L'uomo di cui mi parli nella tua lettera è senza speranza; ha troppo concesso ai vizi.
Seneca, Lettere morali a Lucilio
La rivoluzione industriale in Inghilterra è collocata dagli storici fra il 1760 e il 1830; essa comporta un insieme di rivoluzioni settoriali: dall'agricoltura ai trasporti, dalla popolazione alle innovazioni tecniche e finanziarie. Le cause di questo fenomeno d'industrializzazione non sono interamente definite, più elementi convergenti e reciprocamente trainanti l'hanno determinato. La macchina a vapore, con la quale spesso si identifica la prima rivoluzione industriale, è solo uno fra i tanti fattori dell'industrializzazione.
La prima rivoluzione industriale inglese riguarda il settore tessile (vedi Arkright) e metallurgico ed è preceduta dalla rivoluzione agricola. La storia economica contemporanea non ha dato importanza al ruolo svolto dalla rivoluzione agricola che l'Inghilterra ha vissuto a partire dalla metà del XVIII secolo, quale base determinante per la successiva rivoluzione industriale. Il ruolo svolto dalla rivoluzione agricola comporta più aspetti:
l'incremento della produzione agricola ha potuto sostenere lo sviluppo demografico, iniziato a metà del XVIII secolo, fornendo una maggiore e migliore alimentazione;
l'incremento produttivo agricolo ha inoltre liberato forza lavoro che è stata assorbita dall'industria del cotone e metallurgica che ha potuto continuare a espandersi;
l'aumento della produttività nell'agricoltura e l'incremento del reddito agricolo hanno creato sbocchi al mercato interno per i prodotti industriali;
il miglioramento e la diffusione di utensili agricoli ha sostenuto la domanda di ferro incentivando la produzione e l'innovazione nell'attività metallurgica.
La rivoluzione agricola inglese è sorta grazie a trasformazioni istituzionali, come le recinzioni, e la diffusione di nuove tecniche e pratiche agricole (high-farming) per lo più importate dai vicini Paesi Bassi.
Fra il 1800 e il 1810, la costituzione inglese ha emanato una serie di Enclosures acts (leggi sulle recinzioni) che obbligavano a recintare i terreni, in particolare i campi aperti (open lands) e i campi comuni (commons lands). L'Inghilterra possedeva innumerevoli piccoli proprietari terrieri (yeoman) i cui possedimenti erano piccoli e sparsi (polverizzazione fondiaria), riducendo la possibilità di introdurre innovazioni e di conseguenza di migliorarne i rendimenti. Le leggi sulle recinzioni favorirono la redistribuzione e il raggruppamento delle terre ingrandendone la dimensione, a tutto vantaggio dei grandi proprietari che spinsero e sostennero queste leggi. I piccoli proprietari terrieri furono le prime vittime della trasformazione economica inglese del XIX secolo, in quanto furono spesso obbligati a vendere le loro terre non avendo risorse sufficienti per effettuarne le recinzioni. Anche i cottagers, che non possedevano terre proprie ma beneficiavano dell'accesso alle terre comuni destinate a scomparire, persero una fonte importante di sussistenza e furono spinti a lavorare per i grandi proprietari o a cercare fortuna nelle città.
L'aumento della dimensione del singolo appezzamento di terreno e la loro recinzione permisero un incremento della produttività agricola attraverso l'introduzione di nuove tecniche, generalmente definite con il termine Sistema di Norfolk, dal nome della contea inglese dove, verso la metà del XVIII e sotto la spinta del pioniere Lord Townshend, vennero sperimentate e successivamente pubblicizzate importanti innovazioni. In particolare:
l'abbandono progressivo del maggese e l'introduzione di una rotazione continua delle terre;
l'introduzione e l'estensione di nuove colture;
il miglioramento degli utensili tradizionali e l'introduzione di nuovi;
la selezione delle sementi e dei riproduttori animali;
l'estensione e il miglioramento delle terre arabili (drenaggio del suolo e spargimento di concime animale);
l'estensione dell'uso dei cavalli nei lavori agricoli.
Dopo essere stata stabile con tendenze pure a regredire, la popolazione inglese ha iniziato attorno al 1750 a crescere sempre più rapidamente. Da 5.9 milioni all'inizio del secolo, passerà a 9.1 milioni nel 1800 fino a superare i 40 milioni. I tassi di crescita demografica superano facilmente il 5% con periodi a tassi superiori anche al 10-15%. Le cause di questo sviluppo vennero inizialmente attribuite alla riduzione della mortalità e al progresso in campo medico. Tuttavia, il vaccino contro il vaiolo di Jenner è stato introdotto solo dopo il 1796. I progressi della medicina avranno infatti effetto solo durante i primi decenni del XIX secolo. L'aumento demografico registrato a partire dal 1750 è dato dall'effetto forbice: riduzione del tasso di mortalità e aumento del tasso di natalità determinati da fattori economici, primi fra tutti il miglioramento alimentare apportato dalla rivoluzione agricola. L'aumento del tasso di fecondità va però anche ascritto ai matrimoni più precoci e alle nascite illegittime che hanno accompagnato lo sviluppo urbano e la vita di fabbrica. Lo sviluppo demografico non è però un fattore sufficiente per dare avvio all'industrializzazione. Al contrario, potrebbe essere causa di povertà se la produzione economica non riesce a progredire con lo stesso ritmo. Determinante è allora l'apporto delle innovazioni tecniche che permettono di incrementare sostanzialmente la capacità produttiva dell'Inghilterra.
La rivoluzione industriale è un processo che permette di passare da un sistema produttivo artigianale basato su strumenti manuali a un sistema industriale basato sulla macchina. L'invenzione di nuove tecniche, di nuovi macchinari e l'applicazione di nuove fonti energetiche, sono quindi centrali per la rivoluzione industriale.
Il settore tessile inglese del XVIII secolo era costituito da mercanti-manifatturieri che si servivano di lavoratori a domicilio, i quali erano anche attivi nell'agricoltura, per la cardatura, la filatura e la tessitura dei tessuti fornendo loro la materia prima e riacquistando da loro il prodotto finito (putting-out-system). Fino alla rivoluzione industriale, il settore tessile inglese era dominato dalla lana i cui tessuti venivano anche esportati. Progressi tecnici avvengono nella tessitura con l'invenzione nel 1733 della spoletta volante di John Kay. Questa invenzione determinò un aumento nella velocità di tessitura incrementando però il disequilibrio nei confronti della filatura che non riusciva a produrre altrettanto velocemente, ma in realtà le prime vere fabbriche tessili nacquero solo nel 1900, ma anche già alla fine del Settecento il cotonificio inglese divenne uno dei settori trainanti dell'economia. James Hargreaves (Giannetta o Spinning jenny, 1764), Richard Arkwright (Water-Frame o filatoio idraulico 1767), Samuel Crompton (Mula, 1774-79) e Kelly (Mula automatica, 1790) brevettarono macchine per filare il cotone riducendo questo disequilibrio.
Richard Arkwright, avendo uno sviluppato senso degli affari e un'evidente attitudine a innovare, installò il filatoio idraulico in fabbriche costruite ai bordi di fiumi per sfruttare l'energia motrice dell'acqua. La tessitura vide un nuovo progresso tecnico con la costruzione della prima macchina automatica per tessere di Edmund Cartwright (1785), inizialmente mossa da cavalli e dal 1789 dalla macchina a vapore. Le nuove tecniche di filatura e tessitura rimpiazzarono, malgrado iniziali resistenze, il lavoro a domicilio basato su tecniche manuali e portarono alla costruzione di fabbriche nelle quali i nuovi macchinari venivano messi in funzione e verso le quali converge la forza lavoro. Nasce così il capitalismo industriale. La produzione di tessuti in cotone aumenta vertiginosamente, così come la richiesta di cotone greggio che viene sempre più importato. La loro qualità permette di sostituire i prodotti cotoniferi importati, fino a quel momento, dall'India.
Secondo alcuni autori, come ad esempio Cameron e Neal e già lo stesso Paul Mantoux, l'industria cotoniera inglese poté innovarsi e svilupparsi più rapidamente rispetto al settore tessile basato sulla lana e il lino, in quanto non appesantito dalla tradizione e dalle regolamentazioni. Anche le caratteristiche fisiche della materia prima del cotone, rispetto alla lana e al lino, hanno permesso una rapida introduzione di processi lavorativi meccanizzati. I progressi tecnici dall'industria del cotone si estendono all'insieme dell'industria tessile, in particolare alla lana e al lino, ma solo nel corso del XIX secolo. L'industria cotoniera fu il settore trainante principale che alimentò la rivoluzione industriale, la sua espansione avvenne principalmente nella regione attorno a Manchester.
La legna era il combustibile utilizzato per fondere minerali di ferro. Ma tale materiale cominciò a scarseggiare a causa dell'esaurimento dei boschi, frenando così la produzione del ferro e l'evoluzione dell'industria siderurgica. Abraham Darby I trova fra il 1709 e il 1710 il modo di utilizzare il carbon fossile sotto forma di carbone coke per produrre la ghisa. L'invenzione del puddlage, brevettato da Henry Cort nel 1784, completa le tecniche necessarie allo sviluppo della metallurgia.
La domanda di carbone aumentava sotto la pressione dello sviluppo della metallurgia mentre il macchinismo permetteva di migliorare i metodi e le condizioni di lavoro nelle miniere. La macchina a vapore, quale nuova fonte di energia, permise la costruzione di macchine in ferro sempre più grandi creando un effetto di traino sull'industria metallurgica.
L'industria metallurgica durante la rivoluzione industriale inglese si concentrò in varie zone, ma principalmente attorno a Birmingham, Sheffield, Cardiff, Newcastle e Whitehaven, tutte città in prossimità di importanti giacimenti di carbon fossile. Benché nota fin dal XVI secolo, la macchina a vapore si sviluppò con le costruzioni di Savery e di Thomas Newcomen per la costruzione di pompe a vapore utilizzate per evacuare l'acqua dalle miniere di carbone e di rame. Fu però James Watt a costruire il primo vero modello di macchina a vapore (1765), che divenne il simbolo della rivoluzione industriale, migliorando quella di Newcomen.
Solo nel 1781, però, Watt definì come trasformare il movimento d'oscillazione in movimento circolare, permettendo un utilizzo pratico della macchina a vapore. Le applicazioni della macchina hanno coinvolto più attività e settori. Nel 1785, una prima macchina a vapore venne installata per la filatura, sostituendo così altre forze energetiche, prime fra tutte l'acqua, per azionare i macchinari tessili (principalmente per la filatura) e dando un contributo importante all'aumento della produttività nel settore, permettendo allo stesso tempo la diffusione di fabbriche tessili in luoghi abbondanti di carbon fossile. La macchina a vapore venne poi applicata anche alla tessitura.
L'applicazione della macchina a vapore ai mezzi di trasporto su rotaia ebbe un ruolo importante per lo sviluppo della ferrovia in Inghilterra come in altri stati. Nonostante la velocità dei treni non superasse i 70 km/h, non mancò chi sosteneva che essa avrebbe potuto arrecare dei danni alla salute dei passeggeri.
A partire dal 1843 ebbe inizio la diffusione su scala internazionale delle ferrovie (la prima ferrovia d'Italia fu aperta il 3 ottobre 1839 tra Napoli e Portici). La ferrovia permetteva di trasportare grandi carichi di merci pesanti in modo più rapido e agevole, facendo quindi diminuire sensibilmente i prezzi.
All'inizio del XVIII secolo, le vie di comunicazione inglesi erano in ritardo rispetto a quelle di altri Paesi europei, fra i quali la Francia. Nella seconda metà del XVIII secolo, in Inghilterra si assistette alla costruzione di strade e canali fornendo un contributo determinante per lo sviluppo degli scambi commerciali e per la formazione del mercato interno. Tutte le attività economiche poterono trarre beneficio dal sostanziale miglioramento delle vie di comunicazione che ne risultava.
Fra il 1760 e il 1774, il Parlamento inglese, con l'intento di consentire uno spostamento rapido delle proprie truppe in ogni stagione dell'anno, emanò una serie di atti legislativi per migliorare le strade esistenti e per costruirne di nuove attraverso il sistema del pedaggio (turnpike roads) che incoraggiò l'iniziativa privata. John Metcalf, Telford e Macadam furono fra i primi costruttori di strade. L'assembramento e la redistribuzione delle terre agricole realizzato grazie alle recinzioni favorì la costruzioni di strade, in quanto si poteva più facilmente identificare e stabilire il tracciato della strada da costruire.
I primi canali vennero costruiti per il trasporto di carbone ad uso industriale o domestico. Ispirandosi a quanto realizzato dai francesi, il Duca di Bridgewater, che possedeva miniere di carbone a Worsley, fece costruire fra il 1759 e il 1761 un canale – il primo in Inghilterra – per trasportare il carbone verso le fabbriche di Manchester. L'importante riduzione del costo di trasporto permise di ridurre il prezzo di vendita del carbone incentivando altre iniziative simili, tale da determinare negli ultimi decenni del XVIII una sorta di “febbre dei canali” sostenuta da iniziative private.
Nel corso del XVIII secolo furono introdotte numerose innovazioni nella progettazione di ponti elemento cruciale per lo sviluppo della rete stradale. Le tipologie strutturali furono diverse. Tra le prime sperimentazioni l'Iron Bridge di Coalbrookdale, del 1779, il primo ponte per il quale furono utilizzati archi di ghisa. Furono sviluppati anche sistemi di capriate in ferro battuto, ma tale materiale non aveva la resistenza alla trazione necessaria per sostenere grandi carichi e fu quindi limitato a piccole luci. Solo con l'avvento, nel XIX secolo, dell'acciaio, che possiede una elevata resistenza alla trazione, furono costruiti ponti molto più grandi.
Solo nel XIX secolo, dopo le primissime esperienze condotte negli Stati Uniti, si assistette in inghilterra alle prime realizzazioni di ponti sospesi. In effetti in Gran Bretagna lo sviluppo della metallurgia poteva offrire materiali ad alte prestazioni che permisero il raggiungimento di luci notevoli. Tra il 1819 ed il 1820 fu costruito l'Union Bridge, di 137 metri, sul fiume Tweed posto sul confine tra Scozia e Inghilterra, progettato da Samuel Brown e realizzato con catene. Thomas Telford, la figura di maggiore spicco del periodo, costruì tra il 1819 ed il 1826 il ponte sospeso sul Menai, su di una luce di 176 metri. Al momento della costruzione era il ponte più lungo del mondo.
Tre elementi compongono la rivoluzione finanziaria, fattore a volte trascurato ma non meno importante per lo sviluppo della rivoluzione industriale, che ha caratterizzato l'Inghilterra durante il XVIII e il XIX secolo.
La lira sterlina, nel periodo 1560-1914, attraversa e supera due crisi importanti (la prima nel 1694 e la seconda nel periodo 1797-1821) senza che questo abbia intaccato la sua parità. La crisi di fiducia del 1694 è stata provocata da cattivi raccolti e dai pagamenti della guerra contro la Francia, mentre la seconda crisi (1797-1815) è stata determinata essenzialmente dalle difficoltà finanziarie provocate dall'uscita di oro e di argento utilizzati per pagare i costi della guerra contro la Francia. Nel 1797, su proposta di William Pitt viene introdotto con il Bank Restriction Act il corso forzoso della lira sterlina, misura inizialmente prevista per una durata di 6 mesi che rimarrà però in vigore per 24 anni, fino al 1821. Inoltre negli anni 1809-1810 si assiste allo sviluppo dell'inflazione: la moneta perde quindi potere d'acquisto. Questa crisi viene risolta, su consigli di David Ricardo, con una politica di rivalutazione, le cui conseguenze in termini di aumento dei prezzi dei beni d'esportazione sono bene sopportate da un'industria e un commercio molto solidi. Il periodo critico si conclude nel 1816 con la reintroduzione della parità aurea.
L'Inghilterra adotta una politica coerente delle finanze pubbliche basata, da una parte, sul prelevamento diretto delle imposte attraverso le Regie sbarazzandosi così degli intermediari fiscali e, dall'altra parte, realizzando una politica d'indebitamento sul lungo termine con tassi d'interesse elevati ma garantiti dalle imposte. Gli interessi vengono pagati con le entrate fiscali, mentre alla scadenza del prestito il capitale viene rinnovato con l'emissione di nuovi titoli di debito. Infine, viene creato un mercato finanziario sul quale si possono scambiare i titoli del debito pubblico assicurandone la loro liquidità. L'indebitamento pubblico aumenterà senza per questo provocare, contrariamente a quanto sostenuto da molti in quel periodo, difficoltà economiche particolari.
La Banca d'Inghilterra, fondata nel 1694, assume un ruolo centrale per l'intero sistema bancario inglese. Si assiste ad uno sviluppo considerevole del numero di istituti bancari sia a Londra sia in provincia, sviluppo sostenuto dalle necessità in termini di circolazione delle lettere di cambio e dei biglietti come pure della distribuzione di prestiti propri di un'attività economica in crescita. Fino al 1797, le banche emettono biglietti monetari (propri) contro il deposito di moneta metallica, a partire da quella data, non essendo i biglietti monetari non più convertibili, raccolgono depositi in moneta cartacea emessa dalla Banca d'Inghilterra che assurge a prestatore in ultima istanza per l'intero sistema bancario. La moneta della Banca d'Inghilterra viene utilizzata per i pagamenti interbancari, mentre a partire dal 1770 la moneta cartacea sostituisce la moneta metallica. Anche la borsa di Londra si sviluppa, restando però seconda al mercato finanziario di Parigi. Il mercato finanziario londinese diventerà la capitale finanziaria, sorpassando quindi la borsa di Parigi solo nel 1870.
Adam Smith, talvolta italianizzato in Adamo Smith (Kirkcaldy, 5 giugno 1723 – Edimburgo, 17 luglio 1790), è stato un filosofo ed economista scozzese, che, a seguito degli studi intrapresi nell'ambito della filosofia morale, gettò le basi dell'economia politica classica.
Adam Smith studiò le scienze economiche all'Università di Glasgow e a Balliol College, Oxford. Viene considerato unanimemente il primo degli economisti classici, sebbene non sia facile individuare con precisione la fine del mercantilismo e l'inizio dell'età classica, poiché per un certo periodo ci fu una sovrapposizione tra le due correnti di pensiero. Spesso Smith è stato definito il padre della scienza economica. In effetti, nonostante molti precursori dell'economia classica avessero prodotto singole tessere o parti dell'intero mosaico, nessuno di essi fu in grado di fornire in un'unica opera il quadro generale delle forze che determinassero la ricchezza delle nazioni, delle politiche economiche più appropriate per promuovere la crescita e lo sviluppo e del modo in cui milioni di decisioni economiche prese autonomamente vengano effettivamente coordinate tramite il mercato. L'opera più importante di Smith è intitolata
Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni (1776). L'opera di Adam Smith chiude il periodo dei mercantilisti, da lui così definiti e criticati, dando avvio alla serie di economisti classici superando i concetti definiti dai fisiocratici. La ricchezza delle nazioni diventa il testo di riferimento per tutti gli economisti classici del XVIII e XIX secolo, come David Ricardo, Thomas Robert Malthus, Jean-Baptiste Say, John Stuart Mill, che o ne ripresero il contenuto per elaborare le proprie posizioni, anche divergenti fra di loro, oppure la criticarono alla ricerca di nuove vie. La ricchezza delle nazioni è però anche un importante libro di storia economica, perché vi vengono descritte le trasformazioni dell'economia inglese del tempo. La concezione di Smith a proposito dello scopo della scienza economica segue quella dei mercantilisti, tendente alla spiegazione della natura e delle cause della ricchezza delle nazioni. In termini moderni si direbbe che Smith fu un teorico della macroeconomia, interessato alle forze che determinano la crescita economica, anche se le forze di cui egli parlava erano ben più ampie rispetto all'ambito della moderna economia: il suo modello economico è ricco di considerazioni di tipo politico, sociologico e storico
In questo periodo un altro economista che si mise in luce fu David Ricardo le cui teorie risentivano ancora del fatto che l'economia inglese era prevalentemente agricola.
Sul saggio del profitto Ricardo afferma, infatti, il principio che il saggio del profitto nell'intera economia è determinato dal saggio del profitto che si stabilisce in agricoltura. La giustificazione logica di questo principio sta in due ipotesi:
che il capitale, in accordo con quanto Smith aveva affermato, consista soltanto dei mezzi di sussistenza anticipati annualmente ai lavoratori come salario;
che quei mezzi di sussistenza consistano interamente di grano.
L'agricoltura allora si trova in una posizione del tutto particolare, in quanto si ha in essa omogeneità tra prodotto e capitale. Il saggio del profitto
i vi può essere determinato come rapporto tra quantità fisiche: come rapporto cioè tra il sovrappiù
P – N, ed il capitale
N relativi alla produzione agricola, entrambi misurati in grano, ossia:
i = (Pa – Na) / Na
Un altro importante economista dell'epoca fu Thomas Robert Malthus; nel 1798 pubblicò un
Saggio sul principio della popolazione e i suoi effetti sullo sviluppo futuro della società, in cui sostenne che l'incremento demografico avrebbe spinto a coltivare terre sempre meno fertili, con conseguente penuria di generi di sussistenza per giungere all'arresto dello sviluppo economico, poiché la popolazione tenderebbe a crescere in progressione geometrica, quindi più velocemente della disponibilità di alimenti, che crescerebbero invece in progressione aritmetica (teoria questa che sarà poi ripresa da altri economisti per teorizzare l'esaurimento del carbone prima e del petrolio dopo). Le sue osservazioni partono dallo studio delle colonie inglesi del New England, dove la disponibilità "illimitata" di nuova terra fertile ha permesso uno sviluppo "naturale" della popolazione con una progressione quadratica mentre, dove ciò non è possibile, si verificano periodiche carestie con conseguenti epidemie. Per Malthus c'è, naturale, questa forma di "controllo successivo". Da rigido pastore anglicano ipotizza anche un "controllo preventivo" da parte dell'uomo, ma basato solo sulla "castità". La teoria demografica di Malthus ispirò la corrente del malthusianesimo che sostiene il ricorso al controllo delle nascite per impedire l'impoverimento dell'umanità. Malthus pubblicò inoltre
Investigazione delle cause del presente alto prezzo delle derrate (1800) e
Saggio sulla rendita (1815), in cui formulò la teoria della rendita differenziale.
Questa teoria demografica naturalmente è andata incontro a varie critiche, esemplificate da Ralph Waldo Emerson, quando disse: «Malthus, affermando che le bocche si moltiplicano geometricamente e il cibo solo aritmeticamente, dimenticò che la mente umana era anch'essa un fattore nell'economia politica, e che i crescenti bisogni della società sarebbero stati soddisfatti da un crescente potere di invenzione.»
Malthus introduce il concetto di salario di sussistenza, cioè il livello medio del salario necessario per soddisfare le esigenze ritenute fondamentali. Secondo Malthus, fino al salario di sussistenza non ci si sposa, né si fanno figli.
Se esiste un sussidio, come quello derivante dalle Poor Laws, aumenta il reddito disponibile delle famiglie, oltre un livello di mera sussistenza. Di conseguenza i poveri tenderanno a procreare, facendo sì che aumenti la forza lavoro e quindi l'offerta di lavoro, portando di conseguenza a un'ulteriore diminuzione dei salari. Al contrario, quando il livello di vita scenderà sotto lo standard di vita ritenuto accettabile, i poveri smetteranno di fare figli e il salario tenderà a salire da solo. Questa teoria della sostanziale stabilità dei salari è accettata dai classici, che attribuiscono ciò a meccanismi di mercato. Lo stesso David Ricardo si rifà a tale teoria secondo cui i salari sono sostanzialmente stabili a un livello storicamente dato, così come lo standard di vita medio.
28 giugno 2016
Eugenio Caruso
Tratto da