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4.1.1 I Commons collaborativi
Uno dei più innovativi modelli di impresa 4.0 è caratterizzato dai
cosiddetti Commons collaborativi; una logica derivazione del modello
economico dell’accesso. Si tratta di un modello legato all’accesso a servizi,
realizzati e prodotti da prosumers.
Di esempi ce ne sono a migliaia.
Si parte dalla rivoluzione nel mondo dell’informazione e della comunicazione,
dove oggi milioni di persone sono in grado di realizzare
musica, video, notizie a costi marginali vicini allo zero e di renderli
disponibili gratuitamente in tutto il pianeta. Così sta succedendo all’energia.
Migliaia di abitazioni in Germania e Danimarca producono
l’energia elettrica necessaria esclusivamente grazie alle rinnovabili, immettendola
in rete, così che sia disponibile per l’intero sistema e dove
ce n’è più bisogno. Questo ha ridotto la dipendenza dai combustibili
fossili e aperto una nuova era, ovvero quella dell’Internet dell’energia.
E così ai trasporti. Già oggi grazie ai sistemi di condivisione dell’auto
si possono eliminare 15 veicoli per ogni auto condivisa. Secondo Larry
Burns, ex vicepresidente di General Motors, siamo già in grado di
eliminare l’80% delle auto in circolazione. “Pensate cosa significa eliminare
dalla circolazione più della metà della auto”, sottolinea Rifkin
nel suo La società a costo marginale zero.
In una società così delineata
si risparmieranno risorse, energia e materie prime, con un fortissimo
impulso alla riduzione delle emissioni e della nostra impronta ecologica,
senza rinunciare a benessere e consumi.
Troviamo Commons nella
finanza con il cosiddetto crowfunding. Kickstarter, la principale iniziativa,
ha visto la luce nel 2009, allo scopo di contrastare la crisi bancaria.
La società di “prestito sociale paritario” raccoglie via web capitale
finanziario da gente comune, anche piccole somme di qualche decina
di dollari. Chi ha un progetto lo espone su un sito Internet indicando
un termine entro il quale i fondi per il progetto devono essere disponibili.
Se alla scadenza del termine le condizioni per avviare il progetto
non si sono realizzate i fondi non vengono erogati.
Nel novembre
2013, grazie a Kickstarter erano stati finanziati 51.000 progetti, per un
successo delle iniziative del 44% e un totale di 871 milioni di dollari
di investimenti. I finanziatori possono dare denaro a titolo gratuito o
ricevere interessi o altro nel caso di successo del progetto.
Nel campo
dell’abbigliamento, ThredUP consente ai soci di scambiarsi capi di abbigliamento
che si presentino come nuovi. Chi deroga viene eliminato
dalla lista dei soci.
Esiste poi l’enorme bacino delle valute alternative;
valute che possono essere: tempo da dedicare a qualche iniziativa, cure
mediche, collaborazioni, beni e servizi; queste iniziative partono dal
principio che chi dà qualcosa riceve qualcosa.
4.1.2 Altri esempi di sistema olonico
Il CDA della Abb ha annunciato che il gruppo, che è in una fase
di forte espansione dimensionale, si disaggregherà gradualmente in
migliaia di piccole business units, legate da una rete informatica e
capaci di operare autonomamente.
Negli USA l’industria del tessile-abbigliamento stava attraversando
un gravissimo stato di crisi, dovuto alla non competitività rispetto
al far east. Le imprese del settore si sono associate costituendo una
rete olonica, dal filato alla grande distribuzione, e imponendosi un
constraint: “ogni impresa che partecipa alla rete viene remunerata
solo quando il cliente finale acquista il prodotto finito”.
Questa regola del gioco ha reso competitive tutte le aziende del
sistema, poiché ogni impresa ha evitato di produrre in eccesso, ha
evitato di produrre in anticipo, ha ridotto al massimo le scorte, ha
flessibilizzato e velocizzato la produzione. I tempi di alimentazione
e di reazione della catena si sono accorciati a tal punto da riuscire
a sostenere i picchi della domanda in tempo reale e infine a vincere
la sfida.
Un’indagine nel settore dell’automobile ha mostrato che nel prossimo
futuro l’industria automobilistica europea procederà a decentramenti
produttivi per circa il 30% della sua attuale potenzialità.
La Pirelli ha attuato il progetto MIRS (Modular Integrated Robotised
System), che poggia parzialmente sul modello di una produzione
autonoma distribuita. Si tratta di realizzare una fabbrica di pneumatici
che insista su una superficie di 300-400 metri quadrati e possa
sorgere in ogni angolo del pianeta: vicino alla fabbrica di automobili
che utilizza pneumatici Pirelli, nell’area industriale di una grande
città, nei pressi di un grande rivenditore. Il sistema di produzione è
completamente robotizzato e produce uno pneumatico ogni tre minuti,
per 24 ore al giorno, per sette giorni alla settimana; l’intervento
dell’uomo è ridotto al minimo.
Questo modello rappresenta il meglio della flessibilità, richiede
bassi investimenti per fabbrica e consente, in modo ottimale, di raggiungere
il cliente e soddisfarne i bisogni. Inoltre la messa in rete
delle fabbriche consente un sostanziale taglio dei magazzini di approvvigionamento
e di stoccaggio.
Giova notare che il modello olonico virtuale, che sta attraendo
gran parte delle grandi imprese, è stato inizialmente provato e applicato
proprio dai Commons collaborativi, che grazie a esso hanno
potuto entrare nel mercato e competere con i colossi industriali.
Eugenio Caruso - 31 ottobre 2019
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