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Cocceo Nerva, il capostipite degli imperatori adottati


GRANDI PERSONAGGI STORICI - Ritengo che ripercorrere le vite dei maggiori personaggi della storia del pianeta, analizzando le loro virtù e i loro difetti, le loro vittorie e le loro sconfitte, i loro obiettivi, il rapporto con i più stretti collaboratori, la loro autorevolezza o empatia, possa essere un buon viatico per un imprenditore come per una qualsiasi persona.

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Nerva

Marco Cocceio Nerva (Narni, 8 novembre 30-Roma, 27 gennaio 98 d.C.) fu il primo imperatore romano adottante, che diresse e amministrò lo Stato dal 18 settembre 96 sino al suo decesso, verificatosi il 27 gennaio del 98 d.C.
Venne alla luce nella colonia romana di epoca remota di Narnia, l’attuale Narni (TR), figlio di Cocceio Nerva, celebre giurisperito, e di Sergia Plautilla, figlia del console Popilio Lena. Ebbe un fratello, Gaio Cocceio Nerva. Grande amico di Vespasiano (Cittareale, 17 novembre 9-Cotilia, 23 giugno 79 d.C.), che lo volle generale e governatore della Mauretania. È stato l’ultimo imperatore originario dell’Italia. Nerva non seguì la consueta carriera politica (cursus honorum), sebbene sia stato console nel 71 d.C., nel corso dell’esercizio del potere imperiale da parte di Vespasiano, e sotto Domiziano (Roma, 24 ottobre 51-Roma, 18 settembre 96 d.C.) nel 90 d.C.
Nel momento in cui si raggiunse un'intesa segreta, tra un numero limitato di persone, per abbattere Domiziano, Nerva dette il proprio consenso a diventarne il successore. Era tenuto in buona considerazione come senatore di età avanzata e conosciuto come essere umano, indulgente e prudente. Alla dipartita di Domiziano, Nerva venne proclamato imperatore in Senato da tutti e tre i ceti (senatorio, equestre e plebeo), favorevoli alla sua nomina. Quando fu a capo dello Stato, periodo corto ma proficuo, decise che fosse assolutamente necessario optare per il principato adottivo. Questa risoluzione contemplava che l’imperatore dovesse stabilire prima della sua scomparsa il successore tra i senatori. Tutto ciò induceva i medesimi a prendere coscienza delle loro responsabilità. In più, a partire dal 69 d.C. (anno dei quattro imperatori – Galba, Otone, Vitellio e Vespasiano) i membri del Senato arrivavano pure dai territori conquistati da Roma, su cui avevano giurisdizione i proconsoli o i propretori, rinnovando in questo modo l’assemblea che era costituita, fino ad allora, dagli esponenti delle più importanti famiglie aristocratiche romane.
Inoltre Nerva, ed anche Traiano (Italica, 18 settembre 53-Selinus in Cilicia, 8 agosto 117 d.C.), furono lungimiranti, appoggiando pure gli altri ceti e comunicando che il successore poteva essere pure un plebeo. Le loro aspettative non rimasero tali: difatti, stando a Tacito, nel suo governo Nerva fuse i concetti di impero, libertà e pace, avviando un secolo che in seguito verrà ritenuto aureo. Una volta eletto, fece sospendere le sopraffazioni violente condotte ai danni dei cristiani, concesse a coloro che vivevano in esilio di ritornare a Roma, eliminò le cause in cui erano perseguiti i reati contro il sovrano o contro la sicurezza sua e dello Stato, dette nuovi poteri al Senato, venne in aiuto degli indigenti con i suoi averi, abrogò il fiscus iudaicus, che colpiva gli Ebrei dell’impero romano, e la vicesima hereditatum (Legge emanata in età augustea: introdusse un’imposta successoria pari al 5% del patrimonio ereditario e regolò, altresì, la procedura relativa all’apertura del testamento, stabilendo che le tabulæ testamentariæ dovevano essere aperte dinanzi all’ufficio preposto alla riscossione dell’imposta. Fu perfino considerato eccessivamente indulgente dal Senato e vi fu un complotto ai suoi danni sventato con l’allontanamento a Taranto di colui che ne era il principale sostenitore (il senatore Calpurnio Crasso). Nel 97 d.C. divenne console per la terza volta, essendogli collega Lucio Verginio Rufo[10] (Como, 14-Roma, 97 d.C.).
Già anziano e infermo, Nerva prese la decisione di adottare un individuo. A vantaggio dello Stato non desiderò come suo successore un uomo della propria casata, ma optò per Marco Ulpio Traiano, comandante delle unità militari dislocate lungo la frontiera renana, a danno del governatore della Siria, Marco Cornelio Nigrino Curiazio Materno. L’adozione si verificò contemporaneamente a un decisivo scontro militare in Pannonia, che permise all’adottato Traiano di avere l’appellativo di Cesare Germanico. Nerva lo volle proconsole e gli attribuì la tribunicia potestas. L’imperatore fu ancora una volta console, assieme a Traiano, nel 98 d.C., ma cessò di vivere dopo tre mesi dalla nomina. Il suo successore stabilì che vi fossero delle esequie solenni e i resti del corpo di Nerva vennero collocati nel mausoleo di Augusto.
All'interno della storia romana si definisce abitualmente età degli Imperatori adottivi (o Imperatori d'adozione) il periodo che va dal 96 (elezione di Nerva) al 180 (morte di Marco Aurelio), caratterizzato da una successione al trono stabilita non per via familiare, ma attraverso l'adozione, da parte dell'imperatore in carica, del proprio successore (Nerva, Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio).. Unanimemente considerata una delle età più splendenti della storia romana, l'età degli Imperatori adottivi ha fatto seguito ai travagli degli ultimi anni della Dinastia dei Flavi e ha preceduto il ritorno al principio dinastico con Commodo e la successiva guerra civile romana (193-197). Anche Commodo è incluso idealmente e il suo principato è considerato la conclusione degli Imperatori adottivi. A volte, due dei cinque "buoni imperatori" del II secolo (Antonino Pio e Marco Aurelio, escludendo nei computi Lucio Vero, co-imperatore nei primi anni di Marco) vengono raccolti, assieme a Commodo, in una dinastia degli Antonini, che tuttavia non è una dinastia in senso stretto: gli imperatori infatti salivano al trono non in seguito alla loro parentela, ma in quanto scelti come successori dal loro predecessore, dal quale venivano formalmente adottati, poiché gli adottanti erano quasi tutti privi di eredi maschi. Gli imperatori erano comunque imparentati tra loro più o meno alla lontana e questi legami familiari includono anche le famiglie di Traiano (della gens Ulpia) e di Adriano (della gens Elia). Questi ultimi due erano cugini. Antonino Pio aveva una parentela lontana con Adriano. Marco Aurelio era il nipote di Antonino (Faustina maggiore, moglie di Antonino, era sorella del padre di Marco), che sposerà la cugina, figlia di Antonino stesso, Faustina minore. Lucio Vero, adottato con Marco da Antonino, sposò la figlia di Marco stesso, Annia Aurelia Galeria Lucilla, divenendone il genero. Commodo, infine, era il figlio naturale di Marco Aurelio. Grande importanza ebbero le figure femminili: ascoltate consigliere di Traiano erano la moglie Plotina, la sorella Marciana (che alla sua morte venne divinizzata) e la figlia di costei, Matidia. Anche i legami familiari passarono spesso per la linea femminile, come nel caso del citato legame di Marco Aurelio con Antonino.

Eugenio Caruso - 2 gennaio 2018

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www.impresaoggi.com