INVENTORI E GRANDI IMPRENDITORI
In questa sottosezione illustrerò la vita di quei capitani d'industria e/o inventori che hanno sostanzialmente contribuito al progresso industriale del mondo occidentale con particolare riguardo dell'Italia.
Biografie precedenti
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E - Thomas Edison
F - Giorgio Enrico Falck - Michele Ferrero - Henry Ford
G - Giuseppe Gilera - Carlo Guzzi -
H - Hewlett e Packard
I - Ferdinando Innocenti -
L - Vincenzo Lancia
K - Raymond Albert Kroc - Alfred Krupp
M - Franco Marinotti - Archimede Menarini - Fratelli Michelin -
N - Vittorio Necchi
O - Adriano Olivetti
P - Armand Peugeot - Enrico Piaggio - Giovanni Battista Pirelli - Stephen Poplawski - Ferdinand Porsche
R - Louis Renault - John Davison Rochefeller - Nicola Romeo
S - Isaac Merrit Singer - Alfred Sloan - Otto Sundbäck
T - Franco Tosi
V - Vittorio Valletta - Giuseppe Volpi
Z - Lino Zanussi
Davide Campari
Milano, 14 novembre 1867 - San Remo (IM), 7 dicembre 1936
Il padre Gaspare, già proprietario di una confetteria a Novara – dove smerciava anche liquori e bevande di sua fabbricazione –, si era trasferito a Milano nel 1865, e qui aveva iniziato la produzione del «Bitter»; aveva inoltre aperto una bottega al Coperto de’ Figini, il lato della piazza del Duomo dove allora erano i locali di mescita e i negozi; in seguito alla costruzione della Galleria, il locale era stato riaperto all’angolo del nuovo edificio, affacciato sulla piazza.
Alla morte di Gaspare Campari, nel 1882, la Campari ha un’organizzazione strettamente familiare: Davide e il fratello minore Guido, che da anni aiutano il padre nella produzione dell’affermato e richiesto amaro, subentrano nella proprietà mutando la regione sociale dell’impresa in Gaspare Campari - Fratelli Campari successori.
Davide Campari decide di lasciare al fratello l’esercizio del negozio in Galleria e distacca il laboratorio in un locale in via Galilei: qui intraprende nel 1886 la produzione del «Cordial», un liquore da dessert che s’ispira a prodotti francesi, allora molto in voga, come il «Chartreuse» e la «Benedictine», e che ha subìto notevole successo.
Dopo due anni la Campari si presenta per la prima volta ai consumatori esteri, partecipando con i propri prodotti all’Exposición Universal de Barcelona. Campari imprime allora all’attività produttiva dell’impresa un indirizzo che rompe con la tradizione dell’industria degli spiriti in Lombardia, cresciuta nella seconda metà dell’Ottocento accanto – e in concorrenza – con quella piemontese.
I primi anni della gestione di Campari, che si è formato come liquorista lavorando presso le principali aziende francese del settore, sono infatti caratterizzati da un’enorme espansione della gamma produttiva, che passa dagli originali cinque o sei spiriti sviluppati dal padre Gaspare, a oltre cinquanta specialità alcoliche. A un’attività propriamente enologica, Campari sostituisce poi progressivamente la produzione chimica industriale di bevande e liquori.
La nuova gestione dell’azienda ottiene già nel 1888 il riconoscimento del marchio di fabbrica da parte del Ministero dell’Agricoltura Industria e Commercio, insieme al marchio del «Bitter» e del «Cordial». Nel 1904 Campari concentra quindi la produzione nel nuovo stabilimento di Sesto San Giovanni: a quella data l’imprenditore ha ormai consolidato l’identità della sua azienda, imponendole una fisionomia organizzativa moderna, progressivamente perfezionata nei due decenni successivi.
In questo periodo la decisione imprenditoriale più importante di Campari è la specializzazione della produzione, che comporta la limitazione drastica del numero dei prodotti. La strategia pubblicitaria anticipa già la successiva scelta commerciale e industriale di limitare la produzione al «Bitter» e al «Cordial», che si concretizzerà a partire dal 1920. I due prodotti sono infatti i protagonisti delle réclames sui quotidiani e delle affiches murali della Campari fin dall’inizio degli anni Novanta dell’Ottocento, iniziative pubblicitarie che consolidano l’immagine di marca dell’azienda ben prima del decisivo passaggio a una dimensione produttiva propriamente industriale.
Nel 1910, dopo la fuoriuscita del fratello Guido dall’azienda, la ragione sociale viene trasformata in Davide Campari e C.: in quell’anno l’impresa conta, tra impiegati e operai, 50 dipendenti; nel 1916 il numero dei soli operai è di 30 e sale a 50 nel 1919. Nello stesso anno Campari separa completamente la gestione della attività produttiva da quella commerciale: viene ceduto lo storico caffè “Campari” in Galleria e viene costituita la Società anonima esercizi Campari, che nel 1923 può già contare sulle filiali commerciali di Roma, Napoli, Palermo, Bologna, Trieste e Torino.
Il passo successivo è l’estensione della presenza produttiva e della rete commerciale di vendita all’estero, mediante la costituzione di sedi autonome. I primi tentativi di esportare i prodotti Campari all’estero, soprattutto verso i Paesi del Sud America, la Francia e la vicina Svizzera, erano stati intrapresi fin dall’inizio del Novecento e si erano consolidati con la firma di contratti di esclusiva con importatori locali.
La fase successiva dell’internazionalizzazione dell’azienda è avviata da Campari a partire dal 1921, con l’entrata in funzione del primo stabilimento di produzione all’estero, quello di Lugano. Due anni dopo viene costituita a Parigi la ditta David Campari, che inizia la costruzione di uno stabilimento a Nanterre, poi completato nel 1930. Il definitivo decollo industriale della Campari è infine assicurato nel 1932 dal lancio di un nuovo prodotto a base di «Bitter» e acqua di seltz, il «Campari Soda», che viene venduto in bottigliette monodose, pensate per il consumo domestico. Il successo del nuovo prodotto è immediato, con oltre cinque milioni di flaconi venduti nel primo anno di commercializzazione.
A sostegno dell’espansione commerciale dell’impresa, Campari promuove negli anni Venti e Trenta del Novecento una nuova serie di campagne pubblicitarie che innovano significativamente il linguaggio della grafica pubblicitaria contemporanea e i mezzi della comunicazione d’impresa in Italia, chiamando artisti come Dudovich, Depero, Villa, Cappiello, Munari, Negrin, Nizzoli, Grego, Sto (Sergio Tofano), Sinopico, fra gli altri, a illustrare manifesti a grande diffusione con l’immagine dei prodotti Campari.
Davide Campari muore a San Remo alla fine del 1936.
Con la morte di Davide Campari e della sorella Eva, nel 1943, l'altro fratello Guido Campari e il nipote Antonio Migliavacca trasformano la compagnia in Davide Campari - Milano S.p.A.. Gli anni settanta e ottanta vedono una continua espansione della società, con l'apertura e la crescita di unità commerciali o produttive sia in Italia che all'estero. Nel 1982, l'ultima erede della famiglia Campari, Angiola Maria Migliavacca, vende la Davide Campari - Milano a Erinno Rossi e Domenico Garavoglia che ne diventano proprietari. Dal 1994 Luca Garavoglia (classe 1969) è presidente della società, nonché numero uno della famiglia che controlla la maggioranza della Campari, già annunciato consigliere per conto di Fiat nel 2012 di RCS MediaGroup, soltanto dal marzo 2014 entra nel Cda in qualità di membro del Comitato per la remunerazione e le nomine.
Dal 1995 l'azienda intraprende una politica di grande sviluppo societario attraverso circa 20 acquisizoni di altri operatori del settore, tra cui:
- le attività italiane di Koninklijke BolsWessanen NV, meglio nota come Bols, con i marchi Crodino, Cynar, Lemonsoda, Oransoda, Biancosarti, Crodo e della licenza per la produzione e commercializzazione per l'Italia dell'amaro Jägermeister: l'operazione ha richiesto un impegno di 350 miliardi di lire, ma ha fatto raggiungere al gruppo il 20% del mercato italiano degli alcolici e il 23% del settore aperitivi
- le attività della Barbero 1891 e i marchi Aperol, Aperol Soda, Mondoro, Barbieri e Serafino, tramite accordo da 150 milioni di euro
- una quota di minoranza di Skyy Spirits LLC poi interamente acquisita nel 2009 e ridenominata Campari America
- la proprietà del marchio Zedda Piras, tramite l'acquisizione nel 2002 di SellaeMosca
- l'acquisizione della distilleria e del marchio Glen Grant nel 2006.
A ciò si aggiungono la stipula di accordi di licensing o di distribuzione esclusiva di prodotti di proprietà di soggetti terzi, come ad esempio la distribuzione dei prodotti SKYY Spirits e la distribuzione del The Lipton fino al 2006.
Nel 2001 si quota alla Borsa di Milano. Nel 2005 viene aperto l'impianto di Novi Ligure. Con un impegno finanziario di 433 milioni di euro, nel 2009 acquista Wild Turkey, detentrice dei marchi Wild Turkey e American Honey: si tratta della più grande acquisizione mai fatta da Campari. Con il 2012 arriva anche l'acquisizione di Lascelles, leader del rum in Giamaica.
Nel 2014 Campari acquisisce il 100% di Fratelli Averna, storica azienda di Caltanissetta produttrice dell'omonimo amaro e titolare dei marchi Braulio e Frattina. Il controvalore dell'operazione è di 103,75 milioni di euro, composto da un prezzo di 98 milioni e da un debito finanziario netto di 5,75 milioni di euro.
Nel 2016 Campari ha raggiunto un accordo con la famiglia che controlla Societé des Produits Marnier Lapostolle (Spml), titolare del marchio Grand Marnier, per rilevarne il 17,19% e lanciare un'Opa ad un prezzo unitario di 8,05 euro per azione sulle azioni sul mercato.
Il Gruppo Campari conta 16 stabilimenti nel mondo: 4 in Italia (Crodo, Canale d'Alba, Novi Ligure, Alghero), 3 in Giamaica, 2 in Brasile e uno stabilimento in Grecia, Scozia, Ucraina, Messico, Australia, Stati Uniti e Argentina.
Risorse archivistiche e bibliografiche
All’interno della sede del vecchio stabilimento di Sesto San Giovanni c'è il Museo della Campari. G. Cenzato, Campari 1860-1960: vicenda di un aperitivo e di un cordial, Milano, Campari, 1960; G. Vergani, Trent’anni e un secolo di Casa Campari, Milano, Campari, 1990, 3 voll.
impresa.san.beniculturali.it - Eugenio Caruso
- 14 aprile 2017
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