La giornata è stata caratterizzata dalla reazione agli stress test delle maggiori banche d'Europa. Le vendite sono state generalizzate, ma le banche italiane sono quelle che hanno pagato maggiormente. A Piazza Affari, infatti, i cinque peggiori titoli del listino principale sono tutti appartenenti al settore bancario: Unicredit -9,22%, Bpm -6,22%, Ubi Banca -6,2%, Bper -5,67% e Banco Popolare -5%.
Unicredit, che è più volte entrata in asta di volatilità, ha segnato la performance peggiore tra le blue chip. Del resto la banca, pur avendo passato l'esame degli stress test, ha ottenuto i voti minimi ed è risultata tra le peggiori in Europa. Gli analisti, inoltre, mettono in conto che l'ad, Jean Pierre Mustier, alla fine si vedrà costretto a lanciare un aumento di capitale da 5-6 miliardi, ma c'è chi si spinge a ipotizzare che l'operazione possa raggiungere anche gli 8 miliardi di euro. Intanto sale l'attesa per i risultati del primo semestre.
La guardia è rimasta alta su Banca Mps, nonostante la bocciatura dell'istituto da parte dell’Eba. Secondo l'associazione europea delle banche, Rocca Salimbeni non sarebbe in grado di superare una situazione di grave crisi economica. D'altra parte i vertici di Mps sono corsi ai ripari prima della diffusione degli stress test, annunciando alla comunità finanziaria un piano per mettere in sicurezza l'istituto che prevede la cessione di sofferenze lorde per oltre 27 miliardi di euro a un prezzo di 9,2 miliardi di euro. Una volta deconsolidati gli Npl, l'istituto senese lancerà un aumento di capitale da 5 miliardi. Operazione, quest'ultima, sostenuta da una ciambella di salvataggio di 6-8 banche capitanate da Jp Morgan e Mediobanca. Equita, però, punta l'indice sul rischio legato alla realizzazione dell'operazione. Gli analisti di Equita, tenendo conto di quanto sono pagate le sofferenze di Mps e prendendo in considerazione anche il così detto Texas Ratio (formula che calcola il rapporto tra crediti lordi deteriorati e la somma del patrimonio tangibile più gli accantonamenti, ndr) sostiene che in Italia «sono porti sicuri» solamente Intesa Sanpaolo e Credem. Per gli esperti hanno uno shortfall (deficit di capitale, ndr) gestibile la Popolare di Sondrio e la Bper, mentre Ubi versa in una condizione di «significativo shortfall in caso di scenario di crisi». Il nuovo gruppo che nascerà dalla fusione di Bpm-Banco Popolare «è in una condizione di tranquillità» avendo negoziato con Bce un piano di riduzione degli NPL da 9 miliardi e potendo sbloccare almeno un miliardo di capitale attraverso cessioni e creazioni di JV di fabbriche prodotto. Per Unicredit Equita mette un conto un aumento di capitale necessario a coprire una carenza d capitale da circa 4,5 miliardi di euro. Infine gli esperti stimano uno shortfall di 500 milioni di Carige.
Editoriale - 2 agosto 2016
Tratto da