Il tuo spirito devi mutare, non il cielo sotto cui vivi.
Seneca, Lettere morali a Lucilio
Con questo articolo proseguo la pubblicazione di alcuni stralci del mio libro storico-economico L'estinzione dei dinosauri di stato. Il libro racconta i primi sessant'anni della Repubblica soffermandosi sulla nascita, maturità e declino di quelle grandi istituzioni (partiti, enti economici, sindacati) che hanno caratterizzato questo periodo della nostra storia. La bibliografia sarà riportata nell'ultimo articolo di questa serie di stralci. Il libro può essere acquistato in libreria, in tutte le librerie on-line, oppure on line presso la casa editrice Mind.
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Tra l'autunno del '99 e la primavera del 2000 si combatte tra i poteri forti una battaglia che va oltre la pura occupazione della poltrona di presidente di Confindustria: sono in gioco nuovi rapporti tra industria e potere. Luigi Abete aveva guidato l'associazione industriale dal '92 al '96 e aveva guardato sempre con simpatia al centro sinistra. Giorgio Fossa aveva guidato l'associazione dal '97 al 2000, come candidato di mediazione tra i poteri forti e la base emergente sempre più insoddisfatta della politica dell'associazione.
A Callieri, già vicepresidente con Abete, Fossa affida la politica sindacale; Callieri ha ottimi rapporti con Palazzo Chigi e con i sindacati, tanto che D'Alema lo nomina consigliere di amministrazione di Sviluppo Italia. D'Amato, che nel quadriennio Fossa ha la delega per il mezzogiorno, consolida il ruolo di capo dell'opposizione contestando a Callieri la politica di svendita della Confindustria a governo e sindacati e contestando la politica di Prodi per il mezzogiorno, fatta di patti e contratti d'area, prima che di infrastrutture e servizi. Le nomine incolori di Abete e Fossa, rappresentano la continuità nel solco della Confindustria "istituzionale e governativa" dove non esiste iato tra potere economico e politica; al termine del loro mandato, infatti, i due sono premiati dall'establishement. Abete diventa presidente della Bnl e di Cinecittà Studios, Fossa della Sea.
Ma i tempi sono maturi per un drastico cambiamento anche nel "palazzo" del potere economico; fino a qualche anno prima gli imprenditori si sentivano appagati dal senso di appartenenza a Confindustria, oggi non più. Essi sanno che la globalizzazione pone in competizione le aziende e il sistema Paese, pertanto non è più il tempo delle presidenze istituzionali e governative, ma di un organo di rappresentanza autonomo e propositivo. Peraltro in Lombardia La Compagnia delle opere di Cl è diventata una sorta di associazione datoriale, costituendo un temibile concorrente per Assolombarda.
Abete intuisce che la miglior difesa è l'attacco e avvia un'attività di promozione della candidatura Callieri, appoggiata dai grandi elettori; in particolare Agnelli si pronuncia a suo favore, pubblicamente, e questa presa di posizione è interpretata come un atto di arroganza da molti piccoli e medi imprenditori. D'Amato decide di candidarsi e rendere più agguerrita la propria avversione alle politiche del passato. Inaspettatamente, Romiti che è uscito dalla Fiat, decide di appoggiarlo. Assolombarda, caduta la candidatura di bandiera del suo presidente, Benedini, e incoraggiata da Berlusconi e Mediaset, decide per D'Amato; anche gli industriali veneti ne appoggiano la candidatura.
Tutti sono, però, convinti della vittoria di Callieri; vince invece D'Amato che raccoglie 96 voti dei 161 del gotha imprenditoriale. I rapporti di forza del potere economico in Italia sono ribaltati; finisce l'epoca della Confindustria ingabbiata in una burocrazia autoreferenziale e distante dal mondo dell'impresa e dal mercato e bloccata dalle rigide regole del consociativismo. Il commento acido di Agnelli è «Alla fine i nostri colleghi hanno fatto tutti i Berluschini …» (Vespa, 2000); altrettanto dirompente sarà la nomina di Emma Marcegaglia, nel marzo 2008, dopo la presidenza istituzionale e incolore di Luca di Montezemolo (2004-2008).
2 ottobre 2016
Eugenio Caruso da L'estinzione dei dinosauri di stato.
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