La felicità non deriva dal possedere, ma dall'orgoglio di quello che si fa.
Gandhi
ECONOMIA INTERNAZIONALE
Quadro internazionale.
• L’economia mondiale si è confermata nella prima metà dell’anno in rallentamento, anche se la perdita di velocità è risultata meno intensa di quella che veniva ipotizzata nelle previsioni più pessimistiche avanzate nel corso della primavera.
• Lo scenario globale rimane pesantemente condizionato dalle ripercussioni dell’esplosione della bolla immobiliare, dalla fragilità dei mercati finanziari riacutizzatasi nelle ultime settimane, dal forte shock petrolifero. Quest’ultimo, diffondendo tra i paesi consumatori di greggio spinte all’inflazione ed effetti di freno sulla crescita, ha portato al riemergere di timori di stagflazione in stile anni settanta.
Crescita e commercio mondiale.
• In questo quadro, la crescita mondiale decelererebbe (dal 4,8% del 2007) al 3,9% nel 2008 e al 3,6%, nel 2009. A fronte della perdita di velocità del prodotto lordo globale, il commercio internazionale potrebbe sperimentare una sostanziale tenuta su ritmi, però, sensibilmente più bassi di quelli che hanno caratterizzato l’ultima fase di espansione. Su tale evoluzione inciderebbero i differenti profili congiunturali attesi nel corso del 2009 per l’area industriale, in graduale rafforzamento, e quella emergente, in moderato rallentamento. In questo quadro, gli scambi si sviluppano nello scenario ISAE con tassi di incremento medi di circa il 6%, tanto nel 2008 che nel 2009.
Shock petrolifero.
• Lo shock petrolifero non è stato improvviso, ma è montato lentamente (la tendenza al rialzo parte dal 2002), consentendo una prolungata crescita dell’economia mondiale alimentata da politiche monetarie espansive in tutte le aree del globo: la scarsità della materia prima è derivata quindi da una domanda elevata, in presenza di un’offerta insufficiente (tanto nell’estrazione, quanto nella raffinazione).
• Le tensioni geo-politiche non hanno finora portato ad interruzioni sul fronte della produzione, come invece avvenne negli anni settanta, ma hanno costituito un motivo di volatilità in più, accrescendo il premio al rischio inglobato nelle quotazioni.
• Un elemento nuovo di complessità è costituito dal fatto che la richiesta globale di greggio appare oggi molto meno reattiva al prezzo, perché una sua porzione cospicua proviene attualmente dalle grandi economie emergenti che perseguono politiche di sostegno allo sviluppo, tendono a limitare il pieno trasferimento sui consumatori dei maggiori costi degli input primari, e sono caratterizzate da bassa efficienza energetica. In questa situazione, l’attenuazione della domanda di greggio dei sistemi industrializzati, a seguito della frenata delle loro economie, non è sufficiente a invertire in modo deciso la rotta dei prezzi del petrolio.
• Al tempo stesso, il parziale isolamento di una parte del mondo (le aree emergenti) dagli effetti depressivi dello shock petrolifero costituisce un elemento di sostegno della domanda mondiale con beneficio per le economie avanzate maggiormente colpite dalla crisi; un fattore di stimolo che viene rafforzato anche dalla maggiore capacità di spesa, rispetto agli anni settanta, degli introiti da esportazione da parte dei paesi produttori di materie prime energetiche.
• La minore elasticità al prezzo della domanda di greggio accresce il già elevatissimo potere di mercato del cartello dei produttori, che risultano ancor meno sensibili agli aumenti di prezzo, e tende, inoltre, ad amplificare gli spazi per comportamenti di tipo speculativo. L’ampia liquidità presente nei paesi emergenti e i bassi tassi di interesse praticati per lungo tempo dalle economie industrializzate hanno costituito, del resto, un ambiente propizio al riversarsi di capitali, in uscita da impieghi non più attraenti, nei mercati delle materie prime energetiche, dando un contributo all’aumento dei corsi.
Previsioni energetiche al 2009.
• La prospettiva al 2009 dell’ISAE in questa previsione è che questo quadro di fondo si modifichi in modo marginale nell’arco del prossimo anno e mezzo, consentendo l’attenuazione di qualche elemento di tensione, senza però, indurre marcate inversioni di tendenza.
In particolare, scontiamo una diminuzione delle pressioni di natura speculativa e una decelerazione moderata nelle economie emergenti. Le forze fondamentali continuerebbero dunque a sostenere le quotazioni su livelli elevati, pur non dando luogo a ulteriori scalate come quelle sperimentate negli ultimi mesi.
• In particolare, il prezzo del petrolio, dopo una forte fase di volatilità che interesserebbe i mesi estivi, potrebbe prendere a stabilizzarsi nell’ultimo trimestre per poi registrare, in sintonia con il rallentamento della domanda proveniente dall’area emergente, una graduale riduzione nel corso del 2009.
In termini di quotazioni medie annue, questo profilo darebbe luogo a un barilesopra i 123 dollari nel 2008 e sui 120 dollari nel 2009.
Politiche monetarie.
• L’ISAE suppone che le risposte della Fed e della Bce possano prendere, per un certo periodo, strade in parte diverse.
FED Stati Uniti
• Negli Stati Uniti, la tenuta ciclica migliore delle attese che ha contrassegnato la prima parte dell’anno ha recentemente contribuito allo spostamento di attenzione della Federal Reserve dai rischi per la crescita a quelli per l’inflazione; ciò ha alimentato attese di correzione al rialzo dei tassi di policy già nell’anno in corso, interrompendo la prolungata fase di stimolo in atto dalla scorsa estate. Su tali aspettative si è riversato il brusco riacutizzarsi, in questi giorni, della crisi finanziaria con il fallimento di una cassa di risparmio e l’intervento pubblico a salvataggio delle due maggiori società di gestione dei mutui.
• Nelle ipotesi dell’ISAE, si presume che la fragilità finanziaria porti a posporre a dopo le elezioni presidenziali l’azione di rialzo da parte dell’autorità monetaria americana che procederebbe comunque a una correzione dei tassi prima della fine dell’anno; in condizioni di miglioramento dell’economia reale, ulteriori misure potrebbero essere prese nel corso del 2009, portando, a fine anno, il tasso di interesse sui fondi federali al 3%.
BCE Area euro
• Un percorso in parte differente si immagina per l’area euro. In particolare, si interpreta l’aumento dei tassi ufficiali deciso il 3 luglio, come un segnale volto ad ancorare le aspettative inflazionistiche e ad evitare gli effetti indiretti dell’aumento dei prezzi delle materie prime, in presenza di alcune evidenze di accelerazione salariale concretizzatesi nel primo trimestre.
• Sulle tendenze future i margini di incertezza sembrano particolarmente ampi. Stime ottenute con una Taylor rule, adottando le ipotesi di crescita economica e di inflazione dello scenario elaborato dall’ISAE, indicherebbero addirittura spazi per il ritorno ad azioni di riduzione. All’opposto, i mercati hanno modificato le loro aspettative nella direzione di ulteriori rialzi. Data l’incertezza sullo scenario futuro, alimentata anche dai segnali di decelerazione economica piuttosto intensa nei mesi primaverili, nella nostra previsione centrale la BCE non procede a ulteriori interventi fino alla fine del 2009, mantenendo il tasso repo invariato al 4,25%.
Riflessi sul cambio del dollaro.
• L’impostazione delle politiche monetarie sulle due sponde dell’Atlantico influirebbe sull’evoluzione del tasso di cambio tra dollaro ed euro nel corso del prossimo anno. In particolare, supponiamo che la valuta americana oscilli ancora su quotazioni comprese tra 1,55 e 1,60 nel secondo semestre di quest’anno, dando luogo a un cambio medio di 1,55 nei confronti della moneta unica nel 2008. Nel 2009, in sintonia con la tendenza al restringimento del divario dei tassi di interesse tra zona euro e Stati Uniti, si assisterebbe ad un graduale rafforzamento del dollaro che si situerebbe su una quotazione media di 1,48 rispetto all’euro.
Congiuntura e previsioni dei paesi industriali.
Gli Stati Uniti
• Sono in consistente frenata, ma la recessione tecnica (con un calo del PIL) è stata finora evitata. Al lieve aumento dell’attività economica dei primi tre mesi dovrebbe seguire un’evoluzione debole, ma ancora positiva, nel periodo aprile-giugno.
• Il buon andamento delle vendite al dettaglio in maggio, nonostante la caduta della fiducia dei consumatori, ha risentito dell’entrata in vigore dello stimolo fiscale a favore delle famiglie; un sostegno che dovrebbe incidere fino alla fine del terzo trimestre.
• Ciò potrebbe causare una decelerazione decisa nell’ultima parte del 2008, dando luogo a un 2009 in media più debole, nonostante un graduale miglioramento dei ritmi trimestrali di crescita attesi per il prossimo anno. Sulla base di questo profilo il PIL americano aumenterebbe dell’1,4% nel 2008 per poi decelerare all’1,2% nella media del 2009.
Area euro
• Anche nell’area euro le dinamiche di inizio anno sono state più robuste del previsto. Vi hanno contribuito evoluzioni ancora favorevoli delle componenti della domanda interna e l’apporto marginalmente positivo delle esportazioni nette, nonostante l’apprezzamento dell’euro.
• Sul risultato del primo trimestre hanno, tuttavia, inciso anche fattori eccezionali, legati alle condizioni climatiche (sospingendo soprattutto il settore delle costruzioni). La flessione degli indicatori di clima di opinione di imprese e famiglie segnala l’indebolimento del ciclo dell’area. Le stime scontano una marcata decelerazione della crescita nel secondo trimestre (con una
variazione pari a zero secondo la valutazione congiunta di IFO-INSEE-ISAE), che rifletterebbe soprattutto una marcata battuta d’arresto in Germania (dove potrebbe evidenziarsi una diminuzione dell’attività economica).
• Il principale fattore di freno deriva, per la spesa interna, dall’erosione di reddito reale indotta dall’aumento dell’inflazione. Il rafforzamento del cambio potrebbe inoltre attenuare la dinamica delle vendite all’estero. In virtù del buon avvio dell’anno, il 2008 chiuderebbe con un incremento del PIL dell’1,6%; nel 2008, la crescita si situerebbe all’1,4 per cento.
Congiuntura e previsioni delle Economie emergenti.
• I paesi emergenti hanno costituito il volano di spinta del ciclo mondiale nel corso del 2007 e in questa prima parte del 2008. Il maggiore potere d’acquisto dei paesi produttori di materie prime combustibili e la dinamica persistentemente sostenuta delle economie in rapido sviluppo dell’Asia hanno alimentato la domanda di esportazioni provenienti dai paesi industrializzati.
• Tuttavia, anche in quest’area, le politiche monetarie e di cambio agganciate agli Stati Uniti sono divenute nel tempo altamente inflative, soprattutto da quando, nell’ultimo anno, l’attenzione dell’autorità monetaria americana si è esclusivamente focalizzata sull’azione di tamponamento dei rischi gravanti sul sistema finanziario domestico.
• Il passaggio stretto per questi sistemi sta quindi nel riuscire a determinare un raffreddamento nei ritmi di espansione, tale da favorire un allentamento delle tensioni interne senza provocare brusche frenate, socialmente non sostenibili (per esempio nel caso della Cina), e senza venire meno al ruolo di “consumatore di ultima istanza” dell’economia mondiale, che essi hanno assunto nell’ultima fase ciclica. Per questi motivi, un simile mutamento di impostazione non potrà caratterizzarsi per tempi rapidi, potrebbero cominciare a vedersi le mosse iniziali nella seconda metà di quest’anno e nel corso del 2009. Nelle stime adottate dall’ISAE, l’area dei paesi emergenti si espanderebbe a ritmi del 7% e del 6,6% rispettivamente nel 2008 e nel
2009 (+8% nel 2007). La decelerazione sarebbe guidata dell’Asia, ma una progressiva diminuzione di velocità sarebbe riscontrabile anche nell’Europa centro-orientale e in America Latina.
ECONOMIA ITALIANA
• Dopo il rimbalzo produttivo sperimentato all’inizio del 2008, la tendenza dell’economia italiana appare in indebolimento, seguendo, pur con qualche sfasatura temporale, l’evoluzione dei partner europei.
• In effetti, prescindendo dalle accentuate irregolarità che hanno caratterizzato il ciclo dell’Italia negli ultimi trimestri (caduta a fine 2007 e rialzo in avvio di quest’anno), la decelerazione della nostra economia ha preso avvio già nel corso del 2007 venendo guidata, sul fronte della domanda, dal peggioramento delle componenti interne di spesa e, sul lato dell’offerta, da un deterioramento alquanto rapido del settore industriale, la cui ripresa iniziata nel 2005 si sarebbe interrotta già tra la fine del 2006 e l’inizio del 2007.
L’industria si è ristrutturata o no?
• E’ aperta tra gli analisti una discussione sul grado di diffusione tra le aziende dei processi di ristrutturazione che vengono messi in luce da studi condotti a livello di impresa e dallo stesso miglioramento di performance delle esportazioni. I risultati complessivamente deludenti della produzione industriale (ripresa breve e di entità moderata) spingerebbero, piuttosto, ad affermare che la ristrutturazione in realtà non si è materializzata, essendo un fenomeno marginale riguardante solo una manciata di imprese di successo.
• Contro questa conclusione giocano, però, gli andamenti di altri indicatori del ciclo industriale che mostrerebbero tendenze meno sfavorevoli della produzione industriale.
• In questo Rapporto si esamina l’evoluzione del fatturato delle imprese industriali deflazionato con un prezzo dell’output che include, per la componente estera, i prezzi dei prodotti industriali sui mercati esteri recentemente diffusi dall’ISTAT (riquadro: Indicatori di attività industriale negli anni duemila: produzione e fatturato). Ne emerge una dinamica della ripresa
manifatturiera, a partire dal punto di minimo di inizio 2005, più consistente e lunga di quella indicata dalla produzione industriale.
L’impatto del rialzo del greggio.
• L’effetto inflazionistico del greggio si è ridotto rispetto agli shock degli anni settanta. Utilizzando le tavole input/output (riquadro:Fabbisogno di importazioni di petrolio delle componenti finali di domanda e impatto di rialzi del prezzo del greggio), si stima che nel 1973 e nel 1980 un incremento del 10% del prezzo del petrolio provocava un aumento del prezzo
dell’output dell’economia italiana pari a 0,7-1,5 punti percentuali; nel 2004 questo impatto si è ridotto a 0,4 punti. La diminuzione riflette l’abbattimento, rispetto a 25-30 anni fa, del fabbisogno petrolifero, diretto e indiretto, del nostro sistema produttivo.
Prezzo dei carburanti.
• Sempre in tema di esposizione allo shock energetico il Rapporto dell’ISAE concentra l’attenzione sui combustibili per il trasporto, che impattano direttamente sui consumi nel riquadro: I prezzi dei carburanti.
• Nel corso del 2008, i prezzi al dettaglio dei carburanti sono rimasti in Italia sostanzialmente in linea con quelli europei. Ciò è, però, dipeso da una minore incidenza dell’imposizione fiscale che ha compensato un costo industriale dei prodotti raffinati (al netto delle imposte) mantenutosi più alto della media europea.
Indicatori congiunturali in deterioramento.
• Le indicazioni congiunturali disponibili per i mesi successivi al primo trimestre sono sfavorevoli. La frenata europea, in corso nei mesi primaverili, avrebbe contribuito a rallentare leesportazioni, indebolendo il fattore di spinta che ha finora sostenuto la fase congiunturale.
• L’attività industriale, peggiorata nel corso del secondo trimestre, potrebbe tornare in territorio lievemente positivo in estate, beneficiando dell’usuale rimbalzo di agosto. Tale eventuale rialzo non preluderebbe, però, a miglioramenti. Le inchieste segnalano un quadro di persistenti difficoltà nel settore manifatturiero, concentrate soprattutto nelle industrie produttrici di beni di consumo e intermedi; nei beni di investimento, la domanda estera ha finora consentito una migliore tenuta dei livelli di attività. Per gli altri settori, le inchieste ISAE segnalano rallentamenti nelle costruzioni e andamenti poco dinamici nei servizi.
Previsioni 2008-2009.
• Sulla base di queste indicazioni si stima un’evoluzione dell’economia italiana molto modesta, pressoché ferma in alcuni trimestri, fino ai primi mesi del 2009. Seguirebbe poi un recupero molto graduale nella seconda metà del prossimo anno. Ciò avverrebbe a condizione che, nei prossimi mesi, le esportazioni, anche se in rallentamento, tengano sui mercati internazionali consentendo di compensare l’anemia della domanda interna e che, nel corso del 2009, si riducano progressivamente le tensioni inflative con beneficio per il potere d’acquisto della famiglie.
• Nella media del 2008 la crescita del PIL italiano risulterebbe dello 0,4%, con una netta decelerazione rispetto al 2007 e un divario di sviluppo nei confronti dell’area euro poco superiore al punto percentuale (similmente al 2007). Nel 2009, con l’attenuarsi degli shock sulle materie prime, l’incremento dell’attività economica potrebbe essere dello 0,7%, sette
decimi di punto in meno rispetto alla zona della moneta unica. Nel confronto con le stime ISAE dello scorso mese di marzo, la dinamica del PIL italiano è rivista al ribasso marginalmente, di un decimo di punto, nel 2008 e in modo più significativo, di cinque decimi di punto, nel 2009.
Consumi.
• Sulla decelerazione dell’economia italiana nel 2008 incide l’intensa frenata della domanda interna. I consumi privati dovrebbero rimanere quasi stagnanti quest’anno, risentendo dell’erosione di potere d’acquisto. Incidono inoltre negativamente il peggioramento dellecondizioni di credito e il sensibile calo del clima di opinione e delle aspettative tra le famiglie; un fattore quest’ultimo che spingerebbe all’adozione di una maggiore cautela nella propensione alla spesa da parte dei consumatori.
Investimenti.
• Gli investimenti denoterebbero una dinamica lievemente negativa in media d’anno. Minore redditività causata dalla lievitazione dei costi operativi, più onerose condizioni di finanziamento e attese sfavorevoli circa l’andamento della domanda influirebbero soprattutto sugli investimenti in macchinari e mezzi di trasporto. Il basso grado di utilizzo della capacità produttiva costituirebbe un ulteriore fattore di freno, soprattutto per le spese di ampliamento degli impianti. L’inchiesta semestrale sugli investimenti condotta dall’ISAE conferma le prospettive sfavorevoli circa i piani perseguiti dalle imprese per l’anno in corso; la revisione al ribasso delle iniziative riguarderebbe particolarmente le aziende di dimensione più piccola.
Import-Export.
• L’assenza di stimoli dalla spesa interna verrebbe bilanciata, nel 2008, da una dinamica ancora positiva delle esportazioni. La decelerazione della domanda proveniente dai paesi industrializzati sarebbe in parte compensata dall’andamento ancora sostenuto dei paesi petroliferi e delle economie emergenti. Il rafforzamento dell’euro frenerebbe le vendite all’estero, ma in misura meno intensa che in passato, a seguito dei cambiamenti nel mix produttivo nella direzione di beni a più elevata qualità, più differenziati rispetto ai concorrenti e meno sensibili alla competitività di prezzo. La migliore tenuta dei prodotti italiani sui mercati esteri non impedirebbe comunque un rallentamento dell’export rispetto ai ritmi del 2007, connesso soprattutto alla perdita di dinamismo dell’area europea, prioritario mercato di sbocco.
• Anche sul lato delle importazioni si registrerebbe una significativa decelerazione, superiore a quella delle esportazioni, per la frenata della domanda interna; ne deriverebbe che quest’anno, quel poco di crescita del PIL che si potrà sperimentare dipenderà per la gran parte dal contributo favorevole della domanda estera netta.
L’andamento della domanda nel 2009.
• Il miglioramento atteso per l’economia italiana nel 2009 è condizionato dalla realizzazione dell’ipotesi di stabilizzazione e parziale rientro in corso d’anno delle tensioni nelle materie prime. La capacità di spesa delle famiglie ne beneficerebbe, dando luogo a un’accelerazione dei consumi. Anche la dinamica degli investimenti potrebbe tornare a rafforzarsi, in sintonia col miglioramento delle prospettive di domanda interne ed estere. In parallelo con l’irrobustimento dell’apporto della spesa interna si attenuerebbe, fino ad annullarsi, lo stimolo delle esportazioni nette; ciò rifletterebbe la sensibile accelerazione pro-ciclica delle importazioni che
compenserebbe l’andamento anch’esso più favorevole atteso per le vendite all’estero.
Mercato del lavoro.
• Nelle previsioni ISAE il mercato del lavoro continua ad essere caratterizzato da una dinamica occupazionale positiva, pur se in rallentamento rispetto al 2007 per l’affievolimento dell’evoluzione dell’attività economica. L’input di lavoro crescerebbe a ritmi simili +0,5% tanto nel 2008 che nel 2009. Ciononostante, il tasso di disoccupazione, dopo dieci anni di continue diminuzioni, tornerebbe a salire nel 2008, portandosi al 6,3% (dal 6,1); il rialzo rifletterebbe una dinamica delle forze di lavoro superiore a quella occupazionale. La percentuale dei disoccupati potrebbe poi ridursi leggermente al 6,2% nel 2009.
• Sul fronte delle retribuzioni, i primi dati disponibili per il 2008 confermano i segnali di una significativa ripresa della dinamica salariale nella prima parte dell’anno, su cui incidono rinnovi contrattuali, una tantum e indennità di vacanza contrattuale. Secondo le nostre stime la crescita delle retribuzioni lorde per dipendente dovrebbe arrivare a toccare il 4,1% nella media del 2008, per poi attestarsi al 2,4% l’anno successivo.
Inflazione.
• Il quadro dell’ISAE incorpora una dinamica dell’inflazione ancora sostenuta nella seconda parte del 2008 e in rallentamento più evidente solo nel 2009. I nuovi massimi recentemente toccati dalle quotazioni del petrolio e la persistenza di tensioni nei prezzi dei prodotti alimentari spingeranno ancora l’inflazione al rialzo nel breve termine fino, probabilmente, a un massimo intorno al 4% a fine estate. In autunno dovrebbe avviarsi un rallentamento molto graduale, anche grazie ad un confronto statistico favorevole con il periodo del 2007 durante il quale la dinamica congiunturale è stata abbastanza sostenuta.
• Di conseguenza, l’inflazione sarebbe nella media del 2008 pari al 3,6%, il tasso più alto dal 1996. In termini di indice armonizzato il differenziale rispetto alla zona euro tornerebbe marginalmente a sfavore dell’Italia (per un decimo di punto). Nel 2009 si dovrebbe realizzare un rientro dell’inflazione più significativo. Il rallentamento avrebbe luogo già all’inizio dell’anno, con una dinamica dei prezzi che si porterebbe sotto il 3% nel secondo trimestre per poi diminuire ad appena sotto il 2% nell’ultimo. Nella media del 2009, l’indice dei prezzi al consumo si incrementerebbe del 2,4%; la dinamica inflativa, misurata dall’indice armonizzato, tornerebbe appena inferiore a quella della zona euro.
Finanza pubblica.
• Per quanto riguarda gli andamenti della finanza pubblica, le previsioni ISAE sul disavanzo sono marginalmente più favorevoli di quelle del DPEF per l’anno in corso. Nel 2008 il deficit delle Amministrazioni Pubbliche dovrebbe aumentare al 2,4% dall’1,9 (un decimo in meno rispetto alla stima governativa), a causa del rallentamento della crescita economica e di una politica di bilancio leggermente espansiva. Nel 2009, pur scontando una minore efficacia della manovra rispetto a quanto valutato ufficialmente, il disavanzo dovrebbe calare di quattro decimi di punto, al 2%.
• L’avanzo primario è previsto in riduzione al 2,6% nel 2008 (3,1% nel 2007), per poi aumentare nuovamente al 3% nel 2009, per effetto della manovra correttiva. In particolare, nel 2008 la diminuzione del saldo positivo al netto degli interessi risente di una minore incidenza delle entrate sul prodotto (dal 47,2 al 47%) e di un rialzo delle spese primarie in rapporto al PIL (dal 44,1 al 44,3%). Nel 2009, il miglioramento del surplus primario è dovuto alla diminuzione del peso delle spese primarie, in particolare di quelle correnti.
• Nelle stime ISAE, la pressione fiscale dovrebbe ridursi di tre decimi di punto di PIL nel 2008 attestandosi al 43%, a seguito della manovra sull’ICI e degli sgravi del cuneo fiscale, praticati sull’IRAP dallo scorso anno ma gravanti soprattutto sul 2008. Nel 2009 evidenzierebbe un lieve rialzo al 43,1%, per le maggiori entrate provenienti dalle disposizioni relative al settore petrolifero e del gas.
26 luglio 2008
Relazione Isae
Tratto da Relazione ISAE - Luglio 2008