio successivo
III. Attività finanziarie che non costituiscono
immobilizzazioni:
IV. Disponibilità liquide |
Totale attivo circolante (C) |
- Ratei e risconti con separata indicazione del disaggio sui prestiti (se non compresa
nella voce CII)
|
Totale D |
TOTALE ATTIVO |
PASSIVO |
A) Patrimonio netto
I. Capitale
II. Riserva da sovrapprezzo delle azioni
III. Riserve di rivalutazione
IV. Riserva legale
V. Riserva per azioni proprie in portafoglio
VI. Riserve statutarie
VII. Altre riserve, distintamente indicate
VIII. Utili (perdite) portati a nuovo
IX. Utile (perdita) dell'esercizio
Totale A |
B) Fondi per rischi e oneri
Totale B |
C) Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato
Totale C |
D) Debiti, con separata indicazione degli importi esigibili oltre l'esercizio successivo
Totale D |
E. Ratei e risconti, con separata indicazione dell'aggio su prestiti
(se non compresa nella voce D)
Totale E |
TOTALE PASSIVO |
4 Lo stato patrimoniale riclassificato
La prassi ha, da tempo, suggerito alcuni schemi di bilancio più idonei per la comprensione di particolari aspetti della realtà aziendale; si tratta di schemi che sono redatti dalle società come "riclassificazione" degli schemi obbligatori.
I criteri di riclassificazione rappresentano "tecniche di analisi del bilancio" che si basano su particolari aggregazioni delle poste; tali aggregazioni nascono dall'esigenza di acquisire e sintetizzare le informazioni utili per sviluppare, appunto, una particolare analisi tecnica. Giova notare che non esiste un unico criterio di riclassificazione del bilancio; ciascun analista può utilizzare un proprio schema in relazione agli obiettivi informativi e al livello di sintesi che desidera acquisire.
Riclassificare uno stato patrimoniale significa, quindi, ordinare e raggruppare in modo coerente e omogeneo le poste secondo criteri che consentano:
- una lettura sintetica e nel contempo esaustiva delle informazioni derivanti dallo stato patrimoniale secondo i princìpi civilistici,
- la confrontabilità di classi omogenee relativamente a più esercizi.
A) Uno schema di riclassificazione è, ad esempio, quello della riorganizzazione dello stato patrimoniale secondo il criterio di liquidità - esigibilità. Le poste attive e passive dello stato patrimoniale vengono classificate con riferimento alla caratteristica delle stesse a diventare liquide (poste attive) o esigibili (poste passive) entro un breve periodo (dodici mesi, a esempio), o medio, o lungo.
Questo criterio di classificazione si pone l'obiettivo di separare le disponibilità liquide da ciò che è immobilizzato all'interno dell'impresa e destinato all'operatività. Pertanto, la liquidità è massima per i beni che sono già in forma liquida (cassa, attivo di conti correnti) e minima per le immobilizzazioni immateriali, a esempio.
L'esigibilità del debito, invece, è relativa al tempo necessario perché il debito venga a scadenza; la riclassificazione si pone quindi l'obiettivo di separare le fonti di finanziamento a breve, come i debiti verso i fornitori, da quelle a lungo (mutui e prestiti obbligazionari a esempio). Il patrimonio netto è la voce con il minimo di esigibilità in quanto viene rimborsato alla cessazione di attività dell'impresa.
In fig. 5 è mostrato uno schema di riclassificazione dello stato patrimoniale secondo il criterio della liquidità/esigibilità.
Fig. 5 Riclassificazione dello stato patrimoniale secondo il criterio della liquidità/esigibilità
Liquidità immediate
- Cassa, depositi in conto corrente
- Titoli negoziabili a vista
- (meno fondo svalutazione titoli)
Liquidità differite (entro 12 mesi)
- Crediti verso i clienti
- Crediti verso controllate/collegate
- Altri crediti differiti
- (meno fondo svalutazione crediti)
- Titoli realizzabili entro 12 mesi
- (meno fondo svalutazione titoli)
- Ratei e risconti attivi
Rimanenze di magazzino
- Materie prime, semilavorati, prodotti finiti
- (meno fondo svalutazione magazzino)
- Anticipi su forniture
Totale disponibilità entro 12 mesi
|
Debiti verso banche
- Scoperti di conto corrente, anticipazioni, finanziamenti a breve
Debiti rimborsabili entro 12 mesi
- Debiti verso fornitori, debiti commerciali verso controllate/collegate, quote correnti di prestiti a medio/lungo termine (mutui, obbligazioni)
Altri debiti a breve
- Anticipi da clienti, ratei e risconti passivi, quote correnti di TFR, fondo imposte e tasse, altri fondi da utilizzare nei 12 mesi
Totale esigibilità a 12 mesi |
Immobili civili
- Terreni e fabbricati civili
- (meno fondo ammortamento)
Immobilizzazioni tecniche
- Terreni, fabbricati, impianti, macchinari
- (meno fondo ammortamento immobilizzazioni tecniche)
Immobilizzazioni immateriali
- Avviamento, brevetti, marchi, licenze
- (meno fondo ammortamento)
Immobilizzazioni finanziarie
- Partecipazioni in società controllate/collegate
- Titoli immobilizzati oltre 12 mesi
- Crediti immobilizzati oltre 12 mesi
- (meno fondo svalutazione titoli e crediti)
Altre immobilizzazioni nette
- Spese d'impianto, costi di ricerca
- Altri costi immobilizzati
Totale attività immobilizzate |
Debiti rimborsabili oltre 12 mesi
- Debiti verso fornitori, debiti commerciali verso controllate/collegate, prestiti a medio/lungo termine al netto delle quote scadenti nei dodici mesi (mutui, obbligazioni)
Altri debiti a medio lungo termine
- Fondo TFR al netto delle quote correnti, fondo imposte e tasse, fondo rischi da utilizzare oltre i 12 mesi
Totale delle passività a medio lungo termine
Capitale sociale
Riserve patrimoniali
Legale, statutaria, sovrapprezzo emissione azioni, rivalutazione monetaria, utili non distribuiti, altre riserve straordinarie
Utile/Perdita d'esercizio
Patrimonio netto |
CAPITALE INVESTITO |
FONTI (PASSIVITA + PATRIMONIO NETTO) |
B) Un altro schema di riclassificazione segue il criterio della pertinenza gestionale: le poste dell'attivo e del passivo vengono raggruppate in base all'appartenenza o meno alla gestione operativa dell'impresa. Fonti e impieghi vengono differenziati in base alla destinazione economica degli investimenti favorendo una lettura del bilancio in chiave di efficienza e di redditività.
L'obiettivo è quello di identificare gli investimenti correlati alla gestione corrente (3) e quelli che, pur appartenendo alla gestione operativa sono estranei a quella corrente, come impianti, macchinari, fabbricati. La fig. 6 mostra lo stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio della pertinenza gestionale.
Come detto nella nota (3) gli investimenti dell'impresa nella gestione corrente sono finanziati dalla stessa gestione tramite il differimento delle uscite monetarie e l'anticipazione delle entrate; pertanto, il capitale netto investito nella gestione corrente è dato dalla differenza tra le attività correnti e le passività correnti secondo lo schema di fig. 6. Questa differenza è chiamata capitale circolante netto dell'impresa in funzionamento, capitale che rappresenta, quindi, le risorse finanziarie legate alla gestione corrente.
Fig. 6 Stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio della pertinenza gestionale.
Attività legate alla gestione corrente
|
Passività legate alla gestione corrente
|
Liquidità immediata: cassa e titoli a vista
Crediti commerciali verso clienti
Crediti verso società controllate e collegate
Magazzino: scorte
(al netto del fondo svalutazione magazzino)
Ratei e risconti attivi riguardanti operazioni di gestione corrente
Totale delle attività legate alla gestione corrente |
Debiti commerciali verso fornitori
Debiti commerciali verso società controllate/collegate
Ratei e risconti passivi
Anticipi da parte di clienti
Fondi rischi e oneri futuri legati alla gestione corrente: variazione prezzi, rischio cambi
Fondo TFR
Totale delle passività legate alla gestione corrente |
Attività esterne alla gestione corrente |
Passività esterne alla gestione corrente |
Immobilizzazioni materiali : fabbricati, impianti, macchinari
(al netto del fondo ammortamento)
Immobilizzazioni immateriali: marchi, brevetti, avviamento, oneri pluriennali capitalizzati
(al netto del fondo ammortamento)
Immobilizzazioni finanziarie: titoli e partecipazioni strategiche per l'attività operativa
(al netto dei fondi di rettifica di valore)
Totale delle attività esterne alla gestione corrente |
Debiti verso banche a breve termine
Indebitamento a medio - lungo termine
Debiti verso società controllate - collegate
Fondo imposte
Fondo rischi e oneri: manutenzione impianti, collaudi
Totale delle passività esterne alla gestione corrente |
Attività accessorie extra operative |
Passività correlate alla gestione accessoria |
Immobilizzazioni materiali: terreni e fabbricati ad uso civile
(al netto degli ammortamenti)
Titoli e partecipazioni azionarie non strategiche
(al netto del fondo svalutazione)
Totale delle attività accessorie extra operative |
Quote di debiti a medio - lungo termine correlati agli investimenti accessori
Totale delle passività correlate alla gestione accessoria |
|
Patrimonio netto |
Capitale sociale
Riserve patrimoniali
Utile o perdita d'esercizio
Totale patrimonio netto |
IMPIEGHI
(CAPITALE INVESTITO) |
FONTI
(PASSIVITA' + PATRIMONIO NETTO) |
C) Il precedente schema di riclassificazione non mette in evidenza il capitale netto, complessivamente investito dall'impresa, che rappresenta il capitale da remunerare. L'Istituto Studi Direzionali (ISTUD) ha messo a punto un nuovo criterio di classificazione. Tale schema presenta il vantaggio di evidenziare il capitale netto complessivamente investito nelle diverse aree di gestione, nonché la posizione finanziaria netta dell'impresa (vedi fig. 7).
Fig. 7 Stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio del "capitale investito netto".
+ Crediti commerciali verso clienti (al netto di anticipi dai cliente)
+ Magazzino
(-) Debiti commerciali verso i fornitori (al netto di anticipi ai fornitori)
= Capitale circolante netto in senso stretto
+ Altre attività legate alla gestione corrente (es. crediti commerciali verso controllate/collegate)
(-) Debiti commerciali verso controllate/collegate
(-) Fondi rischi e oneri legati alla gestione corrente
(-)Quote correnti del fondo di trattamento fine rapporto
(-) Fondo imposte
= Capitale circolante netto, esclusa liquidità immediata *
+ Immobilizzazioni materiali e immateriali operative (al netto dei fondi ammortamento)
+ Partecipazioni e titoli che costituiscono immobilizzi finanziari "operativi"
+ Anticipi a fornitori per acquisto cespiti
(-) Anticipi da clienti
(-) Fondi rischi e oneri correlati alla gestione operativa (es. manutenzioni, collaudi)
(-) Fondo trattamento di fine rapporto al netto delle quote correnti
+ Attività extra-operative (immobili/fabbricati a uso civile, titoli/partecipazioni non strategiche)
= Capitale investito netto (Cin) ** |
* La liquidità immediata è data dai valori in cassa o in banca, da depositi e titoli negoziabili a vista.
** Patrimonio netto + passività onerose (prestiti obbligazionari, debiti verso banche e altri istituti finanziari, debiti finanziari nei confronti di altre società) al netto della liquidità immediata e di altri crediti di natura finanziaria.
5 Applicazione dei princìpi contabili internazionali
Il Capitolo 8 è interamente dedicato all'illustrazione dei princìpi contabili internazionali, alle istituzioni che presiedono alla loro redazione, alle tempistiche di recepimento, ai soggetti che vi si dovranno assoggettare.
Lo IAS 1 (International Accounting Standard n. 1) non prevede un valore o uno schema con il quale le poste dello stato patrimoniale devono essere esposte, bensì definisce un contenuto minimo:
- Immobilizzazioni materiali
- Immobili non strumentali
- Immobilizzazioni immateriali
- Attività finanziarie (esclusi i valori in e, h, i)
- Partecipazioni valutate con il criterio del patrimonio netto
- Attività biologiche
- Rimanenze
- Crediti commerciali e altri crediti
- Cassa e disponibilità liquide
- Debiti commerciali e altri debiti
- Fondi
- Passività finanziarie
- Attività e passività fiscali correnti
- Attività e passività fiscali differite
- Interessi di minoranza presenti nel patrimonio netto
- Capitale versato e riserve.
Per quanto riguarda il criterio di classificazione, lo IAS 1 precisa che le attività e le passività devono essere distinte in correnti e non correnti o, in alternativa, si può utilizzare il criterio della liquidità, solo se ciò consente una più chiara rappresentazione.
Le attività e le passività correnti sono quelle che si dovrebbero realizzare/estinguere nel corso del ciclo operativo, oppure quelle che si realizzano/estinguono entro dodici mesi dalla data del bilancio. Sono attività correnti anche la cassa e la disponibilità liquida.
Le attività non correnti includono, invece, i beni materiali, immateriali e finanziari aventi natura di lungo termine, mentre le passività non correnti sono tutte le passività diverse da quelle correnti, incluse le passività a titolo oneroso (produttive di interesse) attinte dall'impresa per finanziare il capitale circolante su una base di lungo termine.
Lo stesso principio contabile internazionale precisa, comunque, che una passività a lungo termine, estinguibile entro 12 mesi, deve essere classificata tra le passività correnti, anche se dopo la data di chiusura e prima della data di approvazione del bilancio il prestito è stato rifinanziato o i pagamenti sono stati rinegoziati.
Lo IAS 1 precisa che un'impresa deve evidenziare, nel prospetto di stato patrimoniale o nelle sue note, ulteriori sottoclassificazioni delle voci esposte. Risulta necessario indicare, per ciascuna classe di capitale sociale, oltre al numero delle azioni autorizzate e al valore nominale, il numero delle azioni sottoscritte e interamente pagate e le azioni sottoscritte e non interamente pagate, i diritti, i privilegi e i vincoli di ciascuna classe, inclusi i vincoli alla distribuzione dei dividendi e al rimborso del capitale, le azioni riservate per emissioni con opzione e contratti di vendita, inclusi le condizioni e gli importi. In Italia queste informazioni sono incluse nelle nota integrativa e nella relazione sulla gestione; di fatto la normativa italiana considera la nota integrativa e la relazione sulla gestione come informazioni aggiuntive, mentre per lo IAS 1 tali informazioni rappresentano una parte costitutiva degli schemi contabili.
Inoltre lo IAS 1 prevede che venga evidenziata, nel prospetto di stato patrimoniale, una riconciliazione tra il numero di azioni in circolazione all'inizio e alla fine dell'esercizio, oltre a una descrizione della natura e dello scopo di ciascuna riserva inclusa nel patrimonio netto.
NOTE
(1) Si riferisce alla differenza tra il prezzo di acquisto di un complesso di attività e il suo valore netto contabile.
(2) Il piano di ammortamento è richiesto per i beni materiali e immateriali la cui durata è limitata nel tempo; ne sono esclusi i cespiti di natura illimitata come i terreni.
(3) Gli investimenti appartenenti alla gestione corrente sono quelli direttamente correlati al ciclo acquisto - produzione - vendita e quindi, ad esempio, i crediti verso i clienti e le giacenze di magazzino; questi investimenti sono, principalmente finanziati dalla gestione stessa attraverso il differimento delle uscite delle passività correlate alla gestione corrente, come i debiti versi i fornitori e tutti i costi legati al ciclo acquisto - produzione- vendita e, l'anticipazione delle entrate monetarie, come i crediti verso clienti, società controllate/collegate e altri.
Eugenio Caruso
15 marzo 2008
Tratto dal successo editoriale Come preparare e leggere un bilancio.
Si rimanda anche al Glossario finanziario.