INVENTORI E GRANDI IMPRENDITORI
In questa sottosezione illustrerò la vita di quei capitani d'industria e/o inventori che hanno sostanzialente contribuito al progresso industriale del mondo occidentale con particolare riguardo dell'Italia.
Articoli precedenti
Otto Sundbäck - László József Bíró - Franco Marinotti - Giuseppe Borletti - Domenico Agusta - Enrico Piaggio - Coniugi Bissel - Stephen Poplawski - Henry Ford - Giuseppe Volpi - Thomas Edison - Alfred Sloan - Nicola Romeo - Giovanni Agnelli - Giovanni Ansaldo - Giorgio Enrico Falck - Cristoforo Benigno Crespi - Guido Donegani - John Davison Rochefeller - Richard Arkright - Filippo De Cecco - Giovanni Borghi - Adriano Olivetti - Ernesto Breda - Michele Ferrero - Hewlett e Packard - Gottlieb Wilhelm Daimler - Karl Benz - Franco Tosi - Eugenio Cantoni - André Gustave Citroen - Ernesto De Angeli -
Vittorio Cini
Ferrara, 20 febbraio 1885 - Venezia, 18 settembre 1977.
Figlio di Giorgio, imprenditore nel settore delle costruzioni, dopo aver completato la scuola secondaria intraprende un viaggio di istruzione, soggiornando dapprima in Svizzera, dove si applica agli studi commerciali a St. Gallen, e poi a Londra, per svolgere attività di pratica bancaria. Ritornato in Italia nel 1905, comincia a lavorare nell'impresa paterna, specializzata nelle costruzioni infrastrutturali (stradali, ferroviarie, fluviali e marittime), e nella gestione di servizi collaterali in esercizio diretto: dall'estrazione di materie prime alla fornitura e al trasporto con mezzi propri, dal deposito in magazzini e cantieri alla riparazione in officine e impianti. Nel 1910 assume la direzione dell'impresa, dando vita nello stesso tempo a una società collegata a proprio nome, con sede a Chioggia, con cui riesce a qualificarsi in importanti gare d'appalto per interventi nel porto di Chioggia (1910 e 1912) e in quello di Genova (1912).
Alla morte del padre, nel 1917, eredita l'impresa e avvia una profonda ristrutturazione, anche finanziaria, che comporta nel corso del 1918-1919 una serie di smobilizzi e reinvestimenti che privilegiano il settore marittimo-armatoriale. Promuove quindi la fondazione di alcune imprese di navigazione (la Società Vittorio Cini e C., nel 1918, a Palermo; la Società italiana di armamento e navigazione, nel 1919, a Roma; la Società commercio e navigazione Adriatico-Mar Nero, nel 1921, a Venezia), mentre partecipa come amministratore ad altre società di navigazione e di assicurazione marittima (il Lloyd adriatico, dal 1918, a Venezia; il Lloyd mediterraneo e il Lloyd siciliano, dal 1921, a Roma; la Società italiana di riassicurazioni marittime, a Venezia e le Assicurazioni generali, dal 1922, a Trieste).
Su questa base decolla la sua attività di finanziere e amministratore ai vertici di numerose società del settore: la sua presenza si estende a cavallo degli anni Venti e Trenta, abbracciando la navigazione interna (Consorzio veneziano di armamento e navigazione; Società S. Marco, 1921; Società di navigazione libera triestina, 1925; Società italiana di navigazione interna, 1925, Lloyd triestino, 1927; Società di navigazione Cosulich, 1928, a Trieste; Società veneziana di navigazione a vapore, 1930) e le attività collegate, come la cantieristica (Cantieri navali e acciaierie di Venezia, 1924; Cantieri riuniti dell'Adriatico, 1930, a Trieste).
L'attivismo di Cini in questi anni si fonda inoltre sul solido legame sviluppato con il cosiddetto “gruppo veneziano” che fa capo a Giuseppe Volpi; dal 1920 infatti, in nome e per conto del “gruppo”, egli estende la sua presenza in molteplici settori, che offrono occasioni per partecipazioni incrociate a livello orizzontale e verticale: già nel 1921 è nominato commissario straordinario dell'Ilva altiforni e acciaierie d'Italia, per procedere al risanamento del complesso siderurgico; interviene poi negli insediamenti nella zona industriale di Marghera (consigliere della Società porto industriale di Venezia nel 1924, poi presidente dal 1931 al 1935; della Distillazione italiana combustibili s.a., di Venezia, poi presidente dal 1931 al 1934) e nel settore elettrico (consigliere della Società adriatica di elettricità – Sade - dal 1924, della Società nazionale per lo sviluppo delle imprese elettriche di Milano, e della European Electric Corporation Ltd di Montreal), nella gestione degli acquedotti (presidente dal 1929 al 1933 della Compagnia generale acquedotti d'Italia, Roma) all'attività tessile (Cotonificio veneziano), nei trasporti (oltre alla navigazione, nella Società veneta per costruzione ed esercizio di ferrovie secondarie italiane di Padova e nella Compagnie internationale des wagons-lits di Bruxelles), nelle comunicazioni radiotelefoniche (Società telefonica delle Venezie, Società industrie elettriche telefoniche di Roma, Società italiana per le radio comunicazioni circolari Radiofono di Roma), nel settore siderurgico-meccanico (oltre all'Ilva, nelle Officine di Battaglia, Padova, nelle Officine meccaniche italiane di Reggio Emilia, negli Altiforni e acciaierie Venezia Giulia di Trieste, nella Società anonima di miniere ed altiforni Elba, e nelle Officine Galileo di Firenze), fino al turismo (Compagnia italiana grandi alberghi di Venezia).
Iscrittosi al Partito nazionale fascista (Pnf) nel 1926, Cini gode di un crescente credito anche presso i vertici politici del regime: è lo stesso Mussolini a nominarlo nel 1927 "fiduciario del governo" per lo studio e le proposte di provvedimenti concernenti la risistemazione dell'economia agricola nella provincia di Ferrara. Anche in questo settore si estende l'attività dell'imprenditore attraverso il controllo di numerose aziende e società agrarie, nell'arco degli anni Venti e Trenta, in Veneto, nel Polesine, a Roma e nelle colonie, dove interviene nella gestione di progetti di bonifica e trasformazione degli assetti fondiari.
La portata della multiforme attività di Cini è misurata dalla sua presenza ai vertici amministrativi e finanziari di ben 29 società come presidente o consigliere nel 1930-1931.
Nel 1932 la Compagnia adriatica di navigazione (con sede a Venezia), sorta dalla fusione di sei società di navigazione, sotto la presidenza di Cini assume praticamente il controllo dei transiti nell'Adriatico, e quindi nel Mediterraneo orientale e verso l'Oriente, in unione con altre società di navigazione collegate.
Alla fine del 1936 l'Istituto per la ricostruzione industriale (Iri) avvia un riordino nel settore marittimo nazionale mediante liquidazioni e concentrazioni di società, ridefinizioni e raggruppamenti di servizi, affidati alla gestione di una nuova finanziaria settoriale, la Finmare. Cini consolida quindi ulteriormente il rapporto privilegiato con lo Stato, risalente all'immediato dopoguerra: la Compagnia adriatica infatti, una volta liquidata, si rimodella nel dicembre 1936 nell'Adriatica s.a. di navigazione (sempre sotto la presidenza di Cini fino al 1939), al cui capitale iniziale di 15.000.000 di lire l'Iri concorre con 14.980.000 lire.
Anche nell'Ilva Cini continua a esercitare un ruolo di primo piano, tanto da succedere nel marzo 1935 a Oscar Sinigaglia alla presidenza della società, che mantiene poi fino al 1939, gestendone il riassetto nel quadro del piano economico autarchico.
Nominato senatore nel gennaio del 1934, svolge una episodica attività parlamentare, di cui si ricorda in particolare la iniziale posizione critica nei confronti del ruolo e della funzione dello stato nell'economia e del corporativismo così come in quegli anni il regime fascista andava affermando.
Alla fine del 1936 viene comunque investito da Mussolini dell'incarico di commissario generale dell'Esposizione universale di Roma (E 42) prevista per il 1942. L'ampio programma delineato allora dal commissario Cini porta al varo del piano regolatore del 1938 che, con l'apporto di diversi architetti e urbanisti (e soprattutto con l'impronta di Marcello Piacentini) pone le fondamenta dell'espansione metropolitana dell'Eur; la sua realizzazione avrebbe poi subito notevoli revisioni con lo scoppio della guerra e nel periodo postbellico.
Gli anni della seconda guerra mondiale segnano per l'imprenditore e finanziere un momento di svolta politica. Dopo essere stato insignito del titolo di conte di Monselice nel 1940, all'inizio del 1943 gli viene affidata la responsabilità del ministero delle Comunicazioni, in un momento in cui stava maturando la crisi ai vertici del regime fascista: Cini intreccia allora contatti con vari elementi orientati alla dissidenza da Mussolini, come Ciano e Grandi, che sostengono una linea critica nei confronti della direzione politica e militare della guerra e la necessità di sganciarsi dalla Germania.
Nella seduta del Consiglio dei ministri del giugno 1943 espone quindi apertamente il suo giudizio sull'insostenibilità della situazione, rassegnando poi le dimissioni da ministro e anticipando così la successiva presa di posizione del Gran consiglio del fascismo del 24-25 luglio.
Incolpato da Mussolini di "disfattismo", Cini viene arrestato il 23 settembre a Roma dalle milizie SS e internato nel campo di concentramento di Dachau. Le sue conoscenze gli consentono poi un trasferimento e infine la fuga in Italia; nell'estate del 1944 è a Padova, dove allaccia rapporti con il Comitato nazionale di liberazione del Veneto e sostiene finanziariamente il movimento di resistenza.
In seguito soggiorna in Svizzera, in attesa dell'istruttoria e del pronunciamento dell'Alta corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo e della Commissione d'inchiesta del Cln veneto; il procedimento ha esito positivo e all'inizio del 1946 viene prosciolto dalle accuse di cooperazione attiva con il governo fascista, mentre viene riconosciuto il suo patriottismo nella fase della guerra di liberazione.
Nel secondo dopoguerra la sua attività si orienta nuovamente ai settori della marineria, in particolare con la società Sidarma, e dell'industria elettrica, ancora quale presidente della Sade. Nel periodo 1953-1962, prima della nazionalizzazione del settore elettrico, la società porta infatti a compimento un vasto programma di potenziamento degli insediamenti termo e idroelettrici nel Veneto e nel Friuli.
Dopo la decisione di abbandonare l'attività politica, si impegna con grande passione nella vita culturale veneziana, affermandosi come figura di collezionista d'arte, mecenate e promotore di iniziative di alto profilo. Nel 1951 costituisce a Venezia la Fondazione Giorgio Cini (dedicata al figlio scomparso in un incidente aereo due anni prima), che dota di un ingente patrimonio.
Il progetto della Fondazione prevede, dopo il restauro dell'antico monastero benedettino dell'isola di San Giorgio, l'insediamento di un complesso destinato a sostenere una vasta attività di promozione di iniziative artistiche, di formazione e in diversi ambiti della cultura e della civiltà di Venezia; nel 1962 organizza inoltre un convegno sul "problema di Venezia": Cini sostiene infatti le proposte di salvaguardia dell'“insularità” lagunare, attribuendo alla città il ruolo di stimolo di fermenti culturali, mentre individua nella terraferma (Marghera e Mestre) il polo separato di crescita produttiva, industriale e nei servizi, dell'area, definendo un suo errore il fatto di aver favorito la costruzione del ponte automobilistico translagunare inaugurato nel 1933.
Tra il 1955 e il 1967 assume anche la direzione della procuratoria di S. Marco, durante la quale favorisce importanti restauri nella basilica.
Negli ultimi anni di vita è insignito di numerose onorificenze, tra le quali il cavalierato del lavoro (1959), l'associazione all'Académie des beaux-arts de l'Institut de France (1968), il collare del Supremo ordine della SS. Annunziata (1975).
Muore a Venezia nel settembre del 1977.
Archivio d'imprese - 16 marzo 2017
Tratto da