Lasciarsi alle spalle la lunga stagione di antagonismo che ha visto contrapposti sindacati e industriali. La neopresidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, tende la mano al sindacato in occasione del suo debutto all'Assemblea pubblica in una platea affollata, che vede presenti molti ministri e molti esponenti dell'opposizione.
«Possiamo chiudere una lunga stagione di antagonismo e pensare in maniera nuova il confronto con i sindacati e il modello di relazioni industriali, che oggi sono obsoleti. … Mi sembra che si stia esaurendo nella coscienza collettiva quel conflitto di classe fra capitale e lavoro che ha segnato la storia degli ultimi 150 anni». Da qui l'invito ai sindacati di raggiungere l'intesa sulla riforma della contrattazione entro pochi mesi, con l'obiettivo di chiudere già a settembre.
La presidente di Confindustria guarda alla «grande sfida» che l'Italia si trova davanti per lasciarsi alle spalle la logica del declino e ritrovare la strada della crescita, dopo essere stata «bloccata» da troppo tempo. «C'è uno scenario nuovo e irripetibile. Abbiamo la possibilità di far rinascere il Paese», dice, con ottimismo, la nuova leader degli industriali. «Ci muove una straordinaria passione per l'Italia. Per questo sono ottimista. Sono sicura che non sprecheremo questa occasione. …Ma, ora, abbiamo il dovere di dare risposte ai problemi di oggi. … Dobbiamo sollevare lo sguardo e costruire un nuovo sviluppo». E per questo il Paese può sempre far conto su quella sua grande risorsa che è «lo spirito italiano» che sempre riesce a tirare fuori quando si trova di fronte alle grandi emergenze, trasformandolo in risorsa e prassi anche nella quotidianità.
Confindustria, chiarisce la neopresidente, auspica collaborazione anche con il Governo appena insediato sulla via delle riforme necessarie per il Paese, pur nel rispetto dell'autonomia e dell'equidistanza dai partiti. Poi Marcegaglia tocca alcuni temi che ritiene decisivi per lo scenario presente e futuro del Paese: l'educazione, «i nostri figli rispetto a noi avranno sfide più difficili. Dobbiamo dare loro una scuola esigente, selettiva, di eccellenza, che consenta di affrontare la competizione con le carte migliori»; l'esigenza di tornare a reinvestire nel nucleare, «l'abbandono del nucleare ha accresciuto la nostra insicurezza e la nostra dipendenza dall'estero, ha sottratto altre risorse alla crescita, ha gonfiato le bollette elettriche di famiglie e imprese»; la lotta agli sprechi nella pubblica amministrazione e in particolare all'assenteismo nel settore pubblico, «noi non accettiamo un sistema dove ci sono persone che timbrano il cartellino e subito dopo abbandonano il posto di lavoro. È un insulto nei confronti dei lavoratori onesti, pubblici e privati». Forte anche la critica agli aumenti ottenuti dai lavoratori statali nell'ultima tornata contrattuale - con la richiesta di un nuovo modello di rinnovo dei contratti - così come il richiamo alle banche, affinché sostengano un cammino di ripresa e di crescita, attraverso i "tradizionali" metodi del finanziamento all'attività produttiva e agli investimenti.
L'auspicio della prima presidente donna di Confindustria è anche una ripresa dell'occupazione femminile, che in Italia è ancora troppo bassa (è attivo solo il 47% delle donne in età lavorativa), con riflessi evidenti sul reddito familiare e di conseguenza sulla natalità complessiva e sul benessere della società. «Più donne al lavoro e un welfare più favorevole alla famiglia e all'infanzia: con un'occupazione femminile allineata ai tassi medi europei, il nostro Pil sarebbe più alto di quasi il 7%», avvisa Marcegaglia, che punta anche il dito contro un'età pensionabile a suo avviso eccessivamente bassa. La proposta concreta di Marcegaglia è quella di indicizzare l'età pensionabile all'aumento della speranza di vita, dato che «il welfare è particolarmente inefficiente e iniquo. Quasi il 60% della spesa sociale serve a coprire dal rischio di vecchiaia, perchè l'età media dei pensionati è bassa».
Un altro capitolo dell'intervento di Marcegaglia è dedicato al processo federalista, del quale vanno colti i pregi, ma anche azzerati gli effetti collaterali che si sono creati nel tempo, come l'aumento delle spese locali. La ricetta, anche qui, è costituita da robusti tagli alle spese: «Il processo federalista così com'é non funziona. Negli anni scorsi sono state iniettate dosi più consistenti di decentramento, ma le spese correnti delle amministrazioni locali sono esplose. Nello stesso tempo non é stato posto alcun freno alle spese delle amministrazioni centrali. Un percorso insostenibile». Secondo Marcegaglia è possibile anche un federalismo virtuoso, con un federalismo fiscale che stimoli l'assunzione di responsabilità e si accompagni a un taglio di spesa frutto della guerra alle duplicazioni, alle sovrapposizioni, agli sprechi. «Devono tornare al centro le materie connesse alle grandi reti nazionali di energia, trasporto e comunicazione, mentre può essere largamente decentrata la gestione di molti servizi pubblici: scuole, trasporti locali, servizi per l'immigrazione e l'integrazione».
Al termine della sua prima relazione annuale da presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ha ricevuto un caloroso applauso da parte dell'assemblea. La nuova leader degli industriali ha ricevuto anche i complimenti del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che ha aggiunto, «Ho apprezzato molto la tua relazione e posso dire che potrebbe essere, anzi, sarà il nostro programma».
Intervento di Berlusconi.
Berlusconi si è rivolto all’assemblea affermando «Alla Presidenza del Consiglio - dice rivolgendosi agli imprenditori riuniti per l'occasione all'Auditorium della musica di Roma - c'è un vostro collega che conosce esattamente le cose che si devono fare perché la nostra economia possa svilupparsi».
Una sintonia tra Governo e imprese che può offrire il contributo decisivo per vincere la scommessa del cambiamento. Il nostro obiettivo, assicura Berlusconi, è «portare il nostro Paese a livello delle altre nazioni europee ». E per farlo occorre anzitutto coinvolgere le imprese, fare in modo che «tutti i cittadini che rischiano e investono, certamente anche pensando a se, possano, attraverso la magia dell'economia di mercato, trasformare l'interesse e gli egoismi personali nel benessere generale di tutti».
Il Governo è pronto a fare la sua parte. Il premier dichiara guerra alla burocrazia, che porta all'inefficienza, così come all'oppressione fiscale e giudiziaria, alla lentezza della giustizia civile i cui tempi definisce «inaccettabili» e raccoglie la sfida al cambiamento lanciatagli poco prima dal presidente di Confindustria.
«Ci sono le condizioni per rialzare il Paese» dice il Cavaliere, che assicura di non voler «sprecare» questa occasione. La forte maggioranza garantita al suo Governo dal voto del 13-14 aprile, assieme alla drastica riduzione dei gruppi parlamentari e all'uscita dal Parlamento della «sinistra estrema» consentono «un clima di dialogo con l'opposizione», che Berlusconi conta di poter rendere particolarmente proficuo soprattutto sul fronte delle riforme istituzionali. Del resto, se è vero che il programma dell'Esecutivo coinciderà con le priorità indicate dal presidente di Confindustria, il dialogo con l'opposizione non sarà difficile. Sia Veltroni che Casini hanno infatti apprezzato la relazione di Emma Marcegaglia definita «convincente» dal segretario del Pd e «condivisibile al 100%» dal leader dell'Udc.
La revisione dell'«architettura istituzionale» e in particolare il rafforzamento dei poteri del premier, «Io, a differenza dei miei colleghi europei, sono soltanto un coordinatore del lavoro dei miei ministri», e l'abolizione del bicameralismo, «bisogna cambiare l'itinerario delle leggi che devono passare una sola Camera», sono due punti su cui c'è già un accordo sostanziale con il Pd. Berlusconi punta anche a un drastico ridimensionamento dei costi dello Stato, ricordando ancora una volta che «i cittadini tedeschi pagano poco più di tremila euro ciascuno per tutto l'apparato statale, mentre noi paghiamo 4.500 euro per servizi meno efficienti».
Parole salutate dagli applausi della platea. Quel «sono uno di voi», pronunciato dal Cavaliere è stato raccolto dagli imprenditori. Le incomprensioni del passato sono superate. E il premier conta sul «supporto» degli industriali per far «rialzare il Paese». «Ho messo insieme una squadra di governo molto efficace, giovane, piena di passione e di entusiasmo», dice soddisfatto Berlusconi che invita gli industriali a fare altrettanto.
23 maggio 2008