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1.8 Inizia a svilupparsi l’economia dei servizi
Con il graduale rivolgersi dell’impresa verso il soddisfacimento
dei bisogni del cliente si assiste a una nuova evoluzione nel mondo
dell’economia: la transizione dall’era industriale a quella post-industriale.
L’aumento dei redditi delle famiglie aveva innescato, all’inizio
del XX secolo, la produzione di massa di beni di consumo, capace di
fornire prodotti che un tempo erano realizzati all’interno del nucleo
familiare, e aveva trasformato, pertanto, le abitazioni da luoghi di
produzione (mobili, utensili, saponi, tessuti, abiti, generi alimentari)
in luoghi di consumo.
Un ulteriore aumento dei redditi aveva consentito, lungo tutto
l’arco del XX secolo, il massiccio ingresso nel mercato dei servizi alle
famiglie. La popolazione non si affida più all’organizzazione sociale,
cioè a famiglia, amici, vicini, comunità locale, anziani, medici di famiglia,
ma, con poche eccezioni, si rivolge al mercato per ricreazione,
divertimento, sicurezza, assistenza ai bambini, ai vecchi, agli ammalati,
ai disabili.
Quando, nel 1973, Daniel Bell scrisse il famoso The Coming of
Post-industrial Society, in USA e in Europa l’erogazione di servizi
aveva già superato la produzione di beni, diventando la prima forza
trainante del capitalismo. In quell’anno, infatti, negli USA ben 65
lavoratori su 100 erano occupati nel settore dei servizi; nel 2015 il
comparto dei servizi occupa, negli Stati Uniti, il 73,4% della forza
lavoro e contribuisce al PIL per più del 72%.
Daniel Bell ha interpretato la caratteristica fondamentale di questa
trasformazione: “La società dell’era industriale qualifica la qualità
della vita in base alla quantità di beni posseduti, la società dell’era
post-industriale classifica la qualità della vita in termini di servizi
e comodità, quali assistenza sanitaria, educazione, tempo libero, ricreazione,
turismo, arte”.
Giova affermare che se, nell’era industriale,
i fattori produttivi fondamentali erano rappresentati da capitale e
lavoro, nell’era post-industriale i fattori fondamentali sono informazione
e conoscenza.
Nell’ottobre del 1980, 40.000 capi intermedi della Fiat sfilano per
le strade di Torino rivendicando il diritto di lavorare, contro gli operai
che a Mirafiori e a Rivalta scioperano da 35 giorni. Dopo quella
marcia, il vertice sindacale, a Roma, firma un accordo, stilato da Cesare
Romiti, che consegna 23.000 operai alla cassa integrazione guadagni.
Viene ricordata quella data poiché ha un valore simbolico per
l’Italia, in quanto segna l’esaurirsi dell’era industriale e il prevalere di
quella postindustriale.
Eugenio Caruso - 02 maggio 2019
Tratto da