L'uomo sappia quale meta intende raggiungere, da dove ha tratto origine, che cosa gli giova, che cosa gli nuoce, ciò che deve cercare, da quali pericoli guardarsi, in cosa consiste la ragione, che distingue il desiderabile dall'evitabile, che doma, sia il furore delle passioni, che l'assillo crudele della paura.
Seneca Lettere morali a Lucilio
Gli economisti affermano che allo scontro tra ideologie politico-economiche, conclusosi alla fine degli anni '80, è subentrato lo scontro tra due diverse forme di capitalismo: quello convenzionale e il turbo-capitalismo (1) che si caratterizzerebbe per aver disconosciuto ogni paternità e per riuscire a sfuggire al controllo di qualsiasi potere politico.
Diverse sarebbero le cause della nascita di questo capitalismo accelerato.
- La caduta delle barriere politiche.
- Le privatizzazioni.
- Le liberalizzazioni.
- La tecnologia.
- La globalizzazione.
- La deregulation.
- L'importanza sempre maggiore dalle piccole e medie imprese.
- La transizione verso un'era dominata dalla conoscenza.
- Un cambiamento demografico senza precedenti.
- Un'era non più dominata dai poteri politico e militare.
Questi elementi oggettivi, afferma Luttwak, «Guidano il sistema economico verso strade inesplorate, impongono regole diverse, nuove strategie e svolte radicali ai sistemi di gestione delle imprese, le quali stanno vivendo la transizione dall'era della competizione a quella dell'ipercompetizione».
In questo scenario, nel quale, i paradigmi classici, le convenzioni e le ortodossie sono messi in discussione dalle imprese più avanzate, costantemente, alla ricerca di nuove modalità per insidiare le posizioni delle imprese concorrenti, sembra opportuno affrontare il tema "Quali modelli di impresa risultano, oggi, più competitivi".
Nel Sito Impresa Oggi, in un periodo in cui sembrerebbe ritornato di moda lo slogan «grande è bello» (2) che, ciclicamente, si alterna con l'avversativo «piccolo è bello», nella sezione Gestione d’impresa e in quella Impresa eccellente vengono, sistematicamente, condotte analisi volte a indicare quale dovrà essere il modello strutturale-operativo cui l’impresa, specialmente la piccola e media, dovrà attenersi per uscire vincente dalle complesse sfide poste dalla globalizzazione e quali sono i modelli gestionali più adatti. Anche in un mio libro sono analizzati, in dettaglio, i modelli di impresa che meglio si adattano alla moderna economia.
Queste analisi sono accompagnate dallo studio dell'evoluzione dell'impresa nell'ultimo secolo, studio condotto nella sezione Economia, Ci si è resi conto conto che il fil rouge che collega i vari periodi della storia dell'impresa è il cambiamento, spesso repentino, dirompente, imprevisto. Richard Lowe, della HP, ha affermato «Il ritmo del cambiamento è così rapido che la capacità di cambiare costituisce, oggi, il principale vantaggio competitivo delle imprese».
Giova osservare che se il tessuto produttivo di tutti i paesi industrializzati poggia sulla piccola e media impresa, lo stesso vale per l'Italia. Vi sono però alcuni caratteri distintivi, che fanno del sistema produttivo italiano un'anomalia.
- La dimensione media delle nostre Pmi è sensibilmente inferiore a quella degli altri paesi più industrializzati.
- Le Pmi, addette alla produzione, operano principalmente nel campo della componentistica, come sub-fornitrici di grandi imprese, per lo più, estere.
- Molte Pmi operano nel settore del design, settore molto sensibile alla caduta dei consumi, nei periodi di crisi e, costantemente, sottoposto alle contraffazioni (3).
- La presenza della grande industria nazionale è debole, se non marginale.
- Il sistema creditizio è fragile.
- I sistemi dei trasporti, della pubblica amministrazione, delle politiche di sostegno alle imprese sono spesso obsoleti e impastoiati da una burocrazia legata a centri di potere.
Nel corso delle nostre analisi non teniamo conto di questa realtà, che rende più complessa la gestione delle nostre imprese, ma che, probabilmente, ha creato negli imprenditori gli anticorpi necessari per sopravvivere in mercati sempre più competitivi e globali.
È facile trovare nelle librerie specializzate traduzioni di testi anglosassoni o trattati che si rifanno ai modelli organizzativi statunitensi; ora, senza voler peccare di provincialismo, l'autore, che ha acquisito un'ampia conoscenza del mondo della piccola e media impresa e che è lui stesso imprenditore, ritiene che, spesso, questi riferimenti non si accordano con la tipicità dell'impresa italiana e che sia necessario uno sforzo per non appiattirsi sui modelli che sono proposti all'impresa anglosassone.
In questi Sito, peraltro, non mi pongo gli obiettivi di indicare strade da percorrere, di porre barriere ai comportamenti aziendali o di prescrivere ricette taumaturgiche per il successo. Io mi comporto da storiografo e riporto quelli che sono i successi e gli scenari, visti e vissuti in centinaia di imprese "vitali". Questi scenari variegati e, a volte contraddittori, sono riportati secondo una logica razionalista che tenta di creare ordine là dove appaiono prevalere l'imprevedibilità, la fantasia, l'insofferenza alle regole e alle classificazioni.
D'altra parte, ricercatori, professori universitari, consulenti analizzano l’impresa come oggetto di indagine osservabile dall'esterno tramite gli strumenti convenzionali: modelli matematici, statistiche, comparazioni, misure standard delle performance. Questi strumenti, spesso, sono inadeguati e lasciano nell'ombra i valori dell'impresa osservata; ne risultano rapporti e analisi che non dànno l'immagine reale di questo mondo e che, anzi, contribuiscono alla diffusione di luoghi comuni e falsità. Personalmente, ho dovuto riconoscere che solo frequentando il mondo dell’impresa, solo parlando con gli imprenditori e con i suoi collaboratori è possibile coglierne le logiche della produzione, dell'organizzazione, dell'innovazione e dello spirito di identità, che è sempre presente, e che rappresenta uno strumento primario di vantaggio competitivo.
È necessario chiudere questo articolo ribadendo cosa s'intende per impresa e a quale tipologia d'impresa le idee espresse in questo Sito sono dirette. È impresa, sicuramente, il soggetto industriale che realizza manufatti, è impresa chi fornisce servizi, dagli operatori turistici, agli studi di consulenze, dalle strutture di trasporto pubblico e privato, ai commercianti; è impresa ogni soggetto al quale siano richieste capacità di gestione di risorse umane e materiali, e, quindi, anche media, ospedali, istituti d'istruzione e formazione, amministrazioni pubbliche, centri di ricerca, organizzazioni confessionali e quant'altro rientri nella succitata categoria. Io ritengo non sfugga al concetto di impresa la gestione familiare che comporta doti di gestione amministrativa, di comunicazione, di valutazioni strategiche e tattiche.
Eugenio Caruso
04-10-2007
(1) Termine coniato da Edward Luttwak.
( 2) Basta pensare alle grandi concentrazioni nei settori della farmaceutica, dell'auto, dei media, delle banche, delle assicurazioni.
(3) Una recente indagine ha rilevato, ad esempio, che in Russia il 50% dell'abbigliamento, il 47% dei prodotti alimentari, il 37% di Cd, audio e video, il 31% dei medicinali, made in Italy, sono contraffatti. Giova notare che l’Italia è uno dei maggiori produttori di prodotti contraffatti.