La digitalizzazione è un paradigma che sta rivoluzionando non solo l’economia ma tutta la società: questa trasformazione supera i perimetri geografici, è al di sopra dei settori, cambia anche il mercato e le regole contrattuali che per decenni hanno regolato i rapporti fra i diversi attori economici. La robotica che si sostituisce alla tradizionale forza lavoro, le nuove valute digitali e la disintermediazione offerta dalle piattaforme e dagli algoritmi sono elementi di un mutamento che acquista sempre più velocità e rischia di escludere chi non riesce ad adeguarsi.
L’Italia ha bisogno di investire in fattori abilitanti, in primo luogo infrastrutture digitali e competenze adeguate. Il contesto nazionale presenta, infatti, due velocità e una diffusione geografica non omogenea. Se da un lato le grandi aziende stanno ottimizzando i benefici dell’economia digitale, altre - specialmente le più piccole - rischiano di pagare un pesante divario che va colmato attraverso una proficua ed efficace alleanza tra imprese, accademia e mondo della finanza. Inoltre, le realtà imprenditoriali di successo sono dislocate in maniera disomogenea nel territorio; ciò comporta squilibri e ritardi nello sviluppo del paese e riduce la capacità di mobilitare risorse umane e attirare capitali finanziari necessari per affrontare al meglio il nuovo scenario competitivo.
Da cinquant’anni i sistemi informatici continuano a modificare l’organizzazione produttiva, ma oggi più che mai questo fattore è diventato determinante nel ridefinire la struttura economica. Questo processo avviene con una rapidità che è destinata ad aumentare grazie a un numero crescente di dispositivi che entreranno in connessione. I primi attori a comprendere la portata del cambiamento e a investire di conseguenza partono con un enorme vantaggio competitivo. Ciò è ancora più evidente nella competizione fra economie, con Stati Uniti e soprattutto Cina che stanno accelerando esponenzialmente nella rivoluzione digitale e negli investimenti in tecnologie e formazione.
La capacità di agganciare l’innovazione tecnologica, del resto, è determinante per la competitività del sistema paese e delle imprese, in quanto ne esalta gli elementi di attrattività, favorendo la valorizzazione delle persone e delle competenze. È necessario, a questo riguardo, cambiare radicalmente la cultura aziendale, coinvolgendo nella trasformazione tutti i collaboratori.
Su queste basi poggia un nuovo concetto di impresa. Aziende come piattaforme digitali e realtà imprenditoriali intese come reti, collegate da fattori abilitanti tali da consentire fenomeni di integrazione tra loro e con il sistema di ricerca. Una prospettiva capace di aumentare esponenzialmente la vocazione produttiva dell’Italia e dei singoli territori, a patto che essi si trasformino in piattaforme aperte, nodi di competenze in grado di entrare nelle catene globali del valore.
www.aspeninstitute.it 04-12-2018
IMPRESAOGGI Non va trascurato, nell'economia, il ruolo dei social che collegano miliardi di individui di tutto il pianeta e che consentono di realizzare nel concreto il principio del villaggio globale.
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