Platone afferma non esserci alcun re che non sia discendente da schiavi e nessuno schiavo che non sia discendente da re.
Seneca Lettere morali a Lucilio
INVENTORI E GRANDI IMPRENDITORI
In questa sottosezione illustrerò la vita di quei capitani d'industria e/o inventori che hanno sostanzialente contribuito al progresso industriale del mondo occidentale con particolare riguardo dell'Italia.
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Thomas Alva Edison
Thomas Edison, mprenditore e inventore nato a Milan, (Ohio, 1847), fu uno dei più grandi uomini della storia. Autore di alcune delle invenzioni fondamentali della fine del 19° secolo, come la lampada a incandescenza e la registrazione del suono, ha anche introdotto quella che oggi si chiama ricerca e sviluppo, cioè lo sforzo continuo di innovazione e sperimentazione per immettere sul mercato nuovi prodotti.
A 12 anni cominciò a lavorare come venditore di giornali sui treni. In un piccolo scompartimento riservatogli creò una stamperia per un settimanale; più tardi vi attrezzò un piccolo laboratorio chimico nel quale fece le prime esperienze. Nel 1862 un incendio da lui causato distrusse il laboratorio; altri incidenti costellarono la sua carriera di inventore. Assunto come telegrafista dalla Grand Trunk Railway, nel 1864 ideò un telegrafo duplex per inviare contemporaneamente su uno stesso filo comunicazioni nei due sensi. Nel 1868 impiantò a Boston il suo primo laboratorio, fabbricando varî apparecchi telegrafici da lui inventati.
Negli anni seguenti inventò il telefono quadruplex, il mimeografo (apparecchio di riproduzione affine al ciclostile, da cui differisce per il fatto che la scrittura sul foglio di carta paraffinata si effettua con una punta tagliente anziché con la macchina dattilografica), e quindi il microfono a carbone (1876) e aiutò C. L. Sholes a costruire la sua macchina per scrivere (1875). Nel 1877 ideò il fonografo, perfezionato dieci anni dopo, e costruì le prime lampade elettriche a filamento di carbone, dalle quali passò (1879) a quella con filamento di cotone carbonizzato che durava 40 ore (le altre duravano appena 10÷15 minuti).
Apportò (1879) perfezionamenti alla dinamo di Pacinotti, a seguito dei quali fu costruita, a New York, la prima centrale termoelettrica del mondo. Nel 1883 scoprì l'emissione di elettroni da superfici metalliche riscaldate (effetto termoelettronico) e nel 1889 costruì il cinetoscopio (precursore del proiettore cinematografico. Si tratta di una sorta di grande sulla cui sommità si trova un oculare; lo spettatore poggia l’occhio su di esso, gira la manovella e può guardare il film montato nella macchina su rocchetti). Il termine inglese film indica la pellicola, cioè il supporto; più tardi passerà a indicare il contenuto registrato su quel supporto, il film com’è inteso oggi.
Introdusse nell'industria mineraria i trasportatori a nastro, largamente applicati in seguito. Nel 1900 costruì l'accumulatore leggero al ferro-nichel che porta il suo nome. Lavorò poi alla ricerca e alla selezione di una nuova pianta di gomma, che potesse essere raccolta e trattata economicamente con mezzi meccanici. Estese i suoi interessi a svariati altri campi, dalla impermeabilizzazione dei tessuti all'impiego del cemento nelle costruzioni, alle segnalazioni ferroviarie, ecc. I suoi brevetti ammontano complessivamente a circa 1500.
Edison consentì di portare la lampadina nelle case e negli uffici con la produzione di massa di lampade a lunga durata e creando, inoltre, un sistema per la generazione e distribuzione dell'elettricità. Nel 1878, Edison fonda la Edison Electric Light Company che commercializzò la lampadina, nel 1892 nasce la General Electric Company (GE) dalla fusione della Edison con la Thomas-Houston Company, operazione che fu curata da J. P. Morgan, famoso uomo d'affari newyorkese del tempo, fondatore della JP Morgan e membro della "Associazione dei trecento", nata nel 1729 dalla Compagnia Inglese delle Indie Orientali e, allora, una delle più potenti lobby del pianeta. Nel 1896 la GE, era già pronta a commercializzare apparecchi per le radiografie (Röntgen aveva annunciato la scoperta dei raggi X giusto l'anno prima).
All'inizio del novecento la General Electric era già un'industria affermata, con una produzione che spaziava da ventilatori, a locomotive elettriche, da tostapane, a gigantesche turbine a vapore, da refrigeratori a fornelli elettrici. Nel 1909 vi fu una miglioria della lampadina a incandescenza: il filamento di carbone fu sostituito da uno di tungsteno duttile, e tale rimase fino ai giorni odierni. Oggi la GE è la prima impresa manifatturiera al mondo per fatturato.
Il 31 dicembre 1879 Edison inaugurò la rete di illuminazione con lampadine a incandescenza alimentate da una centrale termoelettrica, in Menlo Park.
Thomas Edison rappresenta forse nell’immaginario collettivo il modello ideale di imprenditore. In un periodo compreso tra il 1876 e il 1881 dal suo laboratorio-impresa a Menlo Park (New Jersey) Edison sforna una quantità strabiliante di innovazioni: fonografi, telegrafi, telefoni, generatori, nonché ovviamente le lampadine elettriche. In soli 6 anni, nel periodo di massima prolificità, il laboratorio di Menlo Park genera oltre 400 brevetti e innumerevoli applicazioni commerciali divenendo noto al mondo come “la fabbrica delle invenzioni”. Ma cosa si cela dietro questa grande storia di imprenditorialità e innovazione?
Se seguissimo l’aneddotica popolare probabilmente risponderemmo senza indugio che il segreto di Thomas Edison era racchiuso nella sua mente fertile e geniale. Ma sarebbe una risposta insoddisfacente. Il mito che vuole Edison recluso nel suo laboratorio a generare un'invenzione dopo l’altra per il mondo non trova riscontro nella realtà dei fatti. Gli storici dell’innovazione e gli studiosi di gestione della tecnologia ci offrono una risposta diversa, che sorprenderà i più, ma probabilmente non gli imprenditori: Edison era una maestro nel networking.
Mentre i 13 ingegneri che lo affiancavano (e a cui si devono gran parte dei brevetti) lavoravano alacremente in laboratorio Edison costruiva relazioni con il mondo esterno a caccia di nuove idee, possibilità applicative, risorse e finanziamenti, insomma di opportunità. La fitta rete di legami sociali e commerciali con investitori, fornitori, istituzioni e clienti operanti in settori disparati di cui Edison si era circondato non solo gli consentiva di tenere il polso del mercato e dei bisogni emergenti, ma gli permetteva anche di identificare con facilità opportunità applicative alternative per prodotti originariamente sviluppati per un dato mercato.
Come tutti i grandi imprenditori Edison era ben consapevole che nessun prodotto, per quanto rivoluzionario può vendersi da solo.
Oggi più che mai, in un contesto competitivo in cui l’informazione strategica è frammentata, le competenze sono disperse, e i processi di innovazione sono distribuiti tra più attori, gli imprenditori devono padroneggiare l’arte del networking. Nelle imprese che crescono troviamo invariabilmente grandi costruttori di reti sociali, a caccia di opportunità, ispirazione e sostegno esterno. Siamo così sedotti e affascinati dall’ideale romantico dell’imprenditore eroico, geniale e solitario che tendiamo spesso a trascurare la dimensione relazionale dell’imprenditorialità. Ma la creatività in assenza di una tensione costante all’azione e alla costruzione di reti è il dominio degli inventori, non degli imprenditori: “1% inspiration, 99% perspiration”, diceva Thomas Edison, il primo grande imprenditore della storia.
In sostanza, oltre alle sue geniali invenzioni, Edison ci ha lasciato un nuovo modo di fare impresa, puntando su tre principi:
- la necessità di sviluppare la funzione ricerca e sviluppo (realizzò un laboratorio di ricerca a Menlo Park),
- quella di tessere una rete di relazioni (che cent'anni dopo chiameremo la rete degli stakeholder)
- e la responsabilizzazione dei collaboratori (empowerment).
La forza del caso: Edison nasce a Milan (Ohio) e a Milano (Italia) viene costruita nel 1883 la prima centrale termoelettrica, in Europa, geazie alle modifiche introdotte da Edison nella costruzione della dinamo.
Storia della GE
Nel 1896 la GE, era già pronta a commercializzare apparecchi per le radiografie (Röntgen aveva annunciato la scoperta dei raggi X giusto l'anno prima). All'inizio del novecento la General Electric era già un'industria affermata, con una produzione che spaziava da ventilatori, a locomotive elettriche, da tostapane, a gigantesche turbine a vapore, da refrigeratori a fornelli elettrici. Nel 1909 vi fu una miglioria della lampadina a incandescenza: il filamento di carbone fu sostituito da uno di tungsteno duttile, e tale rimase fino ai giorni odierni. Negli anni dieci la General Electric aveva già varie sedi in giro per il mondo, e si aggiudicava il bando per gli impianti e i motori delle chiuse del Canale di Panama. Passare da pesanti motori ferroviari o navali, come quello della USS Jupiter (poi USS Langley (CV-1)), ai più snelli e compatti motori d'aereo, potrebbe sembrare azzardato, ma non fu così per la GE, che, nel 1918, realizzava un sovralimentatore per il motore Liberty L-12, con il quale veniva stabilito qualche anno dopo il record di quota, oltre 12.000 m. Negli anni trenta l'azienda ormai operava ai massimi livelli nel campo degli elettrodomestici, delle comunicazioni, dell'impiantistica elettrica, dei motori (elettrici e non) e della plastica (avendola studiata in quanto materiale utile all'isolamento, la società ne aveva scoperto le innumerevoli possibilità), e questo solo per citare i campi più importanti. La Grande depressione non scalfì un colosso del genere, tant'è che furono fondate la GE Capital (GE Consumer Finance) per permettere l'acquisto di prodotti di marca GE, anche a coloro che erano stati rovinati dal giovedì nero. Negli anni quaranta sulla spinta bellica data dalla seconda guerra mondiale la General Electric iniziava a produrre i primi motori aeronautici a reazione statunitensi; in particolare il primo motore realizzato è il GE I-A, che equipaggiava i prototipi del Bell P-59 Airacomet. Nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale la GE continuava con successo a sviluppare motori aeronautici militari e non (J47, J79, CJ805, J93, F101, CFM, CF6, CFM56, GE90-115B) e a occuparsi di portare innovazioni in tutti i campi agricoli in cui era già affermata negli anni trenta, con un notevole sforzo di ricerca. Dalle turbine a gas aeronautiche sono derivati modelli per la produzione industriale di energia elettrica, nonché modelli per la propulsione navale. La LM-2500 è la turbina a gas per uso navale più diffusa al mondo, imbarcata su quasi 600 navi militari, comprese quelle della Marina Militare italiana. Dagli anni cinquanta la GE ha continuato a mantenere la sua posizione di leader in alcuni tra gli svariati campi di cui si occupa, anzi ha affermato sempre più su questi il suo predominio, tanto da diventare una delle più grandi e importanti realtà industriali contemporanee. Fra le altre attività degne di nota, è da rilevare che la GE, dopo aver collaborato con l'industria ferroviaria nordamericana Alco, alla fine degli anni cinquanta è entrata direttamente nel campo della produzione dei locomotori diesel, diventando leader mondiale nel settore alla fine degli anni '90. La GE Transportation è il principale fornitore di materiale di trazione ferroviario al mondo. Nel 2005 la GE si è lanciata in un'iniziativa chiamata Ecomagination nel tentativo di diventare un'azienda il più possibile eco-compatibile; lanciandosi nel campo delle energie alternative, della trazione ibrida e nella riduzione delle emissioni dei gas serra.
Il contributo italiano allo sviluppo della lampadina.
Nella storia della lampadina elettrica a incandescenza, (che dal primo settembre 2012 scomparirà dal mercato europeo,) c'è anche un capitolo tutto italiano. Una storia della lampadina «made in Italy» che ha per protagonista un inventore contemporaneo di Edison: il piemontese Alessandro Cruto. Ricercatore autodidatta, nato a Piossasco (Torino) nel 1847, Cruto nel 1876 riesce a ottenere del carbonio in forma di lamine lucenti ed elastiche. «Era sul principio del 1879 e avevo letto qualche cosa sui tentativi che faceva Edison per una lampadina a incandescenza a spirale di platino», scrive Cruto, e questa invenzione lo porta a pensare «all'applicazione delle lamine di carbonio che imparai a fabbricare fin dall'anno 1876». Da qui, nasce l'idea di Cruto di applicare alla lampadina il materiale che andava studiando: la sua ricerca sul carbonio si sarebbe svolta in parallelo a quella sulla illuminazione elettrica. Iniziano così complesse ricerche, che portano Cruto a comprendere i limiti del materiale finora utilizzato. «...Convinto poi che quella forma dei carboni non era la più appropriata e che la forma a filamento meglio si addiceva allo scopo, studiai il modo di ottenerlo in filo. Trovai il modo di ottenerlo facendo depositare il carbonio sopra un filo finissimo di platino, percorso da una corrente elettrica da portarlo al rovente in un'atmosfera di idrogeno bicarbonato...». È la svolta: attraverso un particolare procedimento, l'inventore piemontese riesce a ottenere filamenti di carbonio «interamente sintetici e con caratteristiche controllate e programmabili». Non solo. Cruto riesce anche ottenere una saldatura elettrica del filamento ai reofori metallici. «Questa saldatura elettrica che a giusta ragione deve chiamarsi per incandescenza, costituiva una vera invenzione, che poi ho compreso nel mio primo brevetto del 1882». Questa realizzazione frutta all'inventore anche un reportage di "Cosmos le Monde": «Mons. Cruto de Piossasco viene a modificare onorevolmente la famosa scoperta di Edison... questa invenzione è destinata certamente a un grande avvenire». È così che le lampadine di Cruto, nel 1883, vengono utilizzate dal comune di Piossasco per un impianto di illuminazione pubblica, un anno prima della parigina Place de la Concorde... Per le lampade "made in Italy" è il successo, tanto che alcuni esperti dell'epoca parlano di una superiorità "ingegneristica" del filamento di Cruto su quello di Edison. E l'invenzione si diffonde anche oltre i confini dell'Italia. Nel 1885, l'inventore piemontese fonda la "Società italiana di elettricità sistema Cruto", con il compito di fabbricare e commerciare le lampadine elettriche. Lo stabilimento nasce ad Alpignano nel 1886. La produzione giornaliera era di 1.000 lampade, gli operai erano 26. Poi, nel 1922, la società Edison Clerici (che aveva acquistato gli stabilimenti di Alpignano) porta la produzione a Milano. Quindi, nel 1927, la fabbrica viene veduta alla Philips. E la produzione riparte: questa volta con 300 operai.
Eugenio Caruso - 15 gennaio 2017
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