Il tuo spirito devi mutare, non il cielo sotto cui vivi.
Seneca, Lettere morali a Lucilio
Con questo articolo proseguo la pubblicazione di alcuni stralci del mio libro storico-economico L'estinzione dei dinosauri di stato. Il libro racconta i primi sessant'anni della Repubblica soffermandosi sulla nascita, maturità e declino di quelle grandi istituzioni (partiti, enti economici, sindacati) che hanno caratterizzato questo periodo della nostra storia. La bibliografia sarà riportata nell'ultimo articolo di questa serie di stralci. Il libro può essere acquistato in libreria, in tutte le librerie on-line, oppure on line presso la casa editrice Mind.
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È noto che una delle battute più care ad Andreotti è «A pensar male si fa peccato, ma, spesso ci si azzecca». Ora, la Confindustria di D'Amato, che ha dato un significativo sostegno all'elezione di Berlusconi sembra che sia passata immediatamente all'incasso: in pochi mesi la Fiat soffia Montedison alla Mediobanca, la cordata Pirelli-Benetton acquista Telecom da Colaninno e Confindustria assume un atteggiamento rigido nella richiesta dell'abolizione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
L'operazione Montedison è molto delicata e va giocata con astuzia. Il 23 maggio 2001, il colosso pubblico francese dell'elettricità, Edf, annuncia di essere in possesso del 20% di Montedison (l'interesse di Edf per Montedison dipende dai due gioiellini energetici della società, Edison e Sondel); il governo Amato, immediatamente, pone, per decreto, un limite di possesso del 2% a soggetti pubblici che partecipino a cordate per l'acquisizione di quote del mercato elettrico in Italia.
Il 29 giugno, la Fiat annuncia di avere progetti nel settore dell'energia e, il 2 luglio, la neo fondata Italenergia, partecipata da Fiat, Edf, gruppo Tassara, Intesa Bci, SanPaoloImi e Banca di Roma, con Sergio Pininfarina presidente, informa di possedere il 52% delle azioni Montedison e consegna alla Consob il prospetto per un'opa. Contestualmente alla costituzione di Italenergia, la Fiat vende a Edf la società Fenice, che raccoglie tutti gli asset elettrici del gruppo, in cambio di una quota del 10% di azioni Montedison. Il 4 luglio, il cda di Montedison considera ostile l'opa e avvia una controffensiva legale. Il 12 luglio Edf converte la parte eccedente il 2% delle azioni in azioni privilegiate, per rispettare il decreto legge. Il 22 luglio Montedison accetta l'offerta di Italenergia, il presidente Lucchini lascia e viene sostituto dall'economista Mario Deaglio. Il 28 agosto la commissione antitrust dell'Ue dà il via libera all'operazione. Italenergia, per far fronte ai 26 mila miliardi di debiti accumulati per acquistare Montedison, dovrà vendere le aziende esterne al core business dell'energia, le aziende saccarifere Eridania e Beghin-Say e quel poco di chimica che era rimasta in Montedison. La sera del 30 luglio 2001, il consiglio di amministrazione di Hopa prende atto che, in mattinata, il 23% di Olivetti, in capo alla lussemburghese Bell è stato ceduto. Quel pacco di azioni Olivetti, del valore di 14 mila miliardi, che vale il controllo di Telecom, Tim e Seat, è passato in mano a Pirelli e Benetton, assieme a Intesa Bci e Unicredito per un altro 10%. Enrico Bondi è il nuovo amministratore delegato. Pirelli e Benetton hanno avuto un prezioso suggeritore in Vito Gamberale, amministratore delegato di Autostrade del gruppo Benetton ed ex numero uno di Telecom e Tim. L'interesse di Pirelli per la telefonia è di lunga data, non per nulla, prima dell'estate, vengono presentati i Pirelli Labs, laboratori di ricerca forti di 250 dipendenti, fortemente focalizzati sulle telecomunicazioni.
Il nuovo gruppo di controllo dovrà, peraltro, affrontare il "problema" di Seat Pg. Nella premessa di questo libro ho affermato che in campo economico si stava facendo un grave errore: confondere new economy con Internet. La storia della Seat è paradigmatica delle conseguenze che possono nascere da questo equivoco. In soli quattro anni Seat passa dall’essere la gallina dalle uova d’oro nelle mani dei boiardi della Stet, a un fantastico oggetto di speculazione finanziaria ad opera di investitori del calibro di Comit e De Agostini. Poi appare in cielo la stella di Internet e Seat, insieme a Tin.it, diventa la stella polare per i seguaci del web. Inoltre la Seat di Lorenzo Pellicioli scopre un giochetto finanziario molto in voga negli Usa: si fa shopping comprando aziende ma non si paga con denaro sonante bensì con le proprie azioni che una Borsa in preda all'infatuazione collettiva per Internet valuta come pepite d’oro. Il giochetto va avanti finché le azioni date in cambio non tornano indietro facendo scivolare la quotazione al livello di partenza. La Borsa non vuole più saperne di Internet, vuole solo business solidi e ad alta redditività, come lo erano le Pagine Gialle prima maniera. Così la Pirelli di Marco Tronchetti Provera decide di tornare all’antico scorporando il business delle Pagine Gialle per venderlo al miglior acquirente.
Come al solito, chi ci rimette veramente sono quelle migliaia di risparmiatori che hanno creduto nella strategia basata su Internet e che ora si ritrovano in mano un titolo che vale meno di un Euro (dicembre 2001) contro i sette Euro del massimo fulgore. La responsabilità non è, ovviamente, soltanto di Pellicioli, è, soprattutto, degli analisti e delle banche d’affari che per primi sono corsi a magnificare il mondo di Internet inducendo risparmiatori e fondi a investirvi cospicue somme di denaro, in attesa di fatturati e utili che non sarebbero mai arrivati. Poi hanno deciso che quel mondo era virtuale, e hanno toccato l'estremo opposto svalutandolo oltre ogni logica.
7 ottobre 2016
Eugenio Caruso da L'estinzione dei dinosauri di stato.
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