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Una leadership che punti all'eccellenza dell'impresa

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Capitolo 5
Una leadership per l’impresa che punti all’eccellenza
L’impresa, come s’è detto più volte, è costantemente costretta a cambiare e adeguarsi alle trasformazioni del mercato, ma oggi come in passato sono ancora poche le persone in grado di modificarla in modo significativo. Queste persone possono essere definite con l’espressione di “leadership imprenditoriale”.
Ogni nuova idea nasce generalmente dal pensiero di una persona ed è per questo che, in un’epoca caratterizzata dalla creatività, la leadership assume un ruolo ancora più importante che nel passato; il leader deve possedere una visione del “mondo” tale che gli consenta di vedere più avanti degli altri e, di conseguenza, di agire in anticipo sui tempi.
Sull’argomento della leadership è opportuna un’analisi approfondita, poiché, se leadership equivale a imprenditore e imprenditore equivale a impresa, sarà necessario “conoscere” questo soggetto, al quale la società civile ha affidato il compito di creare ricchezza attraverso le proprie azioni, le reazioni agli stimoli esterni, i rapporti con l’ambiente nel quale opera.
Nel tratteggiare il profilo della leadership mi sono ispirato fondamentalmente a un certo numero di imprenditori incontrati nel corso delle mie attività di manager e di imprenditore.
5.1 Che cosa è la leadership
Ogni impresa che miri all’eccellenza, consapevole che questa sia una strada per evitare il declino, sarà anche orientata al raggiungimento di un ruolo di preminenza nei rami di attività in cui opera; alla leadership spetta il compito di incubare, stimolare, sostenere, conquistare questo obiettivo. Per il cui conseguimento, la leadership deve metabolizzare una serie di “valori”:
Possedere la vision mirata al raggiungimento del successo.
Essere elemento trainante ed esempio per i collaboratori.
Essere creativa.
Essere in grado di determinare processi di cambiamento nell’impresa finalizzati al coinvolgimento degli stakeholders.
Riuscire a creare valore per l’impresa.
Essere in grado di valutare lo stato di salute dell’impresa non tanto e non solo dagli indicatori economico-finanziari, ma da indicatori di natura intangibile o da segnali provenienti dal mercato e dall’azienda.
5.2 Differenza tra management e leadership
Spesso i manager, in particolare quelli delle grandi aziende, si attribuiscono l’etichetta di “leadership aziendale”. È questo un pregiudizio da smantellare: può esistere una grande differenza tra una leadership e un management; io stesso ho conosciuto molti modesti manager e pochi veri leader, e questi, quasi esclusivamente, nelle piccole e medie imprese.
La leadership è cosa diversa dal management; in questa definizione non c’è nulla di misterioso e la differenza non ha nulla a che fare con il carisma o altri tratti della personalità. Leadership e management sono due funzioni aziendali distinte e complementari, entrambe necessarie per il successo della grande, come della piccola impresa.
Al management è affidata la gestione della complessità, alla leadership è affidato il cambiamento; oggi, in piena transizione verso la quarta rivoluzione industriale, la maggior parte delle imprese di tutti i paesi industrializzati soffre di eccesso di management e di carenza di leadership; conseguentemente ne risultano gravi difficoltà nel gestire il cambiamento. La direzione di un’azienda comprende management e leadership, funzioni diverse e complementari le cui differenze possono essere riassunte come segue.

La leadership
- Scopre nuove opportunità e strumenti per attuarle o farle attuare.
- Crea nuovi paradigmi di gestione.
- Considera normale lavorare per breakthroughs.
- È orientata alla creatività.
- È in grado di cambiare radicalmente il sistema dell’impresa.
- Ha grande rispetto per le persone.
- È in grado di motivare i collaboratori in modo da porli nelle condizioni di fornire prestazioni di spicco.
- La sua autorevolezza deriva dalla condivisione della vision, della mission, delle strategie e degli atteggiamenti da parte dei collaboratori.
- Ha metabolizzato l’atteggiamento del servire.
- Pensa in modo pro-attivo.
Da questi punti si evince che il compito più significativo della leadership è attivare nel sistema imprenditoriale salti qualitativi che possano condurre a vere rivoluzioni organizzative nell’impresa. Per ottenere questi obiettivi, che potrebbero trovare ostacoli proprio tra i collaboratori, la leadership dovrebbe agire in base a questi comportamenti:
- Creare il senso dell’urgenza.
- Attivare un gruppo di lavoro abbastanza autorevole.
- Creare una vision stimolante, capace di attrarre il consenso. Comunicare la vision in modo chiaro.
- Considerare i dipendenti come collaboratori cui affidare responsabilità decisionali.
- Cercare risultati positivi sul breve tempo, in modo da convincere gli scettici.
- Affrontare i punti più delicati del cambiamento con slancio.
- Incorporare nella cultura aziendale i nuovi comportamenti assunti per la gestione del cambiamento.

Il management
- Trova soluzioni ai problemi.
- Lavora all’interno di paradigmi definiti e accettati.
- Opera per cambiamenti incrementali.
- Adotta metodi e tecniche per porre cose e persone al posto giusto e al momento giusto.
- Usa il dipendente come risorsa per conseguire degli obiettivi. La sua autorità deriva dalla posizione gerarchica e dalla competenza specialistica.
- Ha metabolizzato l’atteggiamento del fare.
- Pensa in funzione dell’agire.
Da quanto detto, la distinzione tra leadership e management non è né arbitraria né semantica; è, all’opposto, molto forte. Le imprese che confondono la leadership con il management saranno in grado di gestire i piccoli miglioramenti incrementali, ma non di introdurre modifiche di ampio respiro, quei “salti” che possono consentire di cogliere l’occasione di un nuovo business ed evitare il declino. D’altra parte, i nuovi paradigmi della gestione d’impresa impongono al manager, pur riservandogli una funzione diversa da quella della leadership, la necessità di una cultura più imprenditoriale; se non avviene questo cambiamento, i manager possono diventare l’anello debole delle imprese e fisiologicamente essere estromessi a ogni riorganizzazione aziendale o a ogni mutamento del business.
Molte aziende, nel corso della loro storia, hanno tentato profondi cambiamenti culturali e organizzativi, ma poche sono quelle che hanno coronato con successo l’obiettivo. Per lo più, le azioni di cambiamento organizzativo incappano in qualche forma di resistenza:
i lavoratoriresistono ai cambiamenti perché pensano di perdere qualcosa, o perché non hanno capito le ragioni del cambiamento, o per mancanza di fiducia nel management, o perché vedono le cose in modo diverso da come le vedono i manager, o perché temono di non essere all’altezza di eventuali nuovi compiti che potrebbero esser loro assegnati.
Come già detto, spesso il cambiamento è stato affidato a manager privi delle qualità della leadership. Le ragioni dell’insuccesso di un cambiamento organizzativo possono essere le seguenti:
- Non aver creato un senso di urgenza sufficientemente forte.
- Non aver creato un gruppo sufficientemente motivato e autorevole per la gestione del processo.
- La mancanza di una vision sufficientemente lungimirante, efficace e comprensiva.
- Non aver comunicato la vision in modo adeguato.
- Non aver rimosso gli ostacoli che intralciano la nuova vision.
- Non aver creato condizioni di successo sul breve termine.
- Aver cantato vittoria troppo presto.
- Non aver incorporato i cambiamenti all’interno della cultura d’impresa.
Giova notare che, secondo il lessico convenzionale, esistono due tipi di leadership che operano secondo due diversi paradigmi.
In base al primo paradigma, il leader è spinto da un’enorme energia, indica una direzione chiara e i suoi collaboratori lo seguono come un eroe per raggiungere l’obiettivo indicato.
Il secondo paradigma vede il leader come un saggio, e gli elementi centrali che creano il rapporto con i collaboratori sono la fiducia, l’atteggiamento orientato al servizio, l’affiatamento, l’empatia.
Sembra che i due paradigmi non possano convivere, ma potrebbero rappresentare le due facce della leadership, da presentare in occasioni diverse della vita dell’impresa: la prima quando è necessaria l’azione, la seconda quando occorre elaborare una strategia.
La leadership, come vedremo meglio, deve individuare e stabilire rapporti con tutti i soggetti che possono contribuire alla crescita di valore dell’impresa o che, indirettamente, hanno rapporti con essa, ma dovrà porre un’attenzione particolare rispetto ai propri collaboratori e ai clienti.

Eugenio Caruso - 27 dicembre 2019

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Tratto da

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www.impresaoggi.com