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Glossario economico e finanziario.


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T - U


TAEG. Vedi ISC (Indice Sintetico di Costo). Sigla di tasso annuo effettivo globale. Si tratta del parametro di riferimento principale per colui che ricorre a un finanziamento di breve-medio periodo. Indice, espresso in termini percentuali, con due cifre decimali e su base annua, del costo complessivo del finanziamento. Comprende gli oneri accessori quali spese di istruttoria, spese di apertura pratica, spese di incasso delle rate e spese assicurative (l'inclusione di queste ultime due voci può essere opzionale).
TAH (Trading After Hour). Indica tutte le contrattazioni che avvengono fuori dall'orario tradizionale di contrattazione. Il TAH è stato lanciato ufficialmente dalla Borsa Italiana il 15/05/00. La sessione di contrattazione va dalle 17:30 alle 22:00. I prezzi che si formano sul TAH non influenzano il prezzo di apertura della giornata borsistica successiva.
Takeover. Assunzione del controllo di una società a seguito di una scalata ostile.
TAN o Tasso annuo nominale. E' il tasso di interesse puro applicato ad un finanziamento. È il tasso da utilizzare come termine di paragone con il tasso di rendimento delle attività finanziarie, con il tasso di sconto, ecc. Non corrisponde tuttavia al tasso d'interesse realmente applicato al finanziamento, ma al tasso effettivo periodale moltiplicato per il numero di periodi in cui l'anno è ripartito. Se ad esempio si investono dei soldi ad un tasso trimestrale del 3%, il TAN sarà pari al 12% (3% moltiplicato per 4). Ma il tasso annuo effettivo sarà maggiore per effetto della capitalizzazione trimestrale.
Dato l'interesse effettivo periodale, il TAN risulta essere:

Jk = ikk

dove Jk è il TAN, ik il tasso d'interesse effettivo periodale e k il numero di capitalizzazioni per anno.
Conoscendo il TAN, il tasso annuo effettivo può essere calcolato con la formula:

i = \left( 1+{J_k \over k} \right)^{k}-1

dove i rappresenta il tasso annuo effettivo.
Dunque nell'esempio precedente, il tasso annuo effettivo sarà il 12,55% (lo 0,55% in più rispetto al TAN).
Conoscendo il tasso annuo effettivo il TAN può essere calcolato con la formula inversa:

J_k = k\ (\sqrt[k]{1+i} - 1 )

Ricordiamo che il TAEG (tasso annuo effettivo globale) è cosa ben diversa dal TAN in quanto nella formazione di tale valore concorrono il TAN e altri costi specifici che variano a seconda dell'istituto creditore.
TARES. La TARES ("Tassa Rifiuti E Servizi", più propriamente "Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi") è un tributo in tema di gestione dei rifiuti introdotta dal Decreto Legge 6 dicembre 2011 n. 206 (cosiddetto "decreto salva Italia") e convertito con Legge 22 dicembre 2011 n. 214, in sostituzione della Tariffa di igiene ambientale (TIA) e Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (TARSU). Il tributo è in vigore dal 1º gennaio 2013 e consiste in un'imposta basata sulla superficie dell'immobile di riferimento, il numero dei residenti, l'uso, la produzione media dei rifiuti e altri parametri e ha come obiettivo la copertura economica per intero del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti del comune. Il pagamento, articolato in quattro rate annuali, che doveva iniziare a gennaio 2013, è slittato, secondo un emendamento alle legge di stabilità, prima ad aprile e in seguito a luglio 2013 ex art. 1 bis del D.L. 1/2013. La Tares rispetterà due nuovi parametri che ne aggraveranno il peso sulle tasche dei contribuenti. In primis la Tares dovrà coprire il 100% del costo del servizio sostenuto dai comuni, che oggi si ferma in media al 79% con picchi massimi che toccano il 91%. A questo si aggiunge il fatto che la Tares dovrà finanziare anche i “servizi indivisibili” forniti dall’ente locale come l’illuminazione pubblica, la manutenzione delle strade, la polizia locale, le aree verdi. Le risorse necessarie per coprire tali spese verranno dall’aumento di 30-40 centesimi al metro quadro. In sostanza, il corrispettivo per i servizi indivisibili porterà un incremento stimato di circa il 14% per una famiglia di tre componenti, ma in caso d’adozione dell’aliquota massima può arrivare anche al 19%.
TARGET (Trans-European Automated Real-Time Gross Settlement Express Transfer System). Sistema di regolamento lordo in tempo reale che le banche centrali della UE hanno realizzato per la terza fase della UEM per la gestione dei pagamenti d’importo rilevante in moneta unica. È costituito dai sistemi di regolamento nazionali e dalle infrastrutture necessarie a collegarli (vedi: BI-Rel Interlinking). Il sistema è stato dismesso il 19 maggio 2008, in concomitanza con il completamento della migrazione al nuovo sistema TARGET2 (vedi).
TARGET2. Evoluzione di TARGET, sviluppata con lo scopo di soddisfare le esigenze derivanti dalla crescente integrazione finanziaria nell’ambito dell’area dell’euro. La relativa infrastruttura tecnica è stata realizzata ed è gestita congiuntamente dalla Banca d’Italia, dalla Bundesbank e dalla Banque de France per conto dell’Eurosistema; il sistema è costituito da una piattaforma unica condivisa che offre un servizio armonizzato con uno schema tariffario uniforme. TARGET2 è stato avviato il 19 novembre 2007 ed è divenuto pienamente operativo il 19 maggio 2008, con la conclusione della fase di migrazione.
TARGET2-Banca d'Italia. È la componente italiana del sistema di regolamento in tempo reale TARGET2 (vedi), a cui la piazza finanziaria italiana è migrata a partire dal 19 maggio 2008. Ha sostituito il sistema di regolamento lordo dei pagamenti di elevato ammontare BI-Rel (vedi) che è cessato a partire dalla medesima data.
TASI. La TASI è la nuova tassa annuale sui servizi – l’acronimo sta per “Tassa sui Servizi Indivisibili”, per esempio la manutenzione stradale o l’illuminazione comunale – che a partire dal 2014 sostituirà l’IMU. Come l’IMU, si calcola sulla base imponibile della rendita catastale della prima casa di proprietà (mentre sulle eventuali altre proprietà resterà in vigore l’IMU): il prodotto fra l’ampiezza della casa e una tariffa calcolata dall’Agenzia del Territorio che varia da comune a comune, il tutto moltiplicato per un fattore proprio alla categoria catastale della propria casa. Di conseguenza non viene considerato il valore di mercato degli immobili al momento del pagamento: contano solo l’estensione della casa, il territorio dove è costruita e la sua “categoria catastale”. La pagherà anche chi abita in affitto, in una quota variabile fra il 10 e il 30 per cento dell’intera tassa (deciderà il Comune). Vedi articolo.
Tassa di sottoscrizione. Commissione "flat" che spetta ai sub-underwriters.
Target price. Obiettivo prefissato relativo al prezzo di vendita di un titolo formulato da analisti finanziari.
Tassa. Qualsiasi entrata corrente della PA eccetto quelle improprie o figurative (pagate dalla PA a se stessa). Il termine tassa è usato cioè come termine generico che include imposte indirette (TT1), imposte dirette (TT2), contributi sociali (TT3) e altri trasferimenti correnti (TT4).
Tassazione totale. Qualsiasi entrata corrente della PA eccetto quelle improprie o figurative (pagate dalla PA a se stessa). Il termine tassa è usato cioè come termine generico che include imposte indirette (TT1), imposte dirette (TT2), contributi sociali (TT3) e altri trasferimenti correnti (TT4). Può essere distinta in tassazione totale del settore market (TTm) e tassazione totale del settore pubblico (TTp), dove la prima coincide con le tasse pagate sui redditi di mercato e la seconda con le tasse pagate sui redditi derivati (essenzialmente stipendi pubblici e pensioni).
Tassa sul guadagno in conto capitale (Capital gain tax). Tassa imposta sui guadagni in conto capitale ricavati dall'investimento in titoli. Non ne fanno parte, per definizione, i profitti derivanti dalla riscossione dei dividendi.
Tassazione regressiva. Metodologia di tassazione dove le aliquote fiscali decrescono all'aumentare della base imponibile. In questo modo l'imposizione sulle classi inferiori di reddito risulta maggiore, in proporzione, rispetto a quelle superiori.
Tassi di mercato aperto. Sono i rendimenti variabili delle attività di mercato monetario trattate nel mercato secondario. Per esempio i tassi d'interesse sui Fed funds. Al contrario il tasso di sconto rappresenta un tasso fisso, determinato dall'autorità monetaria e non dalla domanda e dall'offerta di fondi.
Tassi di mercato monetario. Sono i tassi d'interesse attraverso i quali si definiscono i rendimenti degli strumenti di debito del mercato monetario, i quali sono differenti per ogni strumento.
Tassi interbancari. Sono i tassi del mercato interbancario degli euro depositi.
Tasso (rate). È la variazione percentuale assoluta o temporale, del livello di una certa grandezza economica. Il tasso di inflazione, per esempio, indica la variazione nel livello dei prezzi che intercorre tra due periodi di tempo successivi.
Tasso base o di riferimento sui crediti agevolati. Tasso attivo riconosciuto alle banche sulle operazioni di credito agevolato.
Tasso chiave. È il tasso d'interesse in grado di influenzare direttamente l'intera struttura del credito e dei rendimenti di mercato di una nazione, come il tasso di sconto, cioè quello al quale la banca centrale offre denaro al sistema finanziario.
Tasso di attività. Misura l'offerta di lavoro (nel breve periodo) intesa come popolazione attiva, rapportata alla popolazione in età lavorativa. I tassi specifici per età permettono da un lato di seguire determinate fasce della popolazione ma anche di comprendere l'evoluzione del tasso complessivo in funzione all'evolversi della struttura demografica della popolazione (aspetto molto importante per via delle classi di età del baby boom). NB: dire "forze di lavoro" o "forze di lavoro con 15 o più anni" è la stessa cosa in quanto le fonti statistiche ignorano, dalla fine degli anni novanta, chi lavora pur avendo meno di 15 anni. Precedentemente la soglia era di 14 anni, legata anche quella alle norme sull'istruzione obbligatoria.
Tasso di base. Tasso d'interesse utilizzato per parametrare gli impieghi di una banca. L'effettivo interesse che paga il cliente è composto dal tasso base più un margine.
Tasso di cambio. In finanza e in economia internazionale si definisce come tasso di cambio:

  • nominale: il valore di 1 unità di una valuta in termini di un'altra valuta, ovvero il tasso al quale è possibile effettuare il cambio di un determinato ammontare di una valuta nell'ammontare equivalente di un'altra valuta. Nella notazione normalmente utilizzata in Italia - quella del cosiddetto cambio certo per incerto (differente rispetto a quella utilizzata nei paesi anglosassoni, dove viene usato il cosiddetto cambio incerto per certo) - il tasso di cambio nominale di una valuta nazionale (cambio valuta nazionale/valuta estera) è il prezzo in valuta estera di 1 unita di valuta nazionale. Un esempio può essere fatto utilizzando il cambio dell'euro rispetto al dollaro (cambio euro/dollaro): se, per ipotesi, il tasso di cambio nominale dell'euro rispetto al dollaro passasse - in un determinato periodo - da 0,85 a 1,00 (parità col dollaro) e poi ad 1,40 avremmo che, inizialmente, per "comprare", a esempio, mille dollari sarebbe necessario pagare circa 1.176 euro, mentre al raggiungimento della parità, per "acquistare" gli stessi mille dollari basterebbero mille euro e, quando infine il cambio euro/dollaro fosse pari ad 1.40, mille dollari "costerebbero" circa 714 euro. Mantenendo gli stessi rapporti di cambio e usando però la notazione anglosassone, avrei che il cambio euro/dollaro sarebbe pari a 1,176 nel primo caso, 1 nel secondo e 0,714 nel terzo. La relazione tra tasso di cambio nominale tra la valuta A e la valuta B (TcAB) ed il corrispondente tasso di cambio tra valuta B e valuta A (TcBA) è dato, semplicemente, da:
Tc_{AB}=\frac{1}{Tc_{BA}}
  • reale: il tasso al quale è possibile acquistare beni o servizi prodotti in un paese in termini di beni o servizi di un diverso paese. Ipotizzando, a esempio, che il prezzo di un bene cresca in Francia del 10% e che vi sia, al contempo, un'incremento del tasso di cambio nominale tra sterlina ed euro anch'esso pari al 10% il consumatore francese sperimenterà l'aumento del prezzo del bene in termini reali, mentre per il consumatore britannico - che dispone di sterline - tale prezzo rimarrà invece, per l'effetto combinato dell'aumento del prezzo del bene reale e della contemporanea diminuzione dell'ammontare di sterline necessarie per acquistare un euro ed a meno dell'effetto di eventuali tariffe doganali, invariato. In formule, il tasso di cambio reale può essere scritto come:
\ \frac{EP_1}{P_2}
Qui P1 rappresenta il livello dei prezzi del paese 1 (che utilizza la valuta nazionale), P2 rappresenta il livello dei prezzi del paese 2 (che utilizza la valuta estera), mentre E è il tasso di cambio.

Il tasso di cambio è determinato a cadenza quotidiana dalle banche centrali delle valute interessate come rapporto fra le quantità di valuta estera che viene accumulata negli uffici di cambio. Altri valori delle monete sono stabiliti dalle contrattazioni borsistiche. La legge vieta di compiere transazioni commerciali all'interno di uno Stato in una moneta diversa da quelle che vi ha corso legale, ovvero la moneta nazionale ed eventualmente altre monete straniere. Ad esempio, il dollaro è riconosciuto e spendibile in molti Paesi come seconda moneta nazionale, come l'euro in zone d'Europa non ancora entrate nell'UE; esempio opposto è l'UE nella quale l'unica moneta a corso legale è l'euro, ed è vietato comprare merci pagando in dollari. I possessori di moneta straniera possono tenerla come una diversificazione d'investimento oppure portarla ad un Ufficio di Cambio. Il tasso di cambio euro/dollaro è determinato dal rapporto fra i dollari che la BCE vuole cambiare in euro e gli euro che la FED vuole cambiare in dollari per ripagare i cittadini (es. turisti di ritorno) che agli uffici di cambio hanno chiesto di cambiare le loro monete in valuta straniera in cambio di dollari. Le Banche Centrali si "scambiano" moneta straniera per soddisfare le richieste di cambio di detentori di valuta straniera.
Tasso di cambio effettivo. Indice sintetico del valore esterno di una moneta, costruito come media ponderata dei tassi di cambio della moneta stessa rispetto alle altre divise. I tassi di cambio effettivi nominali e reali sono rispettivamente basati sui tassi di cambio bilaterali nominali e reali; questi ultimi sono i tassi di cambio nominali corretti per l’andamento dei prezzi o dei costi.
Tasso di cambio flessibile.. Sistema di quotazione di divise straniere in cui il prezzo della valuta è stabilito dalle forze del mercato aperto, quindi dall'interazione tra domanda e offerta, senza interventi da parte delle autorità monetarie centrali.
Tasso di cambio incrociato (o cross rate). È possibile calcolare il tasso di cambio tra due monete (A e B) anche in modo indiretto. Quando si ha a disposizione il tasso di cambio di entrambe le monete rispetto ad una terza moneta (D) è possibile individuare il tasso di cambio tra le due monete calcolando il rapporto tra i rispettivi tassi di cambio delle due monete con la terza.

In formula:
Tc_{AB}=\frac{Tc_{AD}}{Tc_{BD}}

La formula è da interpretare come un equazione tendenziale, non puntualmente vera in ogni istante di tempo. Grazie ai disallineamenti sui cambi è possibile la speculazione sulle valute; l'ipotesi di un libero mercato efficiente oppure l'intervento delle banche centrali nei mercati aperti quando vige un regime di cambi fissi, assicurano l'allineamento fra i tassi di cambio e l'assenza di possibilità di arbitraggio.
Tasso di capitalizzazione.Tasso d'interesse utilizzato per convertire somme disponibili a un dato momento in somme disponibili in date future alle stesse condizioni.
Tasso di crescita economica. Procedimento di espansione dei principali aggregati economici di una nazione. Per misurare la crescita economica di un Paese, l'indice più utilizzato è l'incremento percentuale del Prodotto nazionale lordo, calcolato su base annuale. Tasso al quale cresce o decresce il prodotto interno lordo (PIL) di un paese. Se il PIL registra un incremento superiore al tasso di crescita della popolazione, il tenore di vita degli individui migliora; accade il contrario quando è la popolazione a crescere in misura maggiore del PIL. La crescita economica può essere misurata in termini nominali oppure in termini reali; in quest’ultimo caso viene calcolata al netto degli effetti provocati dall’inflazione. Al fine di giudicare l’andamento dell’economia di un paese si è soliti paragonare il suo tasso di crescita con quello medio calcolato rispetto al gruppo di appartenenza. Ad esempio, la performance dell’economia dell’Australia o della Nuova Zelanda può essere analizzata paragonando il suo tasso di crescita con quello mediamente registrato nei paesi membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), mentre l’Italia ha come termine di paragone gli stati membri dell’Unione Europea (UE).
Tasso di disoccupazione. E' un indicatore statistico del mercato del lavoro e tra i principali indicatori di congiuntura economica e che riguarda da vicino anche il mondo del lavoro. L'obiettivo primario è di misurare una tensione sul mercato del lavoro dovuto a un eccesso di offerta di lavoro (da parte dei lavoratori) rispetto alla domanda di lavoro (da parte delle imprese), mentre non è adatto a misurare tensioni dovute a mancanza di manodopera (ricercata dalle imprese). Misura solitamente la percentuale della forza lavoro che non riesce a trovare lavoro e pertanto viene definito come

tasso\ di\ disoccupazione = \frac{persone\ in\ cerca\ di\ lavoro}{forza\ lavoro} \cdot 100

ove la "forza lavoro" è la somma delle "persone in cerca di lavoro" e gli "occupati". Si ritiene comunemente che il tasso di disoccupazione non riesca a raggiungere mai lo zero in quanto anche in condizioni economiche particolarmente favorevoli vi sarà sempre qualcuno che per un periodo per quanto breve cerca lavoro. Pur ritenendo che il "tasso di disoccupazione frizionale" si attesti attorno al 3-4% esistono aree in cui vengono misurati tassi anche inferiori al 2%. Particolare attenzione viene data al "tasso di disoccupazione giovanile" (che corrisponde solitamente ad un tasso specifico per le età 15-24 anni) in quanto indicativo delle difficoltà a trovare lavoro da parte della popolazione più giovane e dunque con meno esperienza lavorativa.
Tasso di dividendo. Rapporto tra il dividendo e il prezzo corrente. Indica il rendimento percentuale dell'azione in termini di dividendo. Il calcolo viene eseguito sul dividendo atteso se è già stato reso noto oppure sull'ultimo dividendo che è stato distribuito.
Tasso di evasione (del settore market) (E). Rapporto tra reddito evaso e tasse pagate dal settore market. Sinonimo di intensità dell'evasione fiscale.
Tasso di incidenza degli oneri finanziari. Rapporto fra gli esborsi per interessi e il reddito a livello aggregato di settore.
Tasso di inflazione. E' un indicatore della variazione relativa (nel tempo) del livello generale dei prezzi (vedasi inflazione), e indica la variazione del potere d'acquisto della moneta. Viene espressa quasi sempre in termini percentuali. In Italia viene calcolato, ufficialmente, dall'ISTAT. Pur riferendosi ogni volta ad una ben precisa moneta (unità di conto) il tasso d'inflazione può differenziarsi territorialmente, per cui il fatto che due territori (Paesi o regioni, province, ecc.) abbiano la stessa moneta (p.es. Euro) non vuol dire che hanno anche lo stesso tasso d'inflazione. Trattandosi di un indicatore statistico è naturale che esso non corrisponda alla realtà osservata dai singoli, in quanto ogni singolo individuo ha un proprio paniere e "territorio" che varia di giorno in giorno). Corrisponde invece ad un ipotetico individuo "medio", vale a dire che, approssimativamente, la metà degli individui osserverà un proprio tasso d'inflazione maggiore e l'altra metà inferiore a quello "ufficiale". I vari panieri utilizzati per calcolare i diversi tassi d'inflazione servono per adeguare la misura al comportamento economico della categoria a cui si riferisce (p.es. dei beni di consumo di un'ipotetica famiglia media operaia, piuttosto che di una ipotetica famiglia media impiegatizia, piuttosto che dei beni intermedi usati dall'industria) e possono portare a risultati anche di segno opposto. La Banca Centrale utilizza la leva monetaria per regolare l'offerta di moneta e il tasso d'inflazione. Il tasso di sconto determina tutta la struttura dei tassi di interesse. Aumentando l'interesse con il quale la banca centrale presta denaro agli istituti di credito, aumentano i tassi anche dei prestiti a Stato, imprese e cittadini, in modo da abbassare la base monetaria. Anche negli anni in cui aumentano i tassi di interesse, il tasso d'inflazione continua a crescere. Propriamente, la banca centrale agisce sulla derivata del tasso di inflazione, ovvero sulla derivata seconda dei prezzi rispetto al tempo, non evita una crescita dei prezzi, ma rallenta/accelera tale andamento. A fine anno, se si riscontra un aumento dell'inflazione, nonostante un aumento dei tassi di interesse, l'effetto è che tale aumento dei prezzi sarebbe stato maggiore senza un intervento sui tassi d'interesse della Banca Centrale.
Tasso di interesse. Il tasso (o saggio) di interesse rappresenta la misura dell'interesse su un prestito e l'importo della remunerazione spettante a chi effettua il prestito.Esso indica il costo del denaro. Il debitore, infatti, ricevendo una somma di denaro, si impegna a pagare, in un periodo di tempo prestabilito, una somma superiore a quella ricevuta. La differenza costituisce l'interesse, che viene solitamente calcolato in percentuale sulla somma prestata. Tale percentuale costituisce il tasso di interesse. Il tasso d'interesse è variabile anche in funzione della moneta di riferimento, del rischio connesso alla solvibilità del debitore e della lunghezza del periodo di riferimento. Oltre che dalla percentuale, i tassi d'interesse sono caratterizzati dal cosiddetto regime di capitalizzazione degli interessi, che può essere semplice o composto. Se la durata del prestito è superiore al periodo di tempo per cui l'interesse viene conteggiato, si parla di tasso di interesse composto, perché vengono conteggiati nel calcolo dell'interesse finale anche gli interessi parziali già maturati per ogni periodo.
Tasso di interesse a breve. Costo percentuale di una somma di denaro espresso su una base inferiore a quella annua.
Tasso di interesse a rischio nullo. Saggio di rendimento offerto da attività finanziarie esenti da rischio di credito, tipicamente Titoli di Stato.
Tasso di interesse cap. Contratto assimilabile a un'assicurazione, in virtù del quale, contro la corresponsione di un premio commisurato all'ammontare nominale sottostante, il datore del premio ha il diritto di ricevere dalla controparte la differenza (se positiva) fra il tasso variabile di riferimento e un tasso fisso predeterminato.
Tasso di interesse composto. L'interesse viene detto composto quando, invece di essere pagato o riscosso, è aggiunto al capitale iniziale che lo ha prodotto. Questo comporta che alla maturazione degli interessi il montante verrà riutilizzato come capitale iniziale per il periodo successivo, ovvero anche l'interesse produce interesse.
L'interesse composto si divide in:

  • discontinuo annuo;
  • discontinuo convertibile;
  • continuo o matematico.

Tasso di interesse composto continuo o matematico. In questo caso gli interessi si sommano al capitale che li ha prodotti a ogni istante. Il tasso d'interesse composto a capitalizzazione continua ha applicazioni soprattuto teoriche, nella matematica finanziaria; sebbene sia rilevante nelle applicazioni relative alle più semplici operazioni finanziarie, è a esempio ampiamente utilizzato nelle formule di valutazione di operazioni finanziarie complesse, come nella valutazione delle opzioni. L'interesse in capitalizzazione continua può essere giustificato come segue. Si consideri un tasso annuale r, e si supponga di suddividere l'anno in t periodi, al termine di ciascuno dei quali viene corrisposta una frazione dell'interesse relativo all'intero anno pari a r/t, che viene immediatamente reinvestita. A partire da un capitale iniziale C, il montante al termine di n anni sarà allora:

\ M=C\left(1+\frac{r}{t}\right)^{nt}

Passando al limite per t che tende a infinito, si ha il caso in cui un flusso continuo di pagamenti viene reinvestito in maniera continua; il montante sarà dato da:

\ M = \lim_{t\to\infty} C\left(1+\frac{r}{t}\right)^{nt} = Ce^{rn},

ricorrendo al limite notevole che definisce il numero di Nepero e. Nel caso in cui il tasso r è una funzione r(t) il cui valore varia nel tempo, si generalizza l'espressione precedente come:

\ M(t) = C\exp\left\{\int_0^t r(\tau)d\tau\right\}

Tasso di interesse composto discontinuo annuo. In questo caso gli interessi si sommano al capitale iniziale che li ha prodotti al termine di ogni anno. Per determinare il montante di un capitale C, dopo un numero n di anni e impiegato a interesse composto (annuo) i, si procede come segue. Si indichi con Mn il montante all inizio dell'anno n.

Il montante M1 si ottiene con la formula per l'interesse semplice posto t = 1:

\ M_1 = C (1+i) .

Il montante M2 si applica la stessa formula posto t = 1, ma il capitale è ora M1, quindi:

\ M_2 = M_1 (1+i) = C(1+i)(1+i) = C (1+i)^2 .

Generalizzando, dopo n anni, il montante Mn risulta:

\ M_n = C (1+i)^n .

Tasso di interesse composto discontinuo convertibile. In questo caso gli interessi maturano t volte durante l'anno, ma sempre in periodi definiti. In genere viene definito un tasso annuo nominale i al quale corrisponde un tasso convertibile ic dato da:

\ i_c = \frac{i}{t} .

Per il calcolo del montante si applica la stessa formula impiegata per l'interesse composto continuo annuo:

\ M = C (1+i_c)^{nt} = C \left(1+\frac{i}{t}\right)^{nt} .

dove ic è l'interesse convertibile e nt indica il numero di volte in cui l'interesse convertibile matura nell'intero periodo.
Tasso di interesse di base. Tasso di interesse avente una funzione di base di riferimento per il costo del denaro nel segmento di mercato finanziario corrispondente, come il "prime rate" o il tasso interbancario "overnight".
Tasso di interesse di mercato. Nel mercato monetario, è il tasso d'interesse prodotto dall'interazione tra soggetti che domandano fondi e soggetti che al contrario ricercano finanziamenti. Il prezzo che risulta dalle contrattazioni rappresenta il costo di mercato del denaro, definito tasso d'interesse del mercato monetario. Questo tasso risulta dipendente dalla scadenza, dalla liquidità, dalle caratteristiche dei fondi scambiati, ecc.
Tasso di interesse future. È un contratto future che ha come oggetto il trasferimento di un ammontare standard di titoli (solitamente di tipo governativo) a una data futura prestabilita e a un dato prezzo. Si ricorre a questo tipo di contratto per coprirsi dalle oscillazioni dei tassi.
Tasso di interesse implicito. E' dato dalla differenza fra quotazione a termine e a quella a pronti di una valuta, espressa in termini percentuali su base annua.
Tasso di interesse indicizzato. Tasso d'interesse stabilito sulla base di uno spread, con un tasso di mercato, come il Libor, il Prime Rate o il rendimento sui titoli di Stato.
Tasso di interesse legale. È il massimo tasso d'interesse che, negli Stati Uniti, un finanziatore può applicare a un debitore, oltre il quale la legge presume che ci si trovi in una condizione di usura.
Tasso di interesse nominale. E' il tasso applicato in un atto o in un contratto di prestito, di finanziamento o di mutuo. Esso indica il costo teorico per chi prende a prestito del denaro e il rendimento, teorico anch'esso, per chi lo presta. La distinzione del tasso nominale da quello effettivo si origina dalla pratica dei prestatori commerciali (banche, società finanziarie, etc.), i quali affiancano agli interessi nominalmente convenuti altri costi da sostenersi forfetariamente o percentualmente sul capitale erogato (commissioni, assicurazione, istruttoria pratica, etc.), i quali costi incidono talvolta pesantemente sul concreto rapporto economico fra le parti. Per questo, la legge italiana obbliga i proponenti di prodotti finanziari a distinguere rigorosamente il tasso nominale dal tasso effettivo globale. La forma tipica di presentazione di un tasso di interesse nominale è sulla base annua (T.A.N. - tasso annuo nominale); pertanto vanno sempre rapportati all'annualità eventuali tassi a capitalizzazione semestrale, trimestrale, mensile, etc., i quali potrebbero fallacemente apparire più vantaggiosi (essendo indicati da una percentuale più bassa). Va ricordato infatti che un tasso semestrale non corrisponde a un tasso annuale di doppio valore: alla scadenza del primo semestre l'interesse viene aggiunto al capitale a costituire il montante, che sarà poi il valore sul quale si effettuerà la capitalizzazione al secondo semestre. In presenza di inflazione può essere utile tener conto del tasso d'interesse reale. Per il caso di "indicizzazione", cioè di preordinata variazione del tasso al variare dell'inflazione (registrata su alcuni paramentri ufficiali), taluni considerano che esiste purtuttavia uno scarto fra l'inflazione reale (quella che cioè veramente si verifica nella vita reale) e la minore inflazione dichiarata dallo stato (riduzione che può dipendere da sane finalità di immagine e prestigio dell'economia interna, con riguardo internazionale) e che tale scarto avvantaggia chi ha ricevuto il prestito.
Tasso di interesse privo di rischio. Il tasso d'interesse privo di rischio (o Risk-free interest rate) nella finanza rappresenta il tasso d'interesse di un'attività priva di rischio. L'assunto teorico si basa sull'evidenza che nei mercati è sempre possibile trovare un titolo che abbia un rendimento (legato al prodotto marginale del capitale senza la componente additiva basata sul premio al rischio) certo e noto ex ante. Formalmente, la variabile casuale "rendimento del titolo" è una variabile con valore atteso costante e varianza nulla. Nella prassi questi titoli sono notoriamente titoli di stato a brevissimo termine di paesi assolutamente affidabili (A esempio il "Treasury Bond USA a tre mesi"). Essi sono importanti perché diventano il riferimento, il tasso base, il tasso più basso sul mercato, in quanto tasso dell'investimento a zero rischio. Ogni altro investimento possibile infatti renderà questo "tasso base", con aggiunto un "premio al rischio" in base al rischio (di insolvenza e volatilità) intrinseco all'investimento proprio di ogni attività finanziaria.
Tasso di interesse reale. La componente reale del tasso di interesse misura la quantità di beni che un soggetto finanziatore riesce ad acquistare in futuro rinunciando ad utilizzare il capitale per un consumo immediato e finanziando un soggetto debitore. Il tasso d'interesse reale è influenzato da tre componenti principali:

  • il grado di necessità di consumo del soggetto finanziatore,
  • la capacità del capitale di generare un rendimento positivo,
  • il rischio associato al finanziamento.

Il finanziatore esige un premio per il periodo durante il quale il capitale non è più nella sua disponibilità. Tale premio sarà influenzato dalla capacità del debitore di tener fede agli impegni di restituzione del capitale. Il tasso di interesse nominale non tiene conto dell'inflazione (perdita di potere d'acquisto della moneta): un tasso di interesse nominale del 10% con inflazione al 2% è molto diverso dallo stesso tasso con inflazione al 15%. Affinché si possa valutare il costo opportunità di un investimento, si deve considerare il tasso di interesse reale. Una buona approssimazione è data da interesse reale = interesse nominale - inflazione.
Tasso di interesse semplice. L'interesse viene detto semplice quando è proporzionale al capitale e al tempo. Ovvero gli interessi maturati da un dato capitale nel periodo di tempo considerato, non vengono aggiunti al capitale che li ha prodotti e, quindi, non maturano a loro volta interessi.
Indicando con:

  • C il capitale iniziale
  • i il tasso di interesse periodale (in genere tasso unitario annuo, ma può essere mensile, trimestrale...)
  • t durata temporale della operazione, espressa in numero di periodi (in genere anni)
  • M il capitale finale, detto anche montante, pari alla somma di capitale iniziale più gli interessi maturati

si avrà:

\ M = C + Cit = C(1+it) .

Tasso di interesse su depositi. È la remunerazione percentuale fornita da banche o altri tipi di istituzioni finanziarie per il possesso per un determinato periodo di tempo di una somma di denaro.
Tasso di interesse su option. Option il cui oggetto è il mantenimento di un certo tasso d'interesse lungo un determinato periodo di tempo in relazione a un importo prestabilito.
Tasso di interesse swap. Swap d'interessi, dove due controparti, che hanno preso a prestito lo stesso importo per la medesima scadenza, si mettono d'accordo, grazie all'intermediazione di una banca o di una società specializzata, per scambiarsi reciprocamente l'onere degli interessi. La forma più comune è il fixed-for-floating swap in cui una controparte corrisponde un tasso fisso nel corso della durata del contratto swap in cambio del pagamento del tasso variabile da parte dell'altra controparte.
Tasso di interesse variabile. Si può modificare a precise scadenze (esplicitato come spread su di un tasso di riferimento).
Tasso di occupazione. E' un indicatore statistico del mercato del lavoro che indica orientativamente la percentuale della popolazione che ha un'occupazione lavorativa. In generale:
Tasso di occupazione= Occupati/Popolazione x 100
Tasso di recupero del credito. Rappresenta la percentuale o tasso di un credito recuperato in una società soggetta a procedure fallimentari. Il tasso o percentuale stabilisce in che misura sarà recuperato il credito tra i vari creditori: ad es. la società "y" recupererà l'80 % del suo credito, mentre il fornitore "x" recupererà solo il 30% del suo credito. Stabilire tale percentuale dipende da molti fattori, ad es. la natura del creditore, il livello occupazionale di un creditore rispetto all'altro, etc..
Tasso di redditività delle vendite. Vedi ROS.
Tasso di reinvestimento. È il tasso di rendimento originato da un investimento, quando tutti i flussi di pagamento che avvengono durante la vita dello stesso sono reinvestiti.
Tasso di rendimento effettivo a scadenza (TRES). E' l'indicatore più completo per la valutazione di un titolo obbligazionario. Rappresenta una valutazione del rendimento atteso di un'obbligazione che viene fatta in un dato momento. Con il TRES è possibile confrontare anche investimenti obbligazionari con caratteristiche e scadenze diverse. Il TRES prende in considerazione tutte le variabili rilevanti (cedole, reinvestimento delle cedole, variazione in conto capitale), ma il suo calcolo è molto più complesso rispetto al TRI. Per trovare il valore del TRES è infatti necessario utilizzare un procedimento iterativo il cui obiettivo è quello di eguagliare il valore attuale di tutti i flussi di pagamento del titolo al prezzo del titolo stesso. Per quanto più completo e corretto del TRI, anche il TRES ha un limite. Tale misura del rendimento è corretta solo se si verificano le seguenti condizioni: 1) L'emittente (debitore) effettua puntualmente tutti i pagamenti alla scadenza. 2) Il titolo viene tenuto in portafoglio fino alla scadenza. 3) I proventi delle cedole riscossi durante la vita del titolo sono automaticamente reinvestiti ad un tasso di interesse uguale al TRES. Sebbene abbia dei limiti, il TRES rimane comunque una misura attendibile del rendimento di un titolo obbligazionario. Il grande vantaggio di questo indicatore è che permette di confrontare titoli con caratteristiche diverse diventando per l'investitore un supporto per le scelte finanziarie.
Tasso di rendimento immediato (TRI). E' un indicatore di rendimento che per un'obbligazione si calcola come rapporto tra la Cedola ed il Corso Secco del titolo . Questa misura ha il pregio di essere molto semplice da calcolare, ma trascura una delle componenti più importanti: la variazione di prezzo dell'obbligazione stessa. In altre parole il TRI non è un indicatore adeguato a valutare in modo completo il rendimento del titolo.
Tasso di riferimento per gli strumenti giuridici indicizzati alla cessata ragione normale dello sconto. Dal gennaio 1999 la Banca d’Italia ha determinato un tasso sostitutivo del tasso ufficiale di sconto (TUS), denominato «tasso di riferimento per gli strumenti giuridici indicizzati alla ragione normale dello sconto». Tale tasso, in base al D.lgs. 24.6.1998, n. 213, è stato determinato per un periodo di cinque anni; è stato modificato periodicamente con provvedimento del Governatore della Banca d’Italia, tenendo conto delle variazioni riguardanti lo strumento monetario dell’Eurosistema che la Banca d’Italia ha considerato più comparabile all’ex TUS. Dal 1° gennaio 2004 la Banca d’Italia ha cessato la determinazione del tasso ufficiale di riferimento (ex TUS).
Tasso di risparmio. Rapporto fra risparmio e reddito disponibile nel periodo considerato.
Tasso di rotazione del capitale investito. Indica il numero di volte in cui le risorse investite sono .girate. nel corso dell'esercizio per effetto dell'attività di vendita. Questo indicatore misura quindi le dimensioni del capitale utilizzato per ottenere il livello di vendite e informa circa il grado di efficienza nella gestione delle risorse: a parità di altre condizioni, infatti, un'elevata rotazione dell'attivo segnala la capacità dell'impresa di sfruttare al massimo le risorse patrimoniali disponibili, traendone vantaggio in termini di redditività complessivamente generata. L'incapacità di accelerare la rotazione dell'attivo indica invece una tendenziale inefficienza nell'utilizzo del patrimonio disponibile.
Tasso di sconto (discount rate). Il tasso di sconto è quel tasso applicato per il calcolo dello sconto. Il termine tasso di sconto viene utilizzato in differenti contesti: Carte di credito. Il tasso di sconto è una percentuale sull'ammontare della transazione che il titolare della carta deve pagare su ogni operazione eseguita con la carta di credito. Matematica. Il tasso di sconto si applica quando si vuole conoscere il valore attuale di flussi di cassa futuri; il tasso d'interesse si applica quando, a partire da una somma attuale, si vuole conoscere il montante futuro. Ad esempio: supponiamo di avere € 80 in contanti, con i quali acquistiamo uno zero coupon bond che rimborsa € 100 dopo un anno. Il tasso di sconto rappresenta lo sconto sul flusso di cassa futuro di 100:

   (100-80)/100 = 20%  

Il tasso di interesse, al contrario, è calcolato ponendo 80 come base:

   (100-80)/80 = 25%  

Quindi è evidente che per ogni tasso di interesse esiste un tasso di sconto e viceversa. In formule:

   d = i/(1+i)  

Un altro modo per pensare al tasso di sconto è quello di considerare che esso ci spiega quanta parte del valore futuro di un attivo è composto da interesse e quanta parte è capitale. A esempio, se depositiamo € 100 su un conto che paga un interesse del 50% in 10 anni, l'ammontare che riceveremo al decimo anno sarà € 150. Il tasso di sconto è 0.5/(1+0.5) = 1/3 o 33.3%. In funzione di ciò, potremo dire che 33.3% di € 150 è interesse e 66.7% è capitale. Politica monetaria. Il tasso di sconto è il tasso di interesse al quale un istituto di credito, a esempio una banca, paga i fondi monetari di breve durata direttamente dalla banca centrale. Chiaramente la banca non emetterà mai prestiti alla clientela e allo Stato con un tasso inferiore al tasso di sconto. Il tasso di sconto informa l'intera struttura dei tassi di interesse, ed è la leva monetaria che le banche centrali usano per regolare l'offerta di moneta. Valutazione di progetti d'investimento. Il tasso di sconto è utilizzato anche per valutare il valore attuale dei flussi di cassa futuri generati da un progetto d'investimento; tecnicamente è un'operazione di attualizzazione dei flussi di cassa. Il tasso di sconto usato varia da progetto a progetto e può essere ricavato da varie fonti informative, a discrezione di chi effettua la valutazione.
Tasso di sconto aggiustato. È il tasso d'interesse usato per calcolare il valore attuale di flussi di cassa futuri per i quali esiste una componente di rischiosità legata a eventi qualsiasi. Di solito questo tasso di sconto è utilizzato per calcolare il valore attuale dei dividendi che saranno ricevuti in futuro per il possesso di un titolo azionario, e conseguentemente per individuare il valore del titolo.
Tasso di sconto bancario. Tasso d'interesse impiegato dagli istituti bancari per quotare il prezzo di strumenti di mercato monetario a breve scadenza. Per esempio, nel caso una banca venda un titolo di Stato o della carta commerciale a breve scadenza, sottrae dal valore nominale del titolo un quantitativo, chiamato Discount, ricavato dal tasso di sconto applicato.
Tasso di sottoproduzione e spreco nei servizi pubblici (S1). Quota di spesa per consumi finali eliminabile mediate l'adozione delle migliori pratiche dei territori più efficienti (best practices). Considerando S il tasso di spreco globale della PA il valore del prodotto totale diventa Y*=Ym+Cp(1-S).
Tasso di spreco nell'erogazione delle pensioni di invalidità (S2). Quota di spesa per pensioni di invalidità eliminabili sopprimendo le erogazioni ai falsi invalidi.
Tasso effettivo. Nel settore degli investimenti in titoli, è il rendimento effettivo calcolato utilizzando il prezzo del titolo, la cedola, la maturità residua e la frequenza di pagamento delle cedole. Nel campo dei finanziamenti, è il tasso effettivo corrisposto che include la capitalizzazione degli investimenti. Il tasso effettivo è anche il costo medio ponderato dei Fed Funds, fondi interbancari scambiati negli Stati Uniti per fronteggiare gli impegni di riserva nei confronti dell'autorità centrale.
Tasso fisso. E' il tasso di interesse che, una volta concordato al momento della stipula del finanziamento, rimane costante per tutta la sua durata. Si rivela conveniente per il debitore quando l'inflazione (e i tassi) cominciano a salire, giacché ci permette di continuare a pagare degli interessi inferiori alla media di mercato.
Tasso interbancario. Tasso d'interesse applicato alle operazioni di credito tra le banche. Sull'euromercato monetario viene fissato giornalmente il cosiddetto "London interbank offered rate" (LIBOR), che serve come tasso di riferimento per numerosi crediti internazionali in eurovalute. Anche altre piazze finanziarie pubblicano correntemente il loro tasso interbancario (New York, Francoforte, Hong Kong, ecc.).
Tasso intermedio. È il tasso di cambio, chiamato anche Midmarket, utilizzato dai dealer di valute straniere per indicare il prezzo medio tra la quotazione denaro e lettera.
Tasso interno di rendimento o Internal rate of return (IRR). Tasso di interesse che riduce a zero il net present value relativo ad un progetto di investimento di capitale. Esso  misura, pertanto, il rendimento effettivo prodotto dall'investimento. Se quest'ultimo è maggiore del "tasso soglia" fissato dall'impresa, l'investimento è redditizio, altrimenti non è conveniente realizzarlo. La determinazione del Tasso Interno di Rendimento è data dalla risoluzione dell'equazione [1] (vedi flusso di cassa arrualizzato) rispetto alla variabile i, posto il valore del VAN pari a zero. In questo senso il tasso i rappresenta il costo massimo dei mezzi finanziari che l'azienda può assumere in relazione a quel determinato progetto. Il tasso interno di rendimento non può essere calcolato direttamente, ma, come detto, si deve risolvere ricorsivamente la seguente equazione polinomiale:
[2]\quad\quad -C_0+\frac{C_1}{1+i}+\frac{C_2}{(1+i)^2}+\cdots+\frac{C_n}{(1+i)^n}=0
Il TIR è, quindi, il tasso per il quale il VAN è nullo. Un progetto di investimento risulta attuabile, secondo tale criterio, qualora il TIR risultante sia maggiore del costo opportunità del capitale (o di altro tasso preso a riferimento: tasso scelto secondo considerazioni inerenti lo specifico investimento e/o in base al WACC). Tra gli svantaggi della metodologia del tasso interno di rendimento vi sono la complessità del calcolo ed il fatto che non sempre fornisca - da solo - una corretta misura di redditività. Esistono infatti alcune situazioni specifiche in cui tale metodo può non essere adeguato:

  • non tutte le serie di flussi di cassa hanno valori attuali netti che diminuiscono all'aumentare del tasso di sconto;
  • tassi di rendimento multipli: se i flussi di cassa hanno molteplici cambiamenti di segno possono esistere tanti TIR quanti sono tali cambiamenti. Ovvero si può verificare che il TIR non sia calcolabile e il VAN positivo: ciò accade quando il pogetto non prevede flussi di cassa negativi;
  • progetti alternativi: un progetto di piccole dimensioni con un TIR molto elevato potrebbe avere un VAN inferiore ad un progetto di grandi dimensioni con un TIR modesto. Il metodo del TIR potrebbe dare indicazioni non paragonabili per progetti che differiscono per dimensione o distribuzione nel tempo di flussi di cassa.
  • ipotesi sulla struttura per scadenza dei tassi di interesse: per utilizzare il metodo TIR è necessario ipotizzaqre che il tasso di sconto rimanga uguale per tutto il periodo di durata del pogetto. Quando è ipotizzabile che tale struttura non sia piatta, il TIR di un progetto dovrebbe essere confrontato con il rendimento atteso di un titolo che nel mercato finanziario ha lo stesso rischio e la stessa struttura temporale dei flussi di cassa.

Come per gli altri metodi di calcolo ciò evidenzia l'opportunità di calcolare, per una valutazione più completa di un progetto di investimento, quanti più indici possibile.
Tasso Lombard. È il tasso d'interesse applicato dalla Bundesbank, l'autorità monetaria centrale tedesca, per i finanziamenti garantiti da titoli, e si trova generalmente qualche punto base al di sopra del tasso di sconto.
Tasso medio di dividendo. Il tasso medio di dividendo è dato dal rapporto tra il dividendo medio per azione e il prezzo corrente dell'azione.
Tasso minimo. È il tasso d'interesse minimo garantito al portatore di un'obbligazione. È anche il limite fissato in un loan agreement, sotto il quale non può scendere il tasso d'interesse, indipendentemente all'andamento di mercato.
Tasso misto. Tasso di interesse che è fisso per un certo periodo del finanziamento, ed è variabile nel periodo restante.
Tasso naturale di disoccupazione. E' un concetto economico sviluppato particolarmente da Milton Friedman e Edmund Phelps. Esso rappresenta l'ipotetico tasso di disoccupazione coerente con il livello potenziale della produzione aggregata. Questo è il tasso di disoccupazione che l'economia raggiunge in assenza di frizioni temporanee come a esempio un aggiustamento solo parziale dei prezzi nei mercati dei beni e del lavoro. Il tasso naturale di disoccupazione corrisponde quindi al tasso di disoccupazione che prevarrebbe secondo l'economia classica. Esso è determinato prevalentemente dall'offerta aggregata, e quindi dalle possibilità di produzione e dalle istituzioni economiche. Se ciò determina disallineamenti permanenti nel mercato del lavoro, oppure rigidità nei salari reali, allora il tasso naturale di disoccupazione può rappresentare anche una disoccupazione involontaria, dovuto a persone che pur cercando un lavoro non riescono a trovarlo. Disturbi all'equilibrio del sistema economico (a esempio, variazioni cicliche nell'ottimismo o pessimismo dei soggetti economici) fanno sì che la disoccupazione effettiva sia diversa da quella naturale, e sia determinata in parte da fattori di domanda aggregata secondo una visione keynesiana della determinazione del PIL. L'implicazione, dal punto di vista della politica economica, è che il tasso naturale di disoccupazione non può essere ridotto in modo permanente da politiche di controllo della domanda (inclusa la politica monetaria), mentre tali politiche possono giocare un ruolo nella stabilizzazione delle variazioni della disoccupazione effettiva. Una riduzione del tasso naturale di disoccupazione, secondo questa teoria, deve essere ottenuta attraverso politiche strutturali dirette al lato dell'offerta dell'economia.
Tasso nominale. E' il tasso d'interesse comprensivo del tasso d'inflazione.
Tasso offer. E' il tasso con il quale le banche offrono prestiti ad altre banche.
Tasso offerto (Lending rate). E' il tasso di interesse applicato dai prestatori nei riguardi dei beneficiari dei prestiti.
Tasso pensions. Tasso d’interesse sui prestiti a 510 giorni concessi dalla Banca centrale alle aziende di credito in Francia.
Tasso primario. È il tasso di interesse sui finanziamenti a breve termine che viene concesso ai clienti di prima qualità, da una banca. Questo tasso viene anche utilizzato come base di riferimento per la concessione di prestiti ai clienti il cui grado di affidabilità non sia particolarmente alto.
Tasso privato di sconto (Prime Rate Usa).Tasso al quale le banche scontano accettazioni bancarie ed effetti commerciali di prim'ordine. Anche denominato «tasso privato».
Tasso reale. Differenza tra tasso nominale e tasso di inflazione. Rivela il grado di protezione del patrimonio dall'erosione del potere d'acquisto.
Tasso sui federal funds. Tasso d.interesse a brevissimo termine sul mercato statunitense dei fondi federali, in cui si scambiano le riserve in eccesso detenute dalle aziende di credito presso la Riserva Federale. Sebbene si tratti di un rendimento di mercato, costituisce un riferimento per l.azione della Riserva Federale; di conseguenza è da considerarsi un importante indicatore dell.orientamento della politica monetaria statunitense.
Tasso sulle anticipazioni (Lombard rate). Tasso d'interesse applicato dalla Bundesbank (Banca centrale tedesca) per le anticipazioni su titoli. Solitamente è superiore al tasso ufficiale di sconto di qualche punto percentuale.
Tasso su materie prime. Tasso d'interesse applicato a quelle operazioni di finanziamento che hanno delle materie prime come garanzia.
Tasso tom next. Tasso di interesse o di cambio quotato per le transazioni con regolamento nel giorno successivo.
Tasso ufficiale di sconto è il tasso con cui la Banca centrale concede prestiti alle altre banche. Esso è il termometro del mercato finanziario perché sulla sua base vengono determinati il tasso d'interesse, applicato dalle banche ai propri clienti, e il tasso interbancario, tasso che si applica ai prestiti fra le banche. Quando il tasso ufficiale di sconto aumenta, si è in presenza di una stretta creditizia cioè di una tendenza atta a ridurre i crediti, in conseguenza dell'aumento del costo del denaro. Quando, invece, la Banca Centrale tende a ridurre il costo del denaro, si avrà una tendenza all' aumento dei consumi e investimenti, in conseguenza del minor costo del denaro. A partire dal 1° gennaio 1999 il Tasso ufficiale di riferimento (TUR) sostituisce il tasso ufficiale di sconto (TUS), fissato dalla Banca d’Italia e applicato nelle sue operazioni di rifinanziamento nei confronti del sistema bancario. Si noti che il Tasso Ufficiale di Sconto è stato sostituito dal tasso di riferimento della Politica Monetaria, utilizzato dalla Banca Centrale Europea per la conduzione della politica monetaria. Il tasso sostituisce a tutti gli effetti il tasso ufficiale di sconto, gestito fino al 31 dicembre 1998 dalla Banca d'Italia. Fino al 31 dicembre 2003 la Banca d'Italia ha determinato il "tasso ufficiale di riferimento", ai fini dell'applicazione agli strumenti giuridici che vi facciano rinvio quale parametro di riferimento.. A partire dal 1° gennaio 2004, decorso il termine di cinque anni dal 1° gennaio 1999, la Banca d'Italia non ha più determinato il "tasso ufficiale di riferimento". I tassi utilizzati come base per la determinazione del "tasso ufficiale di riferimento" sono disponibili sul sito web della BCE e sul sito della Banca d'Italia.
Tasso usurario. Tasso oltre il quale, per legge, non è possibile spingere gli interessi annuali che si richiedono. Per calcolarlo ci si basa sulla Gazzetta Ufficiale che ogni tre mesi comunica il tasso medio applicato in Italia da banche e intermediari; il tasso usurario è uguale a questo valore aumentato della metà.
Tasso variabile. E' un tasso di interesse che varia nel tempo (con cadenza prefissata) seguendo i parametri cui è legato (l'Euribor, l'Eurirs, ecc..). Si rivela conveniente per il debitore quando l'inflazione e il costo del denaro scendono nel tempo.
Tax compliance. E' la mission dell'Agenzia delle Entrate. Consiste nel livello di adesione spontanea del contribuente agli obblighi fiscali che l'Amministrazione finanziaria ottiene utilizzando opportunamente due leve: da un lato il servizio, l'assistenza e le informazioni che fornisce al singolo, dall'altro il contrasto all'evasione fiscale.
Tax rate. E. dato dal rapporto fra le tasse ed il reddito ante imposte. Confrontato con quello di altre banche permette di valutare l'efficacia della politica di ottimizzazione fiscale seguita dalla società.
Tbtf. Too big to fail. Istituzioni finanziarie troppo grandi per fallire.
Telex invito. È il telex attraverso il quale un lead manager delinea ad altre istituzioni le peculiarità di una nuova emissione invitando le stesse istituzioni a far parte del sindacato di garanzia oppure ad associarsi nella distribuzione dei titoli.
Tempo libero da sottooccupazione (DL). Differenza tra le unità di lavoro di piena occupazione e quelle effettive, convertita in monte ore di lavoro annuo. Per piena occupazione si intende il numero di ULA che un determinato territorio avrebbe se il suo tasso di occupazione fosse il medesimo della regione con il tasso di occupazione più alto..
Tendenza (trend). È la tendenza che il prezzo di un bene di investimento mostra quando viene riportato in un grafico. Si parla per esempio di tendenza rialzista quando i prezzi tendono a crescere col tempo, ribassista nel caso contrario.
Tendenza di stile. La tendenza di stile misura la tendenza di un fondo a deviare, nel tempo, dal suo stile d'investimento specifico.
Tenore di vita (H). Somma dei consumi privati potenziali, dei consumi pubblici effettivi e del valore del tempo libero. I consumi privati potenziali coincidono con il potere d'acquisto del reddito disponibile.
Teorema di Modigliani Miller. In finanza, il teorema di Modigliani-Miller (dagli economisti Franco Modigliani e Merton Miller che ne proposero la formulazione originale) costituisce la base della moderna teoria della struttura del capitale. Nella sua formulazione più semplice, il teorema afferma che, in assenza di tasse, costi di fallimento, asimmetrie informative, in un mercato efficiente il valore di un'impresa non è affetto dalla modalità con cui l'impresa si finanzia. Non importa dunque se l'impresa ottiene il proprio capitale raccogliendo finanziamenti tramite l'emissione di azioni o tramite debito; allo stesso modo la politica di dividendo non ha effetti sul valore dell'impresa. Il teorema è costituito da due proposizioni distinte, che possono essere estese a una situazione che prevede la presenza di tassazione. Il teorema di Modigliani-Miller rappresenta inoltre un'importante contributo alla teoria della finanza aziendale, o corporate finance, dal punto di vista metodologico; con il lavoro di Modigliani e Miller del 1958 si introducono infatti per la prima volta gli strumenti analitici formali dell'economia politica nell'analisi di un problema di corporate finance. Proposizioni del teorema. Si considerino due imprese, identiche in tutto salvo la struttura del capitale. La prima impresa, detta U, è unlevered, ossia il suo capitale è interamente costituito da capitale di rischio (cioè è interamente versato dagli azionisti nel caso di una società per azioni). L'altra impresa, detta L, è levered, ossia il suo capitale è in parte costituito da equity o capitale di rischio, in parte da debito. La prima proposizione del teorema di Modigliani-Miller afferma che il valore delle due imprese è il medesimo:

\ V_U=V_L

dove \ V_U è il valore dell'impresa U, \ V_L quello dell'impresa L. \ V_U è pari al costo di acquistare tutte le azioni dell'impresa U, \ V_L al costo di acquistare tutte le azioni dell'impresa L e di ripagarne il debito per intero. Il ragionamento alla base del risultato è brevemente illustrato: si consideri il caso di un investitore che intende acquistare l'impresa U o l'impresa L. Invece di acquistare tutte le azioni dell'impresa L, potrebbe acquistare le azioni dell'impresa U e indebitarsi per un ammontare pari al debito di L. I rendimenti da entrambi gli investimenti sarebbero identici. Dunque il valore di tutte le azioni di L (o equity di L) deve essere uguale a quello di tutte le azioni di U, meno il debito di L. Questa discussione chiarifica alcune delle ipotesi del teorema. Si è infatti implicitamente ipotizzato che il costo del debito per l'investitore sia lo stesso che per l'impresa L; ciò non è necessariamente verificato in caso di mercati inefficienti o asimmetrie informative. Quanto alla seconda proposizione, essa stabilisce la seguente relazione tra costo del capitale dell'equity, o capitale di rischio, \ R_L, per un'impresa indebitata, il costo del capitale per un'impresa il cui capitale è costituito esclusivamente da equity, \ R_U, il costo del debito \ R_D e il rapporto debito-equity D/E(o leva finanziaria, a seconda delle definizioni):

\ R_L=R_U+\frac{D}{E}\left(R_U-R_D\right)

La proposizione afferma dunque che il costo del capitale dell'equity è una funzione lineare della leva finanziaria dell'impresa. Una maggiore leva finanziaria (ovvero più debito rispetto al capitale) implica un più alto costo del capitale proprio, a causa del maggiore rischio (ad es., di insolvenza) a carico degli azionisti dell'impresa. Entrambe le proposizioni sono valide sotto l'ipotesi che non sussistano imposizione fiscale e costi di transazione, nonché che investitori e imprese possano indebitarsi allo stesso tasso. Se da un lato queste condizioni non sono in genere verificate nei mercati reali, come fatto rilevare dagli stessi Modigliani e Miller nel loro contributo originale, l'importanza del teorema sta nel fatto che la struttura del capitale ha rilevanza precisamente perché una delle condizioni è violata. Il teorema fornisce dunque delle indicazioni circa quali fattori possano determinare la struttura del capitale.
Teoria austriaca del ciclo economico (Austrian business cycle theory). E' una teoria economica, forse la più importante della scuola austriaca, che ha trattato il fenomeno dei cicli economici. Gli economisti austriaci sostengono che le banche centrali siano la causa del cosiddetto ciclo economico, attraverso un costante aumento dell'offerta di moneta (inflazione monetaria) grazie al sistema monetario detto Fiat Currency. I risultati di tale politica monetaria sono tassi tenuti artificiosamente bassi, e di conseguenza un boom caratterizzato da una maggiore richiesta di investimenti che in una situazione normale non sarebbero stati richiesti, e quindi una collocazione deficitaria e falsificata di tali investimenti. La correzione di tale situazione, chiamata generalmente recessione, diventa quindi necessaria per una ricollocazione ottimale delle risorse.
Teoria della preferenza della liquidità. È una delle teorie usate per spiegare la forma della curva dei rendimenti per scadenza di mercato, secondo la quale i soggetti economici tendono a richiedere una remunerazione più alta per poter vincolare i propri fondi per un periodo di tempo più lungo, originando l'andamento crescente della curva per scadenze.
Teoria della segmentazione del mercato. Teoria che cerca di interpretare la dinamica dei rendimenti di mercato tramite la suddivisione dei gruppi di investitori in categorie, con preferenze ben distinte secondo la durata dell'investimento. Per quanto riguarda i titoli a reddito fisso, per esempio, questa teoria suggerisce che vi siano gruppi di operatori interessati preminentemente a scadenze temporali ben definite, e che quindi i vari segmenti di durata risultino parzialmente correlati per ciò che riguarda le relative caratteristiche di domanda e offerta di fondi.
Teoria delle aspettative. Teoria per cui gli agenti economici non basano il loro comportamento unicamente sulle informazioni economiche disponibili al momento, ma anche sulle previsioni e aspettative future delle più importanti grandezze economiche di riferimento. Se queste previsioni sono fatte a partire dalla totalità delle informazioni disponibili, le aspettative si definiscono razionali. Tra le varie teorie riguardanti i tassi d'interesse, la curva per scadenze dei tassi d'interesse si può interpretare attraverso la teoria delle aspettative come la curva che riporta le previsioni dei tassi futuri espresse dal mercato in un preciso momento.
Teoria di portafoglio. È una teoria di carattere finanziario che permette la determinazione analitica dell'allocazione efficiente del capitale disponibile, tra le varie catregorie di beni, in modo da ottenere un determinato rapporto desiderato tra rischiosità e rendimento del portafoglio.
Teoria quantitativa della moneta.. La teoria quantitativa della moneta è una teoria dell'economia secondo cui i prezzi generali o il valore nominale delle spese è correlato positivamente (se cresce l'uno cresce l'altra e viceversa) alla quantità di moneta. Secondo questa teoria, la quantità di moneta disponibile determina il valore della moneta stessa. Teoria. Per comprendere questa teoria, si deve partire dalla differenza tra domanda ed offerta di moneta. La domanda di moneta (Md, money demand) consiste nella quantità di moneta che gli individui desiderano poter utilizzare (valore di scambio in senso smithiano). Infatti ogni volta che ci offrono un bene viene chiesto in cambio moneta. Se indichiamo con x i vari beni e con p il prezzo di questi, possiamo dire che la domanda di moneta è

Md = x1*p1 + x2*p2 + ... xn*pn.

Indichiamo allora con T la somma delle transazioni che si effettuano con la moneta e possiamo dire che Md = P*T. L'offerta di moneta (Ms, money supply) è data dalla quantità di biglietti di banca messi in circolazione dalla banca centrale (M) per la velocità (V) di circolazione della moneta.

Ms = M*V

La condizione di equilibrio è

Md = Ms
P*T = M*V
P = M*V / T

Ora si pone il problema di trasformare questa identità in un'eguaglianza e per fare ciò bisogna introdurre ipotesi nel comportamento delle variabili P, M, V, T. V e T possono essere cosiderate costanti poiché in un reddito di piena occupazione la velocità di circolazione e le transazioni sono tendenzialmente stabili. Allora si avrà che aumentando la moneta circolante M aumenterà il livello generale dei prezzi P. L'inflazione (aumento di P, prezzi) dipende da una sola grandezza, la quantità di moneta in circolazione, che perde di valore all'aumentare dei prezzi. Inoltre la teoria presuppone che la moneta sia neutrale, ovvero non abbia influenza sulle variabili reali, come il reddito, ma solo sulle grandezze monetarie. La moneta sarebbe quindi un velo che copre gli scambi, i fenomeni reali. Scuola di Cambridge. La scuola di Cambridge rivede questa teoria e apporta delle modifiche, introducendo una nuova formula che essenzialmente pone in relazione la quantità di moneta M col reddito.

M = pKY

laddove:

k = la percentuale di reddito che gli individui detengono in forma liquida
Y = reddito reale

quindi p = m / kY, quindi se la parte di reddito detenuta in forma liquida diminuisce, il livello dei prezzi aumenta (minore ritenzione di moneta = maggiore consumo = aumento di prezzi). John Maynard Keynes criticherà anche questa teoria osservando che il suo limite è quello di negare alla moneta la funzione di "fondo di valore" di per sé stesso, cioè di deposito di ricchezza.
Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta. The General Theory of Employment, Interest and Money è l'opera più importante dell'economista inglese John Maynard Keynes, che, con essa, ha gettato le fondamenta del moderno pensiero macroeconomico. L'opera fu pubblicata per la prima volta nel 1936, dando vita alla cosiddetta "rivoluzione keynesiana" nel modo in cui gli economisti e gli uomini di governo vedono l'economia della nazione, specialmente riguardo all'opportunità dell'intervento pubblico nell'economia, tramite l'azione sulla domanda aggregata. Ne scaturì una visione dell'economia politica e della politica economica che – sebbene integrata, in alcuni modelli, con alcune conclusioni dell'economia neoclassica – rimase pressoché egemone fino al fiorire, negli anni settanta, del monetarismo, che ebbe come capofila Milton Friedman.
Teoria macroeconomica. Tratta le relazioni fra grandezze fondamentali quali il PIL, investimenti, consumo, risparmio, reddito. Fondamentali contributi alla teoria economica vennero dati dagli scritti di Keynes.
Ter (Total Expense Ratio). E' un indice numerico che esprime il rapporto tra gli oneri posti a carico di un fondo comune di investimento e il patrimonio medio dello stesso fondo. Tale dato rappresenta la percentuale del patrimonio liquidata dal fondo per la remunerazione della prestazione del servizio di gestione.
Termine. Periodo di validità di un contratto. Il termine può essere utilizzato per definire la durata di un titolo obbligazionario o la scadenza di un finanziamento. Può indicare anche le condizioni generali che sono alla base di una specifica obbligazione contrattuale come per esempio, il tasso d'interesse di un finanziamento.
Termine a lunga scadenza. Sono operazioni di Swap o di Outright in cambi, che consistono in scommesse speculative su periodi superiori all'anno (che normalmente è la più lunga tra le scadenze trattate).
Termine secco. Nel mercato delle divise, questo termine sta a indicare un'operazione di acquisto o di vendita per consegna in data successiva alla data di valuta. Con questa operazione si fissa il cambio a cui si tratterà la valuta in futuro alla scadenza.
Term securities lending facilities. Istituito l’11 marzo 2008, questo programma ha permesso alla Fed di prestare fino a 200 miliardi di dollari in titoli del Tesoro ai Primary Dealers, con scadenza fissata a 28 giorni. Questo sistema, con il quale il System Open Market Account offriva titoli di Stato ai suoi primary dealers in cambio di una grande varietà di securities di diversa natura, ha permesso alla Fed di ristabilire il regolare funzionamento dei mercati. I titoli accettati in garanzia erano quelli normalmente utilizzati nelle operazioni di mercato aperto, cui sono stati aggiunti altri titoli di Stato, MBS emessi o garantiti dalle agenzie governative, Residential mortgage-backed securities privati (RMBS) con rating tripla A, Commercial Mortgage-Backed Securities (CMBS) e Collateralized Mortgage Obligations (CMO) emessi da agenzie governative. La transizione poteva essere considerata una sorte di pronti contro termine, ma di titoli contro titoli.
Terzo mercato. Il mercato di titoli esistente all'esterno di quelli organizzati nelle Borse valori. Vi sono trattati titoli non quotati in Borsa o in attesa di essere quotati.
Tesoriere. Funzionario di una società che ha l'incarico di dirigere le movimentazioni di denaro derivanti da operazioni di gestione. Per esempio il tesoriere di una banca provvede a reperire o collocare sul mercato interbancario i fondi movimentati dall'istituto.
Testamento (Will). Atto formale attraverso il quale un soggetto vivente formula la propria volontà sulla distribuzione del patrimonio agli eredi dopo il suo decesso.
Tetto sui pagamenti. Clausola presente in un contratto di mutuo ipotecario a tasso variabile, la quale prevede che gli incrementi di prezzo tra un pagamento e il seguente siano al massimo uguali a una percentuale del pagamento precedente. Questa clausola è in grado di proteggere il soggetto finanziato dal dover sostenere oneri ingenti, non prevedibili all'inizio.
TFR. Si tratta dell'importo dovuto al personale dipendente a titolo di trattamento di fine rapporto di lavoro dipendente, al momento della cessazione di tale rapporto. L'importo spettante deve essere calcolato secondo l'art. 2120 del c.c..
Tick. Unità minima di variazione delle quotazioni dei titoli.
Tier 1. Vedi patrimonio di base.
Tier 1 ratio. E' dato dal rapporto tra il patrimonio di base e il valore delle attività ponderate per il rischio. Il capitale versato, le riserve e il fondo per rischi bancari generali costituiscono i principali elementi patrimoniali di qualità primaria. Il totale di questi elementi, previa deduzione delle azioni proprie possedute, dell'avviamento, delle immobilizzazioni immateriali, delle perdite registrate in esercizi precedenti e in quello in corso, costituisce il patrimonio di base o tier 1. Le attività ponderate per il rischio ad oggi tengono conto del solo rischio di credito e dei rischi di mercato. Dal 2007 con l'introduzione di Basilea 2, le attività ponderate per il rischio dovranno tener conto anche dei rischi operativi e inoltre il rischio di credito dovrà essere correlato al rating della controparte.
Tier 2. Vedi patrimonio supplementare.
Time value. Differenza tra il premio dell'opzione ed il suo valore intrinseco, tenuto conto del periodo di tempo che intercorre prima della scadenza del contratto.
Timing di mercato. È l'abilità nel scegliere i momenti più idonei per effettuare un investimento o un disinvestimento. Questo termine si può riferire a un unico mercato (acquisto di azioni a prezzo basso e vendita a prezzo alto) o a più mercati: in questo caso ci si riferisce alla rotazione nel tempo delle varie opportunità d'investimento, come il passare da un investimento in un fondo comune azionario a uno bilanciato, ecc.
Tipo di ammortamento. Con ammortamento si definisce il rimborso di un prestito obbligazionario da parte dell'emittente, nel rispetto dei tempi e delle condizioni previste dal regolamento di emissione del prestito. Solitamente l'estinzione del prestito avviene in un'unica soluzione alla scadenza. Tuttavia il rimborso può avvenire anche tramite un piano di ammortamento che prevede l'estinzione graduale del debito. I tipi di ammortamento possono essere di diverso tipo: Ammortamento italiano: modalità di ammortamento di un debito caratterizzata da quote capitali costanti mentre il debito residuo, il debito estinto, le quote interesse e le rate costituiscono una progressione aritmetica. Ammortamento francese: con questa metodologia la rata di ammortamento è costante. Nei periodi di applicazione dello stesso tasso la componente capitale aumenta e la componente interessi diminuisce. Ammortamento americano (o a due tassi): modalità di ammortamento che prevede il pagamento periodico dei soli interessi ed il rimborso globale del capitale a scadenza, con l'impegno da parte del debitore di costituire ratealmente il capitale stesso. In generale si hanno due tassi: il primo è il tasso del finanziamento, ovvero quello che genera gli interessi debitori da versare a favore del creditore; il secondo è il tasso di rendimento delle quote capitale versate a reintegro del finanziamento stesso, tale tasso è normalmente inferiore al primo. Ammortamento tedesco: con questo metodo il debitore paga subito gli interessi relativi alla prima rata del piano di ammortamento calcolati sull'intero ammontare del debito per il tempo relativo all'intervallo delle rate. Alla fine del primo periodo versa la prima quota di capitale e paga anticipatamente gli interessi sul capitale per il secondo periodo, conteggiato sul debito residuo dopo il rimborso della prima quota di capitale.
Tipo di prezzo. Indica il tipo di prezzo (corso secco o corso tel quel) utilizzato per la negoziazione dei titoli.
Titolarizzazione. Processo tramite il quale è possibile rendere liquide delle posizioni creditorie. Consiste nella trasformazione dei crediti iscritti in bilancio in titoli autonomamente cedibili.
Titoli (securities). Possono essere titoli di credito nei confronti di un soggetto emittente (per esempio lo stato emette Bot, Cct, Bpt, un'azienda emette obbligazioni, ecc.) o titoli azionari.
Titoli a breve. Titolo di debito a breve termine non garantito, a sconto o con cedola di interessi, che viene emesso da istituzioni finanziarie in Europa e il cui pagamento avviene in dollari americani.
Titoli a tasso fisso. Obbligazioni per le quali la remunerazione è pari al rendimento nominale e cioè al rapporto tra cedola e valore nominale. La remunerazione di un titolo a tasso fisso è definita al momento dell'emissione e resta invariata per tutta la durata del titolo.
Titoli a tasso variabile. Titoli per i quali il tasso di interesse corrisposto cambia nel tempo e viene determinato secondo le procedure di indicizzazione stabilite nel regolamento del prestito. Ad esempio, nel caso dei CCT il tasso nominale della cedola è indicizzato al tasso di rendimento dei BOT a 6 mesi.
Titoli al portatore. Titoli pagabili al possessore degli stessi, che non vengono registrati nei libri del soggetto che li emette.
Titoli barrier. Titoli strutturati il cui rendimento risulta legato, in tutto o in parte, alla permanenza temporale di un parametro predefinito al di sotto o al di sopra di una soglia prefissata.
Titoli cartolarizzati ipotecari. Trattasi di obbligazioni garantite da beni reali quali impianti e macchinari.
Titoli ciclici. Titoli societari il cui prezzo di vendita tende in genere a fluttuare dall'alto verso il basso e quindi di nuovo verso l'alto, e che rispecchiano cicli economici o industriali.
Titoli consegnabili. Nei contratti futures sui titoli di Stato, sono le specie di titoli, appartenenti a un paniere predeterminato, con i quali il venditore può assolvere l’obbligo della consegna a termine. Tra di essi il più conveniente per la consegna è denominato cheapest to deliver.
Titoli corridor. Titoli strutturati il cui rendimento risulta legato, in tutto o in parte, alla permanenza temporale di un parametro predefinito all’interno di un «corridoio» di valori delineato da una soglia minima e una massima.
Titoli da rivendere. Operazione eseguita da un dealer in cui i titoli che vengono acquistati sono subito venduti a un investitore, e che quindi effettua solo un'intermediazione, guadagnando dalla differenza tra i due prezzi.
Titoli del tesoro. Termine generico con il quale vengono definiti i titoli emessi dal Tesoro statunitense con scadenze più o meno lunghe.
Titoli di compensazione. Il complesso dei titoli presentati al pagamento presso l'organismo di compensazione.
Titoli di mercato monetario. Sono obbligazioni con durata uguale o inferiore a 12 mesi (ad es. BOT). I titoli di Mercato Monetario non pagano cedole. Per questo appartengono alla categoria degli Zero Coupon Bond e il loro rendimento si misura come differenza tra il prezzo di acquisto e il valore nominale (o di rimborso).
Titoli di Stato. Titoli obbligazionari del Tesoro italiano. Attualmente comprendono i Prestiti della Repubblica, emessi sui mercati esteri, e le seguenti tipologie di titoli emessi sul mercato interno: BOT (vedi), BTP (vedi) e alcune tipologie di Certificati del Tesoro (vedi).
Titoli di sviluppo. Le caratteristiche principali dei titoli di sviluppo sono: (I) sviluppo continuativo delle vendite con conseguente crescita di guadagno e maggiore remunerazione sull'attivo; (II) elevato livello di spese in conto capitale non necessariamente da utili non distribuiti; (III) crescita di rendimenti in parte attribuibili alla ricerca sullo sviluppo del prodotto e gestione orientata al futuro. I titoli di sviluppo hanno solitamente rendimento sotto la media.
Titoli di valore. Titoli ritenuti dotati di valore intrinseco corrente, con meno riguardo al loro potenziale futuro. Questi titoli hanno spesso un rapporto utile/prezzo (PER) basso, con rendimento da dividendo sopra la media. Possono anche avere alti livelli relativi di copertura di consistenza attiva a supporto del prezzo dell'azione.
Titoli equity linked. Titoli strutturati il cui rendimento è legato all’andamento di una o più azioni quotate ovvero di indici rappresentativi di uno o più mercati azionari.
Titoli fixed reverse floater. Titoli strutturati caratterizzati da durate generalmente lunghe e da cedole fisse ed elevate nei primi anni di vita del titolo e successivamente correlate in maniera inversa all’andamento dei tassi di interesse..
Titoli flottanti, in bilico. Titoli acquistati dal broker con la precisa intenzione di rivenderli entro una stessa seduta di contrattazione. Con questo termine si indica anche il flottante di una società, che è l'ammontare dei titoli non in possesso del gruppo di controllo. Infine, vengono chiamati floating securities i titoli di nuova emissione non ancora venduti.
Titoli fund linked. Titoli strutturati il cui rendimento è legato all’andamento di uno o più fondi comuni di investimento.
Titoli fungibili. Sono titoli che depositati presso una cassa comune, possono essere trasferiti per giro contabile dal venditore al compratore.
Titoli garantiti. Titoli rappresentativi di debito emessi da banche o finanziarie per conto di società che ne assicurano il pagamento attraverso il cash flow conseguente da crediti commerciali o prestiti di varia natura. La trasformazione dei crediti in titoli negoziabili è detta "securitization".
Titoli gestiti a libro. Sono titoli non emessi fisicamente, la cui proprietà viene rappresentata da specifiche registrazioni contabili su un libro tenuto dallo stesso emittente o da un soggetto da lui scelto. Negli Stati Uniti, per esempio, la maggior parte dei titoli di Stato è gestita attraverso registrazioni contabili tenute dalla Federal Reserve.
Titoli governativi. Titoli di Stato emessi e garantiti da un governo, che comprendono: titoli a lungo termine, Buoni del Tesoro, titoli indicizzati garantiti dallo Stato, ecc. Queste obbligazioni rappresentano l'investimento avente il rischio minore di inadempimento da parte dell'emittente.
Titoli in essere (Outstanding securities). Titoli emessi e non ancora rimborsati presenti sul mercato secondario.
Titoli in portafoglio (marketable securities). Titoli che si prevede di convertire in denaro entro un anno e sono presenti in bilancio come attività correnti. Spesso gli investimenti in titoli immediatamente smobilizzabili sono all'interno della voce cassa; in tal caso la voce dello stato patrimoniale diventa "cassa ed equivalenti a liquidità" (cash and cash equivalents).
Titoli non registrati. Titoli azionari o obbligazionari non registrati dalle autorità di Borsa, e che quindi non possono essere trattati nelle Borse valori. Al contrario, possono essere ceduti a privati, solo dopo che questi abbiano sottoscritto un documento nel quale precisano che l'acquisto viene fatto a titolo di investimento e non a scopo di rivendita al pubblico.
Titoli propri. Titoli azionari emessi da una società e poi riacquistati dalla stessa. Questi titoli, per legge, non hanno diritto al voto nelle assemblee, non consentono l'incasso del dividendo, ecc.
Titoli reverse convertible. Titoli che abbinano a uno strumento di debito di tipo tradizionale un’opzione put, esercitabile alla scadenza dall’emittente nei confronti del sottoscrittore, su una quantità predefinita di un’attività finanziaria o di un parametro di largo mercato (cosiddetto sottostante), a un prezzo anch’esso prestabilito. In caso di andamento sfavorevole del sottostante, alla scadenza possono essere rimborsati anche a un valore inferiore a quello di sottoscrizione. Data questa caratteristica, i titoli reverse convertible non sono giuridicamente annoverabili tra gli strumenti obbligazionari.
Titoli scritturali. Sono titoli non emessi fisicamente, la cui proprietà viene rappresentata da specifiche registrazioni contabili su un libro tenuto dallo stesso emittente o da un soggetto da lui scelto.
Titoli selezionati. Sono dei titoli azionari che dopo una attenta analisi in termini di rapporti borsistici o fondamentali vengono prescelti per un investimento.
Titoli sintetici. Attività finanziarie che, attraverso l’abbinamento di due o più strumenti finanziari (di cui solitamente almeno uno derivato), consentono di ottenere un’altra tipologia di strumenti finanziari. Ad esempio, un titolo di debito a tasso fisso abbinato a uno swap che prevede il pagamento del tasso fisso contro la corresponsione di un tasso variabile consente di riprodurre per «sintesi» un titolo di debito a tasso variabile.
Titoli stanziabili. Sino alla fine del 1998, titoli che per legge potevano essere depositati a garanzia delle operazioni di anticipazione presso la Banca d’Italia. Nell’ambito della previsione legislativa, la Banca d’Italia stabiliva discrezionalmente le specie di titoli effettivamente depositabili a garanzia delle operazioni di anticipazione. Essi erano: i titoli emessi o garantiti dallo Stato, quelli in lire italiane emessi in Italia da organismi internazionali ai quali la Repubblica italiana partecipava in qualità di Stato membro e le obbligazioni emesse dagli enti creditizi prive di warrant o di vincoli di subordinazione. Tali titoli, con l’eccezione di quelli emessi dallo Stato, dovevano essere quotati in mercati regolamentati. Dal 1 gennaio 1999, i titoli accettati dalla Banca d’Italia e dalle altre banche centrali del SEBC a fronte di operazioni di politica monetaria (pronti contro termine e anticipazioni) e di credito infragiornaliero sono stabiliti dalla BCE (“attività idonee”). Essi comprendono titoli di emittenti pubblici e privati con elevato standard creditizio, denominati in euro e rispondenti a specifici criteri di idoneità; la lista di tali titoli è pubblica.
Titoli strutturati. Titoli che incorporano all’interno di uno strumento di debito di tipo tradizionale un contratto derivato, solitamente di tipo opzionale. Diversamente dai titoli sintetici, le due componenti di un titolo strutturato (obbligazionaria e derivata) sono fuse all’interno di un unico strumento finanziario. Nei titoli strutturati a capitale garantito i flussi di pagamento per interessi sono indicizzati all’andamento del parametro sottostante alla componente derivata (in tal caso giuridicamente il titolo è inquadrabile tra le obbligazioni). Nei titoli a capitale non garantito (ad es. titoli reverse convertible) il valore di rimborso può risultare inferiore a quello di sottoscrizione. A seconda della natura del parametro sottostante i titoli strutturati vengono suddivisi in varie categorie (Titoli equity linked (vedi), Titoli fund linked (vedi), ecc.).
Titolo (Security). In finanza, un titolo indica, genericamente, quello strumento finanziario che indica un impiego di capitale nelle quote di debito o nelle quote di capitale di un ente. Nel primo caso si parla di titoli obbligazionari, nel secondo di titoli azionari. In entrambi i casi, un titolo crea delle aspettative più o meno certe per una remunerazione periodica. Esistono tuttavia dei titoli denominati "zero coupon" che non danno luogo al pagamento di un interesse periodico, ma a un pagamento di una quota predeterminata al momento della scadenza (a esempio, si può comprare un titolo a 995 euro, mentre alla scadenza verranno rimborsati in totale 1000 euro; in quel caso la remunerazione equivale alla differenza fra quest'ultimo prezzo e il primo, ovvero 5 euro). Solitamente si usa il termine per indicare l'impiego in quote di debito. Un titolo ha sempre un valore nominale, che può variare rispetto al prezzo di emissione. Nel caso in cui il titolo venga acquistato al suo valore nominale, si dice che il titolo è "alla pari". Se invece il titolo è venduto ad un prezzo inferiore al valore nominale, si dice che il titolo è "sotto la pari", viceversa, il titolo risulta essere "sopra la pari".
Titolo a conversione. Titolo obbligazionario di una società del quale è prevista, a una data precisa, la conversione in titolo azionario. Non è presente quindi un'opzione di conversione, ma la conversione avviene obbligatoriamente raggiunta la data prefissata nell'atto di emissione del titolo.
Titolo a coperura dei crimini. Titolo acquistato da un istituto bancario presso una compagnia assicurativa, che risarcisce i danni derivati dai rischi dell'attività bancaria: furti, rapine, sottrazioni da parte dei dipendenti, ecc.
Titolo ai massimi. Definizione utilizzata per descrivere lo stato di un titolo o di un altro bene d'investimento il cui prezzo sia arrivato a un livello tale da poter essere difficilmente superabile.
Titolo al portatore. Titolo la cui prova della proprietà è costituita dal possesso del titolo stesso.
Titolo a medio termine. È un'obbligazione la cui durata residua è di solito compresa fra due e dieci anni.
Titolo anticipativo di emissione. Titolo a breve termine ripagato con denaro ricavato da un'emissione in corso di titoli a reddito fisso.
Titolo ai massimi (Topping out). Viene così definito un titolo la cui quotazione ha raggiunto un livello tale che difficilmente potrà in seguito essere superata.
Titolo annacquato. Titolo il cui valore dal punto di vista patrimoniale è sopravvalutato, cioé i beni reali dell’azienda hanno un valore inferiore a quello derivante dal prezzo del titolo. Il rischio maggiore consiste nella diminuzione di prezzo del titolo e, in caso di liquidazione, il possessore dell’ azione non potrà ottenere per intero il valore del suo investimento.
Titolo a reddito fisso. Rientrano in questa categoria titoli di Stato e obbligazioni. sono così denominati, in quanto la loro remunerazione è prefissata.
Titolo a sconto. Obbligazione a basso tasso d'interesse, dove il prezzo corrente sconta la differenza in rapporto al tasso d'interesse di mercato.
Titolo azionario misto. Titolo azionario per il quale sono previsti pagamenti di somme fisse o variabili a intervalli stabiliti, in tal modo da renderlo più affine a un titolo obbligazionario, fermo restando che nell'eventualità del rimborso del capitale, il titolo è azionario a tutti gli effetti.
Titolo cartolare. Titoli che vengono emessi unitamente a un certificato materiale di supporto, rappresentativo del titolo stesso.
Titolo comgiunto. È un titolo rappresentativo di una promessa di pagamento, emesso e garantito da due o più soggetti, solitamente rimborsato mediante un piano rateale.
Titolo da schedario. Titoli così definiti perché trattati molto di rado, i cui ordini sono conservati in schedari appositi.
Titolo di capitale. Ogni titolo di credito emesso da una società in grado di rappresentare una frazione del capitale operativo di un ente creditizio. I titoli a reddito fisso, per essere riconosciuti come "titolo di capitale", devono poter essere convertiti in capitale sociale in un qualunque momento futuro.
Titolo di debito. Titolo rappresentante una somma di denaro, il cui possessore si impegna a restituire entro i termini fissati e a condizioni stabilite in precedenza.
Titolo di deposito. Titolo a tasso fisso emesso da una banca, solitamente garantito da un'autorità pubblica, con una scadenza inclusa fra i 2 e i 5 anni. Contrariamente ai certificati di deposito, l'interesse viene valutato sulla base di un anno composto da 360 giorni.
Titolo di mercato. Titoli facilmente trattabili sul mercato, senza che gli ordini di acquisto e di vendita influenzino il prezzo di equilibrio del mercato. Questi titoli, nei bilanci societari, sono compresi tra le attività correnti a breve termine. Possono essere titoli di Stato, ma anche accetazioni bancarie, carte commerciali, ecc.
Titolo di riferimento (bechmark). Tra i titoli esistenti, quello considerato più significativo per definire una certa grandezza. Per esempio il titolo obbligazionario scelto fra tutti quelli con la stessa maturità e usato per valutarne il rendimento.
Titolo di stato. Titolo obbligazionario che viene emesso dal governo di un Paese, e da questo garantito. Rappresenta in quel Paese l'investimento avente le probabilità più basse di mancato pagamento.
Titolo di stato ad Accural. Titoli di Stato a reddito fisso, detti Zero Coupon, senza cedola emessi sotto la pari con uno sconto pari al valore attuale del flusso di interessi.
Titolo droplock. Titolo obbligazionario a tasso variabile che viene trasformato in tasso fisso nel momento in cui il tasso di riferimento va al di sotto di un livello fissato precedentemente.
Titolo garantito da ipoteca. Titolo obbligazionario per il quale i pagamenti delle cedole e della parte di capitale sono garantiti da un complesso di mutui ipotecari.
Titolo in anticipo di tassazione. Titolo a breve termine emesso dalle autorità municipali degli Stati Uniti per esigenze di finanziamento corrente. Questa tipologia di titoli sarà rimborsata tramite entrate fiscali.
Titolo in dollari. Tipo di obbligazione denominata in dollari che viene emessa sul mercato europeo da soggetti che non risiedono negli Stati Uniti, oppure negli Stati Uniti da soggetti stranieri.
Titolo junior. È un titolo la cui garanzia dipende dal soddisfacimento degli obblighi finanziari legati a titoli privilegiati, chiamati "senior securities". Questi titoli possono essere sia azioni che obbligazioni: nel caso siano azioni, la garanzia è data dal livello di utili che oltrepassa quello di competenza dei titoli senior, nel caso siano obbligazioni, dal capitale eccedente quello posto a garanzia delle obbligazioni senior. L'ordine più frequente parte dai mutui ipotecari, passa attraverso le obbligazioni garantite, le azioni privilegiate per terminare infine con le azioni ordinarie, che sono i titoli junior rispetto a tutti gli altri.
Titolo multidivisa. È un titolo di debito a breve o medio termine denominabile in più divise, in cui gli interessi possono essere pagati in una eurovaluta facente parte di un paniere specifico. Il cambiamento della valuta di denominazione avviene solitamente nel momento del pagamento periodico delle rate di interessi: con il rinnovo del titolo per il periodo seguente il debitore ha la possibilità di cambiare la valuta e il tasso di interesse.
Titolo negoziabile. Titolo di credito idoneo a essere trasferito mediante girata o semplice consegna e contenente la promessa incondizionata di pagare una determinata somma a vista o a una certa scadenza.
Titolo nominativo. Titolo la cui prova della proprietà è costituita da un'annotazione sul titolo stesso e sui registri dell'emittente.
Titolo non quotato. Titolo azionario o obbligazionario non quotato in un mercato ufficiale come la Borsa valori, ma trattato sul mercato over the counter (non regolamentato).
Titolo oneroso. Si dice che una cosa avviene "a titolo oneroso" quando dobbiamo spendere per ottenerla.
Titolo privilegiato. Titolo che attribuisce al possessore uno specifico privilegio nel rimborso del capitale. Per esempio l'azione privilegiata ha diritto al rimborso del capitale anticipatamente a differenza di quella ordinaria.
Titolo quotato. Titolo, o strumento derivato, quotato regolarmente in una Borsa valori, che oltre a offrire una maggiore liquidità, dà maggiori garanzie legali agli azionisti, dovute al controllo esercitato da parte delle autorità di Borsa.
Titolo residuale. È un titolo che viene emesso da una società e che ha la possibilità di poter variare i rapporti fondamentali di valutazione delle azioni esistenti. Per esempio, un warrant convertibile in azioni della società è un titolo residuale, infatti se esercitato aumenta il numero dei titoli in circolazione e perciò a parità di condizioni diminuisce l'utile di competenza di ciascun titolo.
Titolo senza cedola. Titolo obbligazionario il cui rendimento viene dato esclusivamente dalla graduale crescita del valore del titolo fino alla scadenza, non prevedendo quindi il pagamento di cedole periodiche e riconoscendo l'interesse maturato in un'unica soluzione al momento del rimborso.
Titolo sottostante (strumento derivato). Titolo che è alla base di uno strumento derivato costruito su di esso. Per esempio un titolo di Stato può essere sottostante a un contratto future o a un'option; oppure un'azione può essere alla base di un warrant emesso da una società.
Titolo spazzatura. o junk bond, in inglese. E' un titolo obbligazionario dal redimento elevato, ma caratterizzato da un alto rischio per l'investitore. Tale tipologia di titoli, assai diffusa nei primi anni Ottanta negli USA, viene emessa da società disposte, pur di ottenere denaro, a pagare tassi di interesse elevati. L'elevato indebitamento della società emittente comporta un'elevata probabilità di fallimento della stessa. Il risparmiatore rischia quindi di perdere, in tutto o in parte, il capitale versato. I titoli spazzatura, cosiddetti "junk bonds", sono normalmente obbligazioni emesse da società che possiedono rating di livello speculativo, ossia inferiore alla tripla B.
Titolo speculativo. Titolo obbligazionario che a fronte di un alto rischio di mancanza di rimborso da parte dell'emittente, permette di ottenere un rendimento decisamente più elevato della media di mercato.
Titolo stagionato. È così definito un titolo che ha un mercato secondario sviluppato e che gode di una certa reputazione, dato che è caratterizzato da solidità e dalla conoscenza da parte degli investitori.
Titolo tassato. Titolo i cui proventi sono sottoposti a tassazione.
Tobin tax.Dal nome del premio Nobel per l'economia James Tobin, che la propose nel 1972, è una tassa che prevede di colpire, in maniera modica, tutte le transazioni sui mercati valutari per stabilizzarli (penalizzando le speculazioni valutarie a breve termine), e per procurare delle entrate da destinare alla comunità internazionale. L'aliquota proposta sarebbe bassa, tra lo 0,05 e l'1%. A un tasso dello 0,1% la tassa Tobin garantirebbe ogni anno all'incirca 166 miliardi di dollari, il doppio della somma annuale necessaria ad oggi per sradicare in tutto il mondo la povertà estrema. Nel 1972, poco dopo lo scandalo Watergate in cui rimase invischiata l'amministrazione Nixon, e poco dopo che Nixon ritirasse gli Stati Uniti dal sistema di Bretton Woods, Tobin suggerì un nuovo sistema per la stabilità valutaria internazionale, e propose che tale sistema includesse una tassa internazionale sulle transazioni in valuta straniera. Il Professor Tobin ricevette in seguito un Premio Nobel per l'economia nel 1981, e il suo nome rimase legato per sempre a questa idea. L'idea rimase dormiente per più di 20 anni. Nel 1997 Ignacio Ramonet, redattore di Le Monde diplomatique, rinnovò il dibattito attorno alla Tobin tax con un editoriale intitolato "Disarmare i mercati". Ramonet propose di creare un'associazione per l'introduzione di questa tassa, che venne chiamata ATTAC (Associazione per la Tassazione delle Transazioni finanziarie per l'Aiuto dei Cittadini). La tassa è diventata quindi una finalità del movimento antiglobalizzazione, e materia di discussione, non solo nelle istituzioni accademiche, ma anche tra la gente comune e nei parlamenti di Regno Unito e Francia e di tutto il mondo. Bibliografia. Riccardo Bellofiore, Emiliano Brancaccio, Il granello di sabbia. I pro e i contro della Tobin tax, Feltrinelli, Milano, 2002. In Italia è operativa dal 1 marzo 2013, vedi ARTICOLO.
Tombstone. Inserzione pubblicitaria che elenca i sottoscrittori di un'emissione di titoli.
Tom next. Operazione di swap o deposito di mercato monetario o valutario in cui la data di decorrenza coincide con il giorno lavorativo successivo a quello corrente mentre quella di scadenza con il giorno lavorativo seguente. In genere si tratta di operazioni tramite le quali gli operatori provvedono a sistemare e pareggiare i saldi delle posizioni in divisa nazionale ed estera.
Tom next o tomorrow next. vVdi: Depositi overnight.
Top-down approach. Tipo di analisi in cui le opportunità di investimento vengono valutate con un metodo induttivo, partendo dai dati macroeconomici fino ad arrivare ad un'analisi della situazione delle singole società.
Topix (Tokyo stock price index). Indice della Borsa giapponese introdotto dal 1969 a fianco dello storico Nikkey 225. Include nel calcolo della performance anche i dividendi; esistono 28 sottoindici Topix di categoria dedicati ai diversi settori industriali e 3 relativi alle dimensioni delle imprese (grandi, medie e piccole).
Toro (bull). Chi prevede nell'immediato futuro un mercato rialzista. Allo stesso modo si definisce "bull market" un mercato i cui prezzi tendano al rialzo.
Toro e orso (bull and bear). Riguarda un'emissione di titoli indicizzati. Per una metà dei titoli (Bull) il rimborso avviene al valore nominale corretto in funzione diretta dell'andamento, in un preciso intervallo di tempo, di un determinato indice generale di titoli azionari, mentre per l'altra metà dei titoli (Bear) il rimborso avviene in funzione inversa dello stesso indice prescelto. Il sottoscrittore può scegliere indifferentemente la quota Bull o quella Bear, oppure sottoscrivere entrambe.
Total capital. Vedi patrimonio di vigilanza.
Total capital ratio. E' dato dal rapporto tra il patrimonio di vigilanza (patrimonio di base + patrimonio supplementare, dedotte, con specifiche e dettagliate modalità, le partecipazioni e le altre interessenze possedute in enti creditizi e/o finanziari) e il valore delle attività ponderate per il rischio. Le attività ponderate per il rischio a oggi tengono conto del solo rischio di credito e dei rischi di mercato. Dal 2007 con l'introduzione di Basilea 2, le attività ponderate per il rischio dovranno tener conto anche dei rischi operativi e inoltre il rischio di credito dovrà essere correlato al rating della controparte. Tale rapporto non deve essere inferiore all.8%.
Total expense ratio. Il rapporto fra le spese totali e le dimensioni medie di un fondo in un periodo di contabilità annualizzato. Le spese vengono considerate comprensive di tutte le spese descritte nel conto delle entrate, incluse commissioni di gestione, d'amministrazione, di custodia, di audit, legali e professionali.
Total return. La redditività dell'investimento inclusiva sia della rivalutazione del capitale sia del reddito da reinvestimento.
Totale attivo. Rappresenta il valore delle attività dell'impresa bancaria.
Totale delle partecipazioni. Il totale delle partecipazioni è la somma delle partecipazioni a patrimonio netto e di quelle a costo storico.
Totale dell'attivo. Il totale dell'attivo è la somma di tutte le attività dell'impresa, ovvero è il capitale investito dall'impresa.
Totale investimenti. Terreni e fabbricati, Investimenti in imprese del gruppo e in altre partecipate, Altri investimenti finanziari, Deposito presso imprese cedenti.
Totale patrimonio netto. E' dato dalla somma algebrica tra il patrimonio del Gruppo e il patrimonio di Terzi.
Totale proventi. Il totale proventi indica la somma dei proventi derivanti dalla gestione operativa o caratteristica di una holding. Totale proventi = dividendi + interessi attivi + commissioni attive + profitti da operazioni finanziarie + riprese di valore su immobilizzazioni finanziarie + utile delle partecipazioni valutate al patrimonio netto + altri proventi di gestione.
Toxic asset. Titoli finanziari "tossici" composti, cioè da crediti inesigibili che "contaminano" i bilanci delle banche e, a cascata, delle società creditrici. Una volta erano chiamati carta straccia.
Tracker fund. Vedi "Fondi indicizzati".
Tracking error. Deviazione massima prevista o effettiva della redditività di un fondo rispetto ai valori di un corrispondente indice o benchmark.
Trade-off. Situazione in cui si pone una scelta di compromesso fra due obiettivi ugualmente desiderabili, ma in conflitto fra di loro.
Trading company per le esportazioni. Società che si è specializzata nella prestazione di servizi a imprese che esportano i loro prodotti. Questi servizi vanno dall'esame del rischio Paese, all'assicurazione, all'effettuazione di spedizioni.
Trading-on-line. Il trading on-line (conosciuto anche con l'acronimo inglese TOL) è la compravendita di strumenti finanziari tramite internet. Esso è nato in Italia solo nel 1999, quando il "Nuovo Regolamento Consob di attivazione del Testo Unico dei mercati finanziari" ne ha regolamentato gli aspetti. Questo servizio consente appunto l'acquisto e la vendità on-line di strumenti finanziari come azioni, obbligazioni, future, titoli di stato, ecc... I vantaggi nell'uso di servizi di trading on-line sono i minori costi di commissione richiesti all'investitore e la possibilità di quest'ultimo di potersi informare bene sull'andamento di un particolare titolo o della borsa in generale (la visualizzazione di grafici e informazioni utili sui titoli) per effettuare le giuste scelte d’investimento. Il trading on line comprende vari modi di operare da parte degli investitori, in base all'orizzonte temporale si avrà lo scalping, ovvero l'apertura e la chiusura di posizioni su vari prodotti finanziari (nella maggior parte dei casi azioni) in un brevissimo arco temporale, dell'ordine di qualche minuto, i day trader coloro che operano con un orizzonte temporale giornaliero, gli open trader che entrano nel mercato nella fase "random".
Trading system. Complesso di regole prefissate che genera segnali operativi (cfr. Tecniche di analisi - Tecniche operative e trading systems).
Transazione. Qualsiasi operazione finanziaria o commerciale che venga rilevata nella struttura contabile. Per esempio gli acquisti di beni, i pagamenti degli stipendi, acquisti di titoli, ecc.
Trappola della liquidità. È possibile portare un cammello all'abbeveratoio, ma non lo si può costringere a bere». Una delle massime più celebri degli economisti keynesiani negli anni trenta era utilizzata per fotografare la cosiddetta trappola della liquidità. Durante la Grande Depressione del '29, in America, il tasso di interesse nominale raggiunse la parità e la temibile trappola - costo del denaro a zero senza effetti sulla ripresa economica - scattò inesorabile. Lo stesso accadde nel Giappone della Grande Deflazione negli anni novanta. Gli Stati Uniti di oggi sembrano correre lo stesso rischio: i tassi sono stati abbassati dalla Federal Reserve a una banda di oscillazione compresa tra 0 e 0,25 per cento. L'inglese John Maynard Keynes (1883-1946), uno dei padri dell'economia moderna, utilizzava la curva della preferenza per la liquidità proprio per dimostrare l'inefficacia della politica monetaria nelle situazioni in cui il mercato si dimostra poco reattivo alle variazioni del tasso d'interesse. In questo caso l'economia esprime una capacità produttiva lontana da quella potenziale nonostante un costo del denaro talmente basso da stimolare, almeno in teoria, consumi e investimenti. In parole povere: tassi troppo bassi, investimenti in frigorifero, prevedibile ulteriore frenata per un'economia già debole, redditi in calo, consumi sempre più ridotti in attesa di tempi migliori. Che possono anche tardare ad arrivare.
Transazione ad alto grado di leva finanziaria. Si riferisce a operazioni di ristrutturazione finanziaria di società, che comportano un sostanziale incremento del grado di leva finanziaria, ossia dell'incidenza del debito sull'insieme delle fonti di finanziamento.
Transazione fuori borsa. È un'operazione in titoli o materie prime che viene effettuata fuori dal recinto di grida della Borsa valori dove il bene viene quotato.
Traslazione. Processo di trasferimento di un dato impulso su una grandezza economica potenzialmente correlata.
Trasparenza nei finanziamenti. Legge degli Stati Uniti che impone agli istituiti di credito di porre in evidenza, seguendo criteri prestabiliti, il costo globale di un’operazione di prestito, comprensivo perciò degli interessi sul capitale, degli oneri accessori, delle spese, delle commissioni, ecc.
Tratta (draft). Cambiale che ha la forma di un ordine scritto emesso nei confronti di un soggetto per obbligarlo a pagare, in un momento futuro, una determinata somma a una terza persona. Tratta a scadenza: titolo di credito che, contrariamente alla tratta a vista, può essere presentato per il pagamento al debitore non prima di una data prestabilita. Tratta a vista: titolo di credito che in qualunque momento dall'emissione può essere esibito al debitore per il pagamento.
Tratta a scadenza fissa. Questo titolo di credito può essere presentato al debitore per il pagamento non prima di una determinata data, contrariamente alle tratte a vista.
Tratta a vista. Titolo di credito che può essere presentato al debitore per il pagamento in qualsiasi momento dall'emissione.
Tratta bancaria. Titolo di credito emesso da un istituto bancario a valere su fondi che lo stesso ha in deposito presso un altro istituto bancario. Nel caso di banche logisticamente distanti questo strumento permette di effettuare più rapidamente il pagamento di fondi rispetto alla trasmissione di un assegno da parte di un cliente.
Tratta, buono (Bill). Nel settore titoli di credito, è l'ordine dato da un soggetto a un altro di pagare una somma a favore di un terzo soggetto alla scadenza di una data stabilita. Nei trasporti, il certificato emesso dal vettore che rappresenta le merci viaggianti. Fra i titoli di Stato statunitensi, i Treasury bills sono titoli con scadenza inferiore all'anno, analoghi ai Buoni Ordinari del Tesoro presenti in Italia. Il Due Bill, nelle contrattazioni dei titoli, è il documento per mezzo del quale l'acquirente indica le somme che vanno versate al venditore, e che riguardano gli obblighi della vendita e gli eventuali diritti accessori, (per esempio il pagamento di dividendi maturati prima della vendita).
Trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato. Macroclassse C del passivo dello stato patrimoniale del bilancio d'impresa. Il TFR accoglie le somme relative all'indennità di anzianità dei dipendenti e rappresenta un debito che l'azienda contrae con essi. Per approfondimenti si rimanda al seguente testo.
Trattato sulla doppia imposizione. È un accordo stipulato tra due Paesi allo scopo di evitare una doppia imposizione.
Trattato sulla moneta. A Treatise on money è un'opera dell'economista inglese John Maynard Keynes, pubblicata per la prima volta, in due volumi, nel 1930 a Londra dalla casa editrice Macmillan. Nell'opera sono introdotti alcuni concetti riguardanti l'economia monetaria che verranno poi ripresi nell'opera principale di Keynes, la Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta del 1936. Keynes, che si avvalse della collaborazione di Dennis Robertson, rovesciò l'assioma classico in base al quale il risparmio era una virtù non solo per il privato, ma anche per la società, in quanto permetteva, inevitabilmente, un futuro investimento. Un eccessivo risparmio, considerato insito in un'economia avanzata, diventava un freno per lo sviluppo, perché il risparmo finiva per essere semplicemente un drenaggio di risorse dal circuito dell'economia, in quanto il livello degli investimenti, per diverse ragioni, poteva essere troppo basso per rimettere in circolo tale ammontare di risparmio. Per queste ragioni, gli organi dello Stato incaricati di gestire l'economia dovevano far sì che vi fossero maggiori possibilità di investimento. Il caso inverso, ovvero di eccesso dell'investimento sul risparmio, era raro nei sistemi economici avanzati, ma avrebbe richiesto un intervento opposto delle autorità, che avrebbero dovuto evitare l'inflazione che ne sarebbe derivata.
Trattato sull’Unione europea. Firmato a Maastricht il 7 febbraio 1992, contiene disposizioni che modificano il Trattato di Roma istitutivo della CEE e i Trattati istitutivi della CECA e dell’Euratom, nonché disposizioni relative alla politica estera e di sicurezza comune e alla cooperazione nei settori della giustizia e degli affari interni. La parte III del trattato sulla UE riguarda la UEM. È stato modificato dal Trattato di Amsterdam del 2 ottobre 1997 e da quello di Nizza del 26 febbraio 2001. Si fa presente che il 13 dicembre 2007 i capi di Stato dei paesi della UE hanno firmato il Trattato di Lisbona, che avrà rilevanti implicazioni per il funzionamento delle istituzioni europee; questo Trattato, la cui entrata in vigore è prevista per il 1° gennaio 2009, è attualmente in corso di ratifica da parte dei Parlamenti degli Stati membri.
Trattazione di valute a termine. Operazioni tramite le quali si stipula un contratto che stabilisce la compravendita di valuta a una data futura a un cambio prefissato.
Traveler's cheque. Titolo emesso da una banca autorizzata, che consente di acquistare valuta straniera in un Paese diverso da quello di emissione del titolo.
Trend al rialzo. La tendenza di un titolo a salire di prezzo con il passare del tempo. Rappresentandolo graficamente e segnando giorno per giorno l'andamento. Ne risulterà una linea ascendente tanto più pronunciata quanto più rapida sarà la salita del prezzo.
Trendline. Rappresenta la linea del trend dei prezzi di un'azione (o di un'altra attività finanziaria) ottenuta congiungendo minimi crescenti (trendline rialzista) o massimi decrescenti (trendline ribassista).
Tresury bonds. Obbligazioni a lungo termine emesse dal Tesoro degli Stati Uniti per provvedere alla copertura del fabbisogno statale. Le scadenze sono comprese fra 10 e 30 anni e le cedole sono fisse; la tipologia del titolo è simile a quella dei buoni poliennali del Tesoro italiani.
Tresury note. Obbligazioni a medio termine emesse dal Tesoro degli Stati Uniti per provvedere alle esigenze di finanziamento a medio termine. Le obbligazioni hanno durata inferiore a 10 anni e sono dotate di cedole pagabili semestralmente.
Triangolo. Struttura grafica che rappresenta l'evoluzione nel tempo dei prezzi di un titolo. È composta da due linee di trend che mostrano inclinazioni differenti e che quindi si intersecano in un punto. L'interpretazione dei diversi triangoli che si possono così formare, permette di formulare una previsione sul possibile andamento futuro del prezzo.
Tribunale fallimentare. Nonostante la notevole dilatazione del grado di autonomia gestionale del curatore fallimentare e i poteri di vigilanza, rispettivamente assegnati al giudice delegato e al comitato dei creditori, il tribunale resta pur sempre investito dell'intera procedura fallimentare. Salvi i casi in cui è prevista la competenza del giudice delegato, spetta a lui, infatti, il compito di provvedere tanto alla nomina quanto all’eventuale revoca o sostituzione, per giustificati motivi, di ognuno degli organi della procedura (cfr. la nuova formulazione dell’art. 23 l.fall.). Ogni volta che lo ritenga opportuno, inoltre, il tribunale ha facoltà di sentire in camera di consiglio il curatore, il fallito e il comitato dei creditori. A meno che non sia indicata la competenza del giudice delegato, spetta sempre a lui, poi, decidere le controversie relative alla procedura stessa, nonché i reclami contro i provvedimenti del giudice delegato. Il tribunale che ha dichiarato il fallimento, del resto, è competente a conoscere tutte le azioni che ne derivano, qualunque ne sia il valore, in deroga alle regole generali del codice di procedura civile (cfr. art. 24 l.fall.).
Troncamento degli assegni. Procedura interbancaria di gestione degli assegni, in base alla quale i titoli negoziati vengono trattenuti presso l’ente negoziatore che provvede a predisporre il flusso informativo da trasmettere via RNI all’ente dell’emittente del titolo (ente trattario). Dal settembre 1998 al maggio 2003 sono soggetti a troncamento gli assegni bancari e postali e gli assegni circolari di importo rispettivamente non superiore a 2.582,28 e 10.329,14 euro. Dal 3 giugno 2003 i limiti di importo degli assegni bancari e postali e degli assegni circolari sono elevati rispettivamente a 3.000 e 12.500 euro.
Trust. Il trust è uno dei più importanti istituti del sistema giuridico anglosassone di common law, e serve a regolare una molteplicità di rapporti giuridici, in particolare in materia di successioni, pensionistica, diritto societario e fiscale. Premessa terminologica. Tecnicamente, per chi conosca i principi di base del sistema di common law, il trust è un istituto sorto nell'ambito della giurisdizione di equity, ove con tale termine si intende uno dei due grandi settori del diritto anglosassone, contrapposto alla common law in senso stretto. I diritti discendenti dal trust sono quindi detti equitables, cioè "diritti discendenti dal sistema di equity". Tale espressione non ha alcun equivalente in italiano, in quanto il nostro termine equitativo assume tutt'altro significato, riferendosi al concetto di equità, con il quale si intende un concetto di ragionevolezza e flessibilità nell'applicazione della norma. Il Trust in Italia. La mancanza, nel diritto civile, di un sistema di norme equitative non è di ostacolo all'utilizzo del trust. L'istituto trova anzi legittimazione all'ingresso nell'ordinamento giuridico italiano a seguito dell'adesione dell'Italia alla Convenzione dell'Aja del 1 luglio 1985 resa esecutiva ed in vigore dal 1 gennaio 1992. Sono ormai numerose le sentenze di tribunali italiani di vario grado che riconoscono gli effetti del trust, con particolare riguardo a quello c.d. interno, intendendosi per tale il trust che presenta quale unico elemento di estraneità rispetto all'ordinamento italiano la legge regolatrice, che deve essere necessariamente straniera (generalmente inglese), stante la mancanza nell'ordinamento italiano di norme specifiche in materia. Per la prima volta in Italia l'istituto è stato preso in considerazione dalla legge finanziaria 2007 e da alcune circolari dell'Agenzia delle Entrate, prima fra tutte la n.48/E del 2007, al solo fine di regolamentarne con chiarezza gli aspetti fiscali e tributari. Nel diritto italiano l'istituto del Trust può trovare ampia applicazione per le più varie finalità (gestioni fiduciarie, passaggi generazionali di beni ed aziende familiari, destinazioni di beni a finalità caritatevoli, protezione patrimoniale, etc). I vantaggi sono evidenti soprattutto con riferimento alla flessibilità dell'istituto rispetto ai tradizionali e noti strumenti del diritto italiano nonchè ai possibili vantaggi economici, potenzialmente molto consistenti, anche per il minor formalismo richiesto per gli atti di Trust. Per questa sua caratteristica il Trust bene si presterebbe ad un utilizzo di massa anche dove apparirebbe poco conveniente il ricorso agli strumenti giuridici tradizionali. Occorre tuttavia evidenziare l'attuale scarsa conoscenza del Trust fra i giuristi che non agevola il giusto radicamento dell'istituto e la sua diffusione. Caratteristiche del trust. Il trust è un particolare tipo di contratto nel quale la proprietà di un bene è trasferita ad un soggetto fiduciario, il trustee, il quale tuttavia non ne ha la piena disponibilità, in quanto è vincolato da un rapporto di natura fiduciaria che gli impone di esercitare il suo diritto reale a beneficio di un altro soggetto, detto appunto beneficiary (al quale saranno trasferiti in piena proprietà i beni alla fine del trust), al quale appartiene il diritto di natura equitable (cfr. premessa terminologica). Il diritto del beneficiario nei sistemi di diritto civile (Corte di Giustizia europea sentenza Web vs Web) non è un diritto reale, ma personale verso il trustee (non vi è nessuna doppia proprietà sul bene in trust). Il soggetto che costituisce il trust è detto settlor in diritto inglese (disponente in Italia), mentre negli USA viene indicato con i termini trustor, grantor, donor o creator. I beni trasferiti al trustee in forza del trust non possono essere venduti nè dal trustee nè dal beneficiary, che potranno operare una vendita solo con la cancellazione del trust e il trasferimento a loro della prorietà. I beni appartenenti a un trust non possono essere oggetto di pignoramento, nè da parte dei creditori personali del trustee nè del beneficiary o di loro eredi. Il trust può riguardare sia beni mobili che beni immobili. Tutela del trust. Il trasferimento di questi beni è ovviamente condizionato, cioè è vincolato da un legame che intercorre tra il settlor e il trustee, che è il cosiddetto patto di fiducia (il settlor trasferisce la proprietà di quei beni non perché il trustee li amministri come mero proprietario, e ne percepisca i frutti, ma perché da questi beni trasferisca i frutti al beneficiario, nella misura necessaria al suo sostentamento; ma poi raggiunta una certa età o passato un certo periodo di tempo deve trasferire definitivamente la proprietà di questi beni). Ci sono due elementi caratterizzanti il trust:
- un trasferimento di proprietà;
- l'amministrazione dei beni, che deve essere una amministrazione diligente e volta a favorire il beneficiary.
Ovviamente, il problema che si può porre è che il trustee agisca come se fosse esclusivo proprietario dei beni, e quindi o non fa percepire i frutti o si rifiuta un domani di trasferire la proprietà al beneficiary. Questo sistema nasce sulla prassi, ma in un sistema basato sul common law non ci sono dei rimedi per sanzionare il comportamento del trustee; infatti il common law è un sistema atipico e non tipico (tipico significa che consente di far valere qualsiasi diritto). Il processo di common law non è un processo formale,ma sostanziale e il sistema del writs è un sistema tipico; è un sistema basato almeno inizialmente sulle forms of action, perché ad ogni writ corrisponde una form of action e quel writ è utilizzato per tutelare esclusivamente quel determinato diritto; c’è una sorta di corrispondenza fra quello che è il diritto sostanziale, quello che è il writ e quella che sarà la forma dell’azione che si può esercitare in giudizio. L’unica valvola di sfogo a questo sistema chiuso è rappresentata dall’analogia, cioè dalla possibilità di utilizzare un writ che nasce per tutelare una determinata situazione oggettiva e per tutelare quello che è un diritto simile. Alla base di tutto questo sistema c’è il diritto di proprietà, perché se l’assegnazione del bene è avvenuta fiduciariamente e non si è proprietari esclusivi, allora nel momento in cui viene trasferito il diritto di proprietà, non vengono eseguite le indicazioni del settlor e il diritto di proprietà viene violato; allora bisogna vedere se nel sistema di common law ci sono dei rimedi per la protezione del diritto di proprietà. In un sistema atipico, quale è quello di common law, una tutela a questa vicenda sostanziale non ci può essere, perché dato che il settlor agisce nei confronti del trusteé, accusandolo di non corrispondere i frutti o di non restituire la proprietà al beneficiary alla scadenza del termine, il common law non conosce un trasferimento parziale della proprietà, cioè un trasferimento fiduciario della proprietà, ma solo il trasferimento della proprietà ed il relativo writ è posto a tutela di chi ha la piena proprietà. A questo punto subentra l’ equity, che è un sistema giudiziario parallelo alla giustizia di common law, dove si fa appello alla coscienza del re, la quale si spera sia retta da principi diversi da quelli che regolano il common law, perché sono principi che regolano anche la morale cristiana ed erano i principi propri del diritto canonico (infatti l’equity mostra un punto di contatto importante tra il common law e il cristianesimo), che nel common law non possono trovare applicazione. Quindi da questo punto di vista l’equity può effettivamente offrire una protezione al settlor o al beneficiary danneggiati dal comportamento illecito del trustee; infatti quando non valgono più soltanto le rigide regole del formalismo del common law, ma si possono applicare anche le regole dell’ equità, si può allora superare lo schema formale del trasferimento di proprietà e si può dare rilevanza agli stati soggettivi sottostanti, e al motivo che ha spinto il settlor a intestare beneficiariamente i beni al trusteé, e quindi si può anche sanzionare il comportamento abusivo del trustee. Nel caso del trust, nonostante il concetto di proprietà sia un concetto di common law, può subentrare l'equity per sovvertire la decisione del common law, ma non potrebbe essere presa una decisione prescindendo da quelli che sono gli istituti di common law (in questo caso dalla definizione di proprietà). Se così fosse, si verrebbero a creare due sistemi paralleli che avrebbero portato alla creazione di due sistemi giudiziari in conflitto tra loro e in sede di equity correggere il giudice di common law avrebbe significato mettere in discussione il fondamento di tutto il sistema giudiziario inglese, ed avrebbe compromesso i rapporti tra il potere giudiziario ed il potere esecutivo. Così i giudici di equity escogitano uno strumento per poter contraddire principi del common law, senza però prescindere dagli istituti di common law: ad esempio, nel caso del trust, davanti al fatto che il trustee non voglia ritrasferire la proprietà al beneficiary, l’equity ricorre allo strumento dell’abuso di diritto: cioè il giudice di equity non contraddice la decisione del giudice di common law, perché non dice che il trusteé non è proprietario dei beni, ma dice che il trusteé ha il diritto di proprietà su questi beni che il settlor gli ha trasferito in conformità a quelli che sono i principi del common law, ma ha abusato del suo diritto.
Ogni volta che il common law attribuisce a determinati soggetti un certo diritto, di quel diritto si può fare un uso legittimo ed un abuso. Nel common law trova tutela l’uso legittimo di quel diritto, ma quando quel diritto viene utilizzato per danneggiare altri soggetti, allora si è di fronte ad una ipotesi di abuso che deve essere sanzionata dall’equity. L’equity diventa così lo strumento tipico di repressione degli abusi dei diritti riconosciuti dal common law, correggendo si il common law, ma al tempo stesso senza contraddirlo, e senza negare il carattere principale del common law, che ne rimane la base. In definitiva, l’equity è l’eccezione che subentra quando di quei diritti si fa un abuso. Analogie e differenze con il mandato fiduciario. Si dice comunemente che il trust sia l'equivalente anglosassone del nostro mandato fiduciario di diritto continentale; ma le differenze sono molto profonde: nel mandato fiduciario infatti la proprietà dei beni appartiene solo formalmente al fiduciario, che si obbliga ad obbedire a tutte le disposizioni del fiduciante, ivi compreso l'eventuale ordine di restituzione degli stessi. Nel trust invece il trustee è pieno proprietario del bene in trust vincolato nell'esercizio del proprio diritto dalle disposizioni contenute nell'atto di trust da esercitare nell'interesse del beneficiary. Il trustee può alienare, permutare, fittare, dare a garanzia i beni in trust (alle condizioni del disponente e se ciò è funzionale alle volontà espresse nell'atto di trust dallo stesso disponente). Rispetto ad un pieno proprietario egli non può distruggere la cosa ("salva substantia rerum"). La piena proprietà del trustee giustifica l'uso dello strumento ai fini di protezione e pianificazione successoria. Il contraltare della protezione del bene in trust è la compressione del diritto di proprietà subita dall'apposizione di un vincolo a tutela di interessi riconosciuti legittimi. Il trust dà garanzia di tutela giurisprudenziale ad un rapporto di fiducia che tipicamente è fuori dal mondo delle leggi. Si noti inoltre che il settlor (cioè l'originario pieno proprietario dei beni) può istituire in testamento il trust. Il trust ha pertanto molte più analogie con l'istituto del fedecommesso che con il mandato fiduciario. Un esempio di trust. L'esempio di scuola che consente di comprendere meglio l'istituto è il seguente: Tizio prepara una disposizione testamentaria che prevede le seguenti clausole:

  • nomina trustee il proprio avvocato Caio;
  • dispone che il figlio Sempronio riceva i beni al raggiungimento del 18° anno di età.

All'apertura della successione si crea quindi un trust: l'avvocato Caio diviene trustee, mentre Sempronio diviene beneficiary. Tutti i rapporti giuridici vengono intestati a Caio, il quale diviene pertanto proprietario degli immobili, intestatario dei conti bancari, e così via, mentre Sempronio ha, secondo le regole del trust del modello inglese, la "equitable ownership"; secondo le regole giuridiche italiane, un diritto di credito nei confronti di Caio, cioè il diritto di ricevere i beni in trust al compimento del 18° anno di età. Sempre seguendo l'esempio, Sempronio può godere dell'utilizzo dei beni e percepirne i frutti, mentre Caio -pur essendone proprietario- non può disporne in alcun modo. Al raggiungimento del 18° anno da parte di Sempronio, Caio gli cederà i beni, e Sempronio ne diverrà pieno proprietario. Ovviamente le disposizioni testamentarie prevederanno che Caio, professionista di fiducia del de cuius, venga adeguatamente retribuito per l'amministrazione dei beni. Può anche essere previsto che i diritti di godimento da parte di Semponio siano adeguatamente limitati: ad esempio egli potrebbe poter ricevere solo un assegno di importo prefissato, mentre i frutti eventualmente eccedenti dovrebbero essere reinvestiti da Caio.Un blind trust è una forma di trust costituita allo scopo di separare completamente un soggetto dal proprio patrimonio, al fine di evitare alcune forme di conflitto di interessi. Tecnicamente si tratta di un affidamento fiduciario (trust) nel quale il titolare (settlor) conferisce il proprio patrimonio a un consiglio direttivo (trustee) che lo amministra per suo conto, scegliendo nella più completa libertà le forme di investimento più opportune, senza obbligo di rendiconto (anzi, con espresso divieto), e ciò fino alla scadenza di un termine o al verificarsi di una condizione (ad esempio, la cessazione da una carica). Tipicamente, il blind trust viene costituito da soggetti che accedono a cariche pubbliche di altissima rilevanza, al fine di assicurare che le decisioni da essi prese nell'interesse pubblico non possano essere influenzate dal proprio interesse personale. Il blind trust è lo strumento più idoneo a raggiungere tale scopo,[citazione necessaria] in quanto il costituente non ha idea di quali siano i settori economici nei quali è investito il proprio patrimonio e pertanto non è in grado di favorirli nel proprio agire; il blind trust serve quindi ad impedire che il proprietario favorisca le proprie aziende, ma non serve invece ad impedire che le aziende favoriscano il loro proprietario, come nel caso dei mass media. Col blind trust infatti il proprietario non è più a conoscenza dell'amministrazione delle sue proprietà, mentre il personale delle sue aziende continua ad avere piena conoscenza del proprietario.
Trust (seconda accezione). Intesa fra imprese per tenere sotto controllo il mercato e bloccare la concorrenza reciproca.
Tuir. T.U.I.R. è una sigla che sta per Testo Unico Imposte sui Redditi. Esso è appunto il Testo Unico che contiene tutta la disciplina in materia di imposte sui redditi.
Turnover. Vedi "Tasso di rotazione del capitale investito".
Turnover dei crediti commerciali. Rapporto tra il fatturato rappresentato dai crediti e la giacenza media dei crediti stessi. Questo rapporto, che indica la misura in cui i prodotti sono convertiti in denaro e quante volte i crediti ricevuti sono stati introitati durante l'esercizio, viene utilizzato come indice di valutazione dell'efficienza finanziaria aziendale.
Tutto o nulla. Clausola che permette all'emittente di ritirare totalmente l'emissione nel caso non venga sottoscritta integralmente. Nelle contrattazioni in titoli, un ordine che deve essere eseguito integralmente.

U

Ultimo giorno di contrattazione. Ultimo giorno in cui un contratto future può essere trattato sul mercato. È l'ultimo giorno disponibile per la chiusura di una posizione, trascorso il quale è altrimenti necessaria la consegna fisica dello strumento sottostante.
Ultimo prezzo. È l'ultimo prezzo al quale è stata eseguita la transazione in un certo titolo, in un qualsiasi momento della giornata. Viene chiamato, invece, "closing sale" l'ultimo prezzo della giornata.
Ultimo prezzo di chiusura. Prezzo al quale si concludono i contratti nella fase di chiusura. Durante la negoziazione continua viene indicato il prezzo di chiusura relativo all'ultima seduta di contrattazione.
Ultimo termine per esercizio. E' il termine ultimo entro il quale è posibile esercitare il diritto attribuito al warrant.
Umbrella fund. Sistema di fondi proposti da una stessa società di gestione rappresentante, nel complesso dei prodotti proposti, una variegazione di specializzazione sia in termini valutari, sia merceologici, sia di rischio. Normalmente viene concesso al sottoscrittore di un fondo di poter passare ad un altro senza pagare spese per il riscatto e la successiva immediata sottoscrizione. Tale comportamento viene chiamato "switch".
Underweighting. Descrizione di una situazione in cui l'attivo, il paese, il settore industriale o l'investimento in titoli singoli sono al di sotto del loro contenuto proporzionale corrente del relativo indice di benchmark.
Unione economica e monetaria (UEM). (Vedi anche: Trattato sull’Unione europea) Il Trattato sulla UE definisce le tre fasi del processo di realizzazione della UEM nella Unione europea. La prima fase è iniziata nel luglio 1990 e si è conclusa il 31 dicembre 1993: è stata caratterizzata principalmente dallo smantellamento di tutte le barriere interne al libero movimento dei capitali in seno alla UE. La seconda fase è iniziata il 1° gennaio 1994: è stata caratterizzata dalla costituzione dell’IME, dal divieto di finanziamento monetario e di accesso privilegiato alle istituzioni finanziarie per il settore pubblico e dall’obbligo di evitare disavanzi eccessivi. La terza fase è iniziata il 1° gennaio 1999, conformemente alla decisione di cui all’articolo 121 (4) del Trattato, con il trasferimento delle competenze monetarie degli undici paesi partecipanti a tale fase all’Eurosistema e l’introduzione dell’euro.
Unità di conto. Un'unità di conto è un'unità numerica standard per la misura del valore di mercato di beni e servizi. In assenza di un'unità di conto (dalla notevole diffusione) non è facile indicare i rapporti di scambio tra i diversi beni in un certo mercato; in termini semplici, non ci sarebbero tanti prezzi di mercato quanti sono i beni, ma ogni singolo bene avrebbe tanti "prezzi" quanti sono gli altri beni presenti nel mercato (in quanto dovremmo esprimere il "prezzo" di un dato bene in termini di ciascuno degli altri beni). A esempio ! patata=3 cipolle, 6 pere = 12 mele, ecc.
Unità di contrattazione. È il numero minimo di titoli che possono essere trattati presso un mercato organizzato in un'unica operazione. Questo numero, chiamato anche Round Lot, cambia secondo il prezzo del titolo in oggetto, anche se generalmente è pari a 100 unità.
Unità di lavoro (ULA). Volume di lavoro degli occupati misurato in unità di lavoro equivalenti, ossia in occupati a tempo pieno.
Unità standard di lavoro. Definizione della contabilità nazionale utilizzata nella misurazione del volume di lavoro complessivamente impiegato nell’attività produttiva svolta all’interno del Paese, ricondotto a quantità omogenee in termini di tempo di lavoro. L’input di lavoro in unità standard (o «occupati equivalenti») esclude i lavoratori equivalenti in CIG e comprende il contributo dei militari di leva, dei lavoratori irregolari, degli occupati non dichiarati, degli stranieri non residenti e dei secondi lavori.
Unit linked. Termine usato in ambito assicurativo per quelle polizze vita legate a fondi o quote di fondi "Unit linked", il cui rendimento è dato dall'andamento di fondi comuni d'investimento o degli indici di Borsa.
Uruguay Round. Negoziato di liberalizzazione commerciale avviato, nel settembre 1986, a Punta del Este, in Uruguay, tra le nazioni partecipanti al GATT e concluso con l’accordo internazionale siglato nell’aprile del 1994 a Marrakesh, in Marocco.
Usura. L'usura (parola latina per interesse) è la pratica consistente nel fornire prestiti a tassi di interesse considerati illegali, socialmente riprovevoli e tali da rendere il loro rimborso molto difficile o impossibile, spingendo perciò il debitore ad accettare condizioni poste dal creditore a proprio vantaggio, come la vendita a un prezzo particolarmente vantaggioso per il compratore di un bene di proprietà del debitore, oppure spingendo il creditore a compiere atti illeciti ai danni del debitore per indurlo a pagare. Di solito le vittime dell'usura sono persone e aziende in difficoltà economiche, alle quali è precluso il credito bancario, in ragione della consapevolezza da parte della banca della presumibile insolvenza di chi chiede prestiti. Tali persone e aziende trovano credito presso canali non ufficiali. Chi concede il prestito a tassi d'usura conta di rivalersi, in caso di mancato pagamento, sul patrimonio del debitore, che accetta il prestito anche a tali condizioni, sperando di poterlo comunque restituire. Frequentemente gli usurai svolgono altre attività illegali, dalle quali provengono i capitali che essi prestano e compiono altri atti illeciti, come il riciclaggio di denaro guadagnato illecitamente o atti di violenza per piegare la volontà delle loro vittime. Talora, l'usuraio già dispone di un notevole patrimonio personale ed è in grado di fornire garanzie ai creditori per prestiti di un certo ammontare. A volte si limita a firmare una fideiussione, che permette alla vittima di ottenere un prestito. L'istituto di credito rifiuta di concedere un prestito a chi non fornisce sufficienti garanzie e/o capacità di rimborso futuro, e la fideiussione può aprire le porte al credito. In questo modo, l'usuraio potrebbe riscuotere interessi, senza anticipare alcuna somma. Diversamente, l'usuraio potrebbe prendere a prestito il denaro da un istituto di credito, garantendo col suo patrimonio, e girando le somme alle vittime a tassi usurai. Tuttavia, prestiti frequenti di ingenti somme potrebbero essere segnalati, e l'usuraio chiamato a documentare l'impiego delle aperture di credito. L'usuraio non è considerato un lavoro a norma di legge pertanto non è definito come professione. Il giro di affari annuo dell'usura in Italia è stimato in 30 miliardi di Euro ed interesserebbe 150.000 esercizi commerciali. È altresì stimato che al 36% tale giro di affari sia controllato dal crimine organizzato. La maggioranza dei Paesi prevede un tasso limite oltre il quale il prestito si definisce usuraio. A volte il tasso limite è un valore assoluto, altre volte aggiornato periodicamente dai Governi e "agganciato" ai tassi di interessi correnti e all'andamento dell'inflazione. Dove non è previsto un valore-limite, spesso è richiamato un principio di proporzionalità ai tassi correnti e alle condizioni del caso, che lascia ai giudici ampia discrezionalità di interpretazione. Alcune legislazioni, sia con un tasso-limite che con un orientamento più liberista, prevedono la nullità "ab initio" dei contratti stipulati con tassi di interesse ritenuti usurai. In questo caso, la vittima dell'usura non è tenuta a restituire il capitale prestato. In Italia il Testo Unico Bancario sancisce che il tasso di interesse massimo oltre al quale un prestito viene definito usurario è stabilito dall'UIC (Ufficio italiano cambi). In questo modo, la Banca Centrale stabilisce i valori minimo e massimo entro i quali variano i tassi di interesse (il tasso di sconto è l'interesse minimo al quale le banche prestano denaro, e l'UIC è costituito presso la Banca Centrale).
Utile al lordo delle imposte. Utile di esercizio non depurato degli oneri fiscali sul reddito ed eventualmente sul patrimonio.
Utile ante imposte. È l'ammontare degli utili di un'impresa prima della tassazione, considerato al netto degli interessi pagati ai possessori di titoli di debito a lungo termine, come le obbligazioni.
Utile capogruppo. E' il risultato finale della sola società capogruppo, non tiene conto dei risultati ottenuti dalle società controllate. Questo risultato viene destinato, in sede di riparto utile, a riserva e/o dividendo.
Utile consolidato. E' dato dalla somma algebrica tra l.Utile di Gruppo e l.Utile di pertinenza di Terzi.
Utile da investimento netto per azione. Per ciò che riguarda le società finanziarie d'investimento, l'utile per azione viene analizzato nella componente originata direttamente dalle attività di investimento in titoli, rappresentata da dividendi e cedole incassate e dai profitti derivati dalle attività di compravendita dei titoli.
Utile d'esercizio. Vedi reddito netto.
Utile di gruppo. E' il risultato finale e tiene conto, sia dei risultati della gestione caratteristica, sia di quelli delle gestioni .finanziaria e straordinaria, nonché dell'incidenza delle imposte e dell'attribuzione a terzi della quota di utile o di perdita di loro competenza.
Utile di pertinenza di terzi. Rappresenta l'utile di pertinenza degli azionisti di minoranza delle società non controllate integralmente.
Utile lordo. È costituito dalla differenza fra i ricavi di vendita e il costo del venduto o il costo della produzione venduta. Il dato si ottiene dal conto economico riclassificato per destinazione.
Utile netto. Nei dati ufficiali del bilancio di un'impresa, è il reddito prodotto nell'anno. Si ottiene sottraendo ai ricavi la totalità dei costi e dell'imposizione fiscale.
Utile netto per azione. Si tratta del valore del net income diviso per il numero di azioni in esistenza. È conosciuto anche come earnings per share (Eps).
Utile operativo. Vedi reddito operativo.
Utile sulla carta. È l'utile che potrebbe essere ricavato da un'operazione finanziaria, se questa venisse conclusa alle condizioni attuali di mercato. È evidentemente un profitto solo potenziale.
Utili non distribuiti. Utili accantonati a riserva, rappresentano una forma di autofinanziamento. Rappresenta la frazione degli utili conseguiti nel corso dell'esercizio, non distribuita sotto forma di dividendi, ma accantonata a riserva e reinvestita nel patrimonio sociale. Ecco perché gli utili non distribuiti rappresentano una forma di autofinanziamento.
Utili per azione. Frazione degli utili societari che spetta al possessore di un'azione ordinaria. Si calcola dividendo l'ammontare degli utili al netto delle imposte, dei pagamenti d'interesse per i possessori di obbligazioni e dei dividendi corrisposti ai possessori di titoli azionari di risparmio o privilegiati, per il numero dei titoli esistenti. Solitamente sono compresi nel conteggio del numero dei titoli anche quelli che possono derivare dalla conversione di titoli convertibili esistenti, in questo caso il valore degli utili per azione viene chiamato "fully diluted".
Utili per azione diluiti. Sistema utilizzato per calcolare il rapporto fra gli utili societari e il numero di azioni che considera tutti i titoli esistenti convertibili in azioni societarie. Questo rapporto è calcolato dividendo l'ammontare degli utili per il numero di titoli ordinari addizionato del numero dei titoli ordinari che potrebbe essere originato dai titoli convertibili se nello stesso momento tutti i possessori esercitassero il loro diritto.
Utilities. Termine utilizzato per indicare le imprese di pubblica utilità. Tipicamente, acqua, gas, elettricità e varie forma di energia distribuita.
Utili delle partecipazioni. Gli utili delle partecipazioni sono valutati secondo il metodo del patrimonio netto.
Utilizzo del fattore lavoro. Misura relativa dell'effettiva utilizzazione del fattore lavoro rispetto al massimo potenziale.





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