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Darwin e L'origine delle specie

«Preferisco discendere da una scimmia che da un uomo di cultura che ha prostituito il sapere e l'eloquenza al servizio del pregiudizio e della falsità» (T. H. Huxley)


GRANDI PERSONAGGI Ritengo che ripercorrere le vite dei maggiori personaggi della storia del pianeta, analizzando le loro virtù e i loro difetti, le loro vittorie e le loro sconfitte, i loro obiettivi, il rapporto con i più stretti collaboratori, la loro autorevolezza o empatia, possa essere un buon viatico per un imprenditore come per una qualsiasi persona. In questa sottosezione figurano i più grandi poeti e letterati che ci hanno donato momenti di grande felicità ed emozioni. Io associo a questi grandi letterati una nuova stella che nasce nell'universo.

I BRITANNICI

Beckett - Blake - Byron - Chaucer - Coleridge - Darwin - Dickens - Donne - Dryden - Eliot - Golding - Keats - Kipling - Marlowe - Milton - Pinter - Pope - Russell - Scott - Shakespeare - Shaw - Shelley - Spenser - Wyatt - Wilde - Wordsworth - Yeats -

Charles Robert Darwin (Shrewsbury, 12 febbraio 1809 – Londra, 19 aprile 1882) è stato un biologo, naturalista, geologo ed esploratore britannico, celebre per aver formulato la teoria dell'evoluzione delle specie vegetali e animali per selezione naturale agente sulla variabilità dei caratteri ereditari, e della loro diversificazione e moltiplicazione per discendenza da un antenato comune. Pubblicò la sua teoria sull'evoluzione delle specie nel libro L'origine delle specie (1859), che è il suo lavoro più noto. Inoltre egli raccolse molti dei dati su cui basò la sua teoria durante un viaggio intorno al mondo sulla nave HMS Beagle, e in particolare durante la sua sosta alle Galápagos.
Nacque a Shrewsbury, città del Regno Unito nella contea dello Shropshire, quinto dei sei figli di Robert Darwin, medico generico del paese con una positiva carriera professionale, e Susannah Wedgwood, ereditiera di una famiglia benestante di imprenditori attivi nell'industria della ceramica; la famiglia di Charles era formata dal ramo paterno da liberali e non credenti, e quello materno da cristiani unitariani favorevoli al progresso tecnologico e scientifico. Le famiglie dei Darwin e Wedgwood erano inoltre legate assieme dal forte attivismo politico e dall'appoggio alle riforme sociali: abolizione della schiavitù, diritti ed emancipazione delle donne, pari opportunità per donne e uomini in ambito scolastico e lavorativo, protezione degli artisti, filantropia e abbattimento dei privilegi di casta.

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Darwin a sette anni nel 1816

Da scolaro lesse il testo The Natural History and Antiquities of Selborne, testo diffuso in quel tempo, contenente le osservazioni di campagna scritte dal naturalista Gilbert White, considerato uno dei padri fondatori della storia naturale. Darwin ne restò affascinato e iniziò a collezionare insetti, rocce e minerali, a osservare gli uccelli dei dintorni del paese.
Nel 1818 terminate le scuole primarie, fu ammesso alla Shrewsbury School, la rinomata scuola del dottor Samuel Butler a Shrewsbury, dove mostrò maggiore interesse per la geometria e la matematica, trascurando lo studio dei classici antichi, che non riuscivano a coinvolgerlo. Nel tempo libero collezionava uova di uccelli, insetti e assieme al fratello Erasmus eseguiva esperimenti chimici nel capanno degli attrezzi, nel giardino della loro casa: luogo in cui i due fratelli erano stati relegati dal padre, che non sopportava gli odori nauseabondi prodotti dagli stessi esperimenti. Si ritrovò, grazie a tale attività, col soprannome di Gas.

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Charles Darwin nel 1869.

Nel 1825, due anni prima di completare gli studi, all'età di sedici anni, fu iscritto dal padre all'Università di Edimburgo, in Scozia, presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia. La rozzezza della chirurgia del tempo e il suo disgusto per la dissezione (si narra che, su due interventi chirurgici cui assistette, in entrambi i casi si sentì male) lo portarono ad abbandonare la Scuola di Medicina nel 1827. Durante il suo soggiorno a Edimburgo, Charles seguì anche le letture di ornitologia di Audubon e trovò modo di imbarcarsi in mare con i pescatori di ostriche di Newhaven e compiere ricerche negli stagni locali, che gli fruttarono la sua prima relazione scientifica di fronte a una società studentesca, la Plinian Society. Nello stesso periodo Darwin conobbe lo zoologo lamarckiano Robert Edmond Grant, il quale aveva letto anche le opere del nonno Erasmus, in particolare il trattato Zoonomia, ed esercitò una notevole influenza sulla formazione scientifica del giovane Charles.
Il padre, deluso degli insuccessi negli studi di medicina e preoccupato per il suo futuro, lo mandò nel 1828 nel Christ's College dell'università di Cambridge, sperando in una sua carriera ecclesiastica. Anche lì, tuttavia, il giovane Charles ebbe l'impressione di sprecare il suo tempo, "imbrancato in una folla di perdigiorno che comprendeva giovani corrotti e di dubbia moralità". Tuttavia, proprio a Cambridge, Darwin fu fortemente influenzato da personalità scientifiche quali William Whewell e il botanico ed entomologo John Stevens Henslow. Questa esperienza, unitamente all'interesse per le collezioni di coleotteri, che raccoglieva durante le sue frequenti escursioni in campagna, lo indirizzò verso la storia naturale, incoraggiato anche da suo cugino William Darwin Fox.
Nel 1831 conseguì il Bachelor of Arts a Cambridge. Nel contempo si dedicò all'approfondimento degli studi di botanica sotto la guida del professor John Stevens Henslow e alla lettura dei libri dei naturalisti dell'epoca, fra cui l'astronomo John Herschel e l'esploratore Alexander von Humboldt che prese a modello e di cui nutrì sempre una stima profonda. Nell'estate del 1831 accompagnò il geologo Adam Sedgwick in un'escursione nel Galles del nord, dove fece un'interessante esperienza sul campo di rilievi stratigrafici.

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Charles Darwin in un ritratto ad acquerello di George Richmond sul finire degli anni trenta del XIX secolo

Proprio quando il ventiduenne Darwin era appena rientrato dalla spedizione in Galles, l'Ammiragliato britannico aveva messo a punto una spedizione intorno al mondo della nave Beagle, agli ordini del comandante Robert Fitzroy. Come naturalista di bordo era già stato proposto il reverendo Leonard Jenyns, stimato entomologo, ma questi si era ritirato all'ultimo momento, ragion per cui Henslow, il 25 agosto 1831, scrisse a Darwin una lettera in cui gli proponeva di prendere il suo posto con queste parole:

«ho assicurato che tu sei la persona più adatta che io conosca, e questo non perché ti creda un naturalista rifinito, bensì perché ti ritengo altamente qualificato per raccogliere, osservare, descrivere tutto ciò che andrà descritto in materia di storia naturale. [...] Inoltre, il capitano Fitzroy non accoglierebbe a bordo nessuno, per quanto ottimo scienziato, che non gli venga raccomandato anche come gentiluomo.»

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Darwin nel 1881

Nello stesso periodo, l'astronomo George Peacock, cui lo stesso Henslow aveva consigliato il nome di Darwin in luogo di quello del reverendo Jenyns, scriveva a Darwin per consigliargli caldamente di accettare l'offerta, precisando tuttavia che per la spedizione, in ragione della sua complessità, non era stato fissato alcun limite temporale, se non la data della partenza (posteriore di circa un mese rispetto alla data della lettera), e che inoltre l'Ammiragliato non era disposto a corrispondergli alcuna retribuzione. Si premurava tuttavia di sottolineare che «la missione è organizzata a scopo scientifico e, di massima, la nave attenderà comunque che voi abbiate atteso con comodità alle vostre ricerche naturalistiche».
Il padre tuttavia, insospettito dal fatto che per una spedizione di sì ampia portata non avessero trovato altri che lui (e per giunta senza ritorno economico) fu contrario fin dall'inizio. Il giovane Darwin scrisse pertanto una lettera di diniego e il giorno dopo si diresse in campagna, presso la casa dello zio Josiah Wedgwood, proprietario di una ben avviata fabbrica di ceramiche, con lo scopo di dedicarsi per qualche giorno alla caccia alla pernice prima che ricominciassero le lezioni. Fu proprio lo zio Josiah che, venuto a sapere dell'enorme occasione appena rifiutata, convinse Charles a tornare sui suoi passi, convincendo anche il padre di quest'ultimo.
Così, il 2 settembre Darwin si recò in diligenza a Cambridge, dove tuttavia venne a sapere da Henslow che per il suo posto, da lui inizialmente rifiutato, s'era nel frattempo fatto avanti un certo Chester, e che la sua conferma sarebbe pertanto dipesa esclusivamente dalla buona impressione che fosse riuscito a suscitare nel capitano Fitzroy.
La fortuna gli venne comunque in aiuto, giacché il capitano, per quanto aristocratico, autoritario e di idee politiche opposte alle sue, fu ben impressionato dal suo entusiasmo e dalla sua raffinatezza, sicché l'accordo fu raggiunto. Darwin non sapeva, in realtà, che una delle finalità del viaggio, nella mente di Fitzroy, era esattamente opposta alla sua: oltre alla finalità ufficiale di completare il rilevamento geografico di terre fino ad allora in parte inesplorate, il capitano si proponeva in realtà anche lo scopo di rinvenire prove scientifiche degli avvenimenti descritti nella Bibbia, con particolare riferimento alla Genesi.

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Il viaggio del Beagle fra Capo Verde e le Galápagos

Il viaggio iniziò il 27 dicembre 1831. Nel lungo periodo trascorso tra mari e terre, Darwin ebbe modo di sviluppare quelle capacità osservative e analitiche che gli hanno reso possibile la formulazione di un principio biologico rivoluzionario apparentemente contro intuitivo, ma che doveva rivelarsi l'unico modo veramente scientifico di interpretare le dislocazioni e le varietà delle specie viventi nei differenti contesti e posti. La possibilità di lavorare durante la spedizione direttamente sul campo d'indagine gli permise di studiare di prima mano sia le caratteristiche geologiche di continenti e isole, sia un gran numero di organismi viventi e fossili.
Nel suo viaggio visitò le isole di Capo Verde, le isole Falkland (o isole Maldine), la costa del Sud America, le isole Galápagos e l'Australia. Trascorse nel corso del viaggio, oltre tre anni sulla terra e 18 mesi in mare.
Di ritorno a Falmouth nel 1836, assurse a notorietà nella comunità scientifica. Egli aveva infatti raccolto metodicamente un gran numero di campioni sconosciuti alla scienza: tali campioni, conferiti al British Museum, erano già di per sé un notevole e ineguagliato contributo scientifico. Darwin analizzò i campioni di specie animali e vegetali che aveva raccolto, e notò somiglianze tra fossili e specie viventi della stessa area geografica. In particolare, notò che ogni isola dell'arcipelago delle Galápagos aveva proprie forme di tartarughe e specie di uccelli differenti per aspetto, dieta, eccetera, ma per altri versi simili.
Nella primavera del 1837 ornitologi del British Museum informarono Darwin che le numerose e piuttosto differenti specie che egli aveva raccolto alle Galápagos appartenevano tutte a un gruppo di specie della sottofamiglia Geospizinae, all'interno della famiglia Fringillidae, cui appartengono anche i comuni fringuelli. Ciò, unitamente alla rilettura del saggio del 1798 di Thomas Malthus sulla popolazione, innescò una catena di pensieri che culminarono nella teoria dell'evoluzione per selezione naturale e sessuale. Darwin ipotizzò che, ad esempio, le differenti tartarughe avessero avuto origine da un'unica specie e si fossero diversamente adattate nelle diverse isole dell'arcipelago.
Il 29 gennaio 1839 nella chiesa di St. Peter a Maer, Darwin sposò Emma Wedgwood, sua cugina di primo grado, con la quale si era fidanzato l'11 novembre 1838. Emma, di notevole spessore intellettuale e di elevata cultura, costituì per Darwin un punto di riferimento continuativo e costante. Tra le altre cose, collaborò alla revisione dei testi prodotti con annotazioni e consigli, aiutò Darwin nelle relazioni con i colleghi di altre nazionalità grazie alla sua ampia conoscenza linguistica e ne supportò i frequenti malesseri e difficoltà.
Teorie
Sulla base di tali riflessioni, e in sintonia con i Principi di geologia di Charles Lyell e il Saggio sul principio di popolazione di Malthus (in cui si teorizzava il concetto di disponibilità di risorse alimentari intesa come limite alla numerosità delle popolazioni animali), Darwin scrisse gli appunti sulla trasformazione delle specie. Ben consapevole dell'impatto che la sua ipotesi avrebbe avuto sul mondo scientifico, Darwin si mise a indagare attivamente alla ricerca di eventuali errori, facendo esperimenti con piante e piccioni e consultando esperti selezionatori di diverse specie animali. Nel 1842 stese un primo abbozzo della sua teoria, e nel 1844 iniziò a redigere un saggio di 240 pagine in cui esponeva una versione più articolata della sua idea originale sulla selezione naturale. Fino al 1858 (anno in cui Darwin si sarebbe presentato alla Linnean Society di Londra) non smise mai di limare e perfezionare la sua teoria.
Con la teoria evoluzionistica Darwin dimostrò che l'evoluzione è l'elemento comune, il filo conduttore della diversità della vita. Secondo una visione evolutiva della biologia, i membri dello stesso gruppo si assomigliano perché si sono evoluti da un antenato comune. Secondo questo modello le specie sono originate in un processo di “discendenza con variazione”. Fatto ancora più importante, nel suo trattato sull'origine delle specie, Darwin propose la selezione naturale come meccanismo principale con cui la variazione porta alla speciazione e dunque all'evoluzione di nuove specie.

La teoria evoluzionistica di Darwin si basa su tre presupposti fondamentali:

1. Riproduzione: tutti gli organismi viventi si riproducono con un ritmo tale che, in breve tempo, il numero di individui di ogni specie potrebbe non essere più in equilibrio con le risorse alimentari e l'ambiente messo loro a disposizione.
2. Variazioni: tra gli individui della stessa specie esiste un'ampia variabilità dei caratteri; ve ne sono di più lenti e di più veloci, di più chiari e di più scuri, e così via.
3. Selezione: esiste una lotta continua per la sopravvivenza tra gli individui all'interno della stessa specie e anche con le altre specie. Nella lotta sopravvivono gli individui più adatti, cioè quelli che meglio sfruttano le risorse dell'ambiente e generano una prole più numerosa.

Darwin affermò che l'evoluzione di nuove specie avviene attraverso un accumulo graduale di piccoli cambiamenti casuali. Quelli positivi, cioè favorevoli alla sopravvivenza dell'individuo che ne è portatore, fanno sì che quell'individuo possa riprodursi più facilmente e quindi trasmettere le proprie caratteristiche ai discendenti. Ciascuna specie presenta un proprio adattamento all'ambiente evolvendosi mediante la selezione naturale; comprendere in che modo gli adattamenti si sono evoluti per selezione naturale è il compito della biologia evoluzionistica.
La teoria dell'evoluzione delle specie è uno dei pilastri della biologia moderna. Nelle sue linee essenziali, è riconducibile all'opera di Charles Darwin, che vide nella selezione naturale il motore fondamentale dell'evoluzione della vita sulla Terra. Ha trovato un primo riscontro nelle leggi di Mendel sull'ereditarietà dei caratteri nel secolo XIX, e poi, nel XX, con la scoperta del DNA e della sua variabilità.
La teoria dell’evoluzione risulta inoltre applicabile in medicina, come nel caso delle cellule tumorali: i cloni di cellule tumorali che riescono meglio a ricavare risorse dall’ambiente (l’organismo stesso, ad esempio tramite la neo angiogenesi) e a sfuggire dall’azione del sistema immunitario, sono le stesse che con maggiore probabilità riusciranno a replicare e a portare alla formazione di una massa tumorale. In questo caso la pressione selettiva è rappresentata dalle difese dell’organismo.

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Charles Darwin ritratto da John Collier

Darwin pubblicò altri trattati scientifici, tra cui nel 1839 la spiegazione della formazione degli atolli corallini nel Pacifico del sud e il resoconto del suo viaggio a bordo della HMS Beagle, con il titolo il Viaggio di un naturalista intorno al mondo.
La Zoologia del viaggio della H. M. S. Beagle venne pubblicata, in cinque volumi, fra il 1839 e il 1843. In quel periodo, Darwin ebbe una fitta corrispondenza scientifica con Alfred Russel Wallace, che si trovava a lavorare nelle Isole del Pacifico meridionale. Nel giugno del 1858, Wallace gli espose una propria teoria dell'evoluzione. Nello stesso periodo, alcuni amici di Darwin lo persuasero a rendere pubbliche le sue idee.
Le osservazioni di Charles Darwin sullo sviluppo dei figli diedero inizio alla ricerca che culminò nel libro L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali, pubblicato nel 1872, e nel suo articolo "Uno schizzo biografico di un bambino", pubblicato in mente nel 1877.

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Il frontespizio dell'edizione del 1859 del L'origine delle specie

L'origine delle specie
Il 1º luglio 1858, il grande amico di Darwin, Charles Lyell, assieme al collega Joseph Hooker, presentarono il breve saggio On the Tendency of Species to form Varieties; and on the Perpetuation of Varieties and Species by Natural Means of Selection, alla Linnean Society di Londra, a un pubblico piuttosto ristretto. Era composto da due articoli: il primo di Alfred Russel Wallace, del febbraio 1858, in cui Wallace aveva esposto la formulazione di una sua teoria sull'origine delle specie, da lui sviluppata indipendentemente, con molti punti in contatto con quella di Darwin e il secondo, scritto da Darwin nel 1844, che comprendeva la sua teoria riguardo all'Origine delle specie per mezzo della selezione naturale. Darwin non poté essere presente per la morte del figlio minore. Questo fu poi pubblicato nell'agosto 1858.

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Il saggio completo di Darwin sull'argomento, titolato L'origine delle specie, fu pubblicato un anno più tardi, il 24 novembre 1859; tanto era l'interesse suscitato dalla sua opera che la prima edizione (in 1250 copie) andò esaurita il giorno stesso.
Negli anni seguenti pubblicò La variazione degli animali e delle piante allo stato domestico, L'origine dell'uomo e la selezione sessuale e L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali. Darwin sviluppò altri temi soltanto abbozzati o neppure accennati ne L'origine delle specie. Per esempio, ne L'origine dell'Uomo e la selezione sessuale, Darwin aggiunse alla selezione naturale, come meccanismo di selezione, anche la selezione sessuale, dovuta alla "scelta femminile" (o in alcuni casi maschile) che spinge uno dei due sessi a sviluppare caratteri sessuali secondari abnormi e, in apparenza, in contrasto con la sopravvivenza e quindi la fitness individuale, come i palchi dei maschi dei cervi europei (Cervus elaphus) o la coda, sempre nei maschi, del pavone (Pavo cristatus). Ne L'espressione delle emozioni negli animali e nell'uomo, Darwin abbozzò per la prima volta lo studio del comportamento animale secondo una prospettiva evoluzionistica, che avrebbe dato spunto nel secolo successivo all'etologia.
Nonostante le profonde modifiche cui è andata (e va) incontro anche ai giorni nostri la teoria dell'evoluzione per selezione naturale, le riflessioni di Darwin sono ancor oggi la base e il presupposto scientifico per lo studio della vita e della sua evoluzione; unica lacuna importante nel sistema darwiniano era la mancanza di conoscenza dei meccanismi dell'ereditarietà genetica (i lavori di Gregor Mendel non erano ancora pubblicamente noti). La relativa teoria della Pangenesi venne superata col neodarwinismo.

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Lapide della tomba di Charles Darwin nell'Abbazia di Westminster, Londra

Dal 1856 Darwin aveva iniziato a investigare su come uova e semi avrebbero potuto sopravvivere a un viaggio e diffondere specie oltre oceano. Joseph Hooker aveva incrementato i dubbi della visione tradizionale, in cui si pensava che le specie non potessero mai cambiare, convinzione già messa in discussione dalla comparsa della teoria evolutiva di Jean-Baptiste de Lamarck. Il grande geologo Charles Lyell era interessato alle ricerche di Darwin, che però non condivideva, ritenendole eccessivamente radicali nelle conclusioni.
Quando egli ricevette dall'isola di Ternate un articolo di Alfred Russel Wallace sull'evoluzione delle specie, vide delle somiglianze con il lavoro di Darwin. Il pensiero di quest ultimo non sembrava però minacciato; egli continuò le sue ricerche, raccogliendo informazioni su esemplari da naturalisti di tutto il mondo, incluso lo stesso Wallace che in quel periodo stava lavorando nel Borneo. Il botanico americano Asa Gray mostrò interessi simili, e il 5 settembre del 1857 Darwin gli inviò una descrizione dettagliata delle sue idee, incluso un estratto de “La selezione naturale”.
Il libro di Darwin era in fase di sviluppo quando, il 18 giugno 1858, ricevette una lettera da Wallace che descriveva la propria idea riguardo alla selezione naturale, che risultava essere quasi identica alla teoria che lui stava oramai sviluppando da anni; egli rimase scioccato dal fatto di essere stato preceduto, perciò la inviò all'amico Lyell pensando che Wallace non avesse ancora chiesto il permesso per la pubblicazione dei suoi scritti, e suggerì che questa dovesse essere inviata a riviste suggerite da Wallace stesso. In quel periodo Darwin stava vivendo una grave crisi familiare, in quanto un'epidemia di scarlattina aveva colpito in maniera molto grave il suo figlio minore, e quindi chiese a Lyell e Hooker di occuparsi del problema al suo posto. Si arrivò al compromesso di inviare un progetto in cui la paternità della teoria veniva condivisa, che Lyell e Hooker avrebbero illustrato a una presentazione alla Linnean society il 1º luglio dello stesso anno, presentando le varietà delle specie naturali da parte della selezione. La presentazione fu fatta davanti a un consesso di gente molto ristretto, e Darwin, come si è detto, non poté neppure esservi presente a causa della morte del figlio.
Nel suo libro Darwin fornisce "una lunga argomentazione" di dettagliate osservazioni, deduzioni e considerazioni sulle varie obiezioni alla sua teoria. Tra quelle che Darwin temeva di più c'era quella geologica, poiché pensava che le forme intermedie tra una specie e l'altra potessero essere trovate nelle successioni stratigrafiche (specialmente marine). Poiché i paleontologi dell'epoca non poterono fornirgli le prove che lui aveva previsto, giustificò argomentando la loro mancanza. Oggi si sa che le successioni a strati sono generalmente lacunose e che quelle continue e ricche di fossili sono rare, per cui si può citare il "Rosso Ammonitico" umbro-marchigiano con ammoniti toarciani; questi hanno mostrato una evoluzione di tipo gradualistico, fornendo a Darwin, anche se con 150 anni di ritardo, le prove da lui cercate, (Venturi e al. (2010)). La sua unica allusione all'evoluzione umana è stata sottovalutata poiché 'sarà gettata la luce sull'origine dell'uomo e della sua storia'. Questa teoria è indicata con questa premessa: Come molti individui di ciascuna specie sono nati in quantità maggiori e come, di conseguenza, non vi sono state spesso lotte ricorrenti per la sopravvivenza, ne consegue che ogni essere, anche se con qualità differenti e con diverse condizioni di vita, avrà maggiori possibilità di sopravvivere e quindi, naturalmente, di essere selezionato. Dal forte principio di ereditarietà le varie selezioni tendono a propagare le nuove forme e modificazioni.
La selezione degli animali domestici
Charles Darwin studiò la selezione degli esseri viventi nelle condizioni di vita selvatica, condizioni studiate nel corso del viaggio sul brigantino Beagle. Si tende a dimenticare, invece, che Darwin dedicò lunghi anni e immensa attenzione alla selezione dei vegetali coltivati e degli animali domestici, tra i quali i riproduttori non sono scelti dalla prevalenza del più adatto, che regola la riproduzione allo stato selvaggio, ma per scelta dell'uomo che preferisce un riproduttore a un altro sulla base del vantaggio economico, come avviene per bovini e suini, o per semplici considerazioni estetiche, come accade per cani e colombi. Si può ricordare che nelle campagne inglesi era in corso, da alcuni decenni, la selezione in senso moderno delle razze di fondamentale interesse economico: bovini, ovini e suini.
Darwin dedicò la più attenta considerazione all'opera degli allevatori dell'Isola, ed effettuò sulle loro procedure considerazioni fondamentali, che possono considerarsi la prima riflessione scientifica sul "miglioramento" degli animali allevati. Studiando l'opera degli allevatori del proprio paese, come quella dei colombofili e dei cinofili londinesi, lo scienziato britannico compose la propria opera più voluminosa: La variazione delle piante e degli animali in condizione di domesticità.
Siccome, nella propria selezione, l'uomo altera radicalmente i meccanismi naturali, e produce esseri viventi dai caratteri spesso opposti a quelli che avrebbe conservato la selezione naturale, lo scienziato britannico concepì i propri studi sugli effetti della domesticazione come il complemento logico essenziale delle indagini sulla selezione naturale.
L'importanza di questi studi non è riconosciuta da una parte cospicua degli autori delle opere su Darwin, che limitano la propria attenzione alle indagini sulla selezione naturale, conservando in vita l'idea del maestro degli studi sulla selezione nelle condizioni di lotta per la vita nella foresta.
Anche la grande mostra per il Bicentenario di Darwin e che è stata curata da alcuni tra i massimi studiosi internazionali dedica un solo pannello agli studi di Darwin sugli animali domestici e, per di più, li fa apparire come assolutamente secondari. Per contro Antonio Saltini ha compiuto un'analisi accurata della grande opera di Darwin su animali e piante domestiche, The Variation of Animals and Plants under Domestication per valorizzare l'importanza di Darwin come fondatore degli studi sull'evoluzione, in condizioni, sia selvatiche, sia domestiche, di tutti gli esseri viventi.

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Caricatura di Darwin raffigurato come scimmia. Molti non accettavano che le teorie di Darwin cofutassero la narrazione biblica, pertanto era oggetto di feroci satire.

Darwin e la fede cristiana
Charles Darwin discendeva da un ambiente anticonformista. Vari membri della sua famiglia erano liberi pensatori, apertamente privi di credenze religiose convenzionali; egli, tuttavia, inizialmente non dubitò della verità letterale della Bibbia. Frequentò una scuola anglicana, poi a Cambridge studiò teologia anglicana. Nonostante ciò, il contatto con la natura e la pratica scientifica cominciarono tuttavia a dar corso a un processo mentale che doveva portarlo su posizioni scettiche.
Il viaggio sull'HMS Beagle e lo studio degli ecosistemi nel loro evolvere gli fece comprendere come non la finalità, ma la casualità potesse giocare un ruolo fondamentale nei mutamenti del vivente. Darwin sottopose ad analisi rigorosa tutti gli scenari biologici che incontrava, rimanendo perplesso, per esempio, di fronte al fatto che le belle creature degli abissi oceanici fossero state create dove nessuno le poteva vedere, e rabbrividendo alla vista di una vespa che paralizzava bruchi e li offriva come cibo vivo alle proprie larve; considerò che quest'ultimo caso era in contraddizione con la visione di William Paley di un progetto benefico.
Mentre era sul Beagle, Darwin era però rimasto ortodosso, e citava la Bibbia come un'autorità nella morale, ma aveva cominciato a vedere la storia del Vecchio Testamento come falsa e inaffidabile. Dopo il suo ritorno, investigò la trasmutazione delle specie. Sapeva che i suoi amici naturalisti ecclesiastici la ritenevano un'orrenda eresia, che minava le giustificazioni miracolose per l'ordine sociale, e sapeva che tali idee rivoluzionarie erano sgradite specialmente in un momento in cui la posizione raggiunta dalla Chiesa anglicana era attaccata dai dissidenti radicali e dagli atei.
Mentre stava sviluppando segretamente la sua teoria della selezione naturale, continuò a dare sostegno alla Chiesa locale e ad aiutare con il lavoro parrocchiale, ma di domenica faceva una passeggiata mentre la sua famiglia andava a messa. Charles Darwin riferì nella sua biografia del nonno Erasmus Darwin, di come venissero fatte circolare delle storie false che sostenevano che Erasmus avesse invocato Gesù sul letto di morte.
Storie molto simili vennero fatte circolare dopo la morte di Charles, di cui la più importante è la "Storia della Signora Speranza", pubblicata nel 1915, che sosteneva che Darwin si fosse convertito sul suo letto di malattia. Tali storie sono state propagate da alcuni gruppi cristiani al punto da diventare leggende urbane, sebbene queste asserzioni siano state smentite dai figli e siano state rigettate come false dagli storici.
Mentre nell'edizione originale del 1859 Darwin non menzionava il Creatore, nelle successive edizioni lo aggiunse come inciso nella penultima frase dell'Origine:

"Nella vita, con le sue diverse forze, originariamente impresse dal Creatore in poche forme, o in una forma sola, vi è qualcosa di grandioso; e mentre il nostro Pianeta ha continuato a ruotare secondo l'immutabile legge di gravità, da un semplice inizio innumerevoli forme, bellissime e meravigliose, si sono evolute e continuano a evolversi".

Interrogato sull'uso del termine “creatore”, Darwin rispose:

“Mi sono a lungo pentito di aver ceduto all'opinione pubblica, e di aver usato il termine pentateucale di creazione, con il quale intendevo in realtà dire “apparso” per qualche processo interamente ignoto.”

Nonostante le teorie di Darwin vengano comunemente ritenute un'alternativa alla presenza di un Creatore all'origine della vita (anche se la Chiesa cattolica e alcune altre denominazioni cristiane accettano l'evoluzionismo, senza considerare però la casualità il motore dell'evoluzione e credendo che l'anima infusa nell'homo sapiens sia diversa da quelle dei suoi predecessori), Darwin stesso appare come un uomo che continua a porsi domande - sia sul piano scientifico sia spirituale - piuttosto che come una persona che ha trovato risposte definitive. In una lettera datata 22 maggio 1860 indirizzata al botanico statunitense Asa Gray, coetaneo e strenuo difensore della teoria dell'evoluzione e della selezione naturale, Darwin espone la propria perplessità riguardo all'esistenza di un progetto benevolo, ma conclude:Darwin e la fede cristiana

"Non posso per niente accontentarmi di vedere questo meraviglioso Universo e soprattutto la natura dell'uomo e di dedurne che tutto è il risultato di una forza cieca. Sono incline a vedere in ogni cosa il risultato di leggi specificamente progettate, mentre i dettagli, buoni o cattivi che siano, sono lasciati all'azione di ciò che si può chiamare caso. Non che questa opinione mi soddisfi del tutto. Percepisco nel mio intimo che l'intera questione è troppo profonda per l'intelligenza umana. È come se un cane tentasse di speculare sulla mente di Newton, ognuno speri e creda come può".

Darwin ebbe dunque pensieri piuttosto altalenanti durante la sua vita in merito alla religione e a Dio, e così si espresse nella sua "Autobiografia":

«Un altro argomento a favore dell'esistenza di Dio, connesso con la ragione più che col sentimento, e a mio avviso molto importante, è l'estrema difficoltà, l'impossibilità quasi, di concepire l'universo, immenso e meraviglioso, e l'uomo, con la sua capacità di guardare verso il passato e verso il futuro, come il risultato di un mero caso o di una cieca necessità. Questo pensiero mi costringe a ricorrere a una Causa Prima dotata di un'intelligenza in certo modo analoga a quella dell'uomo; e mi merito così l'appellativo di teista. Questa conclusione, a quanto ricordo, era ben radicata nella mia mente al tempo in cui scrissi l'Origine delle specie; ma in seguito, dopo molti alti e bassi, si è gradualmente indebolita.» (Da Autobiografia 1809-1882. Con l'aggiunta dei passi omessi nelle precedenti edizioni, appendice e note a cura della nipote Nora Barlow, prefazione di Giuseppe Montalenti, traduzione di Luciana Fratini, Einaudi, Torino, 1964.)

e in una lettera così scriveva :

"Ma potrei dire che l'impossibilità di concepire che quest'universo grandioso e meraviglioso, con i nostri sé coscienti, sia scaturito dal caso, a me pare l'argomento principe a favore dell'esistenza di Dio; ma sebbene questo sia un argomento di valore effettivo, io non sono mai stato in grado di decidermi. Sono consapevole che se si ammette una causa prima, la mente brama ancora di sapere da dove questa è venuta, come si è generata."

Sul considerarsi ateo affermò:

"Nelle mie fluttuazioni più estreme, non sono mai stato un ateo nel senso di negare l'esistenza di un dio. Ritengo generalmente (e sempre di più invecchiando), ma non sempre, che agnostico corrisponderebbe alla definizione più corretta della mia condizione intellettuale".

Se l'uomo del XXI secolo osserva il mondo con un atteggiamento differente rispetto agli uomini nati durante l'epoca vittoriana, uno dei principali artefici di questo mutamento è certamente Darwin, per una serie di motivi:

- Il darwinismo, escludendo ogni fenomeno e causa soprannaturale e usando strumenti di indagine rigorosamente scientifici, quindi materialistici, entra in conflitto con il pensiero metafisico tramandato dalla religione cristiana. Per quanto fin dall'inizio del Settecento, prima della pubblicazione delle opere di Darwin, l'ipotesi di un Dio creatore appariva ormai non plausibile per spiegare la realtà del mondo, con l'evoluzionismo l'idea diventava, per molti versi, oziosa. Questo a meno di ammettere con Newton e contro Leibniz che Dio continuasse ad "aggiustare" l'evoluzione del cosmo in corso d'opera, ipotizzando una creazione "continua".
- Il darwinismo mette in luce le lacune presenti nel modello dei cosiddetti tipologi o "fissisti", che sostenevano l'immodificabilità del mondo biologico in quanto creato da Dio in modo definitivo.
- Le teorie della selezione naturale consentono di mettere in discussione le argomentazioni finalistiche che sostenevano che qualunque cosa presente in natura avesse un fine predeterminato.
- Anche il determinismo viene messo in discussione, con il suo concetto pregnante di poter prevedere, costantemente, il futuro, una volta noti gli elementi del mondo attuale e i suoi processi.

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La Beagle salutata dagli indigeni durante l'esplorazione della Terra del Fuoco, dipinto di Conrad Martens che divenne artista di bordo nel 1833

Opere

  • 1835: Extracts from letters to Professor Henslow (privately printed, not for public sale)
  • 1836: A LETTER, Containing Remarks on the Moral State of TAHITI, NEW ZEALAND, &c. - BY CAPT. R. FITZROY AND C. DARWIN, ESQ. OF H.M.S. 'Beagle.'
  • 1839: Journal and Remarks 
  • Zoology of the Voyage of H.M.S. Beagle: pubblicato tra il 1839 e il 1843 in cinque volumi da vari autori, curato e supervisionato da Charles Darwin, che contribuì ad alcune sezioni di due volumi:
    • 1840: Part I. Fossil Mammalia, di Richard Owen (introduzione di Darwin)
    • 1839: Part II. Mammalia, by George R. Waterhouse (Darwin on habits and ranges)
  • 1841: The Gardeners' Chronicle (contributore)
  • 1842: The Structure and Distribution of Coral Reefs
  • 1844: Geological Observations of Volcanic Islands
  • 1846: Geological Observations on South America
  • 1849: Geology from A Manual of scientific enquiry; prepared for the use of Her Majesty's Navy: and adapted for travellers in general., John F.W. Herschel ed.
  • 1851: A Monograph of the Sub-class Cirripedia, with Figures of all the Species. The Lepadidae; or, Pedunculated Cirripedes.
  • 1851: A Monograph on the Fossil Lepadidae; or, Pedunculated Cirripedes of Great Britain
  • 1854: A Monograph of the Sub-class Cirripedia, with Figures of all the Species. The Balanidae (or Sessile Cirripedes); the Verrucidae, etc.
  • 1854: A Monograph on the Fossil Balanidæ and Verrucidæ of Great Britain
  • 1858: On the Tendency of Species to form Varieties; and on the Perpetuation of Varieties and Species by Natural Means of Selection (Extract from an unpublished Work on Species)
  • 1859: L'origine delle specie (On the Origin of Species by Means of Natural Selection, or the Preservation of Favoured Races in the Struggle for Life)
  • 1862: On the various contrivances by which British and foreign orchids are fertilised by insects
  • 1868: La variazione degli animali e delle piante allo stato domestico (The Variation of Animals and Plants under Domestication)
  • 1871: L'origine dell'uomo e la selezione sessuale (The Descent of Man, and Selection in Relation to Sex)
  • 1872: L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali (The Expression of Emotions in Man and Animals)
  • 1875: Movement and Habits of Climbing Plants
  • 1875: Insectivorous Plants
  • 1876: The Effects of Cross and Self-Fertilisation in the Vegetable Kingdom
  • 1877: The Different Forms of Flowers on Plants of the Same Species
  • 1879: "Preface and 'a preliminary notice'" in Ernst Krause's Erasmus Darwin
  • 1880: The Power of Movement in Plants
  • 1881: The Formation of Vegetable Mould Through the Action of Worms
  • 1887: Ricordi dello sviluppo della mia mente e del mio carattere Autobiography of Charles Darwin
  • 1958: Autobiography of Charles Darwin (Barlow, unexpurgated)

L'origine delle specie è una tra le opere cardine nella storia scientifica. Pubblicata per la prima volta il 24 novembre 1859, in essa Darwin spiegava la sua teoria dell'evoluzione, riportandovi le osservazioni che egli stesso aveva compiuto durante una spedizione, secondo cui «gruppi» di organismi di una stessa specie si evolvono gradualmente nel tempo attraverso il processo di selezione naturale, un meccanismo che venne reso noto per la prima volta a un pubblico non specialistico proprio grazie a questo libro. L'opera contiene dettagliate prove scientifiche che l'autore ebbe il tempo di accumulare sia durante il secondo viaggio del brigantino HMS Beagle nel 1831, sia al suo ritorno, preparando diligentemente la sua teoria e, contemporaneamente, rifiutando quella più in voga fino a quel tempo, il creazionismo, che ritiene le specie come il frutto della creazione di Dio e quindi perfette ed immutabili. Il libro risultò accessibile anche ai non specialisti e suscitò da subito un grande interesse.

INDICE PARTE PRIMA
1. Sulle variazioni degli esseri organici allo stato domestico  sui principi di selezione
2. Sulle variazioni degli esseri organici allo stato selvatico; sui mezzi naturali di selezione; e sulla comparazione delle razze domestiche e delle vere specie
3. Sulle variazioni degli istinti e di altri attributi mentali allo stato domestico ed allo stato naturale; sulle difficoltà che si incontrano su questo argomento e su analoghe difficoltà rispetto alla struttura corporea 

 PARTE SECONDA
4. Sul numero di forme intermedie necessarie per sostenere la teoria di una discendenza comune e sulla loro mancanza allo stato fossile
5. Sulla comparsa e scomparsa graduale delle specie
6. Sulla distribuzione geografica degli esseri organici nel passato e nell’epoca attuale
7. Sulla natura delle affinità e sulla classificazione degli esseri organici
8. Unità di tipo nelle grandi classi e strutture morfologiche
9. Organi abortivi o rudimentali
10. Ricapitolazione e conclusione


Darwin fu ben consapevole delle implicazioni che la sua teoria poteva avere sull'origine dell'umanità, e del grave pericolo che la sua carriera e reputazione di eminente geologo potesse essere compromessa da una condanna per blasfemia. Per questi motivi, egli lavorò in segreto e ottenne prove schiaccianti a supporto della sua teoria. Col tempo crebbe in lui il desiderio di discutere le sue idee con i colleghi e, nel gennaio del 1842, inviò a Lyell una descrizione della sua teoria. Lyell, spaventato nel vedere il suo vecchio alleato aderire alla teoria della trasmutazione delle specie, notò che Darwin «si rifiuta di vedere un inizio per ogni gruppo di specie». Nonostante i problemi di salute, nel giugno 1842 Darwin scrisse a matita un abbozzo di 35 pagine sulle quali poi lavorò per ampliare il suo saggio. Il botanico Joseph Dalton Hooker divenne il suo principale sostenitore e nel 1845 Darwin gli offrì il suo "schizzo" per eventuali commenti, ma senza ricevere un'immediata risposta. Nel gennaio 1847, quando le condizioni di salute di Darwin attraversavano un momento di particolare criticità, Hooker ebbe modo di visionare gli scritti: le sue critiche positive erano ciò di cui Darwin aveva bisogno. In seguito, Darwin fece un accurato studio sui Cirripedi che stabilizzò le sue credenziali di biologo apportando ulteriori prove a favore della sua teoria.

Nella primavera del 1856 Charles Lyell portò all'attenzione di Darwin uno scritto introduttivo sulle specie di Alfred Russel Wallace, un naturalista che lavorava nell'arcipelago malese, e tentò di convincerlo a pubblicare il suo lavoro per anticipare Wallace. Darwin fu costretto a scegliere fra una relazione completa ma di lunga e laboriosa redazione, o un articolo di dimensioni ridotte ma di più rapida redazione; scartò l'idea di esporsi al giudizio di un editore, cosa vincolante per la pubblicazione su una rivista scientifica. Il 14 maggio 1856 iniziò un abbozzo della relazione e, dopo luglio, decise di produrre un trattato tecnico completo sulle specie.
Proprio durante il suo massimo impegno nello scrivere il libro sulla Selezione naturale, il 18 giugno 1858 ricevette da Wallace una ventina di pagine in cui era descritto un meccanismo evolutivo, un'inaspettata risposta ai recenti incoraggiamenti che Darwin stesso gli aveva dato, con la richiesta di mandare il tutto a Lyell. Darwin scrisse a Lyell che «le sue parole si sono avverate come una vendetta... preventiva» e che egli avrebbe «ovviamente subito scritto e offerto di mandare l'articolo a qualunque rivista» che Wallace avesse scelto, aggiungendo che «tutta la mia originalità, per quanto grande potesse essere, sarà fatta a pezzi». Il 1º luglio 1858 furono presentati alla Società Società Linneana i lavori di Wallace e Darwin intitolati rispettivamente On the Tendency of Species to form Varieties e On the Perpetuation of Varieties and Species by Natural Means of Selection. La reazione del pubblico fu sorprendentemente tiepida.
Darwin a questo punto lavorò intensamente a un «riassunto» della sua Selezione naturale, scrivendolo in buona parte affidandosi alla propria memoria. Lyell si accordò con l'editore John Murray, che accettò di pubblicare il manoscritto senza averlo visto, e di pagare a Darwin i due terzi del guadagno netto. Darwin aveva deciso di intitolare il libro An Abstract of an Essay on the Origin of Species and Varieties through Natural Selection (Riassunto del saggio sull'origine delle specie e varietà per mezzo della selezione naturale), ma dietro suggerimento di Murray lo abbreviò nel più agile On the Origin of Species through Natural Selection (Sull'origine delle specie per mezzo della Selezione naturale).
L'Origine fu pubblicata la prima volta il 24 novembre 1859, al prezzo di 15 scellini e andò immediatamente esaurita, tutte le 1250 copie furono richieste dai librai lo stesso giorno. La seconda edizione risale al gennaio del 1860 e, durante l'esistenza di Darwin, il libro passò attraverso sei edizioni, con successivi cambiamenti e revisioni per rispondere alle critiche avanzate. La traduzione in italiano risale al 1864 e fu curata da Giovanni Canestrini e da Leonardo Salimbeni.
Nel 1871, Mivart pubblicò On the Genesis of Species (Sulla genesi delle specie), la più abile critica alla selezione naturale durante la vita di Darwin. Darwin ne fu toccato personalmente e per la fine dell'anno apportò un'estesa revisione all'opera, tra cui l'aggiunta di un nuovo capitolo per smentire Mivart. Altre modifiche inclusero la frase di Herbert Spencer di "sopravvivenza del più forte" e l'aggiunta di "by the Creator" nella frase conclusiva:

""C'è qualcosa di grandioso in questa idea della vita, con le sue infinite potenzialità, originariamente infuse dal Creatore in pochissime o in una sola forma; e, mentre questo pianeta ha continuato a roteare seguendo le immutabili leggi di gravità, da un inizio così semplice infinite forme, sempre più belle e meravigliose, si sono evolute e tuttora si evolvono.""

Darwin informò Murray di una colletta che alcuni lavoratori del Lancashire avevano fatto per comprare la quinta edizione a 15 scellini, suggerendo un'edizione più economica. La sesta edizione dell'opera fu pubblicata da John Murray il 19 febbraio 1872 ad un prezzo ridotto a 7 scellini e 6 pence, usando caratteri più piccoli: le vendite aumentarono da 60 a 250 copie al mese.
La teoria di Darwin
Gli individui di una popolazione sono in competizione fra loro per le risorse naturali; in questa lotta per la sopravvivenza, l'ambiente opera una selezione, detta selezione naturale. Con la selezione naturale vengono eliminati gli individui più deboli, cioè quelli che, per le loro caratteristiche, sono meno adatti a sopravvivere a determinate condizioni ambientali; solo i più adatti sopravvivono e trasmettono i loro caratteri ai figli. In sintesi, i punti principali su cui è basata la teoria evoluzionistica di Darwin sono: variabilità dei caratteri, eredità dei caratteri innati, adattamento all'ambiente, lotta per la sopravvivenza, selezione naturale ed isolamento geografico. (NDR. Nel mio giardino assisto a una guerra tra i gatti e le tartarughe. Queste soccombono sempre, ma ho notato, dopo tanti anni, la sopravvivenza di tartarughe di piccolissime dimensioni che riescono a fuggire più facilmente all'aggressione dei gatti).
Presentazione
La teoria dell'evoluzione di Darwin si basa su 5 osservazioni-chiave e sulle conclusioni che se ne traggono, come riassunto dal biologo Ernst Mayr:
- Le specie sono dotate di una grande fertilità e producono numerosi discendenti che possono raggiungere lo stadio adulto.
- Le popolazioni rimangono grosso modo delle stesse dimensioni, con modeste fluttuazioni.
- Le risorse di cibo sono limitate, ma relativamente costanti per la maggior parte del tempo. Da queste prime tre osservazioni è possibile dedurre che verosimilmente in ogni ambiente ci sarà tra gli individui una lotta per la sopravvivenza.
- Con la riproduzione sessuale generalmente non vengono prodotti due individui identici. La variazione è abbondante.
- Gran parte di questa variazione è ereditabile.

Per queste ragioni Darwin afferma che: in un mondo di popolazioni stabili, dove ogni individuo deve lottare per sopravvivere, quelli con le "migliori" caratteristiche avranno maggiori possibilità di sopravvivenza e così di trasmettere quei tratti favorevoli ai loro discendenti. Col trascorrere delle generazioni, le caratteristiche vantaggiose diverranno dominanti nella popolazione. Questa è la selezione naturale.
Darwin afferma inoltre che la selezione naturale, se si trascina abbastanza a lungo, produce dei cambiamenti in una popolazione, conducendo eventualmente alla formazione di nuove specie (speciazione). Egli propose una miriade di osservazioni come dimostrazione del processo e dichiarò anche che la documentazione fossile potesse essere interpretata come sostegno a queste osservazioni. Darwin immaginò inoltre la possibilità che tutte le specie viventi discendessero da un antico progenitore comune. Le moderne prove del DNA sostengono questa idea.

In quel periodo, una delle principali difficoltà per Darwin fu lo sviluppo di un modello sull'ereditarietà dei caratteri che avesse potuto mostrare i requisiti basilari per la sua teoria sulla speciazione. Darwin si trovò relativamente impreciso sulla comprensione dell'ereditarietà, connettendola alle teorie di Lamarck che insistevano su come soltanto l'uso e il disuso di caratteri durante la vita portasse ad una loro possibile trasmissione nella generazione successiva.
Per esempio, nella prima edizione egli dichiara che: «quando una tendenza si manifesta per la prima volta, la selezione continua e gli effetti ereditari dell'uso degli organi sulle successive generazioni completano in fretta l'opera». Più tardi Darwin lavorò su un modello di ereditarietà più elaborato, che soprannominò "Pangenesi" e che incorporava anche vari aspetti delle teorie lamarckiane, sebbene fosse anche influenzato da teorie dell'eredità non-lamarckiane (come il modello biometrico sviluppato da un suo cugino, Francis Galton). L'ereditarietà lamarckiana non sarebbe stata definitivamente abbandonata fino a dopo la morte di Darwin, e la genetica mendeliana non sarebbe stata riscoperta fino al XX secolo.
Relazione fra evoluzione e creazione
I creazionisti con cui Darwin polemizzava sostenevano che in molti momenti della storia Dio avesse creato parti dell'universo. Molti fenomeni non spiegati scientificamente erano attribuiti ad una creazione divina. Vari pensatori riprendevano dall'evangelista Giovanni il concetto di creazione continua, e sostenevano che l'intervento creatore di Dio fosse ancora in corso, arrivando a portarlo anche in singoli eventi.
Nella prima e nell'ottava ed ultima riedizione del libro, Darwin non affermava la necessità o probabilità di un intervento creativo, né ne dichiarava l'incompatibilità con la teoria dell'evoluzione. Tuttavia secondo Darwin la tesi di un intervento creativo continuo non è propria dell'intelligenza necessaria al creatore dell'universo; egli pertanto manifestava esplicitamente il suo disaccordo con la posizione dei creazionisti, e sosteneva che se mai ci fosse stata una creazione, l'intelligenza necessaria a un Dio creatore dell'universo si sarebbe rivelata nella capacità di condizionarne il futuro nei modi voluti con un solo intervento creativo, senza ulteriori creazioni nella storia dell'uomo, ovvero con un unico piano reso attuabile con un'unica azione creatrice.
La polemica fra evoluzionisti e creazionisti non è stata certamente conclusa a livello scientifico, ma alcuni movimenti religiosi radicali (alcuni presenti anche in Europa, ma per lo più legati al fondamentalismo cristiano negli Stati Uniti) continuano a sostenere che l'origine della Terra risalga a una «Creazione» avvenuta circa 6000 anni fa, in accordo con il racconto della Genesi; altri invece sostengono il cosiddetto «creazionismo scientifico», noto anche come «disegno intelligente». Le rivendicazioni di questi movimenti hanno acceso in Europa e America un vivace dibattito sull'opportunità di presentare le ipotesi creazioniste – – nei programmi di biologia delle scuole superiori.

«Non vedo alcun buon motivo per cui le interpretazioni fornite in quest'opera possano urtare la sensibilità religiosa di qualcuno.» (Charles Darwin, L'origine delle specie)

Dopo la pubblicazione dell'opera, l'evoluzione per mezzo della selezione naturale fu discussa e dibattuta ampiamente. Le lezioni per i lavoratori di Huxley si rivelarono un'attrazione anche per i naturalisti e per i religiosi colti, così la sesta edizione fu dimezzata di prezzo, aumentando con successo le vendite per venir incontro alla sua richiesta.
Il libro fu fonte di aspre controversie alla sua prima apparizione, poiché esso contraddiceva le allora diffuse teorie «scientifiche» di un intervento divino diretto sulla natura e contrastava con la Creazione vista secondo interpretazione letterale del libro della Genesi. Sebbene Darwin fosse sostenuto da alcuni scienziati (tra i quali Thomas Henry Huxley), altri esitarono ad accettare la sua teoria a causa del mancato chiarimento del modo con il quale gli individui potevano trasmettere le loro caratteristiche alla discendenza. Darwin propose una propria teoria dell'eredità per pangenesi, ma essa non era molto convincente. La mancanza di un meccanismo coerente dell'eredità restò uno dei principali punti deboli della teoria darwiniana fino alla riscoperta del lavoro di Gregor Mendel nei primi anni del XX secolo. Si può comunque dire che il maggior merito di Darwin fu quello di aver portato l'idea di evoluzione nell'arena del dibattito scientifico propriamente detto.
Nel 1874, il teologo Charles Hodge accusò Darwin di negare l'esistenza di Dio per aver definito gli esseri umani il risultato di un processo naturale piuttosto che una creazione concepita da Dio. Infatti, la teoria dell'evoluzione si trova in completa contraddizione con le interpretazioni letterali di molte leggende o storie religiose che narrano di come si sia originata la vita terrestre; quindi, coloro che accettarono questa teoria aumentarono il loro scetticismo nei confronti della Bibbia o di altre fonti religiose. Hodge indicò che l'evoluzione non poteva essere intesa come originata da una sorgente divina e alcuni consideravano Dio una forza meno potente nell'universo; la sua posizione non è comune a tutti i Cristiani: ad esempio la Chiesa Cattolica accetta l'evoluzione, ma non la considera frutto del caso né ritiene l'anima di Homo sapiens uguale a quella dei suoi «predecessori». Nel corso della polemica fra Darwin e la chiesa anglicana, Thomas Huxley ebbe a dichiarare:

«Preferisco discendere da una scimmia che da un uomo di cultura che ha prostituito il sapere e l'eloquenza al servizio del pregiudizio e della falsità» (T. H. Huxley)

La teoria di Darwin cambiò negli uomini il modo di vedere se stessi ed il mondo che li circondava. Con l'accettazione che gli umani discendessero dagli animali, diventava palese che anche l'uomo fosse un animale. Il mondo naturale assunse una tinta fosca nelle menti dei più, poiché gli animali selvaggi erano immaginati in perenne stato di competizione gli uni con gli altri. Il mondo fu visto in termini di minore «solidità»: siccome molti milioni di anni fa esso era del tutto diverso dall'attuale, fu chiaro a molti che l'impatto dell'uomo sulla Terra non era così grande, e che l'uomo stesso avrebbe potuto estinguersi in un futuro. Soprattutto, fornì giustificazioni di tipo scientifico alla politica imperialista praticata dalla Gran Bretagna, impegnata nella conquista di quello che fu, sino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il più vasto impero nella storia dell'uomo. La razza umana più forte, infatti, era destinata a prevalere, le altre a estinguersi.
Dal 1860 sino agli anni 1930, la teoria dell'evoluzione per selezione naturale di Darwin non fu accettata universalmente dagli scienziati, mentre "qualche forma" di evoluzione era considerata possibile. Numerose teorie evolutive, tra le quali il neodarwinismo, il neolamarckismo, l'ortogenesi e la teoria delle mutazioni furono discusse dagli scienziati all'inizio del XX secolo. Negli anni '30 il lavoro di numerosi biologi, genetisti, statistici e paleontologi portò alla formulazione della cosiddetta Sintesi moderna dell'evoluzione, che fondeva il concetto darwiniano di selezione naturale con la genetica di Mendel.
Attualmente la stragrande maggioranza degli studiosi della vita (oltre il 90%) non crede nella "creazione", anche se lo scetticismo nei confronti del Darwinismo è molto diffuso, soprattutto tra paleontologi e genetisti. Negli Stati Uniti una parte significativa della popolazione è contraria all'evoluzione, soprattutto a causa di credenze religiose.
Infatti si cercano ancora oggi le testimonianze dell'evoluzione, perché Darwin, come dice nel libro sull'"Origine", era preoccupato delle obiezioni alla sua "teoria". Tra quelle che temeva di più c'era l'assenza di forme intermedie tra una specie e l'altra (capitoli VI, X, e XI) e lui pensava che queste forme sarebbero state trovate dai paleontologi che studiavano le successioni sedimentarie a strati; ma le sue speranze andarono deluse quando quelli che lui aveva interpellato, es. Trautscheld e d'Orbigny, gli dissero che non l'avevano mai trovate e tra una specie e l'altra, nelle successioni stratigrafiche, e c'erano sempre salti. Darwin cercò di trovare le ragioni di ciò, ma probabilmente non si sentiva soddisfatto pur avendo argomentato ampiamente. Oggi si comprende che, per le conoscenze dell'epoca, non erano stati eseguiti studi stratigrafici con fossili in successioni affidabili. In realtà le serie concrete fossili sono rare, perché queste si devono basare sulla continuità di sedimentazione e sull'abbondanza e qualità dei campioni. Attualmente si sa che le successioni stratigrafiche delle rocce marine sono generalmente lacunose e quindi per tale motivo non possono ospitare una documentazione graduale e di conseguenza non si trovano le forme di passaggio tra le specie; ciò Darwin l'aveva intuito e malgrado si angustiava per la mancanza di tali prove, ben comprendendone l'importanza. Per quello che si può capire, è proprio la successione del "Rosso Ammonitico" umbro-marchigiano con ammoniti del Toarciano (ultimo piano del Giurassico inferiore) che potrebbe deporre in questo senso, perché la continuità di sedimentazione è dimostrata dalla fittezza dei livelli fossiliferi e ha registrato il fluire del tempo con grande dettaglio. Il "Rosso Ammonitico" è costituito da un corpo stratigrafico di 7 - 8 m di spessore, con stratarelli centimetrici calcareo-marnosi più o meno nodulari, alternati a giunti argillosi anch'essi nodulari ed è probabilmente il risultato di una sedimentazione rallentata rispetto a quella delle unità stratigrafiche sotto e soprastanti nel territorio; "Corniola" e "Calcari a Posidonia". È da considerare che né la "Corniola" né i "Calcari a Posidonia" mostrano la ricchezza di documentazione del Rosso Ammonitico, i cui modelli interni conchigliari spesso sono conservati in modo mirabile. In tali condizioni si capisce perché l'evoluzione, documentata dai campioni di ammoniti Hildoceratidae (fossili guida), trovati strato per strato, si mostrerebbe di tipo gradualistico, con forme di transizione e non, tra specie o generi, come aveva previsto Darwin (Venturi e al., 2010).
Innovazione della dottrina di Darwin e comparazione con la teoria di Wallace
Darwin non "scoprì" l'evoluzione, né intendeva essere confuso con chi utilizzava questo termine nel suo senso originario, come facevano i suoi predecessori e contemporanei. Non è un caso che il termine "evoluzione", reputato poco "scientifico" da Darwin in relazione alla ricostruzione dell'origine delle specie, non venga utilizzato in The origin of species se non nella sesta e ultima edizione del 1872, di tredici anni successiva alla prima edizione. A metà Ottocento, i naturalisti che si definivano "evoluzionisti" erano semplicemente coloro che negavano il fissismo delle specie (un "evoluzionista", pertanto, poteva ben reputarsi tale pur continuando a credere nell'esistenza di una divinità responsabile delle "leggi" che regolavano la trasformazione delle specie, e dunque che la natura fosse il prodotto di un piano determinato). Il problema dell'origine delle specie, di come le specie si originassero, non era di loro interesse poiché era molto diffusa la concezione secondo cui, semplicemente, eccedesse gli interessi della scienza. La reticenza di Darwin rispetto all'impiego del termine "evoluzione" si spiega col fatto che esso provenisse dagli studi embriologici sei-settecenteschi. Il termine era originariamente riferito alla vita dell'embrione, che si "dispiegava" in qualcosa di altro, di definito e compiuto. Esso indicava lo "svolgimento" di qualcosa di "inviluppato", in un senso "preformistico", per poi passare a indicare lo "sviluppo" nelle teorie dell’epigenesi (si veda B. Continenza, Evoluzione e sviluppo tra divorzi, sintesi e simulazioni, in L. Calabi, Il futuro di Darwin. L’individuo, Torino, 2008, pp. 19–53; si veda anche J. Browne, Charles Darwin. The power of place; R. B. Freeman, The works of Charles Darwin: an annotated bibliographical handlist, second edition, revised and enlarged, London, 1977, pp. 79–80). "Evoluzione" indicava dunque un processo lineare e semplice: quello attraverso cui l'embrione diventa un individuo compiuto. "Evoluzione" riguarda dunque lo sviluppo del singolo individuo (quello che oggi chiamiamo ontogenesi) e solo negli anni Trenta, con C. Lyell, assume il significato moderno relativo alla trasformazione organica, successivamente reso popolare da Spencer come concezione totalizzante della realtà (cfr. A. LA Vergata, L'evoluzione biologica da Linneo a Darwin, Torino, 1979, pp. 14–15). Assumere l'evoluzione in un senso che resta connesso alle sue radici embriologiche avrebbe comportato un'interpretazione "progressiva" della vita organica sulla terra, e quindi una ricaduta in quelle antiche concezioni della "scala naturae" nelle quali le tassonomie non fanno altro che svelare i "gradi" di perfezione della vita culminanti nell'uomo, prodotto perfetto e superiore della natura. L'elemento esplicativo innovativo impiegato da Darwin per dare conto della trasformazione biologica non è, dunque, il concetto di "evoluzione", fin troppo usato e abusato ai suoi tempi (col quale il suo nome comunque viene associato oggi perché il termine non è più inteso nel suo senso embriologico ma nel senso di evoluzione "variazionale" delle specie: a tale riguardo si veda E. Mayr, Un lungo ragionamento. Genesi e sviluppo del pensiero darwiniano, Milano, 1994), bensì quello di "selezione naturale". Questo è l'elemento concettuale innovativo e rivoluzionario per i tempi di Darwin, in quanto non implica soltanto l'abbandono dell'ideologia religiosa del creazionismo biblico e di quella teologico-naturale dei "piani intelligenti" sottostanti alla formazione e al cammino delle specie, bensì implica l'utilizzo di una categoria che sia la scienza, sia il pensiero popolare rigettava, la categoria del "caso", che con Darwin si poneva alla base delle scienze della vita. La selezione naturale "produce", infatti, le specie a partire dagli elementi "casuali" che si presentano, in natura, nelle "variazioni spontanee" degli organismi (cfr. T. Pievani, Introduzione a Darwin, Roma-Bari, 2012). Nel 1858 Darwin e Wallace proposero per primi il meccanismo evolutivo della selezione naturale ma, di fatto, Wallace "non se la sentì", poi, di abbracciare la spiegazione selettivo-naturale per tutto l'universo biologico (cfr. Pievani 2012, pp. 100–101), escludendo l'uomo dall'azione della selezione naturale di cui egli stesso era stato il co-scopritore, e ricadendo entro posizioni teologico-naturali e spiritualistiche. Si può dire che mentre Darwin è impegnato a colmare ogni distanza all'interno del regno animale, tra la specie umana e le altre specie, sul finire del XIX secolo Wallace è impegnato nell'impresa opposta di favorire e accentuare l'idea della distanza incolmabile tra l'uomo e la bestia. Il fatto che il pensiero di Darwin si presti, da sempre, a fraintendimenti è testimoniato dall'introduzione, nella quinta edizione de L'origine delle specie (1869), dell'espressione spenceriana «sopravvivenza del più adatto». Darwin introdusse in qualche occorrenza - e non senza esprimere i suoi dubbi in merito - l'espressione spenceriana dietro consiglio di Wallace, ritenendola un adeguato sinonimo per "selezione naturale", ma questo termine generò una confusione ben più grande rispetto a quella che avrebbe dovuto dissipare (Spencer aveva osservato infatti che sarebbe stato preferibile non fare riferimento alla "selezione naturale" in quanto questo concetto ricordava l'idea di un'intelligenza alla base della creazione delle specie, di un "selettore supremo"). Il superlativo "fittest" che Spencer usa (anziché "fitter", che avrebbe indicato in modo più preciso il carattere contingente dell'evoluzione così come la intende Darwin), si prestava a nuove interpretazioni di carattere anche sociologico (il cosiddetto "darwinismo sociale", che è appunto di matrice spenceriana e non darwiniana), evidentemente molto distanti dallo spirito de L'origine delle specie.
Implicazioni filosofiche
Secondo Ernst Mayr, il pensiero evoluzionistico di Darwin si basa sul rifiuto dell'essenzialismo, con cui si presume l'esistenza di certe perfezioni, forme essenziali per ogni particolare classe di viventi, e le differenze tra gli individui vengono trattate come imperfezioni o deviazioni di questa perfetta forma essenziale. Darwin abbracciò invece ciò che Mayr chiama approccio popolazionista, con cui si nega l'esistenza di qualsiasi forma essenziale, sostenendo che una classe non è altro che la concettualizzazione di numerosi individui unici.
Mentre la classe è un'astrazione, un artefatto di epistemologia, gli individui sono reali in modo oggettivo. Questa enfasi sull'importanza delle differenze individuali risulta necessaria se si crede che il meccanismo dell'evoluzione, la selezione naturale, operi su di esse.
Mayr afferma che l'essenzialismo abbia dominato il pensiero occidentale per circa duemila anni e che le teorie di Darwin rappresentino di fatto un'importante e radicale svolta per la filosofia tradizionale. Le onde del pensiero di Darwin si riflettono oggi su campi come l'economia e la teoria della complessità, suggerendo che l'influenza darwiniana si estenda ben oltre il campo della biologia.
Mayr teorizza una definizione biologica del concetto di specie. Due esseri viventi appartengono alla stessa specie se dalla loro unione può nascere un individuo a sua volta fertile.
Diversamente, un'unione fra individui che nella classificazione di Linneo appartengono a specie diverse, dà origine a un aborto spontaneo oppure a un individuo sterile. Un esempio tipico è quello dei muli che sono sterili e non sono specie in quanto risultano dall'incrocio (accoppiamento) tra un asino (maschio) e una cavalla (femmina).

Bibliografia

  • Darwin, Charles (1859) On the Origin of Species. John Murray, London.
  • Darwin, Charles & Huxley, Julian (2003). The Origin of Species. Signet Classics.
  • Jones, Steves (1999). Almost Like a Whale. Doubleday.  (contemporary introduction to The Origins of Species).
  • Clark, Ronald W. (1984). The Survival of Charles Darwin. New York: Avon Books.
  • Desmond, Adrian & Moore, James (1991). Darwin. London: the Penguin Group. 
  • Fodor-Piattelli-Palmarini (2010) What Darwin Got Wrong Profile Books,.
  • Venturi F., Rea G., Silvestrini G. e Bilotta M. (2010) - Ammoniti, un viaggio geologico nelle montagne appenniniche (Giurassico inferiore). Porzi ed., stampa Tipolito PROPERZIO, S. Maria degli Angeli, Assisi, I S B N 88-95000 - 27 - 7.



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