Quello che tu chiami schiavo pensa che è nato come te, gode dello stesso cielo, respira la stessa aria, vive e muore, come viviamo e moriamo noi. Puoi vederlo libero cittadino ed egli può vederti schiavo.
Seneca
INTRODUZIONE
Il Neolitico è un periodo della preistoria, l'ultimo dei tre che costituiscono l'Età della pietra, che va dal 10.000 a.C. al 3.500 a.C. circa. Etimologicamente il termine deriva dalle due parole greche (nèos, "nuovo") e (lithos, "pietra") e quindi "età nuova della pietra" o "età della pietra nuova", in cui l'aggettivo "nuova" si riferisce ad "età". Il Neolitico fu contraddistinto da notevoli innovazioni nella litotecnica, tra le quali la principale è rappresentata dall'uso della levigatura. Altre innovazioni furono l'introduzione dell'uso della ceramica, dell'agricoltura e dell'allevamento, prima di ovini e successivamente anche di bovini. Cambiamenti importanti avvengono anche sul piano della struttura familiare per quanto riguarda la trasmissione dei beni all'interno dei clan.
Dopo la periodizzazione della preistoria nelle tre età, della pietra, del bronzo e del ferro, proposta dal religioso francese Nicolas Mahudel e perfezionata dal danese Christian Thomsen nella prima metà del XIX secolo, la suddivisione tra Paleolitico e Neolitico nell'ambito dell'età della pietra fu introdotta nel 1865 da John Lubbock: carattere distintivo venne considerata l'introduzione della lavorazione della pietra tramite levigatura e il mutamento venne ricollegato al passaggio tra pleistocene e olocene e ai relativi cambiamenti climatici. Il neolitico a livello geologico corrisponde all'Olocene (inizio convenzionale 11.700 anni fa) che è l'epoca nella quale viviamo.
Asce in pietra (3000 a.C. circa) si nota la perfetta levigatura rispetto agli stessi reperti del paleolitico.
Negli anni venti Vere Gordon Childe definì la "rivoluzione neolitica" come caratterizzata, oltre che dall'introduzione della pietra levigata e della ceramica, dalla sostituzione della precedente economia di caccia e raccolta di cereali e frutta selvatici con quella legata all'agricoltura e all'allevamento (e, quindi, alla produzione del cibo). Tale cambiamento, secondo la sua ricostruzione, era collegato ai primi insediamenti stabili e a un abbozzo di stratificazione sociale.
Il dibattito antropologico riguardante le modalità di trasmissione e diffusione delle forme di civiltà vide prevalere dapprima l'ipotesi diffusionista (origine da un unico centro), in particolare nel periodo tra le due guerre mondiali. A partire dal secondo dopoguerra, si diffuse invece l'ipotesi di una nascita autonoma da zona a zona. In quest'ambito sono state elaborate diverse ipotesi interpretative anche riguardo alla diffusione della cultura neolitica.
Gordon Childe aveva riconosciuto l'epicentro della "rivoluzione neolitica" nella zona della cosiddetta Mezzaluna fertile, da dove in seguito le novità si sarebbero trasmesse in Europa. La domesticazione dei cereali doveva infatti essere avvenuta dove erano presenti le specie selvatiche, e lo stesso per l'allevamento iniziale di capre e pecore. Le pratiche agricole adottate inizialmente avrebbero tuttavia comportato un rapido esaurimento del terreno, costringendo le comunità di coltivatori a spostarsi periodicamente: a questi spostamenti, oltre che all'adozione delle nuove pratiche da parte di comunità di cacciatori e raccoglitori, si sarebbe dovuta la diffusione della cultura neolitica. Le ragioni di tale passaggio rimanevano tuttavia controverse. Venivano chiamate in causa alcune variazioni climatiche post-glaciali, che potevano aver reso più fertili delle zone desertiche della Turchia meridionale, aumentandone la piovosità; oppure una forte crescita demografica, sempre conseguenza del miglioramento del clima dopo la fine dell'ultima glaciazione, che aveva reso necessario aumentare la disponibilità di risorse alimentari; oppure ancora la crescita della foresta, che aveva reso impossibile la caccia ai grandi branchi di selvaggina.
Evoluzione della temperatura nel periodo post-glaciale secondo le carote di ghiaccio della Groenlandia (Younger Dryas). Lo stadiale del Dryas recente, chiamato così dal fiore selvatico alpino/della tundra Dryas octopetala, riferito anche come il grande congelamento, fu un periodo geologicamente breve di clima freddo (durato approssimativamente 1.300 ± 70 anni) seguente l'interstadiale di Bølling-Allerød alla fine del Pleistocene, approssimativamente compreso tra 12.800 e 11.500 anni fa, e precedente il Preboreale del primo Olocene. Giova sottolinrare che l'uomo del neolitico subì enermi sbalzi di temperatura, con il livello dei mari che salivano e scendevano, nei millenni, mentre, oggi, noi ci preoccupiamo per variazioni di qualche grado e osserviamo il riscaldamento globale come il grande Moloch.
LA CRESCITA TECNOLOGICA DELL'UOMO
La teoria elaborata da Gordon Childe fu messa alla prova dagli scavi condotti nell'area indicata come epicentro della trasformazione, nei quali si raccolsero anche i resti botanici e faunistici, che contribuirono a una ricostruzione del clima e degli usi alimentari delle popolazioni: Robert Braidwood scavò il sito di Qal'at Jarmo (nell'Iraq settentrionale, ai piedi dei monti Zagros), Dorothy Garrod scoprì nel Vicino Oriente la cultura natufiana, con villaggi sedentari che avevano preceduto l'introduzione dell'agricoltura e dell'allevamento, e Kathleen Kenyon identificò nel sito di Tell es-Sultan, nella valle del Giordano, le due fasi del Neolitico preceramico. Le datazioni mediante l'utilizzo della tecnica del radiocarbonio, elaborata nel secondo dopoguerra, permisero di riconoscere il graduale e scaglionato apparire dei diversi elementi che caratterizzavano la trasformazione neolitica e, al concetto di "rivoluzione neolitica", si andò sostituendo quello di una lenta e progressiva "neolitizzazione".
Le prime attestazioni di culture neolitiche sono presenti nel Medio Oriente, con il Neolitico preceramico di Gerico, intorno alla metà del X millennio a.C. (circa 9.500 a.C.), derivato dalla mesolitica cultura natufiana, che nelle stesse regioni aveva ampiamente utilizzato i cereali selvatici a partire dalla metà del XIII millennio a.C. (12.500 a.C. circa), sviluppando uno stile di vita sedentario. All'inizio dell'XI millennio a.C., il progressivo utilizzo di vere e proprie pratiche agricole è stato collegato a un brusco raffreddamento climatico (Younger Dryas) che si ebbe nel periodo tra il 10.800 e il 9.500 a.C. e che sembra aver determinato una diminuzione delle precipitazioni nell'area e quindi della produzione di cereali selvatici. Nella seconda metà del X millennio a.C. le popolazioni che praticavano l'agricoltura si diffusero in Asia Minore, in Africa settentrionale e nel nord della Mesopotamia. In questo periodo venivano coltivate poche piante, sia varietà selvatiche che domesticate (piccolo farro, miglio, spelta) e si allevavano cani, pecore e capre; si cominciò a capire che per la sopravvivenza dei cereali coltivati occorrevano pratiche di selezione dei semi. Entro la fine del IX millennio a.C. si allevarono anche i buoi e i maiali, si diffusero gli insediamenti stabili o stagionali e l'utilizzo della ceramica.
Anche in altre regioni si svilupparono le medesime caratteristiche, non necessariamente nella stessa successione temporale, come accadde in Africa (regione sahariana) e in Asia sud-orientale: nelle culture neolitiche del Giappone (periodi Jomon e Yayoi) lo sviluppo della ceramica precedette quello dell'agricoltura. Anche nel Mediterraneo, nella penisola italica abbiamo testimonianza di villaggi neolitici e di cerealicoltura nella zona di Matera che risalgono al VII/VIII Millennio A.C.
Nella cultura natufiana (12.000-10.000 a.C.), ancora nell'ambito del mesolitico, apparvero i primi villaggi sedentari e la raccolta di cereali venne intensificata. La sedentarizzazione sarebbe tuttavia stata favorita non dall'introduzione di pratiche agricole, ma dalla ricchezza delle risorse ambientali presenti nel territorio, in seguito all'innalzamento della temperatura. Nei siti natufiani sono state rinvenute prove della domesticazione del cane.
Nella sequenza stratigrafica del sito di Tell es-Sultan si erano individuati due livelli neolitici privi di ceramica (Gerico I e Gerico II), che portarono all'identificazione delle due fasi A e B del Neolitico preceramico. È in questo periodo che si svilupparono prima la coltivazione di specie selvatiche di cereali (preparazione del terreno, drenaggio, estirpazione delle malerbe) e quindi la loro domesticazione (selezione e introduzione delle specie domestiche).
Nella fase del Neolitico preceramico A (9.500-8.700 a.C.) le contemporanee culture mureybetiana (sito di Mureybet, sul medio corso dell'Eufrate nell'attuale Siria), aswadiana (sito di Tell Aswad, nel bacino di Damasco, ancora nell'odierna Siria) e sultaniana (sito già citato di Tell es-Sultan/Gerico, Gerico I, 8350-7370 a.C.), eredi della cultura natufiana, introdussero le prime pratiche di coltivazione delle specie selvatiche. In questa fase l'industria litica abbandonò progressivamente la tecnica mesolitica dei microliti; le abitazioni nei villaggi erano a pianta circolare ed erano presenti pratiche funerarie e figurine femminili. A Gerico le case erano costruite con mattoni di fango di forma piano-convessa e venne realizzato uno spesso muro di cinta in pietra con una torre circolare, probabilmente utilizzato a protezione dalle inondazioni, più che come difesa militare.
Nella successiva fase del Neolitico preceramico B (8.700-7.000 a.C.) a Gerico si ebbe il consolidamento dell'economia agricola e probabilmente l'inizio della domesticazione animale. Le case avevano piante rettangolari ed erano costruite con mattoni di fango parallelepipedi. Un edificio con nicchia è stato interpretato come tempio e sono attestate pratiche funerarie elaborate (modellazione in gesso delle fattezze del defunto sul cranio) e figurine antropomorfe.
Nel Neolitico preceramico B medio, prima del 7.500 a.C. circa, si ebbe una rapida diffusione dell'economia agricola in tutta l'Anatolia e il Vicino Oriente, arrivando fino a Cipro.
Nel sito di Qal'at Jarmo (Iraq settentrionale, ai piedi dei monti Zagros) gli undici livelli più antichi appartengono al Neolitico preceramico B, con abitazioni a pianta rettangolare e coltivazioni di specie domesticate di orzo e farro.
La domesticazione delle piante
Nei siti del Vicino Oriente è stato individuato un numero ridotto di specie vegetali domestiche, che sostituirono, con l'avvio dell'agricoltura, le più numerose varietà delle specie selvatiche raccolte. Le otto specie domestiche sono costituite da:
- farro (dalla specie selvatica del Triticum dicoccoides);
- piccolo farro (dalla specie selvatica del Triticum boeoticum);
- orzo (dalla specie selvatica del Hordeum spontaneum);
- lenticchia (dalla specie selvatica della Lens orientalis);
- pisello (dalla specie selvatica del Pisum humile);
- cece (dalla specie selvatica del Cicer reticulatum);
- veccia (dalla specie selvatica della Vicia ervilia);
- lino (dalla specie selvatica del Linum bienne).
La selezione avvenne probabilmente inizialmente in forma inconsapevole, con la raccolta preferenziale di esemplari che presentavano caratteristiche vantaggiose (semi più grandi e spighe ancora intere nei cereali, ad esempio) e per mezzo della scelta del momento della mietitura o raccolta (germinazione più rapida e contemporanea). Le mutazioni erano favorite dal fatto che si trattasse di specie autoimpollinanti e si diffusero grazie alla protezione degli esemplari mutati per mezzo delle pratiche di coltivazione, che ne annullavano lo svantaggio evolutivo. Le specie domestiche furono quindi diffuse anche in zone dove mancavano i loro progenitori selvatici.
L'usanza di macinare i semi delle piante selvatiche risale addirittura al Paleolitico inferiore; dopo un lungo periodo di "manipolazione" delle piante selvatiche, consistente nella loro raccolta e nell'immagazzinamento, si arrivò, intorno alla metà dell'VIII millennio a.C., alla domesticazione di cereali (soprattutto il farro) e leguminose, in una vasta area compresa tra l'Anatolia orientale, l'Iraq settentrionale, la Palestina e l'Iran occidentale.
Per quanto riguarda i primi animali domestici, la pecora sembra attestata già nel IX millennio a.C., il maiale agli inizi del VII millennio a.C., il bue sembra invece presente alla metà del VII millennio, in Tessaglia. Tra il VII e il VI millennio a.C. le stesse innovazioni compaiono nell'Africa settentrionale e iniziano a diffondersi nel continente europeo. Nell'Asia sudorientale, la coltivazione del riso compare in un'area compresa tra la Cina e la Thailandia, nel IV millennio a.C.; scavi condotti nella seconda metà del XX secolo hanno inoltre permesso di datare la comparsa del maiale domestico e le prime opere di irrigazione in Nuova Guinea allo stesso periodo. Nel Nuovo Mondo il passaggio a un'economia di produzione sembra compiersi, in alcune aree del Messico e del Perù, tra il VII e il IV millennio a.C.
Invenzione della ceramica nei siti neolitici
Le ceramiche più antiche sono attestate nelle culture pre-neolitiche del Giappone. Nel Medio Oriente dovette probabilmente determinarsi in base all'osservazione dell'indurimento in seguito all'azione del fuoco delle superfici in terra battuta o degli intonaci argillosi, spesso adoperati come rivestimento interno delle abitazioni del VIII millennio a.C..
L'adozione di recipienti in terracotta venne preceduta dalla produzione di figurine in argilla, già documentate nel X millennio a.C. nel sito di Mureybat. Un altro precedente è attestato con la modellazione di recipienti in calce, non cotta (vaisselle blanche). Nel sito di Mureybet, sono conosciuti anche vasetti cilindrici in terracotta con decorazione incisa che però non ebbero né seguito, né diffusione, con livelli successivi ancora aceramici.
Nel sito di Çatal Hüyük (Turchia meridionale) è attestata la presenza di ceramica in tutti i livelli, tra la fine dell'VIII millennio a.C. e tutto il VII millennio a.C. L'alimentazione si basava su cereali e leguminose coltivati, sull'allevamento di capre e sulla caccia di alcune specie selvatiche. Il sito sfruttava i giacimenti di ossidiana anatolica. Le case quadrangolari e costruite in mattoni crudi erano tutte addossate le une alle altre senza strade intermedie e con ingresso probabilmente dal tetto. Alcuni spazi con pitture e rilievi o statuette sono stati interpretati come ambienti di culto.
Nell'isola di Cipro la cultura neolitica si diffuse con la prima occupazione, risalente al Neolitico preceramico B. In epoca successiva si mantennero forme attardate, come le abitazioni a pianta circolare di Choirokoitia (VII millennio a.C.) e anche la ceramica comparve tardivamente. Nel sito di Shilourokambos è tuttavia attestata già alla fine del IX millennio a.C. la presenza di specie animali importate, che venivano allevate.
La diffusione in Europa della cultura neolitica che si era sviluppata nel Vicino Oriente, e in particolare il passaggio dall'economia di caccia e raccolta alla pratica dell'agricoltura e dell'allevamento, sono avvenuti con modalità e tempi tuttora discussi.
Vere Gordon Childe aveva ipotizzato già negli anni venti che le comunità autoctone di cacciatori e raccoglitori delle culture mesolitiche europee, fossero state in parte sostituite da comunità di agricoltori migrate più a nord dal Vicino Oriente, con un processo durato per più generazioni. Una prima corrente migratoria avrebbe seguito la via continentale lungo la penisola balcanica e il corso del Danubio, mentre un'altra, si sarebbe diffusa attraverso la navigazione marittima lungo le coste del mar Mediterraneo da est ad ovest, fino a giungere nella penisola italica, come dimostrano reperti neolitici nella zona dell'altopiano murgico e nel materano.
L'affermazione delle tecniche di coltivazione e allevamento procedette per via continentale anzitutto lungo direttrici che attraversavano terreni particolarmente favorevoli, come quelli formatisi per deposito di polveri portate dal vento (loess) nell'Europa centrale. Seguì il corso di grandi vie fluviali, come il Danubio, ed ebbe successo nelle ampie vallate dei Balcani e della Grecia orientale, con inverni freddi e piovosi e con lunghe estati, ambiente ideale per la pastorizia e la transumanza; penetrò invece con difficoltà nelle fredde foreste del Nord Europa e nelle regioni poste ai bordi della catena alpina.
A partire dagli anni settanta e ottanta, Albert Ammerman e Luigi Cavalli-Sforza sulla base dei loro studi di genetica, hanno ipotizzato una massiccia migrazione di agricoltori, spinti dalla crescita demografica e dalla ricerca di nuove terre coltivabili, che avrebbe respinto e/o assorbito le precedenti comunità locali di cacciatori e raccoglitori mesolitiche.
Colin Renfrew, sulla base dei suoi studi archeologici e linguistici ha ipotizzato inoltre che la diffusione della cultura neolitica in Europa sia avvenuta parallelamente a quella dell'indoeuropeo, differenziatosi nell'Anatolia neolitica del VII millennio a.C.; Renfrew ha formulato un'ipotesi anatolica in opposizione alla teoria kurganica di Marija Gimbutas di una più tarda indoeuropeizzazione nel corso del calcolitico.
Un modello alternativo ipotizza invece una trasmissione delle nuove conoscenze per diffusione culturale, in seguito allo spostamento di piccoli gruppi, per la ricerca di materie prime o per i commerci, e che la cultura neolitica sia stata gradualmente adottata dalle locali comunità mesolitiche di cacciatori e raccoglitori, le quali utilizzavano già pratiche di sfruttamento e selezione nel procacciamento del cibo e avevano conosciuto forme precoci di insediamenti stabili.
Culture neolitiche in Europa
La cultura neolitica si diffuse precocemente nella penisola balcanica, ma è tuttora discusso se si sia trattato di spostamenti di comunità che arrivarono a colonizzare zone precedentemente in gran parte disabitate, ovvero di una precoce adozione da parte delle comunità indigene mesolitiche delle diverse innovazioni della cultura neolitica, in modo a volte scaglionato nel tempo. Il processo di "neolitizzazione" potrebbe anche essersi verificato con modalità miste.
Sesklo (sito in Tessaglia, 6850-4400 a.C. circa) con sviluppo che sembra essere indipendente dai siti del Vicino Oriente, sia per la ceramica, sia per l'allevamento.
Dimini (sito in Tessaglia, dal 4800 a.C. circa).
Cultura di Karanovo (dal sito di Karanovo, in Bulgaria, 6200 - 5500 a.C. circa), per le fasi del Neolitico antico (Karanovo I-II) e del Neolitico recente (Karanovo III-IV).
Cultura di Starcevo-Körös (dal sito di Starcevo presso Belgrado in Serbia e del fiume Körös in Ungheria, 6200-5600 a.C. circa).
Cultura di Vinca (dal sito di Vinca, ancora presso Belgrado, in Serbia, di datazione discussa, ma successiva alla precedente).
Diffusione della cultura di Cucuteni-Trypillja
Cultura della ceramica lineare (chiamata anche "cultura della ceramica decorata a nastro", in inglese Linear Pottery culture, o anche Linear Band Pottery, Linear Ware, Linear Band Ware, Linear Ceramics culture, o ancora Danubian I culture secondo Vere Gordon Childe, o Incised Ware Group; in tedesco Bandkeramische Kultur o Linienbandkeramische Kultur, abbreviata LBK): diffusa tra il 5600/5500 a.C. e il 4500 a.C. circa, a partire dal medio corso del Danubio e dal corso medio e superiore dell'Elba e del Reno, alle sue origini fu probabilmente influenzata dalla cultura di Starcevo-Körös dei Balcani.
Vaso della cultura della ceramica lineare, rinvenuto a Rauschenberg-Bracht
Nella sua prima fase ebbe un'estensione orientale ("cultura della ceramica lineare orientale", in inglese Eastern Linear Pottery culture).
Nella sua fase intermedia sviluppò la "cultura della ceramica a note musicali" (Musical Note Pottery culture o Notenkopfkeramik).
Nella sua fase tarda è nota come "cultura della ceramica decorata a punzone" (in inglese Stroked Pottery culture o Stroke-ornamented Ware culture o Danubian culture Ib secondo Vere Gordon Childe; in tedesco Stichbandkeramik Kultur). Giunse ad occupare un'area tra la Moldavia e la valle della Senna.
Cultura di Rössen, successe alla cultura della ceramica lineare in gran parte della Germania, nei Paesi Bassi sudorientali, nella Francia nord-orientale, nel nord della Svizzera e dell'Austria tra il 4600/4500-4300 a.C. circa.
Cultura di Lengyel (sito dell'Ungheria centrale; 4900-4000 a.C. circa). Si diffuse parallelamente alla cultura di Rössen nella Slovacchia sud-occidentale e nell'Ungheria occidentale, estendendosi quindi all'Austria, alla Croazia e alla Polonia.
Cultura di Chassey (dal sito presso Chassey-le-Camp, Saona e Loira). Si diffuse nella valle della Senna e nell'alta Valle della Loira tra il 4500 e il 3500 a.C.
Cultura di Cucuteni-Trypillia (dai siti di Cucuteni, in Romania, e di Trypillja o Tripolje, in Ucraina; 5500/5400 - 2750/2700 a.C. circa), sviluppata lungo il corso alto e medio del fiume Nistro (o Dniester), nell'attuale Moldavia, e estesa verso nord-est fino al fiume Dnepr (o Dnieper), nell'attuale Ucraina.
Lungo le coste del mar Mediterraneo si ebbe una rapida diffusione della cultura neolitica (agricoltura e allevamento, ceramica), che ha fatto supporre una colonizzazione da oriente su rotte commerciali marittime già conosciute. In tutta quest'area sono note solo poche località mesolitiche.
La cultura della ceramica impressa si diffuse nella prima metà del VI millennio a.C. dalle coste occidentali della penisola balcanica verso le coste adriatiche dell'Italia meridionale, lungo l'altopiano murgico e hinterland di Matera, espandendosi fino alla Sicilia e lungo le coste tirreniche. Una variante è la ceramica impressa detta "ligure", diffusa nell'Italia nord-occidentale e sulle coste francesi, con occupazione di aree differenti da quelle con tracce di frequentazione mesolitica.
Nella seconda metà del VI millennio a.C., all'incirca a partire dal 5400 a.C., si diffuse sulle coste mediterranee della penisola iberica e fino all'odierno Portogallo, la cultura della ceramica cardiale, nella quale la decorazione a impressione era ottenuta mediante l'impressione del margine della conchiglia di Cardium. In generale rimasero numerosi gli insediamenti in grotta e le testimonianze di uno stile di vita forse seminomade, che induce a ipotizzare una diffusione attraverso piccole comunità neolitiche di agricoltori provenienti dal mare che andarono ad occupare le aree lasciate libere dalle comunità mesolitiche locali di cacciatori e raccoglitori, le quali vennero progressivamente, ma lentamente assimilate. Dalle coste si ebbe inoltre una lenta penetrazione verso l'interno (valle del Rodano, valle dell'Ebro).
Nella penisola iberica, sulle coste meridionali della Francia e in alcune aree della Sicilia e della Sardegna si diffuse nel tardo Neolitico (2800-1900 a.C. circa) la cultura del vaso campaniforme.
In Italia meridionale la cultura neolitica della ceramica impressa si diffuse, tra la seconda metà del VI millennio a.C. e gli inizi del V, soprattutto nella regione del Tavoliere e nella valle dell'Ofanto, in Puglia, e in Basilicata a Matera dove sono stati ritrovati villaggi neolitici, tombe e relativi oggetti in pietra e in ceramica; da lì si diffuse verso nord e verso l'interno e la costa tirrenica. Sono presenti insediamenti all'aperto lungo le coste e le valli dei fiumi ed è attestata un'economia basata sulla cerealicoltura e sull'allevamento, integrata dallo sfruttamento delle risorse spontanee. Si tratta di zone dove le comunità locali mesolitiche erano state probabilmente poco consistenti, in modo analogo a quanto sembra sia avvenuto in Grecia. Si susseguirono in quest'ambito varie facies, caratterizzate dallo stile della decorazione ceramica, prima impressa e incisa, poi dipinta.
Una forma di comunicazione espressiva extralinguistica è rappresentata in Salento dall'arte pittorica parietale in grotta, il cui più importante esempio è costituito dai pittogrammi figurativi e simbolico-astratti presenti a migliaia nella Grotta dei Cervi di Porto Badisco (nei pressi di Otranto). La cavità ipogea fu scoperta nel 1970 dal Gruppo Speleologico Salentino di Maglie.
In Sicilia è presente una maggiore continuità rispetto alle locali comunità mesolitiche, in analogia a quanto si riscontra nell'area di diffusione della ceramica cardiale: il sito della grotta dell'Uzzo ha restituito stratigrafie che proseguono senza interruzione dal mesolitico, evidenziando una transizione più graduale, con un'accentuazione delle attività di pesca e raccolta di frutti spontanei nei livelli immediatamente precedenti a quelli neolitici. Anche in quest'area si svilupparono una serie di culture locali nell'ambito della ceramica impressa. L'isola di Lipari venne colonizzata all'inizio del V millennio a.C. da genti provenienti dalla Sicilia per lo sfruttamento dei suoi giacimenti di ossidiana.
In Italia centrale la presenza dell'Appennino determinò la formazione di aree culturali differenziate sul versante tirrenico e su quello adriatico, con diverse facies culturali che si susseguirono l'una all'altra, con parziali sovrapposizioni.
In Italia settentrionale la variante della cultura della ceramica impressa ligure, si affermò sulla costa della Liguria nella prima metà del VI millennio a.C. Alla fine del millennio l'area della pianura padana era interessata da un mosaico di culture accomunate dalla decorazione ceramica. Alla colonizzazione degli agricoltori neolitici, che avevano probabilmente seguito percorsi commerciali già solidamente stabiliti in precedenza, si mescolò l'assimilazione delle pratiche neolitiche da parte delle comunità locali mesolitiche, portando ad attardamenti nell'industria litica e nel mantenimento degli usi di caccia e raccolta. All'inizio del V millennio a.C. il precedente mosaico culturale venne sostituito dall'unitaria cultura dei vasi a bocca quadrata, diffusa dalla Liguria al Veneto. Alla fine del millennio l'area venne progressivamente influenzata dalla cultura di Chassey (in Italia anche detta cultura di Lagozza), originaria della Francia, che finì con il sostituire la cultura precedente.
In Sardegna lo sfruttamento dei giacimenti di ossidiana del Monte Arci portò al precoce sviluppo delle culture neolitiche, introdotte con la cultura della ceramica impressa agli inizi del VI millennio a.C. Vi erano largamente diffusi diversi tipi di monumenti megalitici e si manifestarono diverse culture locali. Nell'ultima fase si introdusse nella parte nord-occidentale dell'isola la cultura del vaso campaniforme, transitata di seguito in Sicilia assieme ad aspetti culturali tipici dell'Occidente atlantico, tra cui la produzione di piccoli edifici funerari a forma di dolmen (fine III millennio a.C.) che raggiungeranno anche la vicina isola di Malta[.
La diffusione della cultura della ceramica lineare si era arrestata prima di raggiungere le coste dell'Atlantico e del Baltico, probabilmente a causa della presenza di comunità di cacciatori e raccoglitori mesolitiche che si limitarono a scambiare con le comunità neolitiche oggetti, materie prime e specie domestiche.
Nelle isole britanniche si ebbe probabilmente una lunga coesistenza di entrambe le culture (comunità di colonizzatori agricoltori neolitici e gruppi locali di cacciatori e raccoglitori di cultura mesolitica).
In queste zone ebbero particolare sviluppo i monumenti megalitici di cui l'esempio più celebre è il sito di Stonehenge.
Cultura del bicchiere imbutiforme (in inglese Funnelbeaker culture e in tedesco Trichterbecher culture, abbreviata come TRB). Preceduta dalla "cultura di Ertebølle" (da un sito archeologico danese), ancora di cacciatori-raccoglitori, si diffuse tra il 4.200/4.000 a.C. circa e il 2700 a.C., dalla foce dell'Elba alla foce della Vistola, e dalla Scandinavia meridionale, alla Danimarca, ai Paesi Bassi e alle coste tedesche e polacche.
Vaso della cultura del bicchiere imbutiforme.
Cultura di Narva, diffusa nei paesi baltici, nella Prussia Orientale e nelle vicine aree della Polonia e della Russia. Successe alla mesolitica cultura di Kunda e si prolungò fino alla prima età del bronzo. Nella sua fase tarda subì l'influsso delle culture della ceramica cordata, del bicchiere imbutiforme e dell'anfora globulare.
Cultura dell'anfora globulare (in inglese Globular Amphora Culture e in tedesco Kugelamphoren), occupò tra il 3400 a.C. e il 2800 a.C. la medesima area della cultura del bicchiere imbutiforme nella sua ultima fase e si sovrappose alla zona di diffusione centrale della cultura della ceramica cordata. A sud le fu contemporanea la cultura di Baden e a nord-est la fase finale della cultura di Narva.
Cultura della ceramica cordata o "dell'ascia da combattimento" o "della sepoltura singola" (in inglese Corded Ware culture o Battle Axe culture o Single Grave culture; in tedesco Schnurkeramik o Streitaxt Kultur o Einzelgrabkultur), sviluppata nel tardo Neolitico e fiorita nel calcolitico, fino alla prima Età del bronzo, tra il 3200/2800 a.C. e il 2300/1800 a.C., nell'area tra il Reno e il Volga e nella Scandinavia meridionale, arrivando a sud fino alla Repubblica Ceca e alla Slovacchia.
La cultura del vaso campaniforme (in inglese Bell-Beaker culture o Beaker culture e in tedesco Glockenbecherkultur) si diffuse tra il 2800 e il 1900 a.C. circa dal Portogallo alle regioni della Germania fino al fiume Elba, all'alto corso del Danubio e in Ungheria e ancora nelle isole britanniche, in Sardegna e Sicilia. La sua origine è stata riconosciuta nei Paesi Bassi e nella regione renana.
Africa
Nell'Africa settentrionale tra l'8500 e il 3500 a.C. circa l'area sahariana attraversò una delle fasi umide della sua storia, con formazione di una savana.
Le locali culture di cacciatori e raccoglitori adottarono precocemente la ceramica, che sembra essere stata inventata indipendentemente e in epoca più antica rispetto alla sua introduzione nel Vicino Oriente e precedentemente all'introduzione di sistemi di produzione del cibo.
Le popolazioni dovevano avere uno stile di vita parzialmente sedentario sulle rive di laghi ora scomparsi. L'industria litica era costituita da microliti e da arpioni e ami in osso. Queste popolazioni adottarono forme di accumulazione delle risorse alimentari in risposta alle prime difficoltà climatiche.
Nella prima metà del VI millennio a.C. venne introdotto, probabilmente in modo indipendente dal Vicino Oriente, l'allevamento dei bovini, che divenne di grande importanza già a partire dalla metà del V millennio a.C. Queste popolazioni produssero l'arte rupestre sahariana: tra i siti più noti Tassili-n-Ajjer in Algeria e Tadrart Akakus in Libia; nella regione dell'Ennedi in Ciad sono state individuate incisioni rupestri datate al VII millennio a.C..
Nella località di Nabta Playa nel Sahara dell'odierno Egitto sud-occidentale, sono stati rinvenuti numerosi siti archeologici intorno a una depressione che durante i periodi umidi doveva formare un lago. Dopo i primi accampamenti temporanei di popolazioni nomadi, che già utilizzavano la ceramica, decorata a impressione, insediamenti stabili furono resi possibili dallo scavo di pozzi (intorno al 6000 a.C.). Intorno alla metà del V millennio a.C. il sito sembra fosse divenuto un centro di incontri cerimoniali per le popolazioni nomadi dei pastori sahariani. Vi sono state rinvenute numerose strutture megalitiche, tra cui un cerchio di lastre di pietra di circa 4 m di diametro, interrotto da aperture allineate in direzione nord-sud e sulla direttrice del sorgere del sole al solstizio d'estate, che annunciava probabilmente l'arrivo dei monsoni estivi e la stagione delle piogge.
Nella località di Gobero, sul margine occidentale del deserto del Ténéré, in Niger è stato scoperto un sito sui margini di un lago scomparso, che ha restituito due fasi di occupazione, in corrispondenza dei periodi umidi nel paleoclima sahariano dell'Olocene antico e medio. La prima di esse (7700-6200 a.C.) si riferisce a genti della cultura kiffiana (dal sito di Adrar-n-Kiffi, presso Adrar Bous), una comunità di cacciatori/pescatori e raccoglitori che utilizzavano la ceramica e presumibilmente avevano uno stile di vita sedentario. La seconda è legata ad una diversa popolazione di allevatori di bovini, che praticavano inoltre la pesca, la raccolta di molluschi e la caccia di piccoli animali della savana, della cultura teneriana.
Con il progredire della desertificazione le popolazioni sahariane si dovettero spostare verso la valle del Nilo ed è discussa la loro influenza sulla formazione della civiltà egizia.
Pittura rupestre presso Tassil-n-Ajjer, nell'area sahariana (6.000 aC)
Nella Nubia (alta valle del Nilo, attuale Sudan) era presente agli inizi del VI millennio a.C. la cultura mesolitica di Khartoum, costituita da cacciatori-raccoglitori e pescatori che probabilmente abitavano per gran parte dell'anno in accampamenti stabili, utilizzavano i cereali selvatici e conoscevano la ceramica, decorata con linee ondulate parallele (wavy line), diffusa più tardi (intorno alla metà del V millennio a.C.) anche più a nord e più a sud fino in Kenya e ad ovest fino in Mali in una variante con linee realizzate con serie di punti (dotted wavy line). La domesticazione dei bovini, introdotta nelle culture sahariane, passò quasi contemporaneamente anche in Nubia, dove le già sofisticate culture mesolitiche locali passarono rapidamente al pastoralismo e ad insediamenti meno stabili che in precedenza.
Nel sito di Esh Shaheinab, nel Sudan centrale, della metà del V millennio a.C. (Gouge culture, o fase neolitica della cultura di Khartoum), l'allevamento era affiancato dalle tradizionali attività di caccia, raccolta e pesca e alla tradizionale industria litica di tipo microlitico. Continuava la produzione di ceramica del tipo dotted wavy line, a cui si affiancò quella decorata con impressioni ondulatorie (rocker) e dei "vasi a bocca nera" (perché probabilmente cotti rovesciati).
Nel sito di Kadero l'allevamento era maggiormente diffuso e venivano utilizzati nell'alimentazione il sorgo e il miglio, di specie ancora selvatiche, per le quali non è chiaro se fossero coltivate o semplicemente raccolte. Nella ceramica e nell'industria litica le tradizioni mesolitiche vennero progressivamente abbandonate. Alcune asce e teste di mazza di pietra levigata dovevano essere utilizzate anche come indicatori di rango e le variazioni nei corredi dei defunti testimoniano l'instaurarsi delle prime differenziazioni sociali; una situazione simile è presente anche nelle numerose tombe rinvenute nel sito di Kadruka, datate tra la metà del VI e la fine del V millennio.
Il sito di Kerma, in seguito occupato anche nella fase protostorica, ha restituito un abitato neolitico con capanne circolari, probabilmente occupato stagionalmente da una popolazione di pastori, che allevava sia bovini che capre e pecore (cultura di pre-Kerma).
Nel VI-V millennio a.C. si svilupparono nell'area nubiana diverse culture con varianti regionali e diverse forme di decorazione della ceramica, che passarono progressivamente dallo sfruttamento specializzato delle risorse disponibili, alla pratica dell'agricoltura e dell'allevamento associata ad insediamenti stabili.
Nella valle del Nilo nel corso del VI millennio a.C. si sviluppò la neolitica cultura del Fayyum (oasi di El Fayum), le cui origini sono tuttora discusse (le principali ipotesi sostengono un'introduzione di specie coltivate e bestiame domestico dal Vicino Oriente, ovvero una locale evoluzione delle culture sahariane con influssi da altre culture neolitiche africane). Il primo insediamento stabile è documentato nella regione del Delta, nel sito di Merimde Beni-Salamé, con cinque strati archeologici tra il VI e il V millennio a.C.
In Alto Egitto intorno alla metà del V millennio si sviluppò la cultura tasiana (dal sito di Deir Tasa), nell'ambito della quale si ebbe il passaggio al calcolitico (contemporanea cultura badariana, dal sito di El-Badari), ma che non sembra aver utilizzato insediamenti stabili.
La neolitizzazione nel IV millennio a.C. raggiunse le regioni del Maghreb con l'introduzione delle pratiche agricole e di allevamento e dell'uso della ceramica sul substrato della locale cultura mesolitica capsiana.
In seguito all'instaurarsi di un clima più secco tra il VI e il V millennio a.C. altri gruppi umani si spostarono dal Sahara verso l'area tra la costa atlantica e il fiume Niger, dove si praticava l'allevamento e l'agricoltura (miglio, sorgo, sesamo e altre piante locali) e l'alimentazione era integrata dalla raccolta di molluschi. In Senegal sono stati indagati diversi siti costieri (Cap Manuel, presso Dakar, Bel Air, nella penisola di Cap Vert, che ha restituito una statuetta detta Venere di Thiaroye, industria litica microlitica e ceramica), mentre altri situati lungo la valle del fiume Senegal sono meno conosciuti.
Lo stile di vita tipico delle popolazioni seminomadi di pastori che sfruttavano il bestiame bovino per la produzione di cibo (latte) e coltivavano il miglio si prolungò a lungo, sebbene le condizioni climatiche dovettero far spostare queste popolazioni verso sud nel Sahel dell'Africa occidentale. Intorno al 2000 a.C. sono datati alcuni siti nella zona.
Gajiganna (presso la città di Maiduguri in Nigeria) ha restituito in nove siti quattro fasi di occupazione tra il 2200 e il 400 a.C., situati presso una laguna lasciata dal progressivo prosciugamento del lago Chad. La sussistenza era basata sullo sfruttamento delle risorse acquatiche e sull'allevamento, non solo di bovini, ma anche di capre e pecore, integrato con la caccia e la raccolta di cereali selvatici, a cui solo successivamente si aggiunsero le specie coltivate. Anche nella parte nord del Burkina Faso sono state rinvenute testimonianze archeologiche di coltivazione senza tracce invece di specie domestiche allevate.
Asia
Cina
Cultura di Pengtoushan (7500-6100 a.C., medio corso dello Yangtze, Hunan);
cultura di Peiligang (7000-5000 a.C., valle del fiume Yiluo nello Henan);
cultura di Houli (6500-5500 a.C., Shandong);
cultura di Xinglongwa (6200-5400 a.C., al confine tra Mongolia interna e Liaoning);
cultura di Cishan (6000-5500 a.C., nell'Hebei meridionale);
cultura di Dadiwan (5800-5400 a.C., Gansu e Shaanxi occidentale);
cultura di Xinle (5500-4800 a.C., basso corso del fiume Liao nella penisola di Liaodong);
cultura di Zhaobaogou (5400-4500 a.C., valle del fiume Luan nella Mongolia Interna e Hebei settentrionale);
cultura di Beixin (5300-4100 a.C., nello Shandong);
cultura di Hemudu (5000-4500 a.C.), nello Yuyao, Zhoushan e Zhejiang);
cultura di Daxi (5000-3000 a.C., nella regione delle Tre Gole);
cultura di Majiabang (5000-3000 a.C., nell'area del lago Taihu, a nord della baia di Hangzhou);
cultura di Yangshao (5000-3000 a.C., nell'Henan, Shaanxi e Shanxi);
cultura di Hongshan (4700-3000 a.C., nella Mongolia Interna, nel Liaoning e nell'Hebei);
cultura di Dawenkou (4100-2600 a.C., nello Shandong, nell'Anhui, nell'Henan e nello Jiangsu);
cultura di Liangzhu (3400-2250 a.C., nel delta dello Yangtze);
cultura di Majiayao (3100-2700 a.C. lungo il corso superiore del Fiume Giallo, in Gansu e Qinghai);
cultura di Qujialing (3100-2700 a.C., lungo il corso medio del Fiume Giallo, in Hubei e Hunan);
cultura di Longshan (3000-2000 a.C. lungo il corso medio e inferiore del Fiume Giallo);
cultura di Baodun (2800-2000 a.C., pianura di Chengdu).
Vasi cinesi del tardo neolitico (6.500-3.500)
Approfondimenti sulla rivoluzione neolitica
La rivoluzione neolitica o rivoluzione del neolitico, detta anche transizione demografica del neolitico, rivoluzione agricola o prima rivoluzione agricola, fu la transizione su larga scala di molte delle culture umane da uno stile di vita di caccia e raccolta a uno di agricoltura e sedentarietà, favorendo un incremento della popolazione umana. Fu in queste prime comunità sedentarie che divenne possibile fare osservazioni ed esperimenti con le piante e su come nascessero e crescessero. Questo nuovo tipo di conoscenza portò alla coltivazione delle piante e alla selezione dei semi. I dati archeologici mostrano che la coltivazione di svariati tipi di piante ebbe inizio in luoghi diversi e separati in tutto il mondo nell'epoca geologica dell'olocene, all'incirca 12.500 anni fa. Fu la prima rivoluzione storicamente verificabile del mondo che riguardasse l'agricoltura. Secondo alcuni la rivoluzione neolitica ampliò enormemente la diversità del cibo disponibile, portando come risultato all'aumento della qualità dell'alimentazione, secondo altri, che si sono basati sugli esami comparati degli scheletri, gli agricoltori a differenza dei cacciatori-raccoglitori, soffrirono di diverse patologie correlate alla peggiore alimentazione, all'intenso lavoro e alla facilità di malattie infettive; in sostanza, il passagio da una alimentazione a base carne a una a base cereali indebolì le difese immunitarie dell'uomo La rivoluzione neolitica comportò molto più dell'adozione di una serie limitata di tecniche di produzione del cibo. Durante i millenni successivi implicò la trasformazione dei piccoli gruppi nomadi di cacciatori-raccoglitori che avevano dominato fino ad allora la preistoria umana, in società sedentarie, residenti in villaggi e città. Queste società andarono a modificare radicalmente il proprio ambiente naturale per mezzo della coltivazione, con attività annesse come l'irrigazione o la deforestazione, che portava alla produzione di un surplus di cibo. Ulteriori sviluppi furono l'addomesticazione degli animali, l'inizio della lavorazione della ceramica, la creazione di attrezzi in pietra levigata e la costruzione di case rettangolari. Questi mutamenti fornirono la base per lo sviluppo di amministrazioni centralizzate, strutture politiche, ideologie gerarchiche, sistemi di trasmissione della conoscenza non personali (cioè la scrittura), insediamenti densamente popolati, sistemi di divisione e specializzazione del lavoro, reti commerciali, e per la nascita dell'arte non trasportabile e dell'architettura e della proprietà personale come ricchezza. Mario Vegetti sottolinea la dinamica economica che è sottesa a questo processo: "La rivoluzione agricola non sarebbe stata possibile senza una decisione sociale, che rafforza la coesione delle comunità neolitiche, quella cioè di non consumare immediatamente il prodotto del raccolto, ma di conservarne una parte, da destinare alla semina". La prima civiltà nota fu quella sumerica, che si sviluppò nella Mesopotamia meridionale all'incirca 6.500 anni fa; la sua comparsa segnò inoltre l'inizio dell'età del bronzo. Il rapporto tra gli aspetti del neolitico sopra menzionati e la comparsa dell'agricoltura, la sequenza della loro stessa comparsa e la relazione empirica tra di loro nei vari siti archeologici del neolitico, rimangono oggetto di dibattito accademico e variano di luogo in luogo, invece di rappresentare l'esito delle leggi universali dell'evoluzione sociale. È nella zona del Levante che si ritrovano le tracce dei primi sviluppi della rivoluzione del neolitico intorno al 10.000 a.C., proseguendo in altri siti della zona più ampia della Mezzaluna Fertile.
Il termine "rivoluzione neolitica", o "rivoluzione del neolitico", è stato creato da Vere Gordon Childe nella sua opera Man Makes Himself del 1936. Childe introdusse questa idea del primo evento di una serie di rivoluzioni agricole nella storia del Medio Oriente. Questo periodo viene descritto come una "rivoluzione" per sottolinearne l'importanza, il grande significato e il grado di cambiamento che influenzò le comunità in cui vennero gradualmente adottate e poi affinate le nuove pratiche agricole. L'inizio di questo processo è stato datato dal 10.000 all'8.000 a.C. nella Mezzaluna Fertile e, forse, nel sito archeologico di Kuk in Papua Nuova Guinea. Questa transizione sembra associata ovunque con il passaggio da uno stile di vita generalmente nomade di caccia e raccolta a uno sedentario, su base agricola, con l'inizio della domesticazione di varie specie di piante e animali – a seconda di quali specie fossero disponibili localmente e probabilmente sotto l'influenza della cultura locale. Moderne ricerche archeologiche suggeriscono che in alcune regioni, come la penisola del sud-est asiatico, il passaggio da cacciatori-raccoglitori ad agricoltori sedentari non sia stato lineare, ma specifico di ogni singola regione. Esistono diverse teorie (che non escludono necessariamente l'un l'altra anche se si trovano sostanzialmente in competizione) riguardanti i fattori che portarono queste popolazione a sviluppare l'agricoltura. Le più significative sono:
- La teoria delle oasi, postulata in origine da Raphael Pumpelly nel 1908, e proposta al pubblico da Vere Gordon Childe nel 1928 nella sua opera Man Makes Himself. Questa teoria afferma che con l'inaridimento del clima dovuto allo spostamento verso nord delle depressioni atlantiche, le comunità vennero confinate nelle oasi, dove furono costrette a convivere con gli animali, i quali vennero quindi addomesticati insieme alle piante da seme. A ogni modo, questa teoria gode oggi di un limitato sostegno tra gli archeologi, dopo che i dati climatologici moderni hanno dimostrato che la regione divenne più umida, invece che più arida.
- La teoria delle Hilly Flanks o dei fianchi montuosi, proposta da Robert Braidwood nel 1948, sostiene che l'agricoltura abbia avuto inizio sui fianchi dei monti del Tauro e dei monti Zagros, dove il clima non era arido come riteneva Childe e la terra fertile supportava una grande varietà di piante ed animali inclini alla domesticazione.
- Il modello del banchetto (o feasting model) di Brian Hayden sostiene che la comparsa dell'agricoltura fu l'ostentazione del potere, come l'imbastimento di feste per esercitare il dominio. Ciò richiedeva l'accunulo di grandi quantità di cibo, cosa che portò alla tecnologia agricola.
- Le teorie demografiche proposte da Carl Sauer ed adattate da Lewis Binford e Kent Flannery postulano una popolazione sempre più sedentaria che aumentava di numero fino a raggiungere la capacità di sostentamento dell'ambiente naturale e quindi richiedeva più cibo di quello che poteva essere raccolto.
- La teoria evolutiva/intenzionale, sviluppata da David Rindos ed altri, considera l'agricoltura come un adattamento evolutivo delle piante e degli esseri umani. A partire dalla domesticazione delle piante selvatiche, ha portato alla specializzazione su scala locale e poi alla domesticazione a pieno titolo.
- Peter Richerson, Robert Boyd e Robert Bettinger propugnano l'idea che lo sviluppo dell'agricoltura sia coinciso con clima sempre più stabile all'inizio dell'olocene. Il libro di Ronald Wright, A Short History of Progress ha reso nota al grande pubblico questa ipotesi.
- L'ipotesi dell'impatto cosmico del Dryas recente postula l'impatto di uno o più oggetti siderali, evento il quale viene ritenuto responsabile dell'estinzione della megafauna del periodo quaternario e della fine dell'ultima era glaciale. Questo evento può aver anche prodotto le circostanze che portarono all'evoluzione delle società agricole al fine di sopravvivere. La rivoluzione agricola stessa è perciò un riflesso di un tipico fenomeno di sovrappopolazione di alcune specie in seguito ad eventi iniziali di un periodo di estinzione; questa sovrappopolazione finisce per accrescere la forza dell'evento di estinzione.
- Leonid Grinin afferma che qualsiasi fossero le piante coltivate, la scoperta indipendente dell'agricoltura avvenne sempre in ambienti naturali specifici (ad esempio, il sud-est asiatico). Si suppone che la coltivazione dei cereali abbia avuto inizio da qualche parte nel Medio oriente, sulle colline della Palestina o in Egitto. Sulla base di ciò Grinin arriva a datare l'inizio della rivoluzione agricola in un intervallo tra i 12.000 ed i 9.000 anni fa, anche se in alcuni casi le prime piante coltivate o le prime ossa di animali addomesticati risalgono perfino a 14-15.000 anni fa.
- Andrew Moore ha suggerito che l'evoluzione neolitica abbia avuto inizio in più lunghi periodi di sviluppo nel Levante, probabilmente durante il paleolitico superiore. Nella sua opera "A Reassessment of the Neolithic Revolution", Frank Hole espande ulteriormente il rapporto tra l'addomesticamento degli animali e la domesticazione delle piante. Egli ha indicato che gli eventi della transizione all'agricoltura possono essere avvenuti indipendentemente in periodi differenti di tempi, in luoghi forse ancora oggi sconosciuti. Ha notato che non è mai stato scoperto un sito archeologico che mostri tracce di processi di transizione da uno stile di vita a un altro. Ha notato inoltre che non si trova traccia di una compresenza di più tipi di animali addomesticati (capre, pecore, bovini e maiali) fino al sesto millennio a.C. nel sito di Tell Ramad. Hole arriva quindi alla conclusione che "è necessario porre attenzione a future ricerche nelle zone occidentali del bacino dell'Eufrate, probabilmente arrivando fino alla penisola arabica, specialmente negli wadi, dove andavano a confluire le acque piovane."
Raccolta primitiva dei cereali (23 000 anni fa)
L'analisi delle tracce d'uso di cinque lame di selce levigata ritrovate nel sito di Ohalo, un accampamento di pescatori-cacciatori-raccoglitori risalente a 23.000 anni fa sulle sponde del Mar di Galilea, nel nord di Israele, ha fornito una delle prove più antiche dell'uso di attrezzi per la raccolta dei cereali. Il sito di Ohalo risale al periodo di passaggio tra il paleolitico superiore ed il mesolitico e viene ritenuto appartenente a entrambi i periodi. Le tracce d'uso dimostrano che questi attrezzi venivano utilizzati per raccogliere i cereali che crescevano spontaneamente appena prima che i semi fossero maturi e venissero dispersi nell'ambiente. Gli attrezzi presi in esame non vennero utilizzati in modo intensivo e mostrano due modalità di raccolta: tenendo in mano direttamente i coltelli di selce oppure legati ad un manico. Questi ritrovamenti gettano una nuova luce sulle tecniche di raccolta dei cereali messe in pratica 8.000 anni prima della cultura natufiana e 12.000 anni prima della nascita delle comunità sedentarie agricole in Medio oriente. Inoltre, questi nuovi ritrovamenti concordano con le prove di una precoce coltivazione dei cereali in questo sito e l'uso di attrezzi di pietra adatti alla macinazione.
Falci utilizzate per la raccolta dei cereali dal sito di Ohalo, Israele
Domesticazione delle piante
Una volta che l'agricoltura ebbe preso slancio, all'incirca 9.000 anni fa, l'attività umana consisté nella selezione artificiale delle piante da cereali (cominciando con il farro, il monococco e l'orzo), e non semplicemente di quelle piante che fornivano un maggiore contenuto calorico per mezzo di semi più grandi. Le piante con caratteristiche quali semi piccoli o un sapore amaro venivano considerate sgradite. Le piante che arrivavano rapidamente alla maturità e quindi spargevano i semi non venivano generalmente raccolte, quindi i loro semi non venivano immagazzinati né seminati nella stagione successiva; questa tipologia di raccolto selezionò in maniera spontanea i vegetali che impiegavano più tempo a far maturare i semi commestibili. Lame di falce a forma di "fetta d'arancia" sono state rinvenute in grandi quantità nel sito di Qaraoun II spesso insieme ad altri strumenti tipici del neolitico nella Valle di Beqaa in Libano. Secondo James Mellaart questo tipo di lama sarebbe più antico delle ceramiche neolitiche di Biblo (circa 8.400 anni fa).
Vaso dipinto intorno al 5300-4800 aC (tardo neolitico); figure geometriche
Daniel Zohary ha identificato alcune specie vegetali come "colture pioniere" o prime colture domesticate del neolitico. Egli ha sottolineato l'importanza del grano, dell'orzo e della segale, e ha suggerito che la domesticazione del lino, dei piselli, dei ceci, della vecciola e delle lenticchie sia avvenuta in seguito. Sulla base delle analisi genetiche delle piante coltivate, Zohary è più incline alle teorie che indicano una singola o almeno un piccolo numero di eventi di domesticazione per ogni taxon che si è diffuso dal Levante nella Mezzaluna fertile ed in seguito in Europa. Gordon Hillman e Stuart Davies hanno condotto esperimenti con diverse varietà di grano selvatico per dimostrare che il processo di domesticazione dovrebbe essere avvenuto in un periodo relativamente breve, tra i 20 ed i 200 anni. Alcuni dei tentativi iniziali fallirono e le colture vennero abbandonate, talvolta per essere riprese e coltivate successivamente migliaia di anni più tardi: la segale, coltivata nell'Anatolia del neolitico ma in seguito abbandonata, si fece strada in Europa come pianta infestante e venne poi coltivata con successo in questo continente migliaia di anni dopo i primi tentativi di coltivazione. La lenticchia a livello selvatico presentava un problema diverso: la maggior parte dei semi non germogliano nel primo anno dopo la semina; le prime testimonianze di coltivazione delle lenticchie, riuscendo a far germogliare i semi nel primo anno, risalgono al primo neolitico nel sito di Jerf el Ahmar (nell'odierna Siria) e la coltivazione delle lenticchie si diffuse rapidamente verso il sito di Netiv HaGdud nella valle del Giordano. Il processo di domesticazione fece sì che questo tipo di colture si adattassero e aumentassero di dimensioni, in modo da essere più facili da raccogliere, da immagazzinare e più utili agli esseri umani.
Dal momento che i primi agricoltori ebbero perfezionato le loro tecniche agricole come l'irrigazione (di cui si trovano tracce risalenti al VI millennio a.C. in Khuzestan), la resa delle colture aumentò in modo tale da fornire il surplus necessario all'immagazzinamento. La maggior parte dei cacciatori-raccoglitori non era in grado di immagazzinare facilmente il cibo per lungo tempo a causa del loro stile di vita nomade, mentre coloro che avevano adottato uno stile di vita sedentario potevano immagazzinare la produzione in surplus. Infine nacquero i granai che permisero ai villaggi di immagazzinare le sementi ancora più a lungo. Con una maggiore disponibilità di cibo la popolazione crebbe di numero e le comunità svilupparono i lavoratori specializzati e attrezzi sempre più avanzati. Questi processi non furono lineari come si riteneva un tempo, ma si trattò di sforzi e tentativi più complicati, che furono intrapresi dalle diverse culture umane in differenti parti del mondo in modi diversi tra di loro.
Diffusione delle colture: il caso dell'orzo
La coltivazione di una delle più importanti colture del mondo, l'orzo, ha avuto inizio in Medio oriente all'incirca nel 9.000 a.C.. L'orzo è una coltura altamente resistente, in grado di crescere in vari tipi di ambiente come alle alte altitudini e latitudini. Le testimonianze archeobotaniche dimostrano che l'orzo si era già diffuso attraverso il continente euroasiatico già nel 2.000 a.C.. Per chiarire ulteriormente i percorsi lungo cui si è diffusa la coltivazione dell'orzo attraverso l'Eurasia, sono state fatte analisi genetiche in grado di determinare la diversità genetica e la struttura della popolazione nei taxa esistenti di orzo. Queste analisi genetiche mostrano che l'orzo coltivato si è diffuso attraverso l'Eurasia lungo percorsi diversi, che furono molto probabilmente separati sia nel tempo che nello spazio.
Sviluppo e diffusione
L'agricoltura fece la sua comparsa nella zona sud-occidentale dell'Asia quasi 2.000 anni più tardi, all'incirca 10.000–9.000 anni fa. Questa regione fu il fulcro della domesticazione di tre tipi di cereali (il monococco, il farro e l'orzo), di quattro tipi di legumi (la lenticchia, il pisello, la vecciola ed il cece), e del lino. La domesticazione fu un processo lento che si svolse in molteplici regioni e fu preceduto da secoli, se non millenni, di coltivazione non sistematica.
I ritrovamenti di grandi quantità di sementi e di una pietra da macina nel sito paleolitico di Ohalo, risalente a circa 19.400 anni fa, hanno evidenziato alcuni dei primi tentativi di coltivazione avanzata di vegetali per il consumo alimentare e implicano che gli esseri umani ad Ohalo lavoravano i chicchi prima del consumo. Tell Aswad rappresenta uno dei siti più antichi con tracce di coltivazione sistematica del farro, risalente a 10.800 anni fa. In breve fece la sua comparsa per la prima volta l'orzo distico decorticato a Gerico nella valle del Giordano e ad Iraq ed-Dubb, nell'odierna Giordania. Altri siti della zona del Levante che hanno mostrato tracce precoci di agricoltura sono Wadi Faynan e Netiv Hagdud. Jacques Cauvin ha rilevato che gli abitanti di Aswad non cominciarono a coltivare sul posto, ma "arrivarono, forse dal vicino Anti-Libano, già in possesso dei semi per la coltivazione". Nella parte orientale della Mezzaluna fertile sono state rinvenute tracce di coltivazione di piante selvatiche nel sito di Chogha Golan, nell'odierno Iran, risalenti a 12.000 anni fa, implicando che ci siano state molteplici zone nella Mezzaluna fertile in cui la domesticazione si sia sviluppata più o meno contemporaneamente. La cultura neolitica di Qaraoun è stata identificata in circa cinquanta siti in Libano nella zona della fonte del fiume Giordano, ma non ha mai ricevuto una datazione precisa.
Le statue di Ain Ghazal, trovate a 'Ain Ghazal in Giordania, sono considerate una delle prime rappresentazioni della forma umana risalenti al 7.250 aC circa
Gli archeologi hanno identificato la comparsa di società agricole nella regione asiatica del Levante verso la fine dell'ultimo periodo glaciale all'incirca 12.000 anni fa, le quali si sono poi evolute in un certo numero di culture regionalmente distinte nell'VIII millennio a.C. Sono stati rinvenuti resti di società agricole nella zona del Mar Egeo, risalenti a circa 6.500 anni fa, più precisamente a Cnosso, nella grotta Franchthi ed in un certo numero di siti in Tessaglia. Apparvero quindi in breve tempo altre società di tipo neolitico nei Balcani e nell'Europa centro-meridionale. Queste culture neolitiche europee, nei Balcani e nella zona egea mostrano una certa continuità con le società dell'Asia medio-orientale e dell'Anatolia (ad esempio a Çatalhöyük).
Le testimonianze odierne suggeriscono che la cultura neolitica venne introdotta in Europa attraverso l'Anatolia occidentale. In tutti i siti neolitici europei sono state rinvenute ceramiche e resti di piante ed animali domesticati in Medio oriente: monococco, farro, orzo, lenticchie, suini, capre, pecore e bovini. I dati genetici indicano che non avvenne alcun addomesticamento di animali nell'Europa neolitica e che tutti gli animali addomesticati provenivano dal Medio oriente. L'unica pianta domesticata non proveniente dal Medio oriente fu il miglio, proveniente invece dall'Asia orientale. Le prime tracce di produzione casearia risalgono a 5.500 anni fa nella Cuiavia, in Polonia. La diffusione in Europa, dalla zona egea alla Gran Bretagna, richiese circa 2.500 anni (6.500–4.000 anni fa). La zona del mar Baltico fu raggiunta successivamente, circa 3.500 anni fa, e anche la zona della pianura pannonica passò ad una cultura di tipo neolitico in ritardo rispetto ad altre zone del continente. In generale la colonizzazione neolitica mostra un andamento "a salti", avanzando da un appezzamento di fertile terreno alluvionale all'altro, evitando le aree montuose. Le analisi al radiocarbonio mostrano chiaramente che popolazioni di cultura mesolitica e neolitica convissero una a fianco dell'altra per più di un millennio in molte parti d'Europa, specialmente nella penisola iberica e lungo la costa atlantica.
Analisi al carbonio-14
La diffusione della cultura neolitica dal Medio oriente all'Europa venne studiata quantitativamente per la prima volta nel anni '70 del XX secolo, quando furono disponibili un numero sufficiente di testimonianze databili con il metodo del carbonio-14. Ammerman e Cavalli-Sforza scoprirono un rapporto diretto tra l'età di un sito del primo neolitico e la distanza tra la zona d'origine convenzionalmente accertata in Medio Oriente (Gerico), dimostrando quindi che in media la diffusione della cultura neolitica avvenne a una velocità costanti di circa 1 km ogni anno. Studi più recenti hanno confermato questi risultati dando come risultato una velocità di 0.6–1.3 km/anno.
Analisi del DNA mitocondriale
A partire dalla prima migrazione dall'Africa dell'homo sapiens 200.000 anni fa sono avvenute diverse migrazioni in periodo preistorico e storico nel continente europeo. Tenendo conto che il movimento di popolazioni implica un conseguente movimento dei geni, è possibile stimare l'impatto di queste migrazioni attraverso l'analisi genetica dei popoli. Le pratiche di agricoltura e allevamento, come già detto, ebbero origine 10.000 anni fa in una regione del Medio oriente nota come Mezzaluna fertile. Secondo i dati archeologici questo fenomeno, noto come "rivoluzione neolitica" si espanse rapidamente da questi territori in Europa. Ad ogni modo rimane oggetto di discussione se questa espansione fosse correlata o meno a una migrazione umana. Il DNA mitocondriale – un tipo di DNA ubicato nel citoplasma cellulare ed ereditabile esclusivamente per via materna - è stato recuperato dai resti di agricoltori del periodo neolitico preceramico B (PPNB) del Medio oriente e comparato prima con i dati disponibili di altre popolazioni neolitiche europee e poi con le moderne popolazioni di entrambe le zone. I risultati ottenuti mostrano che le migrazioni umane furono coinvolte nella diffusione delle culture di tipo neolitico e indicano che i primi agricoltori neolitici fecero il loro ingresso in Europa lungo un percorso marittimo attraverso l'isola di Cipro e le isole egee.
I primi siti di tipo neolitico in Asia meridionale sono Bhirrana nell'odierno stato indiano di Haryana, risalente al 7570–6200 a.C.,[58] e Mehrgarh, risalente a un periodo tra 6.500 e 5.500 anni fa, nella piana di Kachhi dell'odierno Belucistan, Pakistan; questi siti mostrano tracce di agricoltura (grano e orzo) ed allevamento (bovini, pecore e capre).
Esistono prove evidenti di una connessione tra i siti neolitici mediorientali e quelli situati più ad est, fino alla valle dell'Indo. Queste prove suggeriscono la teoria di una relazione tra il periodo neolitico nel Medio oriente e quello nel subcontinente indiano. Il sito preistorico di Mehrgarh in Belucistan (odierno Pakistan) è il primo sito neolitico nel subcontinente indiano nord-occidentale, risalente all'incirca all'8.500 a.C.. Le coltivazioni a Mehrgarh includevano più orzo e una piccola quantità di grano. Ciò può essere una prova che l'orzo sia stato domesticato in loco a Mehrgarh, insieme allo zebù, ma le varietà di grano sembrano avere un'origine mediorientale, dato che la distribuzione odierna delle varietà selvatiche di grano è limitata al Levante settentrionale ed alla Turchia meridionale.
Due statuine (9.000-8.000 aC), in gesso con bitume e intarsi di pietra, trovate nel sito di Tell Fekheriye in Siria.
Uno studio dettagliato delle mappe via satellite di alcuni siti archeologici nelle regioni del Belucistan e del Khyber Pakhtunkhwa suggerisce inoltre che ci siano state delle similitudini nelle fasi primitive della coltivazione con i siti dell'Asia occidentale. Il tipo di ceramica prodotta, i focolari riempiti di ciottoli bruciati e i grandi granai sono elementi comuni sia al sito di Mehrgarh che a molti siti mesopotamici. Le posizioni dei resti umani nei sepolcri di Mehrgarh presentano una forte somiglianza con quelli del sito di Ali Kosh sui monti Zagros dell'Iran meridionale. Nonostante il numero esiguo, la datazione al carbonio-14 e i riscontri archeologici dimostrano una notevole continuità tra i siti mediorientali e il subcontinente indiano, continuità consistente con una diffusione sistematica verso oriente alla velocità di circa 0,65 km all'anno. Nella parte meridionale il periodo neolitico ebbe inizio circa 6.500 anni fa e durò fino a circa 1.400 anni fa quando avvenne la transizione al periodo megalitico. Il neolitico indiano meridionale è caratterizzato da tumoli cinerei, risalenti a 2.500 anni fa nella regione di Karnataka, diffondendosi in seguito nella regione del Tamil Nadu.
La nascita dell'agricoltura nel periodo neolitico della Cina può essere suddivisa in due ampie regioni, la Cina settentrionale e la Cina meridionale. Si ritiene che il primo centro agricolo della Cina settentrionale siano state le terre d'origine dei popoli sino-tibetani, associati alle culture di Houli, Peiligang, Cishan e Xinglongwa, localizzate nel bacino del fiume Giallo. Queste zone furono il centro di domesticazione del panìco (Setaria italica) e del miglio (Panicum miliaceum), le cui prime testimonianze risalgono a circa 8.000 anni fa. Queste specie vennero poi ampiamente coltivate nel bacino del fiume Giallo (7500 anni fa). Anche la coltivazione della soia ebbe inizio nella Cina settentrionale 4.500 anni fa, così come furono domesticate sempre in Cina l'arancia e la pesca, a partire dal 2500 a.C..
I centri agricoli della Cina meridionale erano localizzati nel bacini del fiume Azzurro. Il riso venne domesticato in questa regione, insieme allo sviluppo della risaia, tra i 13.500 e gli 8.200 anni fa. Si ritiene che siano stati due i possibili centri di domesticazione del riso. Il primo, e il più probabile, è il basso corso del fiume Azzurro, che si reputa essere la terra d'origine dei popoli austronesiani, una zona associata con le culture di Kauhuqiao, Hemudu, Majiabang e Songze. Queste culture erano caratterizzate da tratti tipicamente pre-austronesiani, come le palafitte, la lavorazione della giada e la costruzione di imbarcazioni. La loro dieta veniva integrata con ghiande, castagne d'acqua dolce e con il maiale recentemente addomesticato. Il secondo probabile centro è il corso medio del fiume Azzurro, che si ritiene essere la terra d'origine dei popoli hmong-mien ed associato con le culture di Pengtoushan e Daxi. Entrambe queste regioni erano densamente popolate ed intrattenevano scambi commerciali fra di loro, così come con i popoli austroasiatici ad ovest ed i popoli tai-kadai a sud, facilitando in questo modo la diffusione della coltivazione del riso nella Cina meridionale.
Le culture che producevano riso e quelle che producevano miglio vennero in contatto per la prima volta all'incirca nel periodo tra 9.000 e 7.000 anni fa, dando origine a un corridoio tra i due centri di produzione dove veniva coltivato sia il riso che il miglio. Tra i 5.500 ed i 4.000 anni fa si registra una migrazione crescente verso l'isola di Formosa da parte di genti appartenenti alla cultura austronesiana di Dapenkeng, portando con sé la tecnologia della coltivazione del riso e del miglio. Esistono prove di grandi insediamenti e di una coltivazione intensiva del riso a Taiwan e nelle isole Penghu durante questo periodo e ciò può aver portato come risultato al sovrasfruttamento. Bellwood ha proposto che ciò può essere stata la spinta iniziale dell'espansione austronesiana che ebbe inizio con la migrazione di questi popoli dall'isola di Formosa verso l'arcipelago delle Filippine circa 5.000 anni fa.
Gli austronesiani importarono la coltivazione del riso nelle isole del sud-est asiatico insieme ad altre specie domesticate. L'ambiente delle nuove terre colonizzate disponeva inoltre di altre piante commestibili che questi popoli cominciarono a sfruttare. Essi trasportarono in seguito le piante e gli animali domesticati nei loro successivi viaggi di colonizzazione, introducendo così rapidamente specie domesticate o semi-domesticate in tutta l'Oceania. Vennero inoltre a contatto, circa 3.500 anni fa, con i primi centri agricoli della Nuova Guinea, popolata da genti papuasiche, così come con le regioni dell'India meridionale e dello Sri Lanka, popolate da genti dravidiche. Da questi popoli acquisirono altre piante coltivabili come le banane e il pepe ed a loro volta introdussero tecniche tipiche austronesiane come la coltivazione nelle zone umide e la canoa a bilanciere. Durante il I millennio d.C. questi popoli colonizzarono il Madagascar e le isole Comore, importando piante commestibili del sud-est asiatico, come il riso, in Africa orientale.
Sono state identificate tre aree di sviluppo indipendente dell'agricoltura sul continente africano: l'acrocoro etiopico, il Sahel e l'Africa occidentale. Per contro, si ritiene che la comparsa dell'agricoltura nella valle del Nilo sia una derivazione della rivoluzione neolitica originale della Mezzaluna fertile. Sono state ritrovate numerose pietre da macina nei siti delle culture primitive sebiliana e mechiana nell'odierno Egitto e sono state rinvenute testimonianze di un'economia basata su colture domesticate, risalente a circa 7.000 anni fa. A differenza del Medio oriente, queste testimonianze riportano una "falsa partenza" dell'agricoltura, dato che i siti vennero successivamente abbandonati e la comparsa permanente dell'agricoltura venne posposta a circa 6.500 anni fa presso la cultura tasiana e quella badariana e l'arrivo di piante ed animali dal Medio oriente. La banana ed il plátano, i quali vennero domesticati nel sud-est asiatico e molto probabilmente in Nuova Guinea, furono domesticati indipendentemente anche in Africa già 5.000 anni fa. Anche la patata dolce asiatica ed il taro venivano coltivate in Africa. La coltura più famosa che venne domesticata nell'acrocoro etiopico è il caffè, insieme al qat, agli ensete, al teff, alla Guizotia abyssinica ed all'Eleusine coracana. Le colture domesticate nella regione del Sahel includono il sorgo e il miglio perlato. La noce di cola venne coltivata per la prima volta in Africa occidentale, insieme al riso africano, la patata dolce e la palma da olio. L'agricoltura si diffuse successivamente in Africa centrale e meridionale con l'espansione dei popoli bantu tra il I millennio a.C ed il I millennio d.C..
Le prime colture domesticate in America centrale furono il mais (a partire dal 4.000 a.C.), i legumi (non più tardi del 4.000 a.C.) e la cucurbita (a partire dal 6.000 a.C.). La patata e la manioca furono domesticate in America meridionale. Nel territorio degli odierni Stati Uniti i nativi americani cominciarono a coltivare il girasole, il farinello e l'Iva annua intorno al 2500 a.C. Lo stile di vita sedentario nei villaggio non prese piede fino al II millennio a.C..
Tracce di scavi di drenaggio nelle paludi del Kuk ai limiti degli altipiani occidentali e meridionali in Papua Nuova Guinea indicano la comparsa della coltivazione del taro e di una serie di altre culture a partire da 11.000 anni fa. Sono state identificate due specie risalenti a questo periodo, il taro (Colocasia esculenta) e la patata dolce (Dioscorea). Ulteriori testimonianze riguardanti la coltivazione della banana e della canna da zucchero risalgono a un periodo tra il 6.950 ed 6.440 a.C. Questi ritrovamenti si trovano ai limiti di altitudine di crescita di queste piante, e da ciò è stato dedotto che queste coltivazioni potrebbero aver avuto inizio ad altitudini più favorevoli anche in un periodo precedente. La Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation australiana ha rinvenuto delle prove che il taro potrebbe essere stato introdotto nell'arcipelago delle isole Salomone per il consumo umano 28.000 anni fa, rendendolo la prima pianta coltivata al mondo. Ciò avrebbe portato alla diffusione dei popoli papuasici dalla Nuova Guinea verso le Isole Salomone a est e verso l'isola di Timor ed altre aree dell'odierna Indonesia a ovest. Ciò sembra confermare l'ipotesi di Carl Sauer che, nella sua opera "Agricultural Origins and Dispersals", aveva già suggerito nel 1953 che questa regione fosse un primitivo centro di diffusione dell'agricoltura.
Addomesticamento degli animali
Quando il sistema di caccia e raccolta cominciò ad essere sostituito da uno stile di vita sedentario caratterizzato dalla produzione del cibo, divenne più conveniente ed efficiente riuscire ad avere gli animali nelle immediate vicinanze. In questo modo divenne necessario fare in modo che gli animali vivessero all'interno dell'insediamento, anche se in alcuni casi bisogna fare una distinzione tra agricoltori sedentari ed allevatori nomadi. Le dimensioni, il temperamento, la dieta, le abitudini riproduttive e la durata della vita degli animali furono fattori importanti nella scelta e nella riuscita dell'addomesticamento. Gli animali che fornivano il latte, come le mucche e le capre, offrivano una fonte di proteine rinnovabile e perciò di grande valore. L'abilità di questi animali di fornire una forza lavoro (per esempio nell'aratura o come traino), così come il fatto di essere una fonte diretta di cibo, avevano, sicuramente, giocato un ruolo molto importante nella transizione da nomadismo a sedentarietà. Oltre ad essere una fonte di nutrimento, alcuni animali potevano fornire pelle, lana e fertilizzante. Tra i primi animali addomesticati si possono trovare il cane (Asia orientale, circa 15000 anni fa),[ la pecora, la capra, i bovini ed i suini.
Il Medio oriente fu la zona d'origine di molti animali che furono in seguito addomesticati, come le pecore, le capre ed i suini. In quest'area fu inoltre addomesticato per la prima volta il dromedario. Henri Fleisch ha scoperto la zona di produzione neolitica di oggetti in selce della valle della Beqa' in Libano e ha proposto che si potesse trattare del primo esempio di pastorizia nomade. Egli datò questa produzione al neolitico preceramico, risultando evidente la non appartenenza del sito al paleolitico, al mesolitico e neppure al neolitico ceramico. La presenza di questi animali diede un grosso vantaggio alla regione in termini di sviluppo culturale ed economico. Dopo che il clima cambiò e divenne più arido, molti agricoltori furono costretti ad andarsene, portando con sé gli animali addomesticati. Fu questa massiccia emigrazione dal Medio oriente che contribuì a diffondere in seguito questi animali nel resto del continente eurasiatico e in Africa. Questa migrazione avvenne principalmente su un asse est-ovest, in aree con clima simile, dato che le colture solitamente hanno una fascia climatica ottimale molto ristretta al di fuori della quale non crescono per motivi di luce o di approvvigionamento idrico. Ad esempio, il grano non cresce naturalmente nei climi tropicali, così come le piante tropicali come la banana non riescono a crescere nei climi più freddi. Alcuni autori, come Jared Diamond, ritengono che questo asse est-ovest sia la motivazione principale per cui la domesticazione di piante ed animali si sia espansa così velocemente in Eurasia ed Africa settentrionale, mentre non ebbe modo di attraversare il continente africano per raggiungere l'odierno Sudafrica, dotato di clima mediterraneo, dove le piante adatte ai climi temperati sono state importate e coltivate con successo solamente negli ultimi 500 anni. Allo stesso modo lo zebù, originario dell'Africa centrale non fu introdotto nella Mezzaluna fertile così come i bovini addomesticati del Medio oriente non arrivarono alle zone africane centro-meridionali, essendo queste regioni separate dall'arido deserto del Sahara.
Conseguenze
La popolazione mondiale (stimata) non crebbe significativamente per alcuni millenni dopo la rivoluzione del neolitico. Nonostante il significativo avanzamento a livello tecnologico la rivoluzione neolitica non comportò immediatamente la crescita rapida della popolazione. Sembra che i suoi benefici siano stati contrastati da svariati effetti sfavorevoli, per lo più malattie e guerre. L'introduzione dell'agricoltura non ha portato necessariamente a un progresso inequivocabile. Gli standard nutritivi della crescente popolazione del neolitico erano inferiori a quelli dei cacciatori-raccoglitori. Numerosi studi etnologici ed archeologici hanno concluso che la transizione a una dieta a base di cereali causò una riduzione dell'aspettativa di vita e della statura, un aumento della mortalità infantile e delle malattie infettive, lo sviluppo di patologie degenerative o infiammatorie croniche (come l'obesità, il diabete di tipo 2 e patologie cardiovascolari) e altre carenze nutrizionali, tra cui carenza di vitamine, di ferro e di minerali, le quali andavano a intaccare le ossa (come l'osteoporosi ed il rachitismo) e i denti. L'altezza media diminuì da 178 cm a 168 cm per gli uomini e da 165 cm a 155 cm per le donne e bisognerà attendere il XX secolo d.C. per riscontrare nuovamente le stature precedenti la rivoluzione del neolitico. La convivenza negli stessi insediamenti di uomini e animali comportò un peggiramento delle condizioni igieniche e il diffondrsi di malattie. La concezione tradizionale prevede che la produzione agricola supportò una popolazione più densa, che a sua volta andava a favorire comunità sedentarie più grandi, l'accumulo di beni e attrezzi e la specializzazione e diversificazione del lavoro. Lo sviluppo in società più grandi comportò lo sviluppo di diversi processi decisionali e quindi di organizzazioni di tipo governativo. Il surplus di cibo rese possibile lo sviluppo di un'élite che non si occupava di agricoltura, industria o commercio, ma dominava le proprie comunità con altri mezzi e monopolizzava il processo decisionale. Jared Diamond (nell'opera Il mondo fino a ieri) ha sostenuto che la maggiore disponibilità di latte e di cereali abbia permesso alle madri di crescere sia un infante che un bambino di poco più grande (ad esempio di 3 o 4 anni) nello stesso momento.
Andrew Sherratt sostiene che in seguito alla rivoluzione neolitica ci fu una seconda fase di scoperte, a cui si è riferito con il termine di "rivoluzione dei prodotti secondari". Sembra che gli animali siano stati addomesticati all'inizio solo come fonte di carne. La rivoluzione dei prodotti secondari ebbe luogo quando gli esseri umani si accorsero che gli animali potevano fornire una certa quantità di altri prodotti utili, tra cui:
- pellame (già ottenuto in precedenza da animali non addomesticati)
- letame per la fertilizzazione del suolo (da tutti gli animali addomesticati)
- lana (da pecore, lama, alpaca e capre d'Angora)
- latte (da capre, bovini, yak, pecore, cavalli e cammelli)
- forza di trazione (da parte di buoi, asini, cavalli, cammelli e cani)
- guardia del bestiame (da parte dei cani).
Sherratt sostiene che questa fase dello sviluppo agricolo permise agli esseri umani di fare uso delle potenzialità energetiche dei propri animali in modi totalmente nuovi e permise la coltivazione intensiva permanente e la lavorazione dei tipi di suolo più pesanti per l'agricoltura. Rese inoltre possibile la pastorizia nomade anche in zone semiaride, lungo i margini dei deserti, e portò infine alla domesticazione sia del dromedario che del cammello. Il sovrasfruttamento pastorale di queste aree, in particolare da parte delle greggi di capre, aumentò notevolmente l'estensione dei deserti. La vita sedentaria, limitata a un solo posto, permise l'accumulo di beni personali e lo sviluppo dell'attaccamento a determinate aree. Sulla base di ciò si sostiene che i popoli preistorici divennero in grado di accumulare riserve di cibo per sopravvivere nei periodi di magra ed utilizzare il surplus per effettuare scambi commerciali. Una volta stabilito un rifornimento sicuro di cibo ed il commercio la popolazione poté crescere e la società diversificarsi in produttori di cibo ed artigiani, i quali potevano permettersi di sviluppare la loro attività in virtù del fatto che non dovevano più occuparsi di procacciarsi il cibo da soli, e sviluppare quindi tecnologie come la lavorazione dei metalli. Questa complessificazione del tessuto sociale richiese a un certo punto delle forme di organizzazione sociale per funzionare efficacemente ed era quindi molto probabile che ad un certo punto questo tipo di organizzazione sia comparsa e le popolazioni che disponevano di tale organizzazione, forse di tipo religioso, erano meglio preparate ed efficienti. Inoltre la maggiore densità di popolazione poteva dare adito alla formazione di una classe di persone addette alla difesa militare, cioè di soldati. Durante questo periodo divenne sempre più importante il concetto di proprietà privata. Childe sostiene che l'aumento di complessità sociale affondò le sue radici nella decisione di adottare uno stile di vita sedentario e stabilirsi in un luogo preciso ed ha portato quindi ad una seconda "rivoluzione urbana", durante la quale furono costruite le prime città.
Malattie
In seguito allo sviluppo delle società sedentarie, le malattie si diffusero molto più rapidamente di quanto avessero potuto in precedenza nelle società basate sulla caccia e la raccolta. Le pratiche sanitarie inadeguate e l'addomesticamento degli animali può spiegare l'aumento dei decessi e delle patologie in seguito alla rivoluzione neolitica, dato che le malattie potevano facilmente passare dagli animali alla popolazione umana. Alcuni esempi di malattie infettive che si diffusero dagli animali all'uomo sono l'influenza, il vaiolo ed il morbillo. La genomica dei microbi antichi ha dimostrati che gli antenati dei ceppi adattati agli umani di Salmonella enterica infettavano gli agricoltori ed i pastori di 5.500 anni fa nell'Eurasia occidentale, fornendo la prova molecolare all'ipotesi che il processi di sviluppo del neolitico facilitò la comparsa delle malattie legate agli esseri umani. Secondo un processo di selezione naturale gli umani che addomesticarono per primi i grandi mammiferi acquisirono l'immunità alle malattie, dato che in ogni generazione gli individui con un migliore sistema immunitario avevano maggiori possibilità di sopravvivenza. Nei circa 10.000 anni di vicinanza condivisa con gli animali come le mucche, gli eurasiatici e gli africani sono diventati più resistenti alle malattie rispetto alle popolazioni indigene che si trovavano al di fuori di queste zone. Ad esempio, i popoli indigeni della maggior parte delle isole caraibiche e di molte isole del Pacifico furono completamente annientati dalle malattie. Il 90% o più di molti popoli delle Americhe fu spazzato via dalle malattie europee e africane ancora prima che avvenisse un contatto diretto con gli esploratori o i conquistatori europei. Alcune culture come l'impero inca possedevano un grande animale domestico, il lama, ma il suo latte non veniva consumato e non veniva allevato in spazi chiusi nelle vicinanze degli esseri umani, così che il rischio di contagio fu limitato. Secondo ricerche bioarcheologiche gli effetti dell'agricoltura sulla salute fisica e dentale tra le società produttrici di riso nel sud-est asiatico tra i 4.000 ed i 1.500 anni fa non furono nocivi come in altre parti del mondo.
Tecnologie
Nella sua opera Armi, acciaio e malattie, Jared Diamond afferma che gli abitanti dell'Europa e dell'Estremo oriente hanno beneficiato di una posizione geografica vantaggiosa che ha permesso loro un vantaggio iniziale nella rivoluzione neolitica. Entrambe le zone si trovano in una fascia climatica temperata, ideale per le prime coltivazioni, in cui era possibile trovare un discreto numero di specie vegetali e animali adatte alla domesticazione. Queste due zone inoltre offrivano un discreto riparo dagli attacchi delle altre popolazioni e culture afferenti alla parte centrale del continente euroasiatico. I primitivi abitanti dell'Europa e dell'Estremo oriente furono tra i primi ad adottare l'agricoltura e lo stile di vita sedentario e avendo come vicini altre società agricole con le quali entrare in commercio oppure in conflitto e ciò permise loro di beneficiare di tecnologie come le spade in acciaio.
Marcatori genetici
La diffusione della cultura neolitica a partire dal Medio oriente è stata recentemente associata con la distribuzione dei marcatori genetici umani. In Europa la diffusione della cultura neolitica è stata associata con la distribuzione dell'aplogruppo E-M215 e dell'aplogruppo J, i quali si ritengono essere giunti in Europa rispettivamente dall'Africa settentrionale e dal Medio oriente. La diffusione dell'agricoltura nell'Africa centrale e meridionale, specialmente l'espansione bantu, viene associata con la diffusione dell'aplogruppo E-V38 del cromosoma Y, originatosi in Africa occidentale.
Cronologia comparativa
Schema cronologico della rivoluzione neolitica |
|
Periodi |
Palestina |
Siria |
Tauro |
Anatolia |
Kurdistan |
Lorestan |
Khūzestān |
|
Caccia e
raccolta
intensificata |
Kebara
|
|
|
|
Zarzi
|
|
|
|
Produzione
incipiente |
|
|
Hagilar
aceramico
(7500-7000)
|
Zawi Chemi
Shanidar
(9000-8000)
Karim Shahir
(7500-7000)
|
Ganjdareh
Asiab
(8000-7500)
|
Bus Mordeh
(7500-6500)
|
|
neolitico
aceramico |
Gerico
(7000-6000)
Beidha
(7000-6000)
|
Mureybet
(ca. 6500)
Buqros, el-Kom
(6500-6000)
|
Çayönü
(7000-6500)
Giafer Hüyük (7000-6000) |
Çatalhöyük
aceramico
(7000-6000) |
Giarmo
aceramico
(6500-6000) |
Tepe Guran
(6500-6000)
|
Ali Kosh
(6500-6000)
|
Eugenio Caruso - 08/ - 02- 2022
Tratto da