Tutti si lagnano del destino che è l'unico a non ingannare nessuno
Seneca, Lettere morali a Lucilio
Il confronto internazionale nella formazione universitaria è una delle sfide poste dalla globalizzazione. Nella “competizione per i talenti”, l’Italia appare privilegiare l’obiettivo di un’apprezzabile qualità media dell’istruzione universitaria piuttosto che coltivare punte di eccellenza. Lo conferma l’evidenza che solo un ateneo italiano è classificato tra i primi duecento a livello mondiale, mentre nel confronto a livello di singole discipline l’Italia esprime diverse eccellenze. L’autonomia universitaria ha portato a una naturale divergenza fra atenei, con dinamiche che hanno evidenziato significativi divari, ad esempio in relazione alla localizzazione geografica. Come bilanciare la domanda di una “università per tutti” con un’università selettiva per i più “capaci e meritevoli” (citando l’articolo 34 della Costituzione)? Questi aspetti hanno anche implicazioni economiche: dai modelli di finanziamento a quelli di reclutamento e incentivazione di docenti e ricercatori.
Una soddisfacente qualità dell’offerta universitaria italiana deve considerare i seguenti quattro driver principali del cambiamento del sistema di istruzione internazionale:
aumento della globalizzazione nella formazione, radicali effetti della digitalizzazione, evoluzione delle caratteristiche degli studenti che accedono alla formazione superiore, caratteristiche dell’ecosistema in cui opera l’università.
La mobilità internazionale degli studenti è significativamente aumentata, anche se l’Italia “esporta” molti più universitari di quanti ne “importa” dall’estero. Nella nuova dinamica di una conoscenza senza frontiere, il rischio per le università italiane è di perdere attrattività. La formazione internazionale appare sempre più un percorso necessario. Infatti, non è più possibile formare persone solo con competenze tecniche, ma si rende necessario assicurare loro una soddisfacente capacità di operare in un contesto internazionale. Ciò implica conoscenze linguistiche e disponibilità confrontarsi con la diversità culturale (dunque di “mindset”). Le due strategie che si stanno seguendo sono quelle dell’internazionalizzazione “at home” e dell’internazionalizzazione “abroad”.
Relativamente al secondo driver, gli ultimi anni hanno evidenziato una grande diffusione dell’uso delle tecnologie digitali nella formazione, guidata dall’esempio di MIT, Stanford e Harvard. Di conseguenza, il nuovo scenario competitivo presenta due dinamiche: la prima è quella che vede università “d’élite” investire rilevanti risorse nella formazione a distanza; la seconda riguarda gli effetti delle tecnologie digitali sulla “de-verticalizzazione” della filiera della formazione.
Il terzo driver di cambiamento, il cambiamento generazionale della qualità degli studenti universitari e di relative competenze e attitudini, è anch’esso legato all’innovazione tecnologica digitale. I nativi sono cresciuti in un mondo caratterizzato da informazione ridondante. La sfida è riuscire a selezionare efficacemente conoscenze e informazioni più adatti alle necessità. È necessario quindi che la formazione non si limiti solo ai contenuti (già diffusamente accessibili), ma si ponga anche più ampi obiettivi di metodo: indirizzare i punti di debolezza degli studenti, ampliare le loro capacità di “problem solving”, ottimizzare le opportunità derivanti dalla accresciuta capacità di acquisire informazioni.
L’ecosistema della formazione, le economie esterne al luogo di istruzione rappresentate dal contesto territoriale in cui un ateneo si trova a operare sono di grande rilevanza. L’esperienza di vita e le relative opportunità, infatti, sono il fattore chiave che guida la scelta dell’università, in aggiunta alla qualità dell’università stessa. Ricerca, collegamento con le imprese e il mondo del lavoro, offerta culturale e di relazioni, logistica, internazionalizzazione sono fra gli aspetti da considerare nel quadro di obiettivi di eccellenza formativa. La sfida è coniugare le esigenze di internazionalizzazione dell’università al radicamento nella cultura umanistica e tecnica della tradizione italiana in un quadro competitivo di valorizzazione del merito e delle migliori risorse accademiche per promuoverlo.
Editoriale da www.aspeninstitute.it - 26 maggio 2016
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