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Capitolo 2
Maturità dell’impresa
2.9 La gestione ambientale dell’impresa
La scelta di trattare per ultimo questo argomento, nell’ambito
della fase di maturità dell’impresa, non è stata motivata da una
scarsa importanza data alle problematiche ambientali, ma piuttosto
dal fatto che la gestione ambientale nelle imprese è una “scienza”
non ancora sufficientemente consolidata, così come non ancora
consolidati sono i valori e gli effetti dell’impatto delle diverse attività
antropogeniche sull’ambiente.
Ciò detto, occorre subito affermare che l’ambiente è un contesto
verso il quale l’impresa moderna dovrà concedere sempre maggiore
attenzione, in termini non solo di pura e semplice protezione,
ma anche di solide opportunità di business.
Immaginando l’impresa come un’aggregazione di soggetti che
collaborano verso un fine comune, come una struttura caratterizzata
da un proprio ambiente interno in costante interazione con quello
esterno (e perciò in grado di influenzarlo ed esserne influenzata),
come un’organizzazione reticolare in grado di orientare il proprio
“territorio” verso un’area sempre più vasta, possiamo dedurre che
in ogni nodo (soggetto) di questa rete si realizzino interfacce con
l’ambiente.
Il modo di gestire queste interfacce caratterizza il management
ambientale dell’impresa.
Per cercare di comprendere e definire cosa si intende per “ambiente”
possiamo, innanzitutto, rifarci alla legge istitutiva del ministero
italiano dell’ambiente, la quale nella lettera stabilisce che
“è compito del Ministero assicurare, in un quadro organico, la promozione,
la conservazione e il recupero delle condizioni ambientali
conformi agli interessi fondamentali della collettività e alla qualità
della vita, nonché la conservazione e la valorizzazione del patrimonio
naturale nazionale e la difesa delle risorse naturali dall’inquinamento”.
Un concetto ampio al quale sono state attribuite tre valenze:
- culturale;
- sanitaria;
- urbanistica.
La stretta correlazione tra le diverse componenti e la necessità di
approcci sistematici e intersettoriali alle problematiche ambientali
portano verso una concezione unitaria del bene ambientale, inteso
come tutto ciò che circonda l’uomo: la natura e i sistemi antropogenici
materiali e immateriali.
Qualsiasi attività umana lascia un segno sull’ambiente (impatto
ambientale), pertanto è necessario che tali impatti vengano individuati,
analizzati e sottoposti a valutazioni di compatibilità e accettabilità.
È fuori discussione che la questione ambientale sia stata sollevata
dai movimenti ambientalisti, molti dei quali portatori di
una carica anti-sistema e anti-industriale. Di fronte a questo tipo
d’impostazione molte imprese si erano chiuse a riccio paventando
esclusivamente minacce politiche e aggravio dei costi; inoltre la logica
del “comando e controllo” adottata dalle istituzioni non aiutava
certo i soggetti imprenditoriali ad affrontare il problema in modo
razionale, ma, bensì, conflittuale.
Storicamente, a partire dalla rottura della contrapposizione tra i
blocchi capitalista e comunista, il rapporto dell’impresa con le problematiche
ambientali inizia a modificarsi.
L’impresa percepisce il raggiungimento degli obiettivi ambientali
non più come minaccia, ma come un investimento ai fini sia
di una maggiore coerenza con le nuove condizioni del mercato, sia
di un miglioramento della cultura ambientale del consumatore.
Contestualmente, le istituzioni operano nella direzione di rendere
effettivamente compatibili economia e ambiente e alcuni movimenti
ambientalisti ribaltano la propria impostazione, adeguando
la posizione ideologica alla realtà.
Grazie a questo nuovo clima, la questione ambientale entra in
modo strutturale tra gli obiettivi della gestione aziendale.
Gli investimenti per ridurre l’impatto ambientale dei processi
produttivi, la minimizzazione dell’uso delle materie prime, la riduzione
dei consumi elettrici e il risparmio energetico, il miglioramento
della compatibilità ambientale dei prodotti, l’attenzione
volta allo smaltimento finale sono elementi sempre più presenti nei
bilanci aziendali.
L’ambiente ha perso, per l’impresa, quelle componenti di drammaticità
e incertezza, per diventare una delle tante variabili, e spesso,
anche, una variabile strategica capace di migliorare la “strategia
competitiva”.
Diverse analisi condotte da istituzioni nazionali su un ampio
spettro d’imprese hanno mostrato che è oramai in atto un nuovo
modo di gestire le imprese, per quanto riguarda il rapporto con
l’ambiente. Se fino a qualche anno fa la normativa e la sensibilità in
azienda richiedevano al produttore di farsi carico essenzialmente
degli impatti delle emissioni sull’ambiente, oggi l’area delle responsabilità
si è ampliata notevolmente.
L’impresa è chiamata a rivedere il rapporto con l’ambiente dalle
prime fasi dell’attività fino alla destinazione finale del prodotto
e agli smaltimenti, cioè ad analizzare gli input di energia, materie
prime e componenti vari, riprogettare il prodotto in funzione dello
smaltimento finale, controllare le emissioni, garantire la qualità del
prodotto presso il consumatore, eventualmente ritirare il prodotto
a fine vita, preoccuparsi della raccolta differenziata, del riciclaggio
interno di materiali e componenti di scarto, della produzione d’energia
da rifiuti, della produzione di prodotti “secondari” da materiali
riciclati, di dare informazioni al pubblico.
Si può comunque affermare che:
- la ricerca della compatibilità ambientale da parte delle imprese
si traduce, di norma, in uno sforzo di investimento e di innovazione
di processo e/o di prodotto simile a quello perseguito
normalmente nelle strategie competitive;
- l’obiettivo dell’eco-efficienza si trova sempre più spesso a coincidere
con gli obiettivi del total quality management;
- l’obiettivo dello “sviluppo compatibile”, interpretato nell’ottica
dell’efficienza industriale, consiste nel perseguire gli obiettivi
aziendali con il minor dispendio possibile di energia e di materie prime, oltre che di manodopera e di capitale, e nel minor
tempo possibile, minimizzando sprechi e scarti.
È quindi comprensibile
che l’obiettivo dell’efficienza produttiva e organizzativa
possa coincidere con quello dell’efficienza ambientale.
Eugenio Caruso - 19 agosto 2019
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