INVENTORI E GRANDI IMPRENDITORI
In questa corposa sottosezione illustro la vita di quei capitani d'industria e/o inventori che hanno sostanzialmente contribuito al progresso industriale del mondo occidentale con particolare riguardo dell'Italia.
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S - Isaac Merrit Singer - Alfred Sloan - Luisa Spagnoli - Otto Sundbäck
T - Franco Tosi
V - Vittorio Valletta - Giuseppe Volpi
Z - Lino Zanussi
Mattia Locatelli
Le origini della famiglia sono legate a Ballabio in Valsassina, enclave alpina specializzata nella preparazione e nella stagionatura di alcune varietà dei tradizionali taleggio e quartirolo e del gorgonzola. Gli inizi della partecipazione familiare alla produzione casearia, che costituiva senza dubbio l'occupazione principale della valle, restano celati nella nebulosa di una vicenda comunitaria, simile a casi analoghi studiati per altre località delle Alpi svizzere o francesi. La terza generazione dei Locatelli, negli anni Sessanta del Novecento, ha fissato nella generazione operativa dopo la formazione dello Stato unitario negli anni Sessanta dell'Ottocento la fase di individualizzazione dell'attività dalla quale scaturì l'impresa familiare.
Secondo le testimonianze raccolte e quelle ospitate nelle rarissime pubblicazioni, l'attività dei Locatelli acquistò una fisionomia propria nel 1860 non nell'ambito della produzione, bensì in quello della stagionatura nelle "casere" - grotte locali, caratterizzate da temperatura e umidità costanti ideali all'uopo - e della commercializzazione del gorgonzola, acquistato da produttori locali, che rappresentò il prodotto base per il decollo dell'attività commerciale dell'impresa nel corso dell'Ottocento.
Tra fine e principio di secolo le scelte effettuate dalla famiglia in qualche misura si diversificarono da quelle dei capostipiti delle altre grandi marche di formaggi locali: i Galbani e gli Invernizzi. Mentre questi ultimi, infatti, si accingevano in quegli anni a predisporre gli impianti caseari nei centri della pianura a sud di Milano, diventando anzitutto trasformatori, i Locatelli, invece, pur avviando all'incirca nello stesso periodo un'attività produttiva propria, mantennero più a lungo prevalente il carattere dell'intermediazione commerciale. Tuttavia essa non fu rivolta ai dettaglianti, continuando i Locatelli a vendere in Italia prodotti a media e breve stagionatura, quali il gorgonzola e gli stracchini, attraverso grossisti, e a effettuare rilevanti volumi di esportazione all'estero attraverso la creazione di filiali.
Secondo la ricostruzione consolidata (corroborata anche dai ricordi di chi ha compiuto le ricerche in vista del giubilare del 1960) fu Mattia che, nel 1860, dette inizio a Ballabio Inferiore all'attività di stagionatura del gorgonzola e avviò l'esercizio commerciale - la ditta Mattia Locatelli - a lui intitolato. Anche se i contorni dell'azione di Mattia e di suo figlio Giovanni, che gli succedette nel 1874 a capo dell'azienda, sfumano nell'aura dei ricordi familiari e delle vicende collettive, è chiaro che mentre i confini dell'attività del primo furono regionali, il secondo allargò la sfera di affari della Mattia Locatelli fuori dai confini nazionali. Nel 1885, infatti, fu inaugurata la filiale di Londra e nel 1897 quella di Buenos Aires.
Per quanto concerne il coté della produzione, il racconto delle pubblicazioni giubilari (secondo il quale Giovanni avrebbe insegnato ai "casari" della pianura la tecnica di fabbricazione del gorgonzola) andrebbe piuttosto interpretato come il sintomo dell'allargamento dell'area di rifornimento del semilavorato dai "bergamini" della valle al bacino ben più vasto dei produttori del piano.
Pare altresì certa la creazione, nel 1902, di una società cooperativa che diede impulso al primo nucleo dello stabilimento di Robbio in Lomellina, in provincia di Pavia. L'attività produttiva avviata a Robbio non dovette, comunque, incontrare successo se la cooperativa, alcuni anni dopo, fu rilevata dalla ditta Lang e Schutz, specializzata nella produzione di formaggi svizzeri, per passare in seguito a Egidio Galbani. Nel 1892, peraltro, a sancire l'importanza della pianura e delle sue implicazioni, pur restando la stagionatura e i magazzini del gorgonzola nelle casere della Valsassina, la sede della Mattia Locatelli fu trasferita a Lecco.
I ricordi e le fonti interne insistono sul ruolo svolto dalle mogli di Mattia e di Giovanni, rispettivamente Mistica e Caterina Zappelli, nell'aiutare l'attività familiare anche sul piano commerciale, laddove in seguito il ramo femminile della discendenza fu di fatto escluso dalla gestione degli affari a beneficio di quello maschile. A Caterina, in particolare, imparentata con Egidio Galbani attraverso la madre, un'omonima Caterina Zappelli, si attribuisce il merito di aver inviato i figli (senz'altro il maggiore Umberto) all'istituto commerciale di San Gallo, nell'omonimo Cantone svizzero, consentendo così l'acquisizione da parte loro di conoscenze linguistiche e di un'apertura sul mondo quanto mai opportune in vista dell'attività cui erano destinati i giovani Locatelli.
Alla morte di Giovanni (1904), infatti, la responsabilità degli interessi familiari ricadde su Umberto (Ballabio, 16 dic. 1878 - Lecco 4 ott. 1958) e sui fratelli, Ercole (Ballabio, 1881 - Lecco 1947) Mario, Mattia e Tranquillo, coi quali si giunge alla terza generazione e a personalità un poco più definite.
Di fatto la strategia di sviluppo della ditta, almeno finché fu consentito dalla situazione internazionale, seguì la prospettiva tracciata precedentemente, coniugando l'intermediazione e la produzione nel mercato interno all'esportazione.
Negli anni tra le due guerre, il fulcro delle vendite all'estero furono la Francia, l'Inghilterra e la Germania, mentre nel primo dopoguerra si consolidò un'importante presenza negli Stati Uniti, a New York.
Tra i fratelli si concordò una divisione dei compiti, in base alla quale Umberto, il maggiore, prese le redini dell'impresa e svolse il ruolo di coordinatore dell'operato degli altri fratelli che assunsero la responsabilità di rami specifici dell'attività della Mattia Locatelli.
Umberto, pur mantenendo tutto sommato un basso profilo, fu l'uomo pubblico della famiglia in Italia. Si limitò, infatti a ricevere, all'inizio degli anni Trenta, il laticlavio senatoriale per meriti industriali e a occupare un posto nel consiglio direttivo della Federazione nazionale fascista del latte.
A riprova della tiepidezza dell'adesione di Umberto al regime fascista, durante gli anni dell'occupazione tedesca i Locatelli furono tra coloro che aiutarono sul piano finanziario le formazioni partigiane operanti nell'area piemontese.
Mattia, nel 1906, si recò a Buenos Aires per reggere la filiale locale, dedita soprattutto all'importazione di pecorino e di grana, e vi si trattenne fino allo scoppio della prima guerra mondiale quando fece ritorno in patria per partecipare al conflitto.
Di là dalle notazioni biografiche quello che la memoria aziendale tace e la ricerca non è ancora riuscita a stabilire con precisione sono gli effetti sulle imprese agricole e alimentari, e quindi anche sulla Mattia Locatelli, dell'ampia regolamentazione, nei flussi delle derrate e nei prezzi, introdotta durante la guerra. In particolare per alcune imprese, anche appartenenti al settore caseario, sembra che i danni provocati dall'interruzione delle esportazioni siano stati ampiamente compensati dai contratti stipulati con le amministrazioni militari.
Poiché in Argentina nel corso del primo conflitto mondiale era sorta un'industria locale in grado di soddisfare la domanda di prodotti caseari dei molti argentini di origine italiana, dopo la guerra Mattia seguì il settore della margarina, la cui fabbricazione, tuttavia, nell'ottica di salvaguardare la produzione del burro, fu ridimensionata nei primi anni Trenta. Egli coadiuvò allora l'attività del fratello Mario, che nella divisione dei compiti si era assunto l'onere di seguire le numerose attività produttive diversificate avviate, negli anni Venti, in Piemonte, a Moretta e in altre località.
Si trattava di non meno di 12-13 caseifici, dove si lavorava il latte per produrre formaggi tipo emmenthal, sbrinz e provolone, del Burrificio Conti e del salumificio Industria salami Alto Piemonte (ISAP), già avviato da un agente locale, che utilizzava i maiali nutriti col siero, sottoprodotto delle altre lavorazioni.
Sempre all'inizio degli anni Venti, un altro dei fratelli, Tranquillo, iniziò l'attività di stagionatura del formaggio grana a Reggio Emilia convincendo gli altri fratelli, fino ad allora contrari a intraprendere tale produzione, dell'opportunità di tale scelta. Negli anni tra le due guerre la stagionatura del formaggio grana impegnò notevolmente la Locatelli anche sul piano finanziario, visto il suo alto prezzo e la durata pluriennale della maturazione. Una delle battaglie di Tranquillo fu quella di aggiungere alla denomina di parmigiano quella di reggiano.
Ercole, invece, nel 1920 si era trasferito a New York, e fece ritorno solo negli anni Quaranta.
Negli Stati Uniti Ercole praticò, anzitutto, un'intensa attività commerciale colla quale puntò a incrementare il giro d'affari delle importazioni casearie dall'Italia tanto dei prodotti dell'azienda familiare, quanto di quelli di altre imprese alimentari (per es. aveva l'esclusiva del formaggio Bel Paese e dell'olio Bertolli). Nel 1933 Ercole si staccò dai fratelli continuando a occuparsi della Mattia Locatelli Inc. di New York, alla quale nel 1936 l'agenzia locale della Banca commerciale italiana aprì una linea di credito per 200.000 dollari garantita da merci o titoli. Divenne, inoltre, un esponente di spicco dell'ampia comunità di origine italiana presente a New York tanto che restò a lungo presidente della locale Camera di commercio italo-americana. Fu così che nel 1945 fece ritorno in Italia quale membro di una commissione mista interessata agli scambi alimentari tra gli Stati Uniti e l'Italia, pare, nell'ambito di una delle molte iniziative legate al Piano Marshall.
All'abbondante domanda di pecorino, particolarmente richiesto in Argentina e negli Stati Uniti, la Mattia Locatelli provvide attraverso acquisti locali e lavorazioni in proprio a Macomer in Sardegna. Nel 1928 fu comprata la tenuta agricola La Tagliatella nei pressi di Roma, delle dimensioni di 1.151 ettari, dove si allevavano pecore di razza vissana e sopravissana, produttrici del latte più adatto alla produzione del pecorino. A seguire tale specialità fu designato il figlio primogenito di Umberto, Giovanni (nato nel 1906). Negli anni Trenta, infine, fu acquisita una ditta di conserve di pomodoro a Cadeo, in provincia di Piacenza, affidata a Tranquillo.
Nel corso dei primi trent'anni del Novecento la vasta attività commerciale dei Locatelli aveva fatto perno sulla ditta Mattia Locatelli; questa, tuttavia, sul piano giuridico era una semplice società di fatto, la cui solidità e reputazione si fondava sul giro di affari e sul patrimonio personale dei fratelli Locatelli.
Come si ripeteva nelle sessioni periodiche di valutazione degli affidi della Banca commerciale italiana - l'istituto di credito di appoggio della ditta attraverso le filiali di Lecco e di Saluzzo -, la Mattia Locatelli era un cliente di primaria importanza, cui si rinnovavano e si ampliavano periodicamente le linee di credito, nonostante non esistesse alcun bilancio, prendendo come garanzia immateriale la fiducia nell'abilità imprenditoriale dei gestori, confortata dal movimento crescente degli affari e dalle poche notizie ricavate dalle loro dichiarazioni dei redditi, e confidando nella garanzia reale del patrimonio immobiliare e fondiario (sito a Lecco, Racconigi, Milano e Cadeo, più la tenuta agricola della Tagliatella). Altre conferme provenivano dal fatto che, per esempio, nel 1931 il "credito [di 3 milioni lire] presso Lecco non [avesse] avuto alcun utilizzo per cassa" e che nel 1932, sempre presso Lecco, le giacenze liquide fossero oscillate tra un "minimo di lit. 2.089.000 e un massimo di lit. 5.469.000".
Con l'ampliamento del giro d'affari e il consolidamento della domanda alimentare nazionale e, più in generale, in seguito al ripiegamento interno provocato dalla svolta autarchica e dalle conseguenze della crisi economica dopo il 1929, nonché dalle sanzioni, i fratelli Locatelli si trovarono ad affrontare le problematiche derivanti dalla vendita di una gamma di prodotti che, progressivamente, alla tipologia tradizionale sovrapponeva la qualità di appartenere a una marca precisa e di soddisfare esigenze di mercato specifiche. Il riconoscimento delle nuove realtà e gli strumenti per inserirvisi si concretizzarono nel 1935, quando, per iniziativa di Ercole (nato nel 1910), uno dei figli di Umberto, d'accordo e con il finanziamento del padre, fu ricomprato da E. Galbani, per la somma di lire 600.000, l'impianto di Robbio - avviato all'inizio del secolo dal nonno Giovanni - ora denominato, con tutti gli ampliamenti successivi, Latterie industriali riunite (LIR) e strutturato in società per azioni.
L'ingresso della LIR nel mercato dei formaggi freschi si rivelò tutt'altro che facile: furono affrontati i problemi organizzativi della distribuzione e della localizzazione più conveniente dei depositi; furono acquistati nuovi macchinari e venne lanciato (sullo scorcio degli anni Trenta) un prodotto innovativo come il formaggino Mio, destinato ai bambini.
Tuttavia i bilanci aziendali restarono per alcuni anni passivi, fondamentalmente fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, quando, per effetto delle forniture all'autorità militare, comparvero finalmente gli utili.
Dopo la guerra, i Locatelli si trovarono ad affrontare problematiche simili a quelle nelle quali la LIR si era dibattuta nella seconda metà degli anni Trenta, aggravate dal fatto che ben presto, nell'affollato orizzonte alimentare italiano, le agguerrite multinazionali europee e americane del settore inaugurarono una politica ben più aggressiva di quella svolta in precedenza.
In sostanza i Locatelli disponevano di un'organizzazione commerciale del tutto inadeguata ai nuovi tempi, anche perché la peraltro breve attività svolta dalla LIR aveva prodotto una struttura destinata a una distribuzione di dimensioni ancora molto ridotte, se è vero che gli agenti non superavano il centinaio e il centro di raccolta dei formaggi più a Sud era quello di Firenze.
Ercole, sul quale ricaddero le responsabilità gestionali maggiori nel dopoguerra, si trovò a combattere contro antagonisti ben più forti di lui, giacché capillarmente insediati nel mercato, come erano senz'altro, nell'ambito della concorrenza italiana, la Galbani e la Invernizzi. Riuscì, tuttavia, a ottenere alcuni successi.
Il formaggino Mio, per esempio, verso la metà degli anni Cinquanta superò le secche indotte dal suo alto prezzo e le vendite ricevettero un forte impulso per effetto di promozioni commerciali - la famosa serie di figurine delle quali erano corredati (peraltro già usata negli anni Trenta) e una delle prime vendite secondo la formula "paga due per tre" - e dell'addizione di vitamine, fatta d'intesa con la casa farmaceutica Roche. I Locatelli riuscirono anche a sfruttare il crescente apprezzamento della mozzarella sui mercati esterni alle regioni in cui questa veniva tradizionalmente prodotta, organizzando consegne quotidiane a Milano e a Catania di mozzarelle fresche direttamente dalla tenuta di Cisterna di Latina di proprietà della famiglia. La produzione di questo formaggio fu poi spostata nei caseifici di Moretta e, grazie anche alla pubblicità televisiva, ottenne, col marchio Pizzaiola, un importante successo nelle vendite.
Ma la dispersione territoriale della produzione e le dimensioni modeste degli impianti di distribuzione continuavano a rappresentare uno svantaggio e significavano costi mediamente più alti di quelli dei concorrenti; nonostante le dimensioni dell'organizzazione di vendita fossero accresciute in rapporto all'incremento del volume di affari, essa restò largamente inferiore a quella della quale disponevano i concorrenti. Un tentativo di soluzione fu predisposto nel 1958 quando la LIR e la Mattia Locatelli confluirono nella Locatelli spa, attraverso la quale fu possibile raggiungere un maggiore coordinamento organizzativo e finanziario.
Tuttavia nel 1962, Ercole - a lungo presidente di Assolatte e rappresentante italiano nella Assilec -, dopo aver convinto anche il resto della famiglia, decise di vendere l'azienda alla multinazionale svizzera Nestlé.
Ercole rimase comunque alla presidenza della Locatelli fino al 1970 per poi tornarvi nel 1975, chiamato dalla Nestlé stessa; alcuni dei suoi fratelli divennero a loro volta dirigenti del gruppo svizzero.
Alla fine degli anni '90, il gruppo francese della famiglia Besnier acquistò il marchio Locatelli e l'intera attività dell'azienda dalla Nestlè, fatta eccezione dello stabilimento di Moretta che rimase alla Nestlè. Nel 1997 l'impresa italiana lattiero-casearia Auricchio acquistò dalla Nestlè Italia la divisione prodotti ovini di Locatelli, divenendo titolare del marchio Locatelli esclusivamente per gli Stati Uniti (Locatelli Usa), ancor oggi il Pecorino Romano di marca Locatelli prodotto nello stabilimento sardo di Macomer (FOI - gruppo Auricchio) è il più conosciuto e leader nel mercato nordamericano. Nel 2008, con la nascita del gruppo Lactalis Italia, Locatelli viene nuovamente comprata e viene in definitiva assimilata alla multinazionale francese.
Fonti e Bibl.: È utile consultare i verbali del consiglio di amministrazione della LIR (1935-42) conservati a Milano nell'archivio aziendale della Locatelli. Milano, Arch. stor. della Banca commerciale italiana, L. Mattia, Verbale del Comitato della Direzione centrale, 1922-50; L. Mattia, Copialettere Ettore Conti (1933), 5/184; LIR, Verbale del Comitato della Direzione Centrale, 1944-48; Diz. stor. illustrato di Lecco e della sua provincia, Lecco 1996, sub voces: Caseificio, Ballabio, L. Mattia; Omaggio della ditta L. Mattia ai suoi collaboratori e clienti 1860-1874-1924, s.l. né d.; L., una secolare tradizione nell'industria del latte. Congresso di Milano 23 marzo 1958, Milano 1958; P. Ferrari, L'industria del latte in Italia, Piacenza s.d. [post 1970], pp. 164 s.; J. Heer, Nestlé: centoventicinque anni dal 1866 al 1991, Vevey 1991, p. 258; F. Mandressi, L'industria casearia dall'Unità agli anni Trenta. Il caso Galbani, tesi di laurea, Università degli studi di Milano, a.a. 1998-99, pp. 127-134; Id., La nascita del caseificio industriale in Lombardia, in Annali di storia dell'impresa, 1999, n. 10, pp. 582 s.; Latteria Soresinese 1900-2000. Storia di un'impresa, a cura di G. Bigatti, Milano 2000, ad ind.; Oro bianco. Il settore lattiero-caseario in Val Padana tra Otto e Novecento, a cura di P. Battilani - G. Bigatti, Lodi 2002, ad indicem.
Eugenio Caruso
- 20 luglio 2017
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