Il Rapporto annuale 2018 analizza le caratteristiche e le condizioni del Paese attraverso la
chiave di lettura delle reti. Nell’accezione più ampia, esse sono strutture fatte di nodi e relazioni
tra persone, tra persone e attori sociali (imprese, istituzioni, gruppi formali e informali) e tra
attori sociali; l’esistenza stessa della società si basa, quindi, su queste relazioni. Quando sono
presenti, le reti producono per lo più effetti positivi, soprattutto per chi ne fa parte; quando
vengono a mancare, introducono disparità e diseguaglianze. Dato il valore di questa prospettiva, le analisi presentate si ricollegano a molte delle tematiche tradizionalmente esaminate nel Rapporto annuale.
Mettere al centro le relazioni tra i diversi soggetti, accanto ai soggetti stessi, consente di aumentare grandemente la capacità esplicativa delle analisi e il valore delle conclusioni cui è possibile
pervenire, integrando informazioni sul sistema produttivo, gli attori sociali e la loro interazione
sul territorio. Le analisi presentate sono il risultato non di assunti a priori, ma risposte
analitiche a domande di ricerca cui si è cercato di dare risposte documentate.
L’esame delle reti può essere effettuata a diversi livelli, a partire dai rapporti interpersonali, ma
anche a livello delle interazioni tra e con i corpi intermedi (come nel caso delle reti d’impresa
o dell’associazionismo), fino al livello dei servizi offerti dalle amministrazioni centrali e locali
a sostegno delle famiglie.
Rappresentare la realtà attraverso le reti non è immediato: occorre, infatti, “tradurre”
diversi
concetti o combinare e integrare differenti linguaggi e metodi di analisi, e considerare che le reti
sono aperte e flessibili, si adattano ed evolvono aggiungendo o rimuovendo nodi, restringendo
o allargando relazioni, producendo nuovi flussi e legami. Gli approcci analitici consentono di
verificare la consistenza delle reti, sulla base di alcune caratteristiche loro proprie.
Rispetto al
loro grado di apertura o di chiusura si parla di “reti totali o chiuse” (hanno legami esaustivi
all’interno di uno specifico gruppo) o di reti aperte verso figure esterne; le “reti ego-centrate”
rapportano invece l’individuo “focale”, la persona di riferimento dell’analisi, con gli altri soggetti del gruppo. Gli elementi che sono presi in considerazione per descrivere in modo compiuto
la configurazione della rete sono una pluralità: la dimensione (numero di legami); la composizione (indicazione dei soggetti che compongono la rete); il tipo di interazione orizzontale o
verticale (scambi di risorse, sostegno sociale o strumentale, eccetera); la struttura e l’intensità
delle relazioni attraverso le misure di centralità.
Lo sguardo sulle reti consente, quindi, di cogliere le connessioni dei fenomeni in modo integrato, con uno sforzo interpretativo sulla combinazione di attori, relazioni e scambi, per offrire
un’immagine a più livelli delle diverse dimensioni della realtà, per aiutare a comprendere i processi e le dinamiche sottostanti ai cambiamenti in corso, per interpretare gli effetti “valoriali”
che queste connessioni sortiscono (fiducia, valori, norme, eccetera).
Il concetto di rete è polisemico, cioè ammette una pluralità di significati e di riferimenti teorici.
Il Rapporto ne adotta più d’uno, in funzione degli aspetti esaminati, allo scopo di fornire volta
per volta l’approccio più adeguato. Questa scelta aggiunge profondità alle analisi, ma richiede
al lettore uno sforzo maggiore e rischia a volte di disorientarlo. Per questo si è deciso di anteporre alla tradizionale struttura in capitoli questa introduzione, come esplicitazione delle diverse
accezioni di rete utilizzate (insieme ai principali riferimenti teorici e alla letteratura scientifica), come guida alla lettura che permette di trovare agevolmente dove i diversi argomenti sono
trattati, come richiamo alle principali “classificazioni sperimentali” introdotte negli ultimi tre
Rapporti annuali e come rimando alle analisi cui sono applicate.
Nel Capitolo 1, L’economia italiana e il sistema delle imprese, si analizzano in particolare i
diversi tipi di interdipendenza fra le imprese. In primo luogo, ogni impresa è inserita nella rete dei
suoi fornitori di materie prime, semilavorati ed energia (oltre che in quella con le sue maestranze)
e a sua volta è fornitore di altre imprese in una rete di interdipendenze che – quando osservata
a livello di settore – va a costituire la “tavola input-output” di un’economia. Inoltre, sotto un
profilo più istituzionale e giuridico, un’impresa può legarsi ad altre attraverso relazioni di natura
proprietaria, dando così origine a gruppi di impresa (nazionali o sovra-nazionali), ovvero a forme
di collegamento motivate da esigenze di natura finanziaria e organizzativa. Le imprese possono
creare tra loro anche altri tipi di legami formali, connessi a specifiche esigenze produttive o finalizzati allo sviluppo di nuovi prodotti o all’ingresso in nuovi mercati. Infine, si possono considerare
i rapporti di collaborazione di carattere informale, diffusi soprattutto a scala locale, che costituiscono un elemento importante per la comprensione delle strategie perseguite dalle imprese.
Le reti d’impresa presenti nel tessuto produttivo possono dunque essere esaminate secondo varie
dimensioni di analisi: il numero e la varietà delle relazioni intrattenute, l’ampiezza dei soggetti
coinvolti, l’estensione spaziale. Un primo quadro dell’intensità dei legami produttivi all’interno
del sistema economico si ottiene dall’analisi delle relazioni inter-settoriali – condotta a livello
di settore invece che d’impresa – per esaminare l’effettivo grado di interrelazione del sistema
produttivo (par. 1.1 La rete delle relazioni inter-settoriali e la trasmissione di tecnologia
e conoscenza: un confronto fra Italia e Germania). A parità di dimensione, le performance
dei gruppi vanno ricondotte soprattutto alla combinazione tra dimensioni e internazionalizzazione: l’appartenenza a un gruppo permette di realizzare sinergie, maggiori investimenti ed
economie di scala. Questo approfondimento è condotto utilizzando gli strumenti della social
network analysis (Sna). La rete di relazioni proprietarie in cui l’impresa è inserita disegna
un sistema imprenditoriale sempre più modulare, l’impresa rete,
con diverse unità autonome
tenute insieme da un disegno strategico centrale, non troppo vincolante gerarchicamente. A
prescindere dai legami di natura proprietaria, il sistema delle imprese è inoltre caratterizzato
da una trama di relazioni – formali e informali – che le unità economiche intessono con altre
imprese o istituzioni pubbliche e private. Quando si cala nell’organizzazione aziendale, la rete
a livello interpersonale – soprattutto per le imprese individuali, di grande importanza nel nostro sistema produttivo – ne condiziona funzionamento e risultati, attraverso una pluralità di
relazioni (par. 1.3 La struttura del sistema produttivo e le relazioni fra imprese; le reti
del lavoro autonomo sono approfondite anche nel Capitolo 2, par. 2.4 Il ruolo delle reti nel
lavoro autonomo). Le reti per l’innovazione, che coinvolgono oltre alle imprese una pluralità
di altri soggetti pubblici e privati, si caratterizzano in base a due fattori: la tipologia dei soggetti
coinvolti (imprese, università o istituzioni pubbliche, nazionali o estere, eccetera) e la natura dei
relativi legami di rete (generici o strutturati, formali o informali, di mercato o meno, eccetera;
par.1.4 Le reti per l’innovazione). Oltre le metà delle imprese intrattiene una qualche forma
di relazione con altri soggetti economici o istituzionali: la propensione ad attivare legami con
altre imprese cresce all’aumentare della dimensione aziendale e ha forti connotazioni di natura
settoriale, ma anche territoriale. Nel capitolo si tratta in questa chiave, a livello di sistema locale,
anche il tema dei gruppi (congiuntamente all’insieme delle imprese pluri-localizzate), applicando anche qui le tecniche della Sna (par. 1.2. La configurazione dei legami di controllo
sul territorio). Il territorio rappresenta infatti una delle dimensioni più rilevanti nell’analisi
delle diverse forme di interdipendenza fra le imprese del Paese: la configurazione spaziale condiziona i processi di crescita per i quali la contiguità può dare origine a fenomeni di spillover
o, al contrario, a rapporti di competizione tra luoghi (par. 1.5 La competitività dei territori).
Nel Capitolo 2 Il lavoro e le reti la tematica è affrontata secondo tre prospettive: la ricerca di
lavoro, le reti del lavoro autonomo e l’ambito d’appartenenza (familiare e territoriale) dell’individuo. Nella ricerca di lavoro sono soprattutto le interazioni fra reti formali e informali a contribuire all’incontro fra domanda e offerta. Le caratteristiche dei soggetti, le loro competenze
e conoscenze, le strategie di ricerca che essi attivano attraverso canali informali (conoscenze
personali e familiari, passaparola) e formali (servizi per l’impiego, concorsi, annunci) costruiscono connessioni di rete più o meno efficaci (par. 2.1 La ricerca di lavoro). Le reti informali
sono costituite da contatti con familiari, amici, vicini di casa, membri di associazioni e altri
conoscenti, ma anche da contatti relativi alla propria esperienza di lavoro (colleghi, ex-colleghi, compagni di formazione e altre conoscenze professionali). Nella ricerca di lavoro, la dimensione e i legami delle reti informali possono fare la differenza.
Per gli occupati le reti sono
spesso utili sia per un cambiamento sia per la carriera; per chi cerca un’occupazione, invece,
le reti personali si intrecciano con la maggiore o minore presenza di credenziali formative e di
esperienza. L’attivazione dell’una o dell’altra rete non è neutrale quanto ai risultati: i contatti
personali permettono di attivare il processo di informazione e di passaparola, ma non sono
sempre in grado di assicurare un impiego appagante, coerente con il percorso di studi concluso
e con buone retribuzioni. L’attivazione di più canali, specialmente se formali (concorsi, selezioni mirate), o comunque mediati da istituzioni formative, permette spesso di trovare opportunità di lavoro più adeguate, e questo è particolarmente vero per i neo-laureati, persone con un
elevato grado di conoscenze, ma ancora carenti di rapporti e relazioni professionali (par. 2.2 I
canali di accesso al lavoro dei giovani laureati), soprattutto per minimizzare i rischi di sovraistruzione (par. 2.3 L’ingresso nel mondo del lavoro e il rischio di “sovraistruzione”).
Tra le reti professionali, un’attenzione particolare richiedono quelle attivate dai lavoratori autonomi, proprio perché rappresentano il principio fondante della relazione di scambio con i
clienti, e aumentano perciò le possibilità di successo professionale. Un quesito specifico inserito
in un modulo ad hoc della rilevazione sulle forze di lavoro consente per la prima volta di caratterizzare i lavoratori autonomi secondo le diverse finalità di ricorso alla rete di colleghi (par.
2.4 Il ruolo delle reti nel lavoro autonomo).
Infine, considerando le condizioni del mercato del lavoro e il quadro istituzionale, i contesti
d’appartenenza del singolo divengono fattori specifici d’impatto sulle scelte e i risultati professionali; in particolare, le “doti” derivanti dalla famiglia (par. 2.5 La distribuzione del lavoro
nelle famiglie e la dote familiare) e dal territorio di appartenenza (par. 2.6 I sistemi locali
come dote territoriale).
I Capitoli 3 (La popolazione, le reti e le relazioni sociali) e 4 (Il valore aggiunto delle
reti) sono strettamente legati, e danno ampio spazio all’analisi delle reti e dei fenomeni sociali
nella loro più ampia accezione, e in particolare al ruolo che gli attori occupano all’interno
delle reti sociali.
In particolare, nel Capitolo 3 la rete di sostegno
è formata dalla rete familiare8
di parenti
stretti (nonni, genitori, fratelli, sorelle, figli e nipoti, coabitanti e non) e di altri parenti su cui
l’individuo dichiara di poter contare (zii, cugini, cognati, suoceri, eccetera), ma anche da amici
e vicini. Questa rete è analizzata per disponibilità e consistenza: la disponibilità indica la presenza o meno di un determinato tipo di soggetto su cui l’intervistato pensa di poter contare; la
consistenza misura la dimensione della rete di aiuto in termini di numero di persone (par. 3.1
La consistenza e la composizione delle reti informali). La disponibilità al sostegno fisico
e psicologico che altri forniscono all’individuo viene analizzata con l’indicatore di percezione
di sostegno sociale; questo è un indice sintetico che misura l’estensione della rete (Quante
persone sente così vicine da poter contare su di loro in caso di gravi problemi personali?),
il grado di solitudine e isolamento (Quanto le sembra che gli altri siano attenti a quello che
le accade?), la presenza di un sostegno pratico di vicinato (Quanto facile sarebbe avere un
aiuto pratico dai vicini di casa in caso di bisogno?; par. 3.2 La percezione del sostegno sociale: l’Italia nel contesto europeo). Lo sguardo alle “seconde generazioni” (par. 3.3 La rete
sociale delle seconde generazioni) aiuta a identificare sia le reti di sostegno sia le reti elettive9 (quelle che si formano nel corso della vita per affinità, caratterizzate dalla scelta dei soggetti
con cui interagire nei diversi ambiti: in particolare si tratta di reti di amici), caratterizzate da
maggiore o minore apertura alle frequentazioni di connazionali, di altri immigrati o aperte
agli italiani. Le reti hanno un impatto anche sui processi migratori, con le “catene migratorie”,
ossia il reticolo dei contatti che opera per richiamare parenti, amici e connazionali da parte di
chi è già emigrato (a formare le “nicchie etniche”, che si rendono evidenti nelle concentrazioni
che emergono sul territorio e nell’ambito di alcune professioni o settori di attività economica;
par. 3.4 Le traiettorie migratorie: tra locale e globale).
La presenza delle reti sociali, e la partecipazione degli individui a queste, crea un “valore aggiunto” che investe ambiti diversi da quelli per cui la rete stessa si è formata; ad esempio, lo
scambio di informazioni, la condivisione di interessi e la possibilità di svago hanno un effetto
sulla partecipazione culturale e sociale degli individui, e in generale sul loro benessere (Capitolo 4 Il valore aggiunto delle reti). I giovani hanno reti familiari più ampie per la presenza
di legami verticali, con nonni e genitori, e orizzontali, con fratelli e sorelle; hanno anche una
rete elettiva con maggiori e più differenziate modalità d’incontro rispetto agli adulti (par. 4.1 Le
reti di amici, i luoghi e le caratteristiche degli incontri). Le modalità di dialogo, interazione e condivisione tra persone stanno cambiando di pari passo con il progresso tecnologico, con
differenze evidenti fra le diverse generazioni; è vero, tuttavia, che il sostegno della rete digitale
funziona meglio quando si inserisce in un tessuto ricco e articolato di relazioni tradizionali
(par. 4.2 Le reti nella Rete). Le reti di sostegno assumono caratteri specifici nei diversi momenti della vita10 (in termini di età, di ruolo familiare e dell’impegno lavorativo): ad esempio,
la possibilità di contare su una rete di aiuto nelle attività domestiche agisce sulla distribuzione
dei carichi di lavoro tra i partner all’interno di una coppia (par. 4.3 Reti di aiuto e divisione
dei ruoli nel lavoro domestico). La condivisione di finalità comuni orientate dai valori della
solidarietà, del mutuo aiuto e della partecipazione alla società civile, dà vita a reti collaborative,
dinamiche e attive, ricche di relazioni interpersonali (par. 4.4 Associazionismo e benessere).
L’impegno civile e sociale, attraverso gruppi organizzati, crea relazioni di solidarietà e cooperazione e, allo stesso tempo, rappresenta un’occasione di socialità e di condivisione, con il
duplice vantaggio di accrescere il benessere dei beneficiari delle attività associative, e anche dei
volontari. La dimensione di gruppo e la struttura associativa arricchiscono, infatti, la rete di
relazioni interpersonali, gli scambi sociali e la fiducia verso gli altri. Appartenere a reti di diversa natura ha effetti anche sulla partecipazione culturale, che aumenta quando si moltiplicano
le relazioni e gli scambi con cerchie sociali diverse dalla propria (par. 4.5 La partecipazione
culturale degli adulti e l’appartenenza a reti).
Nel Capitolo 5 (Reti di servizi: offerta e diseguaglianze territoriali) si analizza, infine, la
rete dei servizi. Essa può essere individuata sia dalla forma del servizio stesso, come accade ad
esempio per i trasporti pubblici locali, sia dai diversi attori, pubblici e privati, che – offrendo un
servizio – entrano in relazione tra loro (Stato, Regioni, Comuni, istituzioni non-profit, università, scuole). Le modalità con cui vengono erogati i servizi, le norme che li regolano e le risorse
finanziarie che li sostengono, i diversi segmenti di popolazione cui si rivolgono, la presenza sul
territorio: tutti questi elementi definiscono quanto la prestazione offerta sia più o meno consona ai bisogni delle persone. La governance condivisa e partecipata dai diversi attori coinvolti
nella gestione dei servizi aiuta a creare reti interistituzionali: reti pubblico-private, ma anche
reti informali. Il sistema delle università (par. 5.1 Le università e la rete internazionale) è
una rete delle reti, considerando anche i diversi legami che mettono in connessione gruppi di
istituti, a livello nazionale o internazionale, gruppi di studiosi, ma anche comunità studentesche. L’associazione delle scuole in reti (par. 5.2 Una scuola che costruisce reti e relazioni)
facilita le istituzioni scolastiche nell’interazione con il contesto in cui agiscono. Le “reti di scuole”, infatti, servono a realizzare iniziative educative (didattiche, sportive, culturali, eccetera),
aprendosi ad altre scuole e a soggetti esterni (università, enti locali, associazioni, eccetera). Il
ruolo delle scuole è fondamentale anche nel processo di integrazione degli alunni con disabilità. Questo rappresenta un tema di grande rilevanza sociale ed è spesso indizio delle più generali
differenze nella partecipazione alle diverse dimensioni della vita sociale (par. 5.3 Disabilità e
inclusione scolastica: accessibilità degli spazi e della didattica). L’inclusività delle scuole
dipende in larga misura dal grado di accessibilità degli spazi scolastici e dalla disponibilità di
tecnologie in grado di facilitare una piena ed equa partecipazione degli alunni disabili alla
vita scolastica. Le persone con forme di limitazioni funzionali nelle attività quotidiane sono
particolarmente vulnerabili e hanno bisogno di essere inserite in una rete di aiuti, informali e
formali, tali da alleviare le difficoltà del vivere quotidiano (par. 5.4 La rete di sostegno per le
famiglie). Il sistema di welfare che caratterizza un paese e l’articolazione della spesa pubblica
per protezione sociale permette di analizzare l’offerta di servizi al cittadino attraverso le reti di
carattere istituzionale e gli effetti sul benessere dei cittadini. Il paragrafo 5.5 Diseguaglianze
nelle condizioni di salute mette in relazione l’offerta di servizi sanitari, nella forma di spesa
sanitaria pubblica pro-capite, e stato di salute percepito dei cittadini. La maggiore o minore
capacità relazionale degli individui viene letta nella contrapposizione tra legami con alta omogeneità (familiare, per parentela, per interessi comuni, per cultura, eccetera), che rafforzano
i vincoli comunitari tra i membri del gruppo e con possibili effetti di chiusura verso l’esterno
(legami bonding), e legami tra persone appartenenti a realtà e condizioni sociali diverse (attività di volontariato, gruppo o associazione, eccetera), che possono contribuire a creare ponti
con l’esterno, generando fiducia al di là dei membri dell’associazione (legami bridging; par.
5.6 Situazione economica e ruolo delle reti).
Il complesso sistema inter-istituzionale di competenze e la pluralità di configurazioni alle quali
è soggetta la materia culturale nelle amministrazioni regionali e comunali è analizzato su due
reti di servizi culturali che si trovano in forma capillare in tutto il territorio: le biblioteche e i
musei (par. 5.7 Le reti dei servizi culturali offerti da biblioteche e musei). In chiusura,
nel paragrafo 5.8 La trama delle diseguaglianze urbane, la metafora delle stazioni della
metropolitana di Roma, Milano e Napoli è utilizzata per restituire una lettura socio-economica
del tessuto urbano tramite due indicatori: il valore immobiliare e l’indicatore di vulnerabilità
sociale e materiale nelle diverse aree urbane.
In tutto il percorso di analisi fin qui descritto, oltre alle consuete classificazioni standard, si applicano diffusamente le “classificazioni sperimentali”11 introdotte nelle edizioni più recenti del
Rapporto. In questo senso il Rapporto annuale 2018 si ricongiunge a un percorso interpretativo su come leggere il cambiamento della società a livello orizzontale (con nuove tipologie
di territorio: i raggruppamenti dei sistemi locali per caratteristiche socio-demografiche, specializzazione produttiva e vocazione culturale), a livello diacronico (l’analisi per generazioni), e
a livello verticale (con una classificazione della stratificazione sociale delle famiglie: i gruppi
sociali).
A livello orizzontale il Rapporto 2015 ha descritto il territorio italiano secondo tre classificazioni. Queste hanno consentito di superare alcune limitazioni implicite nelle partizioni geografiche su base amministrativa e hanno allargato l’analisi con riferimento ai sistemi locali. Essi
consentono di approssimare meglio i perimetri di relazioni, reti, scambi e flussi che caratterizzano i luoghi. Nei territori dove le interazioni sono fisicamente osservabili e le relazioni si realizzano possono essere meglio colte e interpretate le caratteristiche strutturali e le dinamiche
economiche e sociali. In questa prospettiva si collocano le diverse “classificazioni sperimentali”
dei sistemi locali integrano le informazioni relative alla struttura produttiva, alla dinamica
demografica, alle forme dell’insediamento residenziale e della geografia funzionale dei sistemi
locali, mediante l’applicazione di metodologie di analisi statistica.
La prima classificazione riguarda i raggruppamenti socio-demografici: sono ambiti con caratteristiche omogenee in base alla struttura demografica, alla dinamica di popolazione e alle
forme di insediamento residenziale. Sono stati identificati sette raggruppamenti:
1. le città del
Centro-nord;
2. la città diffusa;
3. il cuore verde;
4. i centri urbani meridionali;
5. i territori
del disagio;
6. il Mezzogiorno interno;
7. l’altro Sud.
I raggruppamenti presentano una spiccata connotazione geografica.
Una seconda specificazione identifica i raggruppamenti per specializzazione produttiva prevalente che hanno una connotazione più strettamente economica, in quanto si basano sui
settori a due cifre della classificazione delle attività economiche. Sono 17 sottoclassi, ricomposte
in 4 raggruppamenti:
1. i sistemi locali del made in Italy;
2. i sistemi locali della manifattura
pesante;
3. i sistemi locali non manifatturieri;
4. i sistemi locali non specializzati.
La terza classificazione, infine, prende in considerazione aspetti connessi alla vocazione culturale e attrattiva dei sistemi locali derivante da due dimensioni principali: quella del patrimonio culturale e paesaggistico e quella del tessuto produttivo/culturale, dando luogo a cinque raggruppamenti:
1. la grande bellezza: sono sistemi locali che vantano un valore alto
in entrambe le dimensioni;
2. la potenzialità del patrimonio, la metà dei quali sono sistemi
locali localizzati nel Mezzogiorno, caratterizzati da un consistente patrimonio culturale e paesaggistico, ma da una carenza della componente formativa e produttiva;
3. i sistemi locali
dell’imprenditorialità culturale, collocati per i due terzi nelle regioni del Centro-nord, hanno
un ricco tessuto produttivo/culturale e una buona dotazione formativa, ma non sono corredati
da un corrispondente patrimonio culturale e paesaggistico;
4. il volano del turismo, in cui ci
sono importanti evidenze di attrattività turistica;
5. la perifericità culturale, i cui sistemi locali
presentano valori sistematicamente inferiori agli standard per entrambe le dimensioni.
ISTAT.it - 20 maggio 2019
Tratto da