Midar compie sei anni. La vita insegna ...
Trascorse un altro anno, Midar aveva sei anni e sarebbe dovuto andare a scuola. Questo pensiero tomentò Demetra a lungo; la donna sapeva che Midar non era abituato a socializzare con altri bambini, infatti non era andato alla scuola materna.
Demetra accompagnò il figlio a scuola dopo averlo messo in guardia sulle possibili difficoltà.
Midar, da parte sua, era felicissimo perché finalmente sarebbe stato con i maschi e avrebbe imparato tante cose nuove; suo papà gli aveva detto che lo studio era molto importante, lui non aveva avuto la possibilità di studiare e, se lo avesse fatto, sarebbe stato come i magnati di Cresopoli.
Demetra, innanzi al cancello della scuola gremita da figli di papà, si congedò stampando un grosso bacio al figlio che, affettuosamente, contraccambiò.
«Guardate! Ha dato il bacio alla mamma!» bofonchiò un bambino cicciotto.
Midar vide tutti i bambini ridere, non capendone il perché, e si avvicinò al cicciotto per fare amicizia. L’altro si rimise a ridere, girò sui tacchi e se ne andò seguito dal gregge di jene ridens.
Una bambina, Medea, andò da Midar, tentando di spiegargli che il cicciotto altro non era che il figlio di Onorato Sfarzotto e che fin dall’asilo era il bullo della scuola, nonché il capo indiscusso del gregge delle jene ridens.
Midar era stufo di avere attorno le femmine ed ora, anche a scuola, non tollerava di far amicizia con una bambina, per cui senza degnarla di una parola, andò in classe.
Arrivò il sabato e Midar fece un bilancio della settimana trascorsa: niente amici, tante conoscenze nuove; tutto sommato era un esito positivo.
Chiamò le sorelle per le consuete prove; l’indomani, dopo la messa, avrebbe ricevuto altri soldini da mettere nel forziere.
Alla domenica, la piazza di Dovizia era affollata, gli Ostet presero posto sul palco della fontana e iniziarono l’esibizione.
Il pubblico improvvisato e divertito applaudiva, ma tra quel pubblico apparvero i volti delle jene ridens, che fischiavano e ridevano.
Quando lo spettacolo finì gli Ostet ricevettero il consueto compenso, Sfarzotto Junior gettò per terraalcune monete e se ne andò.
Midar guardò le sorelle che esitarono a raccogliere il danaro da terra, poi a gran voce disse: «Ehi bambino ti sono caduti i soldi». L’altro, senza neppure voltarsi, con superiorità, gli rispose «Tienili pure, a me non occorrono». E le monete rimasero per terra.
Gli Ostet tornarono a casa e raccontarono alla mamma l’accaduto. Demetra scoprì che i suoi bimbi facevano i giullari ogni domenica per qualche spicciolo, ma non si arrabbiò e spiegò ai figli i concetti di dignità e decoro.
Midar, era molto triste, il cicciotto lo aveva ferito e dopo il discorso della madre seppe dare un nome al suo stato d’animo: umiliazione.
Si ripromise di non far più il teatrino, avrebbe guadagnato i soldini in un altro modo, e, per la prima volta, riconobbe che i suoi primi guadagni erano frutto della collaborazione inconsapevole delle due sorelline. Capì che le femmine non erano tanto male.
Passarono alcune settimane, gli Ostet evitarono di andare in chiesa, infatti all’indomani dell’ umiliazione, tutti i compagni di classe di Midar si presero gioco di lui.
Un sabato il piccolo decise di andare in piazza, dall’edicolante amico suo e di papà, a prendere il giornale. Midar, per darsi un certo tono e poiché ormai stava imparando a leggere, stava camminando con il naso incollato alle pagine di un quotidiano, quando andò a sbattere contro qualcuno.
Sollevati gli occhi, Midar incontrò lo sguardo dolce di una signora anziana che domandò al piccolo come stava.
La donna, riconoscendo nel bimbo l’attore che la intratteneva la domenica, gli chiese la motivazione per la quale aveva smesso di esibirsi.
Midar pensò di rispondere: dignità e decoro, invece laconico disse che erano stanchi, ma la donna, ricca d’anni e d’esperienza, lesse tra le righe, non commentò e incalzò dicendo: «Midar puoi aiutarmi ad attraversare la strada, e, se hai tempo, potresti accompagnarmi a casa? Ho difficoltà nel salire le scale con il sacchetto della spesa».
Midar aiutò volentieri l’anziana signora, che, per sdebitarsi, gli diede un succo di frutta e dei soldini, ma Midar era riluttante nell’accettarli. La signora, comprese e gli fece una proposta: «Ogni sabato, io vado a fare la spesa, se tu mi accompagnerai e mi aiuterai a tornare a casa, io ti darò i soldini. Questo è un contratto verbale: tu presti un servizio ed io ti pago».
Midar accettò l’affare e si ripromise di informarsi meglio sulla nozione di contratto.
Ogni sabato il bambino passava dall’edicolante a prendere il giornale e poi aiutava la signora gentile. Midar, era solito sfogliare le pagine economiche, ma non ci capiva molto, allora bersagliava la signora, ribattezzata da lui nonnina, di domande per comprenderne il significato.
La nonnina, era molto affezionata al piccolo, consapevole della sua povertà, voleva aiutarlo e a suo modo ci riuscì.
Un pomeriggio la nonnina accolse Midar con una bella novità: «Piccolo mio, ho alcune amiche che hanno delle difficoltà di deambulazione, cosa ne pensi di offrire loro, lo stesso servizio che offri a me?».
Il bambino rispose sapientemente: «è un contratto verbale?».
La nonnina confermò, e Midar le corse incontro abbracciandola «Grazie, nonnina, ma come mi organizzo adesso?».
La signora, emozionata dall’affettuosità di Midar, lo indirizzò e lo consigliò al meglio.
Midar comprese il significato di due nuovi termini: mediazione e consulenza.
Midar compie sette anni. Quando tutto sembra andare per il meglio, arriva la crisi
Era arrivata la fine di un’estate afosa, Midar avrebbe presto frequentato la seconda elementare, ma in quel momento era beato nel suo pollaio con Ares, a contare i soldini del suo forziere. Ad un tratto esordì: «Ares, credo che siamo un po’ ricchi, cosa ne pensi?».
Il cane per tutta risposta gli diede una leccata sulla guancia e Midar interpretò quel gesto come gioia per la grande notizia.
«Midar, a tavola!» urlò Demetra.
Ares corse in casa seguito dal bambino, era ora di pranzo.
La televisione stava trasmettendo il telegiornale, e lo sguardo di Midar si incantò nel vedere una grande fattoria tecnologica. La sua mente, poi, associò i suoni al prodotto visivo, il volto di Midar si illuminò, mangiò velocemente, salutò i presenti e andò dalla nonnina.
Durante il percorso che separava le due abitazioni, Midar continuava a ripensare a quell’espressione: prodotti biologici.
Giunto trafelato dalla “nonnina”, Midar raccontò di aver sentito al telegiornale che andavano di moda i cibi sani e naturali; quindi se lui avesse allevato in maniera sana le sue galline avrebbe potuto venderne le uova con un buon guadagno.
Alla nonnina parve una buona idea, infatti non la convincevano molto le uova nelle scatole di plastica del supermercato.
La nonnina, eccitata dall’iniziativa, fece un giro di telefonate alle sue amiche: Midar aveva già una piccola rete di distribuzione.
Il bambino, giunto nel suo pollaio, contò le sue galline, fece una media approssimativa delle uova giornaliere prodotte e comprese che non avrebbe potuto soddisfare tutte le potenziali clienti.
Aprì il suo forziere e prese una somma pari al costo di quattro galline, così sarebbe stato in grado di soddisfare la domanda.
Nel giro di pochi mesi erano aumentati i costi del mangime per i polli, però era altresì aumentata la domanda e i relativi guadagni. Midar acquistò altri polli.
Il problema più grosso era quello di consegnare a tutti i clienti le sue uova. Se il lavoro fosse aumentato ancora, non avrebbe potuto farcela da solo.
Pensò alle parole della mamma, in merito all’utilità delle starnazzanti e si rese conto che avrebbero potuto contribuire al lavoro consegnando le uova.
Ma le gemelle erano ancora piccole, così Midar aspettò l’anno successivo per introdurle nel suo business.
Il bambino tornò dalla nonnina per valutare costi e ricavi, utili e spese, dopo un anno di vendite.
Il bilancio era positivo, lui era fiero di sé e conobbe un altro aspetto della vita d’impresa: la contabilità, e, da ora, la nonnina sarebbe stata la sua commercialista.
Midar era felice, tutto stava girando per il verso giusto, presto non sarebbe stato solo un principe azzurro, ma “Il principe azzurro”.
Midar stava fantasticando proprio su questo, quando colei che sarebbe stata la sua Cenerentola bussò alla porta del suo ufficio, ovvero il pollaio.
«Posso entrare?» chiese la voce famigliare di Medea.
Midar, da vero gallo nel pollaio, rispose «Un attimo solo e ti faccio accomodare».
Lei era visibilmente stizzita dai modi di Midar, somigliava sempre più al suo papà, un noto avvocato di Cresopoli.
L’avvocato Giustino Arringa Vien dal Foro, quando tornava a casa dal lavoro, era solito chiudersi nel suo ufficio per sbrigare le pratiche urgenti, e la piccola Medea, quando bussava alla sua porta, lo trovava sempre occupato.
La bambina soffriva molto per la mancanza d’attenzione del padre, però lui le dava tutto ciò che lei voleva, tutto tranne il tempo.
Medea era molto simile a Midar perché entrambi avevano un genitore assente.
Midar non capiva questo aspetto perché riteneva Medea molto fortunata data l’agiatezza del suo tenore di vita.
«Avanti», la voce spazientita di Midar aprì un varco nei pensieri di Medea e la destò.
Medea, entrata nell’ufficio, si sedette su una balla di fieno e senza troppi preamboli andò dritta al sodo.
«Sfarzotti J. & C. stanno comprando più galline di quante ne puoi avere tu, il prezzo delle loro uova sarà nettamente inferiore al tuo».
Sfarzotto Junior era cotto di Medea e, per farsi bello, le aveva raccontato dell’ambizioso progetto ai danni di Midar; infatti il cicciotto non sopportava di vedere Medea in compagnia di Midar, Sfarzotto junior si credeva il migliore, glielo avrebbe dimostrato e lei sarebbe stata sua.
Midar era sconcertato dalla notizia avuta da Medea e andò dalla nonnina per avere qualche suggerimento.
La vecchina promise di acquistare le uova solo da lui ed era certa che anche le sue amiche avrebbero fatto altrettanto.
Non fu così, poiché il cicciotto aveva investito più capitali e mezzi nell’operazione, ben quattro su cinque del gruppo Ridens avevano aderito alla "cooperativa". Questi si davano un gran da fare; ma per loro era un gioco, non avevano problemi economici, la loro paghetta poteva superare gli introiti dell’attività messa in piedi, pertanto, avrebbero potuto vendere a prezzi molto bassi.
Midar cercò di quantificare le spese per le galline del suo pollaio, contò i soldi nel forziere e valutò i probabili guadagni, ma era conscio che la domanda stava calando.
Mentre la sua mente elaborava un turbinio di pensieri cupi, Furbo Fox, l’unico dei ridens che operava in proprio, bussò alla porta del pollaio ed entrò con la sua bellissima bicicletta nuova, senza aspettare di essere invitato a farlo, poi d’impeto disse: «Quanto vuoi per le tue galline?».
Midar, non aveva occhi che per quella bicicletta.
«Allora, Midar, quanto vuoi per le tue galline?» insistette l’altro seriamente.
Midar impulsivamente rispose: «La tua bicicletta».
«Cosa?» domandò perplesso Furbo Fox. Midar, pratico, gli spiegò: «Non voglio i tuoi soldi, ma la tua bicicletta. Non puoi mettere le galline sulla bici! E poi, fuori dalla porta del mio ufficio, ci sono i tuoi amici. Fatti aiutare da loro a potarle via».
Poche ore dopo la conclusione dell’accordo, che aveva lasciato a Midar solo le galline che erano necessarie per uso proprio, il bambino era molto triste.
La bicicletta tanto desiderata era solo un pezzo di ferro. Le galline, invece, erano sue amiche, le aveva cresciute, sfamate e loro avevano fatto altrettanto.
Si sentiva cattivo; pure Ares, che se ne stava in disparte, era mogio e probabilmente ce l’aveva con lui. Magari Ares stava pensando che Midar avrebbe dato via anche lui per un pezzo di ferro.
Il suo pollaio era quasi vuoto, il suo ufficio non era più lo stesso.
Midar prese la bicicletta e andò a Dovizia.
Passò dalla nonnina per avvisarla che non aveva più uova da portarle; però, una volta arrivato scoprì che la vecchina era stata ricoverata all’ospedale.
Midar, avendo la bicicletta, avrebbe potuto raggiungere l’ospedale, ma non voleva angosciare l’anziana signora, così si ripromise di andarla a trovare in seguito.
L’unico amico fidato rimasto era l’edicolante. Midar andò da lui e gli raccontò di non aver più un lavoro.
Questi gliene offrì subito uno temporaneo.
La moglie era rimasta a casa per maternità e per un po’ di tempo non avrebbe potuto consegnare i giornali, così serviva un aiuto, ma a Dovizia chi mai avrebbe potuto farlo?
Midar, la mattina prima di andare a scuola, poteva svolgere celermente questa mansione, poiché aveva una bicicletta.
Midar era di nuovo felice, con i soldi della consegne, un giorno, avrebbe potuto ricomprarsi le galline.