Può uno lagnarsi di un avvenimento che sapeva sarebbe accaduto?
Seneca. Lettere morali a Lucilio
La politica continua a scivolare. Prima è stato sull’olio tunisino, ora su quelle che impropriamente sono chiamate trivelle.
Su questo ultimo argomento torneremo in seguito, se non per dire che non si tratta di trivelle, ma di piattaforme che estraggono in gran parte gas naturale che altrimenti importeremmo da Russia e Libia.
Ma torniamo sull’inutile polemica che si è venuta a creare contro la decisione del Parlamento Europeo sull’olio tunisino che è cresciuta in maniera esponenziale in Italia sotto le spinte del populismo.
Ma cosa è successo? I Governi europei hanno deciso di incrementare la quota esportata di olio tunisino senza dazi verso la Unione Europea per 35 mila tonnellate. Per due anni, il 2016 e il 2017.
È bene tuttavia tornare alla realtà dei dati facendosi scivolare addosso una qualunque voglia di andare alla pancia degli elettori.
In Italia si sono consumati nell’ultimo anno circa 580 mila tonnellate di olio. Un consumo tra i più elevati in Europa, grazie alle nostre buone abitudini alimentari.
Nello stesso anno la produzione di olio “italico” ha raggiunto solo 350 mila tonnellate. Un dato che dimostra che esiste un enorme deficit di produzione di olio nel nostro Paese. Esattamente sono 230 mila tonnellate “mancanti”.
Oltre a questi dati che dimostrano come l’Italia abbia bisogno d’importare olio dall’estero, c’è da aggiungere che l’olio italiano è ricercato all’estero e che fortunatamente siamo in grado di vendere bene il nostro prodotto “Made in Italy”.
Per tale ragione le esportazioni di olio italiano, sempre nell’ultimo anno hanno raggiunto le 220 mila tonnellate.
Il deficit di produzione di olio per gli italiani sale dunque a circa 450 mila tonnellate. Un dato impressionante che ancora una volta evidenzia come ci sia la necessità di importare olio dall’estero.
Si potrebbe obiettare che tale mancanza è dovuta ai problemi produttivi degli ultimi due anni. Anche tale obiezione è falsa nel momento in cui andiamo incontro alla realtà dei dati.
Se prendiamo i dati dal 2009, nei 7 anni la produzione annua italiana di olio è stata in media di 388 mila tonnellate, mentre il consumo di 606 mila tonnellate annue.
Anche in questo caso il deficit produttivo è evidente. La domanda è superiore per oltre 200 mila tonnellate annue rispetto alla domanda.
A cosa serve dunque la decisione dell’Unione Europea? Serve ad eliminare i dazi per 35 mila tonnellate, pari all’1,7 per cento della produzione totale di olio del nostro Continente.
Una goccia in mezzo al mare.
Ad oggi, la mancanza di libero scambio con la Tunisia provoca una doppia perdita: per il Paese del Nord Africa, che ricordiamo essere l’unica vera democrazia al di là del Mediterraneo, che è sfavorita dai dazi doganali imposti attualmente dall’Unione Europea. Tale mancanza è inoltre una perdita anche per l’Italia che non è in grado di supplire con la propria produzione le esigenze dei consumatori.
Ad oggi il “gioco” della concorrenza è sfavorevole alla Tunisia poiché si impongono dei dazi per esportare verso l’Italia e gli altri Paesi dell’Unione Europea.
Quindi, permettendo alla Tunisia di esportare il proprio olio senza le barriere doganali dei dazi, si favorirebbe quello che in economia è chiamato “gioco a somma positiva”. Vincono tutti i consumatori italiani e vince la Tunisia che può sviluppare la propria economia (il famoso slogan aiutiamoli a casa loro).
È chiaro che le paura di frodi possa essere comprensibile in alcuni consumatori, ma questo non ha nulla a che vedere con i dazi. Le frodi sono una vera e propria concorrenza sleale e avvengono nel momento in cui si attua il comportamento illegale di alcuni produttori.
A chi serve imporre dazi? Chiaramente alla categoria dei produttori che in questo modo possono tenere dei prezzi più elevati.
Tuttavia voler difendere pochi, i produttori, sfavorendo tutti, i consumatori, è una scelta assurda e tafazziana.
Si dice che l’olio italiano sia di qualità e per questo i prezzi devono essere più alti? Perfetto, ma non è possibile imporre a tutti i consumatori le proprie scelte individuali.
Se personalmente posso essere disposto a pagare maggiormente un litro di olio extravergine premium italiano, non posso decidere anche delle scelte di consumo di altre famiglie.
Decidere addirittura delle scelte di consumo, tramite l’attuazione di dazi che sfavoriscono tutti i cittadini italiani è l’ennesima riprova che l’Italia soffre di una tragica malattia quale è il collettivismo.
Andrea Giuricin da www.aspeninstitute.it - 2 aprile 2016
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