Il tempo ci rapisce gli altri , ma toglie, furtivamente, a noi una parte di noi stessi.
Seneca, Lettere a Lucilio
Stando a quanto riportato da uno studio condotto a livello internazionale e recentemente pubblicato sulla rivista “Nature Climate Change”, la Terra sarebbe oggi molto più verde rispetto ad appena tre decenni fa. I dati satellitari ottenuti dai ricercatori hanno infatti mostrato un incremento della vegetazione terrestre equivalente a un'area vasta due volte gli Stati Uniti, soltanto negli ultimi 35 anni. Una crescita particolarmente significativa che ha reso da un quarto a metà della Terra più verde e rigogliosa, ma che è anche (e soprattutto) strettamente legata all'incremento dell'anidride carbonica nell'atmosfera.
Sono state infatti proprio le maggiori concentrazioni di anidride carbonica nell'atmosfera a ricoprire un ruolo fondamentale nel favorire la fotosintesi e, di conseguenza, l'aumento del fogliame terrestre, in una percentuale che gli studi hanno dimostrato essere pari al 70%: di gran lunga superiore, quindi, a quella di qualsiasi altro fattore coinvolto nel processo (basti pensare che il contributo dell'azoto, al secondo posto, si attesta intorno al 9%). Un effetto “fertilizzante”, quello dell'anidride carbonica, tanto benefico quanto limitato per l'aumento della vegetazione che, con il tempo, imparerà ad adattarsi alle più alte concentrazioni di Co2, arrestando così la sua crescita. Un incremento “temporaneo”, dunque, quello fatto registrare oggi dal fogliame terrestre. Un incremento che può attualmente godere di benefici che sono tali solo relativamente, perché c'è da guardare anche l'altra faccia della medaglia.
Un aumento della concentrazione di anidride carbonica, infatti, porta con sé decisamente più effetti negativi che benefici (peraltro, come detto, limitati). Effetti in parte già visibili e che comprendono l'aumento della temperatura globale, l'innalzamento del livello dei mari, lo scioglimento dei ghiacci e i mutamenti climatici (anche quelli più catastrofici, per alcune aree del mondo): tutti fenomeni che potrebbero andare a incidere negativamente anche sull'aumento della vegetazione, con conseguenze disastrose per il pianeta. Simili, per certi versi, a quelle prodotte proprio da un innalzamento dei valori di anidride carbonica nell'atmosfera durante l'Eocene (circa 50 milioni di anni fa) che condussero a significativi cambiamenti climatici, come l'innalzamento della temperatura terrestre e il successivo raffreddamento, che ha portato alla formazione delle calotte polari in seguito alla diminuzione proprio della concentrazione di Co2.
Uno scenario che potrebbe dunque ripetersi nuovamente, anche se non è possibile stabilire in quale misura. Soprattutto se le emissioni di Co2 prodotte dalle attività umane non saranno in qualche modo tenute sotto controllo. Una Terra più verde che è anche un segnale, per certi versi preoccupante, per il futuro.
Flavio del Fante
Tratto da www.pontilenews.it
Impresa Oggi - 29 aprile 2016
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