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I governi italiani e il complesso di Crono


Il tuo spirito devi mutare, non il cielo sotto cui vivi.
Seneca, Lettere morali a Lucilio


Con questo articolo proseguo la pubblicazione di alcuni stralci del mio libro storico-economico L'estinzione dei dinosauri di stato. Il libro racconta i primi sessant'anni della Repubblica soffermandosi sulla nascita, maturità e declino di quelle grandi istituzioni (partiti, enti economici, sindacati) che hanno caratterizzato questo periodo della nostra storia. La bibliografia sarà riportata nell'ultimo articolo di questa serie di stralci. Il libro può essere acquistato in libreria, in tutte le librerie on-line, oppure on line presso la casa editrice Mind.
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Copertina

Con la nomina di Prodi a primo ministro nessun osservatore politico ha notato che il professore ha varato il Governo del 50° anniversario della Repubblica e che in questi cinquant’anni il Paese ha avuto ben 53 Esecutivi. Meno di uno all’anno, ma, considerando i Governi balneari, le ferie, i periodi pre-elettorali, i tempi di transizione da un Governo all’altro (tra ricerca del primo ministro, accordi, scelta dei ministri e dei sottosegretari, un paio di mesi sono la norma), non si è lontani dalla verità se si afferma che la durata media dei Governi nel pieno delle loro funzioni si aggira attorno ai sette-otto mesi. Ho coniato il termine “complesso di Crono” per spiegare quel meccanismo in base al quale la politica ingoia i propri leader, li sputa e li rimangia in un circolo perverso che non dà né stabilità di Governo né credibilità alla classe dirigente dei partiti. È esattamente come se in un’impresa venisse cambiato l’amministratore delegato ogni otto mesi; un’ipotesi del genere sarebbe considerata follia.
Ma perché, allora, per la gestione dello Stato, l’azienda più complessa del Paese, è possibile cambiare l’amministratore delegato ogni otto mesi? Perché prevalgono il bisogno di protagonismo, la vanità, le gelosie, la prevaricazione delle idee diverse e la paura delle idee nuove, l’ostinazione nel voler imporre i propri punti di vista, la mancanza di onestà culturale.
Con il Governo D’Alema gli italiani devono sopportare un ulteriore sopruso. Sono andati a votare e hanno eletto una coalizione – l’Ulivo – e un premier – Romano Prodi. Dopo due anni si ritrovano con una coalizione sgangherata, fatta anche di pezzi persi dal centro-destra e con un altro premier, Massimo D’Alema; dopo altri due anni (25 aprile 2000) si ritroveranno come capo del Governo Giuliano Amato, che non solo non è stato scelto dagli elettori, ma che non è nemmeno un parlamentare.
Un altro aspetto paradossale della classe politica è il complesso della moltiplicazione dei partiti. Personaggi o personalità che svolgono con profitto un’attività pubblica a un certo momento della loro vita decidono di entrare in politica. Credendosi portatori della verità diventano tutti seguaci dell’idea berlusconiana: entrare in politica fondando un partito o una coalizione. Così Prodi fonda i Democratici, Valdo Spini la Federazione Laburista, Sgarbi fonda i Liberal-Sgarbi, Segni il Patto Segni, Fini e Segni l’Elefantino, Di Pietro l’Italia dei Valori, Dini Rinnovamento Italiano, Cossutta il Partito dei Comunisti Italiani, Maccanico l’Unione Democratica, Sergio D’Antoni Democrazia Europea, Pierre Carniti il Movimento dei Cristiano Sociali, Sergio Garavini il Movimento dei Comunisti Unitari, Miglio il Partito Federalista, Rauti il Movimento Sociale-Fiamma Tricolore, Cossiga l’Unione Democratica per la Repubblica. Così facendo ognuno di questi nuovi leader si candida a diventare la “mano destra di Dio”.

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9 maggio 2016

Eugenio Caruso da L'estinzione dei dinosauri di stato.


Tratto da

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www.impresaoggi.com