Io lavoro sempre con la convinzione che non esista, in fondo, nessun problema irrisolvibile.
Jung
INVENTORI E GRANDI IMPRENDITORI
In questa corposa sottosezione illustro la vita di quei capitani d'industria e/o inventori che hanno sostanzialmente contribuito al progresso industriale del mondo occidentale con particolare riguardo dell'Italia e del made in Italy. Anche con riferimento alle piccole e medie imprese che hanno contribuito al progresso del Paese.
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Carlo Benedetto Ginori Lisci (Firenze, 29 novembre 1851 – Firenze, 23 agosto 1905),
La famiglia era originaria del contado di Calenzano e si inurbò a Firenze con il notaio ser Giovanni Ginori, andando ad abitare nella zona di San Lorenzo, dove nascerà il loro principale palazzo, che ancora oggi dà il nome a via de' Ginori.
I Ginori furono mercanti ed ebbero banchi in proprio che prestavano denaro in tutta Europa tramite varie filiali. Non mancarono le cariche politiche e nel secolo XV Gino di Giovanni venne eletto priore.
Gabriello di Piero (nato nel marzo 1450) fu il primo a ottenere un titolo nobiliare, divenendo prima consigliere di Ludovico il Moro e poi conte palatino da Massimiliano I d'Asburgo. Durante la presa di potere dei Medici i Ginori ne furono alleati, seppure tenendone le distanze. Più importanza assunse la famiglia durante il Ducato, prima, e il Granducato poi.
I figli di Pietro Ginori, sposato a Maddalena Strozzi, divisero il casato in due rami: Gino, che tenne il titolo comitale e fu il capostipite dei Ginori Conti, e Leonardo, che fu il capostipite dei Ginori Lisci e che in seguito ottenne il titolo di marchese. Leonardo Ginori era sposato a Caterina Soderini, la donna che fu usata come esca da Lorenzino de' Medici (figlio di sua sorella Maria) nell'agguato dove perse la vita Alessandro de' Medici.
Carlo di Leonardo fu priore nel 1513 e gonfaloniere di giustizia nel 1527, oltre che mecenate. Nella seconda metà del Cinquecento i Ginori ingrandirono il palazzo di famiglia, scambiando una proprietà con lo scultore Bartolomeo Ammannati. Pure figlio di Leonardo e fratello quindi di Carlo fu il condottiero Bartolommeo Ginori, di imponente costituzione fisica, che pare fece da modello al Giambologna per il Ratto delle Sabine.
Nel XVIII secolo il marchese Carlo Ginori fu un importante uomo politico nella delicata fase di transizione che vide il passaggio del potere in Toscana dai Medici ai Lorena, oltre che un vulcanico imprenditore, noto soprattutto per aver fondato nel 1735 la Manifattura di porcellane di Doccia nella tenuta della sua villa presso Sesto Fiorentino. Nel 1738 ottenne il titolo di marchese in premio ai suoi servigi ed alla sua attività imprenditoriale. Suo figlio Lorenzo continuò l'opera del padre, curando la manifattura di porcellane (dal 1758 al 1791) e portandola ad essere una delle più importanti e rinomate d'Europa, con una qualità artistica che poteva rivaleggiare con Meissen e Vienna. Seguirono alla direzione Carlo Leopoldo Ginori (1792-1837), Lorenzo Ginori (1838-1878) e Carlo Benedetto Ginori (1879-1896), che fuse la società con la Richard di Milano dando origine alla Richard-Ginori.
Nel XIX secolo lavorò per la manifattura Ginori il fratello di Carlo Lorenzini (detto Collodi, l'autore di Pinocchio), Paolo, che ebbe prima la posizione di segretario e poi di "ministro", ossia direttore generale. Paolo e Carlo abitarono nel palazzo Ginori di via de' Rondinelli, come ricorda una targa sulla facciata dell'edificio. Importanti uomini politici furono i senatori Piero Ginori Conti e Lorenzo Ginori Lisci, quest'ultimo anche sindaco di Firenze.
Carlo Benedetto Ginori Liscierzo esponente della dinastia imprenditoriale Ginori è il primo dei quattro figli del senatore Lorenzo Ginori Lisci e nipote del marchese Carlo Ginori, fondatore della manifattura delle porcellane di Doccia. Compie i suoi studi nel collegio Tolomei di Siena, dove riceve una formazione al tempo stesso umanistica e tecnico-scientifica, approfondendo quest'ultima con un lungo soggiorno in Germania, dedicato alla visita dei locali stabilimenti industriali. Quando suo padre viene a mancare le disposizioni testamentarie, che prevedono la partecipazione nella manifattura delle ceramiche dei quattro fratelli in quote uguali, non sono rispettate. Carlo si ritrova con una quota di poco superiore della metà del capitale azionario, la proprietà del suo intero patrimonio immobiliare (fabbrica, case degli impiegati e operai) e la carica di gerente. La gestione effettiva dello stabilimento di Doccia, tuttavia, è affidata al direttore Paolo Lorenzini (fratello del più celebre Carlo), che negli ultimi anni di vita di Lorenzo si era occupato dell'ammodernamento tecnologico della produzione.
La scelta di affidarsi al direttore è dovuta alla scarsa propensione imprenditoriale di Carlo ma anche dei suoi fratelli, ed è un bene perché nei quattordici anni successivi Lorenzini raddoppia il giro d'affari, gli utili netti (che salgono a 4,5 milioni di lire), e aumenta il numero dei dipendenti a 1.300. La modesta produzione di porcellane e maioliche artistiche per un pubblico elitario viene affiancata con quella di oggetti di uso comune come i corredi da bagno e i servizi da tavola, venduti a prezzi accessibili anche alle fascia media della popolazione. Questa crescita lenta ma costante del fatturato e dell'occupazione è monetizzata dal Ginori in voti elettorali. Membro dalla fondazione dell'Unione Liberale Monarchica di Firenze nel 1882, approfittando dell'allargamento del corpo elettorale si candida nel primo collegio di Firenze, dove riesce eletto con 5.201 voti, gran parte dei quali provenienti dai suoi dipendenti e da rappresentanti e clienti della ditta. Rieletto nello stesso collegio nel 1886 e nel 1890 alla Camera siede sui banchi della destra e da liberale moderato, non pregiudizialmente ostile alle proposte della sinistra costituzionale, appoggia i governi trasformisti di Agostino Depretis.
L'elevata ricchezza, il mandato parlamentare e il minimo impegno nell'impresa di famiglia ne fanno per tutti gli anni '80 un protagonista delle cronache mondane e della vita sociale altolocata, e non solo a Firenze, impegnato in svariate attività nel settore della cultura (nomina a Regio commissario per le antichità e le belle arti della Toscana, animatore della Società Dante Alighieri) e della beneficenza (patronato di asili, presidenze di società di mutuo soccorso). Amante fin dalla gioventù del mare, dell'avventura e dello sport, partecipa a tornei di scherma in tutta Europa e nel 1899 prende in affitto dal demanio l'Isola di Montecristo, che diventa punto di ritrovo degli yacht dei nobili dell'intero continente, azione che gli vale la nomina a presidente del Royal Yachting Club d'Italia.
Sul finire del decennio torna ad occuparsi di politica guidando una lista moderata nel comune di Sesto Fiorentino, nel quale è ubicata la manifattura di Doccia, ottenendo un buon risultato politico con la vittoria di misura sulla coalizione democratico-popolare. Il risultato comunque buono di quest'ultima, sintomo di un possibile rovesciamento degli equilibri politici locali, è un segnale che Ginori non coglie; la sua posizione politica è al momento buona e la rielezione alla Camera nel 1890, primo degli eletti del collegio con grande vantaggio sui candidati democratico, socialista e radicale, aumenta la sua già forte sicurezza personale. L'anno successivo, tuttavia, viene a mancare Paolo Lorenzini e per l'impresa, affidata a un nuovo direttore che si rivela scarsamente capace, inizia una fase discendente. I quattro fratelli Ginori decidono di rispolverare il patto di gestione pari quota stabilito dal padre nel testamento e a suo tempo non rispettato, ma l'incapacità imprenditoriale e il continuo trascurare i problemi non fanno che rinviare l'inevitabile.
Il calo della produzione e delle vendite e la mancanza di investimenti nell'adeguamento tecnologico degli impianti trascinano la Ginori in una crisi finanziaria sempre più preoccupante, al punto da far decidere ai quattro fratelli la cessione della fabbrica e di ogni sua pertinenza alla Società ceramica Richard, cui viene concesso di affiancare il proprio nome a quello dei Ginori, dando vita alla Richard Ginori.
La dinastia Ginori esce così dalla proprietà della manifattura a 160 anni dalla sua fondazione, e le conseguenze non tardano a manifestarsi. Alla crisi economica dell'impresa hanno contribuito in maniera decisiva una serie di investimenti di Carlo Ginori rivelatisi alla lunga fallimentari. Aveva ad esempio promosso l'estrazione della torba dal lago di Massaciuccoli per impiegarla quale combustibile per le fornaci di Doccia, ma all'impegno di un consistente capitale e di mezzi tecnici della manifattura segue un totale fallimento dell'impresa, di cui non si erano accortamente previsti i costi e la resa effettiva del nuovo combustibile. Sempre attingendo alle risorse dell'impresa di famiglia promuove l'estrazione di petrolio da alcune sue terre e la costituzione a Londra di una società per lo sfruttamento delle miniere di mercurio di Cortevecchia, sempre con risultati disastrosi. L'eco di queste imprese rimbalza sulla stampa, che già da tempo lo segue per la sua vita culturale e mondana, e ne compromette la figura. Rieletto nel 1892 nel terzo collegio di Firenze, dove è trasmigrato dopo la cessione dell'impresa e il venir meno del sostegno elettorale fino ad allora goduto, viene battuto in quelle del 1895 dal candidato socialista per 1.036 voti contro 1.011.
In questi anni ha intanto maturato un nuovo interesse, l'automobilismo. Grazie alla quota ricavata dalla vendita dello stabilimento di Doccia, che gli consente di mantenere il suo elevatissimo tenore di vita, esibisce per le vie di Firenze la prima automobile della città, una Panhard e Levassor (probabilmente una Type A allora in produzione), pagata 5.000 franchi. Il nuovo mezzo appare foriero di grandi successi e con altri esponenti della nobiltà tenta anche di dar vita a una produzione italiana di automobili, che ha però scarso successo. Fa anche parte del consiglio di amministrazione della Adami, società che nel 1901 costruisce una 16hp battezzata Rondine, dotata di un motore sviluppato in proprio dall'ing. Guido Adami. Nel 1900 fonda il Club automobilisti d'Italia che nel 1905 si associa come sezione fiorentina al neonato Automobile Club d'Italia. Nello stesso anno viene nominato senatore a vita come deputato dopo tre legislature o sei anni di esercizio e trascorre i suoi ultimi anni lontano dalla politica, dedito unicamente ai suoi interessi personali.
Questa storia mostra come un grande nome e un grande marchio non sono sufficienti per tenere in vita un'impresa, per la quale occorre invece un grande imprenditore.
Sintesi storica
1896 Viene fondata la Società Ceramica Richard Ginori: si assiste ad una conseguente espansione dell'attività manifatturiera artistica ed industriale che porta al conseguimento di due innovativi brevetti: Pirofila (1897-1898 circa) e Porcellana Euclide (1940 circa) pensata espressamente per i laboratori chimici.
1923 La direzione artistica viene affidata a Gio Ponti il quale introduce un forte rinnovamento: la manifattura si affaccia sullo scenario europeo con nuove soluzioni decorative, in linea con gli stili artistici dell'epoca.
1954 La direzione artistica viene affidata a Gio Ponti il quale introduce un forte rinnovamento: la manifattura si affaccia sullo scenario europeo con nuove soluzioni decorative, in linea con gli stili artistici dell'epoca.
1985 Attenta alle variazioni del gusto e dei nuovi stili di vita, la Manifattura si rinnova affidandosi all'esperienza dei più grandi designers italiani del momento: Franco Albini, Franca Helg, Antonio Piva, Sergio Asti, Achille Castiglioni, Gabriele Devecchi, Candido Fior, Gianfranco Frattini, Angelo Mangiarotti, Enzo Mari e Aldo Rossi.
2013 Attenta alle variazioni del gusto e dei nuovi stili di vita, la Manifattura si rinnova affidandosi all'esperienza dei più grandi designers italiani del momento: Franco Albini, Franca Helg, Antonio Piva, Sergio Asti, Achille Castiglioni, Gabriele Devecchi, Candido Fior, Gianfranco Frattini, Angelo Mangiarotti, Enzo Mari e Aldo Rossi.
Eugenio Caruso
- 15 dicembrec 2017
Tratto da