Un anno fa ho tenuto una conferenza sull’importanza della narrazione e per dimostrare la mia tesi sull’infantilizzazione del cinema americano ho fatto una ricerca sui primi film in classifica nel 2014. Ecco i maggiori successi di quell’anno: “Capitan America”, “X-Men”,“Guardiani della Galassia”, “Interstellar”, “Cattivi vicini” “Tartarughe Ninja”. Oggi, quasi tutti i film che ottengono i maggiori incassi in America sono rielaborazioni di fumetti, commedie adolescenziali ?e fanta-western. O si basano ?su trame sciocche, stereotipate (il bene supremo contro il male implacabile). Spesso, come nel film “Lego Movie” sembra che siano state scritte per vendere giocattoli ai bambini.
Il problema però è che questi film vengono visti e apprezzati anche da decine di milioni di adulti. Un gran numero di uomini e donne fra i venti e i cinquant’anni li trovano eccitanti.
Adesso - quasi fosse un destino - questi spettatori istupiditi hanno un perfetto candidato presidenziale: Donald Trump che sembra la caricatura fumettistica di un ricco furfante e parla come un vero briccone. Prendiamo, ad esempio, il suo piano per contenere gli immigranti messicani: «Vorrei costruire un muro, e nessuno costruisce muri meglio di me, credetemi, e lo costruirò senza spendere. Costruirò un grandissimo muro sul nostro confine meridionale. Ricordate queste mie parole».
Ma chi è? Capitan America o un candidato alla presidenza? Tutte e due le cose, a quanto pare. Altre volte, parla come se si fosse calato nei panni dell’eroe misogino di un western: un John Wayne in abito elegante, per intenderci. Da qui le spacconate sul suo fascino sessuale: «Tutte le donne di “The Apprentice” hanno flirtato con me. C’era da aspettarselo, del resto».
Per creare l’immagine del vero uomo, rude, spesso insulta le donne in modi che lui ritiene intelligenti. Così si è espresso, per esempio, su una giornalista che lo criticava: «Arianna Huffington è poco attraente, sia dentro che fuori. Capisco bene perché il suo ex marito l’ha lasciata per un uomo. Ha preso una saggia decisione».
Per un pubblico che trova un film come “Cattivi vicini” uno spasso, questo è umorismo. A queste persone Trump appare un tipo divertente e intelligente. E le reti tv americane gli danno tanta visibilità proprio perché - come l’ultimo film della Marvel - con lui si può stare sicuri di ottenere buoni ascolti.
Quando la “Princeton Review” analizzò il lessico utilizzato nei dibattiti dai candidati presidenziali del 2000, scoprì che George W. Bush aveva il vocabolario di un bambino di quinta elementare, mentre quello di Al Gore era un po’ più ricco, come quello di un ragazzo di scuola media.
Secondo la stessa analisi, nei dibattiti presidenziali del 1858, Abraham Lincoln parlava come un ragazzo di terza liceo, mentre Stephen Douglas come uno di quarta. Nel tempo, il nostro sistema politico si è evoluto per fare appello a elettori che non sono in grado di comprendere un linguaggio più sofisticato di quello di “Toy Story” o di “Spider Man 3”.
Quest’anno, Donald Trump e i suoi seguaci repubblicani sembrano aver portato il livello del discorso a un gradino ancor più basso. E non solo in termini di vocabolario. Come non ricordare, ad esempio, la discussione fra Trump e Cruz sulle dimensioni dei genitali del candidato favorito dei repubblicani? Non solo, ma la vacuità delle posizioni di Trump su molte questioni interne e internazionali dimostra l’arroganza di un magnate provinciale che pensa di farsi strada verso la Casa Bianca con la prepotenza e con l’inganno. Ecco il suo discorso sui rapporti con la Cina: «Il nostro paese ha un grosso problema. Non vinciamo più. Una volta vincevamo, adesso non lo facciamo più. Quando abbiamo visto l’ultima vittoria contro la Cina in una trattativa commerciale? Io batterò la Cina, Sempre!». Per lui, si tratta sempre di una lotta del bene contro il male, cioè fra l’America e il resto del mondo.
Donald Trump è il candidato ideale per un pubblico di elettori che interpretano il mondo come se fosse un fumetto.
L’istupidimento dell’America non si fermerà tanto presto: è troppo redditizio. Ciò significa che, anche se Trump perde questa volta, possiamo star certi che nel prossimo futuro avremo più Capitan America in corsa per la Casa Bianca, che prometteranno di schiacciare il Dottor Doom e l’Islam, le critiche femministe e quelle di chiunque altro che non sarà d’accordo con loro. Se non miglioreremo sensibilmente il nostro sistema di istruzione, la qualità della produzione culturale e l’informazione sulle campagne elettorali, prima o poi ci ritroveremo uno di questi arruffapopolo alla Casa Bianca.
* Richard Zimler, scrittore, è autore de “Il cabalista di Lisbona”, “Gli anagrammi di Varsavia” e “The Night Watchman”.
Traduzione di Mario Baccianini
1 agosto 2016
IMPRESAOGGI. Quando in GB brexit ha superato remain ho sostenuto che il risultato rappresentava la vittoria degli unarells sui giovani
e sulla cultura. Ho paura che anche negli Usa prevalgano gli umarells e diano la vittoria a Trump.
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