“[…] la distinzione tra passato, presente e futuro è soltanto un’illusione, anche se ostinata”. Einstein
Homo Naledi, L'ominide più antico finora scoperto, visuto circa 7 milioni di anni fa.
Naledi, che in lingua Sesotho vuol dire “stella”: è il nome scelto per una specie di ominide scoperta grazie a ritrovamenti in una grotta a pochi chilometri da Johannesburg, in una zona patrimonio mondiale dell’Unesco nota come Culla dell’umanità.
Lee Berger, il professore dell’Università di Witswatersrand che ha coordinato gli studiosi, sudafricani e stranieri, ha riferito che la spedizione ha permesso di raccogliere ossa appartenenti a ben 15 scheletri di donne, uomini, anziani e bambini. I resti sarebbero stati riposti nella grotta, chiamata oggi “Della stella nascente”, nel corso di quello che appare come una sorta di rituale funebre.
Nel corso di una conferenza stampa, i ricercatori hanno sottolineato che l’Homo Naledi aveva un cervello piuttosto piccolo, delle dimensioni di quello di un gorilla, ma forma di teschio, denti e piedi simili a quelle caratteristiche dell’uomo moderne. In relazione alla scoperta, Berger ha detto di voler evitare la parola “anello mancante” e di preferire invece il termine “ponte”, dunque collegamento tra primati bipedi primitivi e ominidi più evoluti.
I milanesi sanno di avere – com’è normale
in tutte le grandi città del mondo – un vero e proprio «tempio» dedicato allo studio
e alla narrazione della biodiversità: il Museo
di storia naturale (MSNM), fondato nel 1838.
Ardipithecus ramidus
Ardipithecus ramidus è una specie di ominide del genere Ardipithecus. È stato scoperto nel 1992-1993 nel sito di Asa Koma, nella valle del medio Auasc, nella depressione dell'Afar in Etiopia.
In letteratura sono riportate due specie di Ardipithecus: l'A. ramidus, vissuto circa 4,4 milioni di anni fa, all'inizio del Pliocene, e l'A. kadabba datato a 5,6 milioni di anni (tardo Miocene).
Negli anni novanta del secolo scorso, in
questo tempio – ben collocato nei giardini
pubblici di Porta Venezia, all’interno di un
edificio che ricorda i fratelli maggiori di Londra e di Vienna – venne allestita una sala dedicata all’evoluzione umana. Era stata voluta dal direttore di allora, Giovanni Pinna, che
nel 1997 così scriveva:
«Le esposizioni […] costituiscono il mezzo attraverso cui gli oggetti
e le collezioni assumono una loro risonanza,
venendo così a far parte del bagaglio culturale della società, [con] una contestualizzazione storica scientifica e culturale degli oggetti
stessi».
La sala mirava perciò a illustrare i progressi della scienza delle nostre origini – la paleoantropologia – che si sono susseguiti negli ultimi decenni, con le nuove impostazioni
metodologiche e interpretative, le nuove risposte e le nuove domande.
Australopithecus afarensis
Australopithecus afarensis è una specie edi ominide del genere Australopithecus vissuta in Africa tra 4 e 3 milioni di anni fa.
La specie fu identificata nel 1974 a seguito di una serie di ritrovamenti di fossili nella Depressione di Afar in Etiopia.
Vent’anni dopo
Allora era stata incaricata di curare l’allestimento la conservatrice di paleontologia, Anna Alessandrello. E oggi ancora a lei è stato affidato il compito di rinnovare completamente
la sala, aggiornandola in base alle scoperte e
alle narrazioni degli ultimi vent’anni, ma anche alla luce di criteri museologici e museografici più aggiornati.
Così, alla fine del 2023, abbiamo potuto assistere e partecipare alle cerimonie inaugurali della nuovissima Sala IX – un ampio spazio di forma rettangolare (33 x 11 metri), che
ha quasi l’aspetto di una cattedrale, con le alte finestre in stile neogotico che la fiancheggiano – dedicata alla storia, ai personaggi, ai
siti, ai reperti e alle conoscenze riguardanti le
origini e l’evoluzione umana. La sua progettualità si è nutrita delle scoperte e degli studi
più recenti (oltre vent’anni sono davvero tanti per una scienza che evolve, è il caso di dirlo, costantemente) e del dibattito fra i ricercatori. Con questo allestimento le collezioni del
MSNM, quelle storiche e quelle di nuova acquisizione, esprimono ora una capacità narrativa aggiornata e un intenso significato esplicativo sulla nostra natura di esseri viventi e
sulla nostra storia naturale.
Homo habilis
Homo habilis è una specie di ominide estinta del genere Homo, apparsa nel Pleistocene, piano Gelasiano, e vissuta da circa 2,4 a 1,44 milioni di anni fa.
L'olotipo di questo ominide è il fossile OH 7, trovato da Jonathan Leakey il 4 novembre 1960 nella Gola di Olduvai, in Tanzania.
Il concept curato da Anna Alessandrello –
con il supporto e il coordinamento del direttore Domenico Piraina e della responsabile dei musei scientifici Chiara Fabi – ha visto
all’opera tutta la comunità scientifica e tecnica del MSNM e del Comune di Milano, oltre alla decisiva e qualificata partecipazione
di una varietà di professionalità esterne, che
hanno fornito l’impostazione architettonica
della sala, la realizzazione degli arredi, gli inserti multimediali, la linea grafica e le soluzioni illuminotecniche e sonore.
Homo heidelbergensis
Homo heidelbergensis è un ominide estinto vissuto fra 600 000 e 100 000 anni fa.
Il nome è stato attribuito a ritrovamenti fossili precedentemente definiti come Homo sapiens arcaico, con particolare riferimento a quelli trovati in Germania presso Heidelberg, nel Baden-Württemberg, sulle rive del fiume Neckar.
L’esposizione si presenta come un percorso aperto e liberamente fruibile, con alcuni
elementi principali – quattro torri che si elevano in successione al centro della sala, ricolme di scheletri montati, reperti fossili, manufatti paleolitici e installazioni multimediali
– che rappresentano le tappe principali della narrazione, affiancati da exhibit di approfondimento (per esempio bauli con cassetti e pannelli apribili) e da lunghi leggii che si
estendono longitudinalmente a rappresentare la linea del tempo. Quattro, dunque, sono le
tappe principali:
- il posto dell’uomo fra i primati;
- il cespuglio dei primi ominidi bipedi in Africa;
- le grandi diffusioni del
genere Homo verso l’Eurasia;
- le origini di Homo sapiens, non trascurando il fratello estinto
Neanderthal e i misteriosi Denisova.
Non perdetevi l’occasione di una visita immersiva e avvincente nel tempo profondo
della nostra storia naturale!
Homo neanderthalensis
Homo neanderthalensis, comunemente detto uomo di Neandertal, è un ominide strettamente affine all'Homo sapiens che visse nel periodo Paleolitico medio, compreso tra i 200 000 e i 30 000 anni fa. Prende il nome dalla valle di Neander (Neandertal in tedesco) presso Düsseldorf in Germania, dove vennero ritrovati i primi resti fossili. Fu un Homo molto evoluto, in possesso di tecnologie litiche elevate e dal comportamento sociale piuttosto avanzato, al pari dei sapiens di diversi periodi paleolitici. Convissuto nell'ultimo periodo della sua esistenza con lo stesso Homo sapiens, l'Homo neanderthalensis scomparve in un tempo relativamente breve, evento che costituisce un enigma scientifico oggi attivamente studiato. Alcuni parlano di un genocidio da parte del Sapiens.
Io abitavo a Porta Venezia e mi recavo spoesso al Museo (Eugenio Caruso).
di Giorgio Manzi
VIDEO
Cro Magnon
L'uomo di Cro-Magnon è un'antica forma di Homo sapiens, ascrivibile a popolazioni umane moderne, largamente diffusa nel paleolitico superiore in Europa. È rappresentato da quattro scheletri provenienti dal riparo sottoroccia di Cro-Magnon, rinvenuti nel 1868 presso Les Eyzies-de-Tayac-Sireuil in Dordogna, e da sette scheletri raccolti nelle Grotte dei Balzi Rossi (Liguria), definiti a suo tempo come cromagnonoidi. Questi individui erano abili disegnatori. Dai loro disegni, ritrovati nelle Grotte di Lascaux, si possono osservare le prime forme di estremo realismo.
Eugenio Caruso - 28 gennaio 2024
Tratto da le scienze