Non c'è niente di più facile che indirizzare giovani spiriti all'amore dell'onestà e della giustizia.
Seneca, Lettere a Lucilio
Le innovazioni tecnologiche
degli ultimi anni hanno avuto e
continuano ad avere un ampio
impatto sulla vita di tutti i giorni e sul
mondo del lavoro in particolare. È per
questa ragione che oltre al paradigma
Industria 4.0 si è coniato il termine Lavoro
4.0, intendendo con questa definizione la
necessità di adeguare le modalità di lavoro
alle modifiche organizzative insite nei
nuovi processi produttivi.
I dati che sono stati presentati dal Governo, nell’incontro
della 2ª Cabina di regia del Piano
nazionale Impresa 4.0, parlano di circa
3 milioni di lavoratori coinvolti, nei
prossimi 10-15 anni, nei processi di
riqualificazione.
La necessità di concentrare l’attenzione
e gli investimenti sia organizzativi che
finanziari, sul tema delle competenze dei
lavoratori è stata indicata dal sindacato,
e dalla Cisl in particolare, come una
priorità. Riguardo al tema Impresa
4.0, due questioni oggi ci sembrano
imprescindibili affinché il nostro Paese
possa giocare un ruolo competitivo a
livello globale: la costruzione di una
rete infrastrutturale per la banda larga
e ultra larga, investimenti significativi
per migliorare e ampliare le necessarie
competenze e le nuove abilità.
Il tema delle competenze andrebbe
approcciato almeno su due fronti: quello
scolastico, ricomprendendo i diversi livelli
formativi e dando impulso a seri progetti
di alternanza scuola-lavoro e quello
dell’aggiornamento professionale di chi
già lavora, con l’obiettivo di minimizzare
la cosiddetta disoccupazione tecnologica.
Riteniamo pertanto che vi siano due
questioni sulle quali focalizzare l’attenzione:
l’adeguamento dei contenuti formativi
dei percorsi scolastici istituzionali,
adeguamento che andrebbe fatto dalle
scuole medie all’università e la questione
che si potrebbe definire della transizione.
Transizione tecnologica tout court ma
in particolare quella verso le nuove
professionalità e verso le nuove mansioni
dei lavoratori attualmente in forza.
Concentrandoci sulla transizione e
partendo dalle ultime novità, valutiamo
positivamente che nella proposta
di legge di Bilancio per il 2018 sia
prevista una detrazione d’imposta per
la formazione dei lavoratori dipendenti
dalle imprese che hanno investito nelle
tecnologie indicate dal Piano nazionale
Impresa 4.0. A questo proposito, sarebbe
utile collegare questa iniziativa ai Fondi
Interprofessionali a cui ogni anno lo
stato detrae 120 milioni di euro delle
risorse potenziali. Se quindi è importante
stimolare la formazione dei lavoratori
dipendenti, agevolando le imprese, non
sembra coerente che lo stato tolga risorse
ai fondi che hanno proprio questa finalità.
Riguardo al tema Impresa 4.0, già
sappiamo che ad essere sostituite dalle
nuove tecnologie digitali saranno le
attività più standardizzate e codificate.
È altresì chiaro che nei prossimi anni
tenderanno a scomparire alcune tipologie
di lavoro (quelle ripetitive e pesanti),
mentre ne nasceranno di nuove.
In termini generali, occorrerà rendere
fruibili, a tutti i lavoratori, i diritti
soggettivi alla formazione. Formazione,
che necessariamente non potrà essere solo
tecnica ma anche umanistica (giova ricordare che è uno degli obiettivi principali di IMPRESA OGGI), intendendo
che questa modalità formativa dovrà
educare la personalità dell’individuo ed
essere in grado di utilizzare un insieme
di politiche attive del lavoro tali da
permettere di passare da un lavoro
all’altro più facilmente, incrementare di
continuo la professionalità, rilanciare
l’istituto contrattuale delle 150 ore,
garantire l’attestazione delle competenze
professionali acquisite nella vita lavorativa.
L’innovazione digitale dell’industria e
dell’economia sfida anche il sindacato.
Nella contrattazione collettiva si dovrà
riaffermare la centralità della persona
nel lavoro, consapevoli che i lavoratori
non sono una risorsa da sfruttare ma un
bene da valorizzare. Anche il sindacato
dovrà pertanto essere pronto e sfidante
sui temi dell’innovazione digitale e dei
cambiamenti nel lavoro.
È con questo obiettivo che abbiamo dato
vita al Laboratorio Cisl Industria 4.0,
costruendo un luogo della Cisl dedicato
all’approfondimento e allo studio delle
trasformazioni tecnologiche e digitali
nei processi produttivi e sull’insieme
dell’economia e degli impatti che essi
determinano sul lavoro e sull’occupazione.
Abbiamo scelto la formula del
Laboratorio per favorire la costruzione
di una riflessione in comune con i
nostri delegati, per andare oltre la sola
“narrazione” di Industria 4.0 presente
in letteratura e dotarci di un autonomo
spazio di osservazione e studio
dell’implementazione di Impresa 4.0
nelle realtà concrete del lavoro.
Questo studio ha coinvolto numerosi
delegati e ha permesso di avere alcune
prime indicazioni di quanto sta
avvenendo nei luoghi di lavoro. Si è
stabilita una collaborazione con alcuni
docenti del Politecnico di Milano
e attraverso il coinvolgimento delle
categorie dell’industria sono state
selezionate imprese di diversi settori
merceologici tra quelle più direttamente
coinvolte dalla digitalizzazione.
L’attività del Laboratorio, iniziato a
gennaio 2017, ha chiuso una prima fase
di analisi a giugno con la presentazione di
un Report basato sulla realizzazione di 22
casi studio. A settembre la ricerca è stata
ampliata allargando la partecipazione ad
imprese di altri settori merceologici come
la logistica e la grande distribuzione.
Da questa prima fase di ricerca, è emerso
che ci si trova in una fase iniziale dei
processi di innovazione digitale e le
aziende interessate dall’implementazione
delle tecnologie sono ancora una netta
minoranza e spesso le innovazioni
coinvolgono solo parti dell’attività
dell’impresa e l’approccio più diffuso è di
tipo sperimentale.
Ci troviamo pertanto ancora all’inizio del
processo di trasformazione digitale delle
imprese ma il solco dell’innovazione è
tracciato ed è necessario adoperarsi per
la piena valorizzazione del contributo
delle persone che lavorano in azienda,
sui temi della flessibilità delle prestazioni
professionali, degli orari, delle attività
di formazione continua per lo sviluppo,
per la diffusione delle competenze,
della crescita della produttività, della
partecipazione e del protagonismo dei
lavoratori nelle imprese.
Anche sui ruoli e sulle competenze,
l’indagine evidenzia che l’evoluzione è
appena iniziata. Convivono soluzioni di
ampia polivalenza (più numerose) con
soluzioni di specializzazione verticale
(meno numerose) e ruoli completamente
nuovi o appena abbozzati.
Vi sono alcuni ruoli i cui contenuti
si stanno evolvendo quali: team di
montaggio polivalente, conduttore
di stazioni di manifattura ad alta
automazione, tutor, manutentore
polivalente di rete, tecnico specialista
coordinatore di rete. Mentre altri
ruoli hanno contenuti più innovativi:
controllore e/o manutentore di impianti
industriali da remoto, analista di Big
Data o team multidisciplinari, “dronista”.
Quindi, oltre a un allargamento di
competenze tecniche per la gestione
degli impianti, si accrescono soprattutto
le competenze per il miglioramento, il
problem solving e la diagnostica in team.
Queste competenze, nuove o aggiornate,
sono spesso inserite in una nuova
organizzazione del lavoro che andrebbe
contrattata, aprendo alcune piste di
lavoro per il sindacato: nuovo lavoro,
nuovi ruoli, cambio mix competenze,
l’innovazione dell’inquadramento
professionale, la formazione di base,
continua e specialistica, salario di merito
e di prestazione individuale o di team,
la partecipazione e il coinvolgimento
dei lavoratori nelle nuove forme di
organizzazione del lavoro.
Fondamentale, pur se difficile per il
nostro paese, sarà riuscire a fare sistema.
Un sistema, il più possibile coerente,
tra formazione e mondo del lavoro,
tra riqualificazione professionale e
sviluppo imprenditoriale, tra politica
industriale, politica energetica e politica
ambientale per creare quell’ecosistema
4.0 che metta in relazione le diverse
fasi dell’innovazione con l’obiettivo
di migliorare la leadership industriale
italiana, che in molti casi è prima al
mondo e senza la quale non potranno
esserci nuove opportunità di lavoro.
Ecoscienza 6/17 - Angelo Colombini
Segretario Confederale Cisl