Datemi una notte e per amante
La Venere della piccola fattoria di Milo!
O se per un’ora una statua antica
Si ridestasse alla passione e io potessi
Scuotere l’Aurora fiorentina
Dalla sua muta disperazione,
Mischiarmi a quelle membra, ritrovare
In quel petto il mio rifugio.
WILDE
GRANDI PERSONAGGI STORICI Ritengo che ripercorrere le vite dei maggiori personaggi della storia del pianeta, analizzando le loro virtù e i loro difetti, le loro vittorie e le loro sconfitte, i loro obiettivi, il rapporto con i più stretti collaboratori, la loro autorevolezza o empatia, possa essere un buon viatico per un imprenditore come per una qualsiasi persona. In questa sottosezionefigurano i più grandi poeti e letterati che ci hanno donato momenti di grande felicità ed emozioni. Io associo a questi grandi personaggi una nuova stella che nasce nell'universo.
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Ivan Sergeevic Turgenev (Orël, 1818 – Bougival, 1883) è stato uno scrittore e drammaturgo russo. Il suo romanzo Padri e figli è considerato uno dei capolavori della narrativa del XIX secolo per la sua analisi della struttura familiare russa della sua epoca e dei rapporti interpersonali al suo interno.
Turgenev nacque in un'antica ed agiata famiglia di Orël, nell'omonima provincia russa. Suo padre, Sergej Nikolaevic, colonnello in un reggimento di cavalleria degli ussari, morì quando Ivan aveva sedici anni, lasciandolo, insieme al fratello Nikolaj, alle cure della madre Varvara Petrovna Lutovinova, donna severa ed inflessibile, ricca proprietaria di terreni con molti servi della gleba.
Ritratto
Dopo aver frequentato i corsi scolastici tipici per ragazzi della sua estrazione sociale, Turgenev studiò per un anno all'Università di Mosca, e in seguito in quella di San Pietroburgo, specializzandosi in studi classici, letteratura russa e filologia. Infine, nel 1838, fu mandato all'Università di Berlino a studiare filosofia (soprattutto Hegel) e storia. Qui Turgenev fu colpito dalla constatazione di quanto la società dell'Europa occidentale fosse più moderna di quella russa, tanto che, al suo ritorno in patria, si distinse per le idee "filo-occidentali", contrapposte a quelle "slavofile", essendo convinto che la Russia poteva progredire imitando l'Occidente, ed abolendo istituzioni ormai superate dai tempi, prima fra tutte la servitù della gleba.
Uno dei servi di famiglia un giorno gli lesse alcuni versi del Rossiad di ?ichail Matveevic Cheraskov, famoso poeta del XVIII secolo. I primi lavori letterari di Turgenev dimostrarono il suo genio, e furono favorevolmente accolti da Belinskij, all'epoca il più influente critico letterario russo. Negli ultimi anni della sua vita Turgenev risiedette raramente in Russia, preferendo Baden-Baden o Parigi, spesso seguendo la famiglia della famosa cantante Pauline García-Viardot, con cui ebbe una lunghissima relazione sentimentale.
Turgenev non si sposò mai, ma ebbe una figlia da una sua domestica. Di corporatura alta e imponente, era tuttavia persona riservata e timida di carattere. Il letterato con cui ebbe i più stretti legami di amicizia fu Gustave Flaubert. Nel 1857, a Baden-Baden, salvò Tolstoj – che aveva perso tutto al gioco d'azzardo – concedendogli un prestito per tornare in patria; inoltre trasse da identici impacci Dostoevskij. Turgenev ebbe l'occasione di visitare anche l'Inghilterra, dove, nel 1879 ricevette la laurea ad honorem in legge dall'Università di Oxford. Morì a Bougival, vicino a Parigi, il 3 settembre 1883, a causa di un ascesso spinale, complicazione di un liposarcoma metastatico.
Ritratto d'Ivan Turgenev, dipinto da Il'ja Repin
Carriera letteraria
Turgenev divenne celebre con Bozzetti di un cacciatore, note anche con il titolo di Memorie di un cacciatore. Basato sulle osservazioni fatte dallo stesso autore durante le battute di caccia agli uccelli ed alle lepri nella tenuta materna di Spasskoe, l'opera fu pubblicata in forma unitaria nel 1852. Sempre nel 1852, fra questa opera e le prime importanti novelle, scrisse sulla Gazzetta di San Pietroburgo il celebre necrologio in onore del suo idolo Gogol'. Il passaggio chiave di questa commemorazione recita:
«Gogol' è morto! [...] quale cuore russo non è scosso da queste tre semplici parole? [...] egli se ne è andato, quell'uomo che ora noi abbiamo il diritto, l'amaro diritto conferitoci dalla sua morte, di chiamare Gogol' il Grande»
La censura di San Pietroburgo non approvò una simile forma di idolatria, e ne proibì la pubblicazione, ma Turgenev ebbe l'ardire di pubblicare ugualmente il necrologio, rimediandone una condanna ad un mese di carcere, seguito da due anni di esilio forzato.
La sua opera successiva fu Un nido di nobili nel 1859, seguito, l'anno successivo, da Alla vigilia (sottinteso: "della riforma"), un racconto che contiene uno dei suoi personaggi femminili meglio riusciti, Elena. Questo racconto, con il personaggio del rivoluzionario bulgaro Dmitri, dovette apparire molto anticonformista e politicamente eccitante ai lettori contemporanei. Questi due romanzi, uniti al primo (Rudin, del 1857), prendono di mira "l'uomo superfluo", come l'autore lo definì, cioè l'idealista buono solo a parole ma nella pratica debole e inetto.
È del 1862 Padri e figli, il capolavoro di Turgenev, romanzo costruito in modo esemplare, in cui l'autore descrive in modo estremamente efficace il primo diffondersi delle idee rivoluzionarie in Russia. Il personaggio principale del romanzo, Bazarov, è considerato da molti come una delle creazioni meglio riuscite della narrativa dell'Ottocento, anche se i critici russi contemporanei non apprezzarono Padri e figli come avrebbe meritato. In particolare le aspre critiche, specialmente da parte dei giovani radicali, delusero profondamente Turgenev, al punto che negli anni immediatamente successivi alla pubblicazione la sua attività si ridusse al minimo.
Gli ultimi romanzi di Turgenev, con la loro lingua antiquata e la loro pomposità, sono considerati inferiori alle sue opere precedenti. Fumo fu pubblicato nel 1867 e il suo ultimo lavoro di una certa lunghezza, Terra vergine, fu pubblicato nel 1877. A parte queste sue opere più lunghe, ne furono composte molte più brevi, alcune di grande bellezza e piene di una sottile analisi psicologica, come Acque di primavera, Primo amore, Asja e altri.
Questi scritti furono in seguito raccolti in tre volumi. Le sue ultime opere furono Poemi in prosa e Klara Milic. Turgenev è considerato uno dei grandi romanzieri vittoriani, paragonato a Thackeray, Hawthorne e Henry James, anche se il suo stile era molto diverso da questi scrittori inglesi e americani. Turgenev è stato anche spesso paragonato ai suoi contemporanei russi, Tolstoj e Dostoevskij, che scrissero romanzi sugli stessi temi.
Buon amico di Prosper Mérimée di lui quest'ultimo diceva come fosse un «osservatore fine, esatto fino alla minuziosità, pensa e presenta i suoi personaggi da scrittore e poeta a un tempo, (...)»
Oryol (Citta di nascita) e collage
Romanzi
- 1857 - Rudin
- 1859 - Un nido di nobili
- 1860 - Alla vigilia
- 1862 - Padri e figli
- 1867 - Fumo
- 1877 - Terra vergine
Racconti
- 1844 - Andrej Kolosov
- 1846-47 - Lo spadaccino
- 1850 - Diario di un uomo superfluo
- 1852 - Mumu
- 1855 - Jakov Pasynkov
- 1856 - Faust: Una storia in nove lettere
- 1858 - Asja
- 1860 - Primo amore
- 1870 - Re Lear della steppa
- 1872 - Acque di primavera
- 1874 - Punin e Baburin
- 1875 - L'orologio
- 1877 - Il racconto di padre Aleksej
- 1881 - Il canto dell'amor trionfante
- 1882 - Klara Milič
Raccolte di racconti
- 1852 - Memorie di un cacciatore
- 1895 - Novelle moscovite, Società Editrice Sonzogno, Milano 1895: Annoucha, L'ebreo, Petouchhkoff, Il cane, Il brigadiere, Isoria del luogotenente Yergounof, Apparizioni.
Commedie
- 1849/1856 - Una colazione dal maresciallo della nobiltà
- 1850/1851 - Una conversazione sulla strada maestra
- 1846/1852 - Il gentiluomo povero (la pagina non esiste)">Il gentiluomo povero
- 1851 - La provinciale
- 1857/1862 - Pane altrui
- 1855/1872 - Un mese in campagna
- 1882 - Una sera a Sorrento
PADRI E FIGLI
Padri e figli è
una delle opere più acclamate della letteratura russa del XIX secolo, nonché la più famosa ed importante dell'intera produzione di Turgenev, vi si affronta il tema del nichilismo, nella sua accezione atea, materialista, positivista e rivoluzionaria.
L'argomento verrà poi ripreso approfondito e criticato da altri autori russi nel corso di quegli stessi anni sessanta del XIX secolo. L'opera scatenò diverse polemiche in Russia e all'estero, che costrinsero Turgenev a dare spiegazioni e, di fatto, a diradare la sua attività letteraria.
Trama
«Un nichilista è un uomo che non si inchina dinnanzi a nessuna autorità, che non presta fede a nessun principio, da qualsiasi rispetto tale principio sia circondato»
(Ivan Turgenev in Padri e figli)
La storia inizia il 20 maggio 1859, quando Nikolaj Petrovic Kirsanov, un modesto possidente terriero, aspetta il ritorno del figlio Arkadij, di ritorno da San Pietroburgo dove si è appena laureato all'Università. In sua compagnia c'è l'amico Evgénij Bazàrov, un giovane studente di medicina, personaggio centrale del romanzo. Egli è di idee materialiste e antitradizionaliste, e si autodefinisce nichilista.
Lui e Arkadij si recano nella tenuta dei Kirsanov, dove vivono anche Pavel Petrovic, lo zio di Arkadij, un accanito conservatore e nostalgico aristocratico, e Fenecka, una giovane serva messa incinta dal vedovo Nikolaj, uomo mite e tranquillo, che tenta con scarsi esiti di gestire la sua masseria applicando sistemi liberali. Ben presto si accende una disputa tra l'animo rivoluzionario di Bazarov e l'orgoglioso Pavel, così i due giovani preferiscono partire per recarsi a trovare i genitori di Bazarov.
La scena si sposta in una città (denominata semplicemente ***), dove i due giovani conoscono Koljazin, parente dei Kirsanov e importante diplomatico, la Kukšina, stravagante donna emancipata, e Sitnikov, goffo giovane seguace delle idee di Bazarov. L'incontro più importante però è con Anna Sergeevna Odincova, una donna giovane e affascinante, dalla mente aperta e brillante, che invita i due giovani presso di lei. Nella sua tenuta, vive anche la sorella Katja, diciannovenne dall'animo mite e più giovane di lei di dieci anni.
Passano i giorni e ben presto comincia a rivelarsi una simpatia tra Arkadij e Katja e soprattutto di Bazarov verso Anna. Egli si spinge, contro i suoi stessi principi che irridevano tutto ciò che era romantico, a dichiararle il suo amore: ella è sconcertata. I due giovani decidono così di partire di nuovo verso la tenuta dei genitori di Bazarov. I due genitori, Arina e Vasilij, medico in pensione, sono anziani e religiosi, entrambi si commuovono molto al ritorno del figlio. Bazarov e Arkadij tornano poi dai Kirsanov, dove Bazarov amava fare i suoi esperimenti con gli animali e le piante.
Dopo un incontro con Fenecka, lui e Pavel si sfidano a duello. Pavel viene ferito, ma Bazarov gli risparmia la vita, tornandosene a casa. Intanto Arkadij si reca da Katja, rivelandole il suo amore. Bazarov si ammala di tifo e muore, raggiunto al capezzale dalla Odincova. Il capitolo finale svela le vicende dei vari personaggi: Fenecka e Nikolaj si sposano, così come Arkadij e Katja. Pavel compie un viaggio per l'Europa, prima a Mosca e poi a Dresda. La Odincova va a Mosca e si sposerà. Il romanzo si conclude con i genitori di Bazarov che rendono omaggio alla sua tomba.
COMMENTO
Visto tutto quello che è venuto dopo Padri e figli, in campo letterario e non del secondo Ottocento russo e ben oltre, dopo più un secolo di nichilismi, il povero Bazarov, protagonista del capolavoro di Turgenev, sembra aver poco da offrire al di là di una primogenitura generica. Il primo intellettuale nichilista cosciente della narrativa russa, non ha nulla da rispondere a chi gli chiede se è pronto ad agire insieme ai suoi compagni di fede, perché non sa proprio cosa fare. La paura della rivoluzione precede la formulazione del progetto rivoluzonario.
Quando Padri e figli fu pubblicato in Russia, suscitando forti dibattiti, Bazarov era considerato da alcuni un’apoteosi del radicalismo, da altri una presa in giro del rivoluzionario. Tuttavia il romanzo sembra addirittura evitare la complessità ardente della realtà ideologico-politica del proprio tempo, più che rispecchiarla compiutamente.
Il romanzo ha un intreccio narrativo scarno, cotruito su dialoghi fitti, svelando per contro la complessità di un mondo e delle sue relazioni.
La schiettezza del vero si intreccia al presunto, addentrandosi in un universo dove qualsiasi verità o idea si abbandona all’ incertezza ed alla caducità.
La pura narrazione soggiace alla ricchezza dei personaggi e delle relazioni, contrapponendo spirito-materia, sperimentazione-sentimento, empirismo-amore.
Padri e figli è l’analisi sottile del conflitto generazionale che dominò gli anni Sessanta in Russia: ai padri, aristocratici idealisti e liberali, immobili nella loro privilegiata sclerosi, si oppongono i figli, antidealisti, democratici, materialisti, nichilisti.
Nella Russia del 1859, in un momento di grande fermento politico e intellettuale, le divergenze tra due generazioni si fanno sempre più aspre e nette.
I padri sono uomini di una certa età, ancorati ai valori tradizionali e alle convenzioni sociali, uomini buoni e onesti, magari, ma in fondo incapaci di pensare e mettere in atto veri e propri cambiamenti.
Il compito di guardare le cose in modo nuovo e tentare di rinnovare il mondo è, in fondo, da sempre, appannaggio dei figli. A loro la spavalderia e l’energia della giovinezza. A loro il pragmatismo di chi si fa beffe di ideali e sentimentalismi. A loro il rifiuto di dogmi e antichi princìpi: il nichilismo. Ma questa forza distruttrice sarà adatta per costruire qualcosa di nuovo e rispondere alle istanze di riforma della società russa?
Barazov si limita a rabbiose dichiarazioni di fede. Turgenev gli ha inibito la conoscenza non solo degli effetti della Grande Data del febbraio 1861, la liberazione dei contadini della servità della gleba che però introdusse ulteriori contraddizioni e crisi socio-economica, ma persino l’esperienza diretta di quel giorno fatale. Barazov infatti muore prima.
«Il posto che occupo è infinitamente piccolo se si paragona a tutto lo spazio dove io non sono e non sarò mai… E la porzione di tempo in cui mi è dato di vivere è così insignificante rispetto all’eternità in cui non ho vissuto e non vivrò mai. E in questo atomo, in questo punto matematico, circola il sangue, lavora il cervello, nascono i desideri… Che orrore! Che assurdità!»
Turgenev ignora quella data, perché il suo è romanzo in primis estetico non ideologico, un romanzo storico, non di vita contemporanea. Il lavoro dell’autore russo sul romanzo è dominato dall’imperativo morale prima ancora che espressivo, dell’obiettività nei confronti dei personaggi, anche distanti dalle sue idee e di ambienti sociali che riteneva condannabili. Tale obiettività tende a rendere conto delle diverse facce del reale, stilizzando e retrodatando ciò che vuole essere solo una professione di fede nella doppia verità. Ne risulta l’aderenza del romanzo alla duplicità del mondo, come si nota dalla descrizione del personaggio di Arkadij.
La duplicità si rispecchia nella simmetrica parabola di Bazarov e del padre antinichilista, anglofilo e nobile Pavel Petrovic. La realtà dell’amore invece, che impone i propri diritti sull’idea, del sentimento che travolge i progetti umani è studiata da due punti di vista diversi e possibili: due generazioni e due classi sociali diverse.
Nella seconda parte del romanzo Barazov ha una crisi e risulta fondamentale la figura di Anna Odincova, la quale, con propri atteggiamenti repulsivi e freddi si nutre del nichilismo bazaroviano, per asserire artisticamente che la donna è donna e per giustificare il sentimento di Bazarov. Facendole compiere gesti “eroici” nell’ultimo incontro con Bazarov.
Per far giganteggiare il personaggio di Bazarov, Turgenev, inoltre illustra la nobiltà di campagna attraverso gli esponenti migliori di una classe condannata dalla Storia e Bazarov risponde con reazioni estreme e negative, in una sorta di irritazione universale sempre in esercizio, come un automa. Il suo ruolo di lupo solitario e tragico, è sottolineato dalla sua apparizione nel romanzo che avviene contro le regole della narrativa classica: Bazarov non ha diritto alla scheda biografica come tutti gli altri, egli è senza passato inizialmente, e nasce prima di tutto da una involontaria attrazione, da un sogno di Turgenev, una figura cupa e selvatica, votata alla rovina.
Per questo Bazarov sopravvive ai limiti dei programmi politico letterari del suo tempo e del suo autore, per questo il protagonista di Padri e figli non è un paradigma senza carne ed entusiasmò Dostojevskij che intravedeva “un fantasma dal grande cuore”, nonostante il suo nichilismo.
«L’uomo è in grado di capire tutto, come vibra l’etere e che cosa avviene sul sole, ma non capirà mai che un altro uomo possa soffiarsi il naso in un modo diverso dal suo».
Anna Lina Grasso
“Senti il giudizio di uno stupido”, poesia in prosa di Ivan Sergeevič Turgenev
Scritta nel 1878, la poesia in prosa “Senti il giudizio di uno stupido”è dedicata al poeta, saggista e scrittore russo Aleksandr Sergeevič Puškin.
Hai sempre detto la verità, o grande nostro poeta, e l’hai detta anche questa volta.
“Il giudizio di uno stupido e il riso della folla”… Chi non ha esperimentato l’uno e l’altro?
Tutto questo si può e si deve sopportare; e chi ne ha la forza, lo disprezzi!
Ma ci sono dei colpi che arrivano più dolorosamente in fondo al cuore… Un uomo ha fatto tutto quel che ha potuto; ha lavorato intensamente, amorosamente, onestamente…
E anime oneste gli voltano le spalle con ripugnanza; visi onesti arrossiscono con indignazione al suo nome.
“Allontanati! Vattene! – gli gridano voci giovani e oneste. – Né tu né il tuo lavoro ci è necessario; tu contamini la nostra abitazione; tu non ci conosci e non ci capisci… Tu sei nostro nemico!”
Cosa resta da fare allora, a quest’uomo?
Continuar a lavorare, senza tentar di giustificarsi e anche senza aspettare un apprezzamento più equo.
In altri tempi i contadini maledirono il viaggiatore che aveva portato loro, in sostituzione del pane, la patata, cibo quotidiano del povero…
Buttarono via dalle mani stese verso di loro quel dono prezioso, lo gettarono nel fango, lo calpestarono con i piedi.
Ora se ne cibano e non conoscono il nome del loro benefattore.
Sia pure! Che serve loro il suo nome? Anche anonimo, egli li salva dalla fame.
Preoccupiamoci solo che quanto noi portiamo sia proprio un cibo utile.
È amaro un rimprovero ingiusto sulle labbra di persone che ami… Ma si può sopportare anche questo…
“Battimi, ma ascolta!” – diceva il duce ateniese allo spartano.
“Battimi, ma sii sano e sazio!” – dobbiamo dire noi.