Il tuo spirito devi mutare, non il cielo sotto cui vivi.
Seneca, Lettere morali a Lucilio
Con questo articolo proseguo la pubblicazione di alcuni stralci del mio libro storico-economico L'estinzione dei dinosauri di stato. Il libro racconta i primi sessant'anni della Repubblica soffermandosi sulla nascita, maturità e declino di quelle grandi istituzioni (partiti, enti economici, sindacati) che hanno caratterizzato questo periodo della nostra storia. La bibliografia sarà riportata nell'ultimo articolo di questa serie di stralci. Il libro può essere acquistato in libreria, in tutte le librerie on-line, oppure on line presso la casa editrice Mind.
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Alla fine del 2002 la grave crisi che attanmaglia la Fiat Auto fa tornare d'attuallità la regola secondo la quale, in Italia, ogni crisi economica ha sempre lo stesso sconfitto, il mercato. Il centro destra era arrivato al governo con grandi promesse di privatizzazioni, e, invece, il grande sforzo per le privatizzazioni degli anni novanta sembra essersi incagliato nelle secche di una crisi economica mondiale, di rimpianti del passato, del desiderio del posto fisso. La crisi Fiat adombra un cambiamento di principi nel capitalismo italiano: un senso di sfiducia nel libero mercato. I modelli che oggi raccolgono il consenso dell'opinione pubblica e dei centri di potere economico sono quelli dell'Eni, dell'Enel, della Finmeccanica, cioè di aziende parzialmente privatizzate, nelle quali, però, lo stato mantiene la quota di controllo.
Non meraviglia, quindi, che da più parti si suggerisca di risolvere la crisi Fiat con un intervento diretto dello stato; il governatore di Bankitalia, Fazio, non perde occasione per parlare del "declino industriale del nostro Paese" e per far circolare ricette neo-stataliste del tipo creare una Iri due. Tra manager pubblici e privati che aspirano a indossare la casacca del boirado di stato, economisti che rimpiangono l'epoca dei campioni nazionali e sindacalisti che preferiscono avere per interlocutore lo stato piuttosto che un anonimo consiglio di amministrazione la voglia di pubblico è sempre più forte. Il rischio di ripercorrere gli sbagli compiuti nel passato non sembra preoccupare nessuno.
Fortunatamente, però, i due grandi dinosauri della politica, la Dc e il Pci, che avevano nel proprio dna, sia il gene della pianificazione economica, sia la forza per imporre questo principio sono scomparsi; pertanto, al momento, la necessità del ritorno al pubblico ruota nel chiuso degli ambienti accademici e della sinistra radicale. E’ vero che il Pci ha lasciato un erede, la Cgil, un dinosauro molto agguerrito, ma i suoi artigli sono, però, consunti come si è visto nel caso della ristrutturazione del Gruppo Fiat operata da Marchionne e la firma di accordi integrativi, senza la Cgil, con Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria. Giova osservare che subito dopo l’accordo di Pomigliano d’Arco il sistema della sinistra estrema ha tentato in ogni modo di salvare dal declino il piccolo dinosauro della Fiom e lo ha fatto nell’unico modo che sa usare, con l’agressione mediatica.
Inizia il Manifesto che il 28 dicembre 2010 si presenta in edicola con una vignetta di Vauro: Marchionne è vestito da ufficiale nazista, in attesa degli operai davanti al cancello della Fiat trasformata in un campo di sterminio. Su Il fatto Paolo Flore d’Arcais confronta il comportamento di Marchionne con quello di Mussolini che nel 1925 cancellò le commissioni interne. Nichi Vendola lo accusa di organizzare una versione moderna della tratta degli schiavi. Susanna Camusso bolla Marchione di «Antidemocratico, illiberale e autoritario». Per Landini «La Fiat vuol fare diventare i lavoratori degli schiavi, senza diritti e senza difese».
Sono le ultime grida del dinosauro che sta scomparendo perché rimasto senza pane e companatico: gli operai e la concertazione. D’altra parte quando nel 2011, Confindustria tenta di alleggerire il principio “un accordo per ogni fabbrica” impostato da Marchionne per la Fiat, e l’articolo 8 della manovra bis di ferragosto (Dl 138/2011) commette un grave errore. Marchionne annuncia infatti che dal 1 gennaio 2012 la Fiat uscirà da Confindustria, un colpo dal quale l’associazione imprenditoriale difficilmente potrà riprendersi. Gran parte delle imprese delle partecipazioni statali sono state privatizzate, è vero che restano Enel, Eni e Finmeccanica, ma queste devono guardarsi più dalle insidie di una concorrenza sempre più aggressiva e globalizzata che dai tentativi, di parte della politica, di spostare indietro l’orologio del tempo.
9 ottobre 2016
Eugenio Caruso da L'estinzione dei dinosauri di stato.
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