In copertina: Annibale Carracci "il vizio e la virtù"
Italia: vizi e virtù
Eugenio Caruso
Impresa Oggi Ed.
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40. L'assetto politico dal 1998 al nuovo millennio
40.6 Gli attentati dell'11 settembre 2001 negli USA
Nel precedente articolo ho chiuso affermando "....che il governo Berlusconi giura l’11 giugno 2001 e che l’11 settembre seguente il pianeta precipita in una delle più gravi crisi della storia". Giova ricordare cosa avvenne in quell'11 settembre.
Gli attentati dell'11 settembre 2001 sono stati quattro attacchi suicidi e coordinati compiuti contro obiettivi civili e militari degli Stati Uniti d'America da un gruppo di terroristi aderenti ad al-Qaida. Essi causarono la morte di 2.977 persone (più 19 dirottatori) e il ferimento di oltre 6.000.
Quattro aerei di linea, appartenenti a due delle maggiori compagnie aeree statunitensi (United Airlines e American Airlines) furono dirottati da 19 terroristi appartenenti ad al-Qaieda. Due aerei (il volo American Airlines 11 e il volo United Airlines 175) furono rispettivamente fatti schiantare contro le Torri Nord e Sud del World Trade Center, a New York. Nel giro di 1 ora e 42 minuti, entrambe le torri crollarono. I detriti e gli incendi causarono poi il crollo parziale o totale di tutti gli altri edifici del complesso del World Trade Center. Un terzo aereo, il volo American Airlines 77, fu fatto schiantare contro il Pentagono, sede del Dipartimento di Difesa, in Virginia. L’attacco causò il crollo della facciata ovest dell’edificio. Un quarto aereo, il volo United Airlines 93, fatto inizialmente dirigere verso Washington, precipitò invece in un campo nei pressi di Shanksville, in Pennsylvania, a seguito della rivolta dei passeggeri contro i terroristi.
I sospetti ricaddero quasi subito sull’organizzazione terroristica di al-Qaida. Gli Stati Uniti risposero dichiarando la “guerra al terrorismo” e attaccando l’Afghanistan al fine di deporre il regime dei talebani, neutralizzare al-Qaida e catturare o uccidere il suo leader Osama bin Laden. Il Congresso approvò il Patriot Act, mentre altri Paesi rafforzarono le proprie legislazioni in materia di terrorismo e rafforzarono le misure di sicurezza interna.
Le origini di Al-Qa?ida sono da ricercare nell’invasione sovietica dell’Afghanistan del 1979. Dopo l'invasione, Osama bin Laden si recò in Afghanistan per collaborare con l'organizzazione dei mujahidin arabi e per la creazione di Maktab al-Khidamat, una formazione il cui scopo era quello di raccogliere fondi e assoldare mujaheddin stranieri per resistere all'Unione Sovietica. Nel 1989, con il ritiro delle forze sovietiche dal conflitto afghano, il Maktab al-Khidamat si trasformò in una "forza di intervento rapido" della jihad contro i nemici del mondo islamico.
Sotto la guida di Ayman al-Zawahiri, bin Laden assunse posizioni più radicali nei confronti dell'Occidente. Nel 1996, Osama Bin Laden promulgò la prima fatwa, intimando ai soldati americani di lasciare il territorio dell’Arabia Saudita.
Una seconda fatwa fu promulgata nel 1998, con un attacco diretto alla politica estera degli Stati Uniti d'America, con particolare riferimento a Israele ed alla presenza di truppe statunitensi in Arabia Saudita, anche dopo la fine della guerra del Golfo.
Osama bin Laden diresse gli attentati dell'11 settembre, ma in un primo momento negò ogni tipo di coinvolgimento salvo poi ritrattare. Il 16 settembre 2001, Al Jazeera trasmise un comunicato di Bin Laden nel quale dichiarò: “Sottolineo che non ho compiuto io questo atto, il quale sembra essere stato compiuto da individui con proprie motivazioni”. Nel novembre 2001, forze statunitensi ritrovarono un nastro nel quale si vede bin Laden dialogare con Khaled al-Harbi e ammettere di essere a conoscenza degli attacchi prima del loro compimento. Il 27 dicembre 2001, fu rilasciato un secondo filmato, nel quale, pur continuando a negare ogni responsabilità, affermò:
«È divenuto chiaro che l’Occidente in generale e l’America in particolare nutrono un inimmaginabile odio verso l’Islam… è l’odio dei crociati. Il terrorismo contro l’America merita di essere premiato perché è una risposta all’ingiustizia, diretta a costringere l’America a fermare il suo supporto a Israele, che uccide la nostra gente… Noi sosteniamo che la fine degli Stati Uniti è imminente... perché il risveglio della nazione islamica è giunto»
Tuttavia, poco prima delle elezioni presidenziali americani del 2004, bin Laden usò un video messaggio per ammettere il coinvolgimento di Al-Qa?ida negli attentati dell'11 settembre 2001. Egli ammise il suo diretto coinvolgimento negli attacchi, dicendo di averli compiuti perché:
«... siamo liberi… e vogliamo riconquistare la libertà per la nostra nazione. Come voi minacciate la nostra sicurezza, così noi minacciamo la vostra.»
Un altro video ottenuto da Al Jazeera nel settembre 2006 mostra bin Laden e Ramzi bin al-Shibh, così come due dirottatori, Hamza al Ghamdi e Wail al Shehri, durante i preparativi per l’attacco. Gli Stati Uniti non hanno mai incriminato bin Laden per gli attentati dell’11 settembre, ma egli era già stato inserito nella lista dell’FBI dei più ricercati per gli attacchi alle ambasciate americane di Dar es Salaam in Tanzania e di Nairobi in Kenya.
Yosri Fouda, giornalista per il canale televisivo arabo Al Jazeera, riportò che nell’aprile 2002 Khalid Shaykh Muhammad ammise il suo coinvolgimento negli attacchi, insieme a Ramzi bin al-Shibh. Il Rapporto della Commissione sull'11 settembre stabilì che il forte risentimento di Muhammad verso gli Stati Uniti traeva origine dal “violento disaccordo sulla politica estera statunitense favorevole a Israele". Muhammad era stato inoltre un consigliere e finanziatore dell’attentato al World Trade Center del 1993 e zio di Ramzi Yousef, leader del gruppo degli attentatori in quell'attacco.
Khalid Shaykh Muhammad fu arrestato il 1 marzo 2003 a Rawalpindi, in Pakistan, da ufficiali pakistani sotto il comando della CIA. Fu in seguito tenuto in più prigioni segrete della CIA e nel campo di prigionia di Guantanamo, dove fu interrogato e torturato. Durante le udienze nella prigione di Guantanamo, Muhammad confessò nuovamente la proprie responsabilità per gli attentati, dichiarando che “era stato responsabile degli attacchi dell’11 settembre dalla A alla Z” e che tale dichiarazione non era compiuta sotto costrizione alcuna.
Durante il processo di Zakariyya Musawi, cinque persone furono identificate come soggetti aventi una conoscenza dettagliata delle operazioni. Esse erano: bin Laden, Khalid Shaykh Muhammad, Ramzi Bin al-Shibh, Abu Turab al-Urduni e Mohammed Atef. Sempre nel 2006, Musawi, che alcuni inizialmente sospettarono essere il ventesimo dirottatore, fu condannato per cospirazione a commettere atti di terrorismo e pirateria aerea. Fu condannato all’ergastolo negli Stati Uniti. Mounir el-Motassedeq, un associato del nucleo di dirottatori di Amburgo, trascorse 15 anni in un una prigione tedesca per il suo ruolo nella preparazione dei dirottatori. Rilasciato nell’ottobre del 2018, fu deportato in Marocco.
La “cellula di Amburgo” includeva musulmani radicalizzati che divennero poi cruciali negli attacchi dell’11 settembre. Mohammed Atta, Marwan al-Shehhi, Ziad Jarrah, Ramzi Bin al-Shibh e Said Bahaji erano tutti membri della cellula di Amburgo.
La dichiarazione di una “guerra santa” contro gli Stati Uniti e la fatwa del 1998, promulgata da bin Laden, insieme ad altre che invitavano ad uccidere americani, sono viste dagli investigatori come moventi. Nella “Lettera all’America” del 2002, bin Laden ammette esplicitamente che le motivazioni degli attentati includono:
- supporto statunetense a Israele;
- supporto agli “attacchi contro musulmani" in Somalia;
- supporto alle Filippine contro i musulmani nell’insurrezione islamica nelle Filippine;
- supporto alle "aggressioni" israeliane contro i musulmani in Libano;
- supporto alle atrocità russe contro i musulmani in Cecenia;
- presenza di governi filo-americani nel Medio Oriente;
- supporto all’oppressione indiana contro musulmani in Kashmir;
- presenza di truppe statunitensi in Arabia Saudita;
- sanzioni contro l’Iraq.
Dopo gli attacchi, Bin Laden e Al-Zawahiri rilasciarono videoregistrazioni e registrazioni audio, alcune dei quali ribadivano le ragioni degli attacchi.
Bin Laden riteneva che Maometto avesse bandito la “costante presenza di infedeli in Arabia”. Nel 1996, bin Laden aveva lanciato una fatwa chiedendo l’abbandono immediato delle forze statunitensi. Nella fatwa del 1998 Al-Qa?ida scrisse:
«...per oltre sette anni gli Stati Uniti hanno occupato i territori dell’Islam, il più sacro dei luoghi, la penisola araba, saccheggiando le sue ricchezze, dando ordini ai suoi governanti, umiliando la sua gente, terrorizzando i suoi vicini e trasformando le sue basi nella penisola in un avamposto tramite cui combattere i popoli musulmani vicini.»
Nella fatwa del 1998, Al-Qa?ida identificò le sanzioni all’Iraq come una delle ragioni per cui uccidere americani, condannando il blocco prolungato e altre azioni che costituivano, secondo esso, una dichiarazione di guerra contro "Allah, il suo messaggero e i musulmani”. La fatwa dichiarò che:
«...l’ordine di uccidere americani e i loro alleati, civili e militari, è dovere di ogni musulmano che può farlo, in ogni nazione in cui è possibile, al fine di liberare la moschea di al-Aqsa e la santa moschea di La Mecca dalle loro mani, e affinché le loro armate se ne vadano dalle terre dell’Islam, sconfitti e incapaci di minacciare nessun musulmano.»
Alcuni analisti sostengono che fu proprio il supporto americano a Israele una della motivazioni degli attacchi. Nel 2004 e nel 2010, bin Laden collegò ancora una volta gli attentati dell’11 settembre al supporto americano a Israele, anche se la maggior parte delle lettere esprimevano il disprezzo di bin Laden per il Presidente Bush e la sua speranza di distruggere e far fallire gli Stati Uniti.
Gli attacchi furono concepiti da Khalid Shaykh Muhammad, che li descrisse per la prima volta a bin Laden nel 1996. A quel tempo, bin Laden e Al-Qa?ida stavano vivendo un periodo di transizione, essendo appena ritornati in Afghanistan dal Sudan. Gli attentati alle ambasciate statunitensi del 1998 e la fatwa dello stesso anno segnarono un punto di svolta e lo stesso bin Laden iniziò a riflettere su un attacco diretto agli Stati Uniti.
Sul finire del 1998 e l’inizio del 1999, bin Laden approvò il piano e diede il via libera a Muhammad per iniziare a organizzarlo. Muhammad, Bin Laden e Mohammed Atef tennero una serie di incontri all’inizio del 1999. Atef fornì supporto alle operazioni, tra cui la scelta dell’obiettivo e aiutò a organizzare i viaggi dei dirottatori.
Bin Laden fornì leadership e supporto finanziario. Fu inoltre coinvolto nella selezione dei dirottatori. Inizialmente scelse Nawaf al-Hazmi e Khalid Al Mihdhar, entrambi reduci delle Bosnia. I due arrivarono negli Stati Uniti nel gennaio del 2000. In quel periodo presero lezioni di volo a San Diego, in California, ma entrambi parlavano poco la lingua
Sul finire del 1999, un gruppo di uomini provenienti da Amburgo arrivò in Afghanistan. Tra di loro vi erano Mohammed Atta, Marwan al-Shehhi, Ziad Jarrah e Ramzi Bin al-Shibh. Bin Laden li scelse per via della loro educazione, per la loro capacità nel parlare l’inglese e per la loro esperienza nel vivere in Occidente. Nuove reclute vennero costantemente vagliate per capacità speciali ed Al-Qa?ida di conseguenza scoprì che Hani Hanjour era già in possesso di una licenza da pilota. Muhammad disse in seguito che egli aiutò i dirottatori a mimetizzarsi, insegnando loro come ordinare cibo in ristorante e vestirsi in abiti occidentali.
Hanjour arrivò in San Diego l’8 dicembre 2000, incontrandosi con Hazmi. Entrambi partirono poi per l’Arizona, dove Hanjour ricominciò ad esercitarsi. Marwan al-Shehhi giunse alla fine del maggio 2000, mentre Atta arrivò il 3 giugno 2000 e Jarrah il 27 giugno 2000. Bin al Shibhri chiese più volte un visto per gli Stati Uniti, ma essendo yemenita, esso gli fu negato. Bin al Shibh rimase ad Amburgo, fornendo collegamento tra Atta e Mohammed. I tre membri della cellula di Amburgo presero lezioni di volo in Florida.
Nella primavera del 2001, dirottatori "secondari" iniziarono ad arrivare negli Stati Uniti. Nel luglio 2001, Atta incontrò bin al-Shibh in Spagna, dove stabilirono dettagli del piano, incluso la scelta finale dell’obiettivo. Bin al-Shibh riferì anche il desiderio di Bin Laden che l’attacco fosse compiuto al più presto. Alcuni attentatori ebbero il loro passaporto grazie a corrotti ufficiali sauditi che erano famigliari o usarono passaporti falsi per entrare.
Il mattino dell'11 settembre 2001, un martedì, diciannove dirottatori presero il comando di quattro aerei di linea passeggeri (due Boeing 757 e due Boeing 767) in viaggio verso la California (tre diretti all'Aeroporto Internazionale di Los Angeles ed uno all'Aeroporto Internazionale di San Francisco), decollati dall'Aeroporto Internazionale Logan di Boston, dall'Aeroporto Internazionale di Newark, in New Jersey, e dall'Aeroporto Internazionale di Washington-Dulles, in Virginia. Tutti gli aerei furono appositamente scelti perché pronti a lunghi voli e, quindi, carichi di carburante.
Riassumendo, i quattro voli erano:
1. Il volo American Airlines 11: un aereo Boeing 767, partito dall'Aeroporto Internazionale Logan di Boston alle 7:59 e diretto a Los Angeles con a bordo 76 passeggeri, 11 membri dell'equipaggio e 5 dirottatori. Gli attentatori fecero schiantare il volo contro la Torre Nord del World Trade Center alle 8:46;
2. Il volo United Airlines 175: un aereo Boeing 767, partito anch'esso dall'Aeroporto Internazionale Logan di Boston, alle 8:14 e diretto a Los Angeles con a bordo 51 passeggeri, 9 membri dell'equipaggio e 5 dirottatori. L'aereo si andò a schiantare contro la Torre Sud del World Trade Center alle 9:03;
3. Il volo United Airlines 175: un aereo Boeing 767, partito anch'esso dall'Aeroporto Internazionale Logan di Boston, alle 8:14 e diretto a Los Angeles con a bordo 51 passeggeri, 9 membri d alle 8:20 e diretto a Los Angeles con a bordo 53 passeggeri, 6 membri dell'equipaggio e 5 dirottatori. L'aereo si schiantò contro la facciata ovest del Pentagono, nella Contea di Arlington, in Virginia, alle 9:37;
4. Il volo United Airlines 93: un aereo Boeing 757, decollato dall'Aeroporto Internazionale di Newark, in New Jersey, alle 8:42, e diretto a San Francisco, con a bordo 33 passeggeri, 7 membri dell'equipaggio e 4 dirottatori. A causa di una rivolta dei passeggeri, l'aereo non colpì l'obiettivo previsto e precipitò in un campo nei pressi di Shanksville, in Pennsylvania, alle 10:03.
Nel corso dei dirottamenti, alcuni passeggeri e membri dell'equipaggio furono in grado di effettuare chiamate con l'apparecchio radiotelefonico aria-superficie della GTE e con i telefoni cellulari; costoro furono in grado di fornire dettagli su quanto stava accadendo. Si riuscì a comprendere come diversi dirottatori fossero a bordo di ciascun aeroplano e che costoro avevano usato spray urticante e lacrimogeni per sopraffare i membri dell'equipaggio e tenere i passeggeri fuori dalla cabina della prima classe. Si capì, inoltre, che alcune persone a bordo degli aerei erano state accoltellate. I terroristi avevano preso il controllo dei velivoli usando coltelli e taglierini per uccidere alcuni assistenti di volo e almeno un pilota o un passeggero, tra cui il comandante del volo 11, John Ogonowski. La Commissione d'indagine sugli attentati stabilì che due dei dirottatori avevano recentemente acquistato attrezzi multifunzione di marca Leatherman.[66] Un assistente di volo dell'American Airlines 11, un passeggero del volo 175 e alcuni passeggeri del volo 93 riferirono che i dirottatori avevano delle bombe, ma uno dei passeggeri disse anche di ritenere che si trattasse di ordigni inerti. Nessuna traccia di esplosivi fu trovata nei luoghi degli impatti.
Quel giorno, tre edifici del complesso del World Trade Center crollarono a causa di cedimenti strutturali. La Torre Sud (WTC 2), la seconda ad essere stata colpita, crollò alle 9:59, 56 minuti dopo l'impatto con il volo United Airlines 175, che aveva causato un'esplosione ed un conseguente incendio per via del carburante presente nell'aereo; la Torre Nord (WTC 1) crollò alle 10:28, dopo un incendio di circa 102 minuti. Il collasso del WTC 1 produsse dei detriti che danneggiarono la vicina 7 World Trade Center (WTC 7), la cui integrità strutturale fu ulteriormente compromessa dagli incendi, che portarono al crollo della penthouse est alle 17:20 di quello stesso giorno; l'intero edificio collassò completamente meno di un minuto dopo, alle 17:21 ora locale. Nella contea di Arlington, anche la facciata ovest del Pentagono subì ingenti danni.
Venuta a conoscenza dei dirottamenti e dei seguenti attacchi coordinati, alle 9:42 l'Amministrazione dell'Aviazione Federale (Federal Aviation Administration, FAA) bloccò tutti i voli civili all'interno dei confini degli Stati Uniti e ordinò a quelli già in volo di atterrare immediatamente. Tutti i voli civili internazionali furono fatti ritornare indietro o indirizzati ad aeroporti in Canada o Messico. A tutto il traffico aereo civile internazionale fu proibito di atterrare negli Stati Uniti per tre giorni. Gli attacchi crearono grande confusione tra le agenzie di notizie e i controllori del traffico aereo in tutti gli Stati Uniti per via di notizie non confermate e spesso contraddittorie.
Le vittime degli attentati furono 2 974, esclusi i diciannove dirottatori: 246 su quattro aeroplani (87 sul volo American Airlines 11, 60 sul volo United Airlines 175, 59 sul volo American Airlines 77 e 40 sul volo United Airlines 93; non ci fu alcun superstite), 2.603 a New York e 125 al Pentagono. Altre 24 persone sono ancora elencate tra i dispersi. Oltre alle vittime civili c'erano anche 343 vigili del fuoco, 72 agenti delle forze dell'ordine e 55 militari che sono stati uccisi negli attacchi. Furono più di 90 i Paesi che persero cittadini negli attacchi al World Trade Center.
Il NIST ha stimato che circa 17.400 civili erano presenti nel complesso del World Trade Center al momento degli attacchi, mentre i dati sui turisti elaborati dalla Port Authority of New York and New Jersey suggeriscono una presenza media di 14.154 persone sulle torri gemelle alle 8:45 del mattino. La gran parte delle persone al di sotto delle zone di impatto evacuò in sicurezza gli edifici, come pure 18 persone che si trovavano nella zona di impatto della Torre Sud; Al contrario, 1366 delle vittime si trovavano nella zona di impatto o nei piani superiori della Torre Nord; secondo il Rapporto della Commissione, centinaia furono le vittime causate dall'impatto, mentre le restanti rimasero intrappolate e morirono a seguito del collasso della Torre. Quasi 600 persone furono invece uccise dall'impatto o morirono intrappolate ai piani superiori nella Torre Sud.
Almeno 200 persone saltarono dalle Torri in fiamme e morirono precipitando su strade e tetti degli edifici vicini, centinaia di metri più in basso. Alcune persone che si trovavano nelle Torri al di sopra dei punti d'impatto salirono fino ai tetti degli edifici sperando di essere salvati dagli elicotteri, ma le porte di accesso ai tetti erano chiuse; inoltre, non vi era alcun piano di salvataggio con elicotteri e, quella mattina dell'11 settembre, il fumo denso e l'elevato calore degli incendi avrebbe impedito agli elicotteri di effettuare manovre di soccorso.
Le vittime tra i soccorritori furono 411. Il New York City Fire Department (i vigili del fuoco di New York) perse 341 vigili del fuoco e 2 paramedici; il New York City Police Department perse 23 agenti, il Port Authority Police Department, 37. I servizi di emergenza medica privata persero altri 8 tecnici e paramedici.
La Cantor Fitzgerald L.P., una banca di investimenti i cui uffici si trovavano ai piani 101-105 del WTC 1, perse 658 impiegati, più di qualunque altra impresa. La Marsh Inc., i cui uffici si trovavano immediatamente sotto quelli della Cantor Fitzgerald ai piani 93-101 (dove avvenne l'impatto del volo 11), perse 295 impiegati, mentre 175 furono le vittime tra i dipendenti della Aon Corporation.
È stato possibile identificare i resti di sole 1.600 delle vittime del World Trade Center; gli uffici medici raccolsero anche «circa 10.000 frammenti di ossa e tessuti non identificati, che non possono essere collegati alla lista dei decessi». Altri resti di ossa furono trovati ancora nel 2006, mentre gli operai approntavano il Deutsche Bank Building per la demolizione.
La morte per malattie ai polmoni di alcune altre persone è stata fatta risalire alla respirazione delle polveri contenenti centinaia di composti tossici (come amianto, mercurio, piombo, ecc.) causate dal collasso del World Trade Center. La gravità dell'inquinamento ambientale derivante da tali polveri – che investirono tutta la punta sud dell'isola di Manhattan – fu resa nota al grande pubblico solo a distanza di circa quattro anni dall'evento: sino ad allora le agenzie governative statunitensi avevano sottovalutato o nascosto il rischio ambientale, forse allo scopo di non causare ulteriore panico e di rendere più spediti i soccorsi, lo sgombero delle macerie, il ripristino delle normali attività della città così gravemente ferita.
Oltre alle Torri Gemelle, i due grattacieli di 110 piani, numerosi altri edifici del World Trade Center furono distrutti o gravemente danneggiati, inclusi il Seven World Trade Center, il Six World Trade Center, il Five World Trade Center, il Four World Trade Center, il Marriott World Trade Center e la chiesa greco ortodossa di St. Nicholas. Il Deutsche Bank Building, situato di là dalla Liberty Street rispetto al complesso del World Trade Center, è stato demolito in quanto l'ambiente all'interno dell'edificio era tossico e inabitabile. La Fiterman Hall del Borough of Manhattan Community College, situato al 30 West Broadway, ricevette gravi ed estesi danni durante gli attacchi, tanto da farne programmare la demolizione. Altri edifici limitrofi, come il 90 West Street e il Verizon Building, subirono gravi danni, ma sono stati riparati.
Successivamente agli attacchi alle Torri gemelle, il New York City Fire Department inviò rapidamente sul sito 200 unità, pari a metà dell'organico del dipartimento, che furono aiutati da numerosi pompieri fuori-servizio e da personale dei pronto soccorso. Il New York City Police Department inviò delle unità speciali dette "Emergency Service Units" e altro personale. Durante i soccorsi, i comandanti dei vigili del fuoco, della polizia e dell'Autorità portuale ebbero difficoltà a condividere le informazioni e a coordinare i loro sforzi, tanto che vi furono duplicazioni nelle ricerche dei civili dispersi invece che ricerche coordinate.
Con il peggiorare della situazione, il dipartimento di polizia, che riceveva informazioni degli elicotteri in volo, fu in grado di diffondere l'ordine di evacuazione che permise a molti dei suoi agenti di allontanarsi prima del crollo degli edifici; tuttavia, poiché i sistemi di comunicazione radio dei dipartimenti di polizia e di vigili del fuoco erano incompatibili, questa informazione non fu inoltrata ai comandi dei vigili del fuoco. Dopo il collasso della prima Torre, i comandanti dei vigili del fuoco trovarono difficoltà a inviare gli ordini di evacuazione ai pompieri all'interno della torre, a causa del malfunzionamento dei sistemi di trasmissione all'interno del World Trade Center. Persino le chiamate al 911 (il servizio di emergenza) non furono correttamente inoltrate. Un'enorme operazione di ricerca e salvataggio fu lanciata dopo poche ore dagli attacchi; le operazioni cessarono alcuni mesi dopo.
L'origine di al-Qa?ida risale al 1979, anno dell'invasione sovietica dell'Afghanistan; poco dopo l'invasione, Osama bin Laden si recò in Afghanistan per collaborare con l'organizzazione dei mujahidin arabi e alla creazione di Maktab al-Khidamat, una formazione il cui scopo era quello di raccogliere fondi e assoldare mujaheddin stranieri per resistere all'Unione Sovietica. Nel 1989, con il ritiro delle forze sovietiche dal conflitto afghano, il Maktab al-Khidamat si trasformò in una "forza di intervento rapido" del jihad contro i nemici del mondo islamico.
Sotto l'influenza di Ayman al-Zawahiri, bin Laden assunse posizioni più radicali. Nel 1996, bin Laden promulgò la prima fatwa, con la quale intendeva allontanare i soldati statunitensi dall'Arabia Saudita. In una seconda fatwa diffusa nel 1998, bin Laden avanzò obiezioni sulla politica estera statunitense nei riguardi di Israele, come pure sulla presenza di truppe statunitensi in Arabia Saudita anche dopo la fine della guerra del Golfo.[11] Bin Laden ha citato testi dell'Islam per esortare ad azioni di forza contro soldati e civili statunitensi fin quando i problemi sollevati non saranno risolti, notando che «durante tutta la storia dei popoli islamici, gli ?ulama? hanno unanimemente affermato che il jihad è un dovere individuale se il nemico devasta i paesi musulmani».
La National Commission on Terrorist Attacks upon the United States (Commissione Nazionale sugli Attacchi Terroristici contro gli Stati Uniti) fu formata dal governo degli Stati Uniti ed è comunemente nota come 9/11 Commission; il 22 luglio 2004 la commissione rilasciò un rapporto nel quale concludeva che gli attacchi erano stati progettati e messi in atto da membri di al-Qa?ida. La commissione affermò che «gli organizzatori dell'attentato dell'11 settembre spesero in totale tra 400.000 e 500.000 dollari per progettare e mettere in atto il loro attacco, ma che la precisa origine dei fondi utilizzati per eseguire gli attacchi è rimasta sconosciuta».
Quindici dirottatori provenivano dall'Arabia Saudita, due dagli Emirati Arabi Uniti, uno dall'Egitto e uno dal Libano. In contrasto con il consueto profilo degli attentatori suicidi, i dirottatori erano adulti maturi e ben istruiti, le cui visioni del mondo erano ben formate. Dopo alcune ore dagli attacchi, l'FBI fu in grado di determinare i nomi e, in molti casi, i dettagli personali dei sospetti piloti e dirottatori. Il bagaglio di Mohamed Atta, che non fu trasbordato dal suo volo da Portland sul volo 11, conteneva documenti che rivelarono l'identità di tutti i 19 dirottatori e altri importanti indizi sui loro piani, sulle loro intenzioni e sui loro precedenti. Il giorno degli attacchi, la National Security Agency intercettò delle comunicazioni che portavano a Osama bin Laden, come avevano fatto i servizi segreti tedeschi.
Il 27 settembre 2001, l'FBI rese pubbliche le foto dei diciannove dirottatori, assieme alle informazioni sulle possibili nazionalità e nomi falsi di molti. Le indagini dell'FBI sugli attacchi, note come "PENTTBOM", furono le più vaste e complesse nella storia dell'ente, coinvolgendo più di 7.000 agenti speciali. Il governo degli Stati Uniti determinò che al-Qa?ida, diretta da Osama bin Laden, era responsabile per gli attacchi, con l'FBI che afferma che «le prove che mettono in relazione al-Qa?ida e bin Laden agli attacchi dell'11 settembre sono chiare e irrefutabili»; Il governo del Regno Unito raggiunse la stessa conclusione.
La dichiarazione di una guerra santa contro gli Stati Uniti d'America e la fatwa firmata da Osama bin Laden e altri nel 1996, in cui si chiedeva l'uccisione di civili statunitensi, sono viste come indizi del suo movente negli attacchi dell'11 settembre da parte degli investigatori. Inizialmente bin Laden negò il proprio coinvolgimento negli attacchi, per poi ammetterlo. Il 16 settembre 2001, bin Laden negò ogni coinvolgimento negli attacchi leggendo una dichiarazione trasmessa dal canale satellitare del Qatar Al Jazeera: «Sottolineo che non ho attuato questo gesto, che sembra essere stato portato avanti da individui con motivazioni proprie»; questa smentita fu trasmessa dalle testate giornalistiche statunitensi e mondiali. Nel novembre 2001 forze statunitensi recuperarono una registrazione in una casa distrutta a Jalalabad, in Afghanistan, in cui bin Laden parla a Khaled al-?arbi: nella videoregistrazione bin Laden ammette di aver saputo in anticipo degli attacchi. La registrazione fu trasmessa da varie emittenti giornalistiche a partire dal 13 dicembre 2001; la distorsione delle immagini è stata attribuita ad artefatti causati dalla copia del nastro. Il 27 dicembre 2001 fu pubblicato un secondo video di bin Laden, in cui affermava che «il terrorismo contro gli Stati Uniti merita di essere lodato perché fu una risposta ad un'ingiustizia, avente lo scopo di forzare gli Stati Uniti a interrompere il suo sostegno a Israele, che uccide la nostra gente», senza però ammettere la responsabilità degli attacchi. Poco prima delle elezioni presidenziali statunitensi del 2004, bin Laden rivendicò pubblicamente, con una registrazione video, il coinvolgimento di al-Qa?ida negli attacchi agli Stati Uniti, ammettendo il proprio legame diretto con gli attentati; affermò che gli attacchi erano stati portati perché «siamo liberi [...] e vogliamo riottenere libertà per la nostra nazione. Così come voi indebolite la nostra sicurezza noi indeboliamo la vostra».[145] Osama bin Laden afferma di aver personalmente diretto i 19 dirottatori:[146] nel video afferma che «concordammo assieme al comandante Muhammad Atta, che Allah abbia pietà di lui, che tutte le operazioni avrebbero dovuto essere completate in venti minuti, prima che Bush e la sua amministrazione se ne accorgessero». Un altro video ottenuto da Al Jazeera nel settembre 2006 mostra Osama bin Laden con Ramzi bin al-Shibh – il più delle volte scritto Ramzi Binelshibh – e due dirottatori, Hamza al-Ghamdi e Wa'il al-Shehri, mentre preparano gli attacchi.
In un'intervista del 2002 con il giornalista di al Jazeera Yosri Foda, Khalid Shaykh Muhammad ammise il proprio coinvolgimento nella "operazione del santo Martedì", assieme a Ramzi bin al-Shibh. Il Rapporto della Commissione sull'11 settembre ha determinato che l'animosità di Khalid Shaykh Muhammad, il «principale architetto» degli attacchi dell'11 settembre, verso gli Stati Uniti ebbe origine «non dalla sua esperienza di studente fatta lì, ma piuttosto dalla sua violenta opposizione alla politica estera statunitense in favore di Israele». Mohammed Atta condivideva le stesse motivazioni di Khalid Shaykh Muhammad. Ralph Bodenstein, un ex-compagno di classe di Atta, lo descrisse come «molto imbevuto, veramente, [di idee] sulla difesa, da parte degli Stati Uniti, di queste politiche israeliane nella regione». ?Abd al-?Aziz al-?Umari, dirottatore del volo 11 assieme a Mohamed Atta, affermò nel suo testamento video: «il mio gesto è un messaggio per coloro che mi hanno ascoltato e per coloro che mi hanno visto e, allo stesso tempo, è un messaggio agli infedeli, che lasciate la Penisola arabica sconfitti e che smettiate di dare una mano ai codardi ebrei in Palestina».[150] Khalid Shaykh Muhammad fu arrestato il 1º marzo 2003 a Rawalpindi, in Pakistan, per poi essere detenuto definitivamente nel campo di detenzione di Guantanamo Bay, a Cuba. Durante le udienze condotte dagli Stati Uniti nel marzo 2007, che sono state «ampiamente criticate da avvocati e gruppi per i diritti umani in quanto falsi tribunali», Muhammad confessò nuovamente la propria responsabilità per gli attacchi: «ero il responsabile dell'operazione dell'11 settembre, dalla A alla Z».
Nel "Sostituto di testimonianza di Khalid Shaykh Muhammad" del processo a Zakariyya Musawi, cinque persone sono identificate come quelle che conoscevano tutti i dettagli dell'operazione: Osama bin Laden, Khalid Shaykh Muhammad, Ramzi bin al-Shibh, Abu Turab al-Urdunni e Mohammed Atef. Fino al 2008, solo le figure di contorno sono state processate o condannate in relazione agli attacchi; bin Laden non è stato ancora formalmente accusato degli attentati.
Per la prima volta nella storia, tutti i velivoli civili degli Stati Uniti e di altri Paesi (come il Canada), che non effettuavano servizi di emergenza, furono immediatamente fatti atterrare, recando grossi disagi a decine di migliaia di passeggeri in tutto il mondo. La Federal Aviation Administration chiuse i cieli statunitensi a tutti i voli internazionali, obbligando gli aerei a dirigersi su aeroporti di altri paesi; il Canada fu uno dei paesi maggiormente toccati da questo fenomeno e lanciò l'Operazione Nastro Giallo per gestire l'enorme numero di aerei a terra e di passeggeri bloccati negli aeroporti.
Il Consiglio della Nato dichiarò che gli attacchi agli Stati Uniti erano considerati un attacco a tutti i Paesi della Nato e che, in quanto tali, soddisfacevano l'Articolo 5 del trattato NATO. Subito dopo gli attacchi, l'amministrazione Bush dichiarò la Guerra al terrorismo, con l'obiettivo dichiarato di portare Osama bin Laden e al-Qa?ida davanti alla giustizia e di prevenire la costituzione di altre reti terroristiche. I mezzi previsti per perseguire questi obiettivi includevano sanzioni economiche e interventi militari contro gli Stati che avessero dato l'impressione di ospitare terroristi, aumenti dell'attività di sorveglianza su scala globale e condivisione delle informazioni ottenute dai servizi segreti. L'invasione statunitense dell'Afghanistan (2001) e il rovesciamento del governo dei talebani da parte di una coalizione guidata dagli Stati Uniti fu la seconda operazione della guerra effettuata al di fuori dei confini statunitensi, in ordine di grandezza la più vasta tra quelle direttamente collegate al terrorismo. Gli Stati Uniti non furono l'unica nazione ad aumentare la propria preparazione militare: stati come le Filippine e l'Indonesia dovevano infatti affrontare le minacce portate dal terrorismo islamista interno. Subito dopo, alcuni esponenti dell'amministrazione statunitense specularono sul coinvolgimento di Saddam Hussein, il presidente iracheno, con al-Qa?ida. Questi sospetti si rivelarono successivamente infondati, ma quest'associazione contribuì a far accettare all'opinione pubblica l'invasione dell'Iraq del 2003.
A seguito degli attacchi, l'indice di gradimento del presidente Bush salì fino all'86%. Il 20 settembre 2001 il Presidente degli Stati Uniti parlò alla nazione e a una seduta congiunta del Congresso, esponendo gli eventi del giorno degli attacchi, i successivi nove giorni di sforzi di salvataggio e ricostruzione e la sua risposta agli eventi. Anche il sindaco di New York Rudolph Giuliani ottenne un notevole gradimento a livello locale e nazionale in virtù del ruolo svolto. Molti fondi furono immediatamente aperti per assistere finanziariamente i sopravvissuti e le famiglie delle vittime degli attacchi; al termine ultimo per la compensazione delle vittime, l'11 settembre 2003, erano state ricevute 2.833 richieste dalle famiglie delle vittime. Subito dopo gli attacchi furono messi in atto i piani d'emergenza per l'evacuazione dei governanti e per la continuità del governo. Il Congresso passò l'Homeland Security Act del 2002, che istituì il Department of Homeland Security, la maggiore ristrutturazione dell'amministrazione statunitense nella storia contemporanea. Il congresso passò anche lo USA PATRIOT Act, affermando che sarebbe stato utile a individuare e perseguire il terrorismo e altri crimini; i gruppi per le libertà civili hanno però criticato il PATRIOT Act, affermando che esso permette agli organi di polizia di invadere la vita privata dei cittadini e che elimina il controllo da parte della magistratura sulla polizia e sui servizi segreti interni.
Gli attacchi furono condannati da governi di tutto il mondo e molte nazioni offrirono aiuti e solidarietà. I governanti della maggior parte dei paesi del Medio Oriente, incluso l'Afghanistan, condannarono gli attacchi. L'Iraq fece eccezione, in quanto diffuse immediatamente una dichiarazione in cui si affermava che «i cowboys americani stavano cogliendo il frutto dei loro crimini contro l'umanità». Un'altra eccezione, molto evidenziata dai mass media, furono i festeggiamenti da parte di alcuni Palestinesi. Circa un mese dopo gli attacchi, gli Stati Uniti d'America guidarono una vasta coalizione nell'invasione dell'Afghanistan, allo scopo di rovesciare il governo dei talebani, accusati di ospitare al-Qa?ida. Le autorità del Pakistan si schierarono nettamente al fianco degli Stati Uniti contro i talebani e al-Qa?ida: i pakistani misero a disposizione degli Stati Uniti diversi aeroporti militari e basi per gli attacchi contro il governo talebano e arrestarono più di 600 presunti membri di al-Qa?ida, che poi consegnarono agli statunitensi. Diversi paesi - tra cui Regno Unito, India, Australia, Francia, Germania, Indonesia, Cina, Canada, Russia, Pakistan, Giordania, Mauritius, Uganda e Zimbabwe - promulgarono legislazioni "antiterroristiche" e congelarono i conti in banca di persone che sospettavano avessero legami con al-Qa?ida. I servizi segreti e le forze di polizia di alcuni paesi - tra cui Italia, Malaysia, Indonesia e Filippine - arrestarono persone che indicavano come sospetti terroristi con lo scopo dichiarato di distruggere le cellule terroristiche in tutto il mondo.
Un'indagine federale sulle caratteristiche tecniche e di resistenza agli incendi connesse con il collasso delle Torri gemelle e del WTC 7 fu condotta dal National Institute of Standards and Technology (NIST) dello United States Department of Commerce. Questa indagine aveva il compito di trovare il motivo del collasso degli edifici, il numero di morti e feriti causati, oltre che le procedure collegate alla progettazione e alla gestione del World Trade Center.
Il rapporto concluse che i rivestimenti antincendio delle infrastrutture in acciaio furono spazzati via dagli impatti degli aerei e che, se questo non fosse accaduto, le torri sarebbero probabilmente rimaste in piedi.
Gene Corley, direttore dell'indagine originale, commentò che «le torri si comportarono in maniera impressionante. Non furono gli aerei dei terroristi ad abbattere gli edifici; fu l'incendio successivo. Fu dimostrato che era possibile abbattere due terzi delle colonne di una torre e l'edificio sarebbe restato in piedi». Il fuoco indebolì le travature di sostegno dei piani, facendole piegare verso il basso, tirando così le colonne in acciaio esterne che si piegarono verso l'interno. Con le colonne portanti danneggiate, le colonne esterne piegate non furono più in grado di sostenere gli edifici, causandone il collasso. Il rapporto afferma inoltre che le trombe delle scale non erano adeguatamente rinforzate per funzionare da via di fuga per le persone al di sopra della zona di impatto. Questo fu confermato da uno studio indipendente della Purdue University. I risultati dell'indagine del NIST sul WTC 7 sono stati pubblicati il 21 agosto 2008: il crollo dell'edificio è stato causato dalla dilatazione termica prodotta dagli incendi che divamparono incontrollati per ore, e che hanno in particolare interessato l'acciaio della colonna primaria numero 79, il cui cedimento ha dato inizio ad un collasso progressivo delle strutture portanti vicine.
Gli attacchi ebbero un significativo impatto sui mercati finanziari degli Stati Uniti e mondiali. La borsa di New York (New York Stock Exchange, NYSE), l'American Stock Exchange e il NASDAQ non aprirono l'11 settembre e rimasero chiusi fino al 17 settembre. Quando i mercati riaprirono, l'indice Dow Jones precipitò di 684 punti, pari al 7,1%, fino a 8 921, la maggiore flessione mai avuta in un solo giorno. Alla fine della settimana, l'indice Dow Jones era precipitato a 1.369,7 punti (14,3%), la maggiore caduta settimanale della sua storia. Le azioni statunitensi persero 1.400 miliardi di dollari di valore in quella settimana. A New York si contarono circa 430.000 posti di lavoro e 2,8 miliardi di dollari di stipendi persi nei tre mesi seguenti agli attacchi; gli effetti economici si concentrarono sui settori economici dell'export della città. Si stima che la perdita in termini di prodotto interno lordo sperimentata dall'economia newyorkese negli ultimi tre mesi del 2001 e per tutto il 2002 ammonti a 27,3 miliardi di dollari. Il governo federale concesse immediatamente 11,2 miliardi di dollari al governo cittadino nel settembre 2001 e 10,5 miliardi di dollari all'inizio del 2002, per incentivare lo sviluppo economico e la ricostruzione delle infrastrutture.
Migliaia di tonnellate di detriti tossici risultanti dal collasso delle Torri gemelle contenevano più di 2.500 contaminanti, tra cui alcuni elementi noti per essere cancerogeni, tra cui l'amianto. Sono testimoniati diversi casi di malattie debilitanti tra coloro che si occuparono dei soccorsi e dei lavori di rimozione delle macerie, malattie ritenute collegate direttamente all'esposizione ai detriti. Alcune di queste conseguenze sanitarie hanno toccato anche alcuni residenti, studenti e impiegati della Lower Manhattan e della vicina Chinatown. Molti decessi sono stati collegati alla polvere tossica causata dal collasso del World Trade Center e i nomi delle vittime saranno inclusi nel memoriale del WTC. Esistono alcuni studi scientifici che suggeriscono che l'esposizione a diversi prodotti tossici dispersi nell'aria potrebbe avere effetti negativi sullo sviluppo del feto: per questo motivo, un centro studi per la salute ambientale dei bambini sta studiando i figli delle donne incinte all'epoca degli attacchi e che vivevano o lavoravano in prossimità delle torri del WTC. Un totale di 33.000 fra poliziotti, vigili del fuoco, soccorritori e membri della comunità è stato curato per le ferite e le malattie derivanti dall'attacco, fra cui malattie respiratorie, disturbi mentali quali depressione e stress post-traumatico, problemi gastrointestinali e almeno 4.166 casi di cancro. Un maggior numero di poliziotti sono morti di malattie collegate all'attacco che non per il crollo stesso.
Le famiglie di 800 vittime hanno depositato presso un tribunale di Manhattan una causa contro funzionari sauditi che sono stati denunciati, accusati di complicità negli attentati per aver aiutato i dirottatori Salem al-Hazmi e Khalid Al-Mihdhar 18 mesi prima dell'attacco.
Gli uomini in una prigione negli Stati Uniti accusati per gli attacchi dell'11 settembre sono cinque: il kuwaitiano Khalid Shaykh Muhammad, ritenuto l'architetto della strage, quello che già nel 1996 illustrò il piano a Osama Bin Laden e nel 2007 dichiarò di essere «responsabile dell'operazione dalla A alla Z»; lo yemenita Walid bin Attash, capo dei campi paramilitari di Al Qaeda in Afghanistan, ha fornito simulatori di volo e notizie sulle compagnie aeree; lo yemenita Ramzi bin al-Shibh, cellula Al Qaeda di Amburgo, ha iscritto i dirottatori nelle scuole di volo americane; il pachistano Ammar al-Baluchi, imputato perché ha portato nove terroristi negli Stati Uniti, li ha mantenuti e inviato 120000 dollari americani. Il saudita Mustafa al-Hawsawi, che procurava contanti, carte di credito e abiti occidentali.
Il giorno degli attacchi, Giuliani affermò: «Ricostruiremo. Ne usciremo più forti di prima, politicamente più forti, economicamente più forti. La skyline tornerà ad essere nuovamente completa». La rimozione dei detriti terminò ufficialmente nel maggio 2002. La Lower Manhattan Development Corporation, incaricata della ricostruzione del sito del World Trade Center, è stata criticata per aver compiuto poco con i notevoli fondi destinati alla ricostruzione. Uno degli edifici completamente distrutti, il 7 World Trade Center, ha una nuova torre uffici, completata nel 2006; il One World Trade Center, precedentemente Freedom Tower, la cui costruzione è iniziata il 27 aprile 2006, è stato terminato nel giugno 2013. Con un'altezza di 1 776 piedi (541 metri e 32 cm) è il quinto tra i grattacieli più alti del mondo. Il numero 1 776 simboleggia l'anno della dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d'America.
Nei giorni immediatamente successivi agli attacchi, si tennero molte commemorazioni e veglie in tutto il mondo; mentre ovunque a Ground Zero furono affisse immagini delle vittime. Una delle prime commemorazioni fu il Tribute in Light, un'installazione di 88 fari da ricerca posti nelle fondamenta delle Torri che proiettavano due colonne di luce verticalmente verso il cielo. A New York fu istituita una competizione per decidere il progetto di un monumento da erigere sul luogo di Ground Zero; il progetto vincente, Reflecting Absence, selezionato nell'agosto 2006, consiste in una coppia di piscine posizionate sul luogo delle fondamenta delle Torri, circondate da un monumento in cui sono iscritti i nomi delle vittime. Il Memoriale è stato aperto al pubblico il 12 settembre 2011, in occasione del decennale degli attentati[234]; mentre il 15 maggio 2014 nello stesso sito è stato inaugurato il Museo dell'11 settembre.
Eugenio Caruso - 20 novembre 2019
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